a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2019)
ANNO A – 29 dicembre 2019
Santa Famiglia
Siracide 3,2-6.12-14 • Salmo 127 • Colossesi 3, 12-21 • Matteo 2,13-15.19-23
(Visualizza i brani delle Letture)
Santa Famiglia
Siracide 3,2-6.12-14 • Salmo 127 • Colossesi 3, 12-21 • Matteo 2,13-15.19-23
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GIUSEPPE L'UOMO "DEI SOGNI"
Fa impressione leggere il Vangelo della Sacra Famiglia nel contesto delle discussioni che ogni giorno agitano l'opinione pubblica del nostro Paese. La famiglia di Gesù è una delle tante famiglie di poveri che per scappare dalla morte è costretta a spostarsi, cercando rifugio in una terra di cui non conosce usi e lingua, senza niente e col carico di un bambino piccolo da proteggere e far crescere. A Natale questa storia ci ricorda che il nostro Dio è dalla parte degli ultimi e con essi ha condiviso perfino la condizione di migrante. Quando affrontiamo i problemi del nostro tempo non possiamo dimenticarci di ciò che Gesù, in prima persona, ha vissuto sulla sua pelle.
Parlare di Sacra Famiglia non vuol dire attivare quei sentimenti caldi e un po' sdolcinati con cui rischiamo di riempire la retorica del Natale; significa invece metterci alla scuola molto concreta del Vangelo, che racconta di scelte difficili fatte per fede.
E proprio di scelte parla il Vangelo di oggi. Se le narrazioni di Luca si concentrano maggiormente su Maria, per Matteo è Giuseppe la figura centrale dei Vangeli dell'infanzia. È lui il garante della discendenza davidica; lui riceve l'assicurazione dall'angelo sull'integrità di Maria; è ancora lui che conduce al sicuro la sua famiglia, proteggendo Gesù dalle minacce dei potenti dell'epoca. Giuseppe non dice una parola in tutto il Vangelo; si limita a obbedire, scegliendo ogni volta di fidarsi e accettando di partire o tornare quando la situazione lo richiede.
Nella festa della Sacra Famiglia, la figura di quest'uomo ci parla sicuramente della paternità, ossia di cosa significhi esercitare la responsabilità verso le persone che amiamo, facendoci carico di scelte coraggiose. Per Giuseppe, tale paternità passa attraverso due caratteristiche: il sogno e la prontezza. Egli è un uomo "dei sogni". Matteo ripete più volte che sono i sogni a indicargli la strada. Come dobbiamo intendere questa sottolineatura?
Senz'altro possiamo riconoscere nel "sogno" un modo con cui gli autori biblici indicavano un intervento di Dio impossibile da spiegare a parole, un dialogo misterioso fatto nel cuore della persona, una percezione viva della realtà che permette di comprendere la direzione da seguire… Per usare un termine caro al Concilio, potremmo dire che Dio parla a Giuseppe nella coscienza, aiutandolo a discernere una strada da percorrere. E a questo discernimento, il padre di Gesù fa seguire una prontezza di azione.
Pensando alla nostra società - e non meno alla Chiesa - ci possiamo chiedere quanto siamo capaci di esprimere una paternità come questa. Da più parti, oggi, si invocano regole chiare, che permettano di decidere in modo netto cosa è possibile e cosa non lo è; allo stesso tempo, è sempre più difficile trovare chi si prenda la responsabilità delle scelte che compie, specialmente davanti a situazioni dove non basta un buon consiglio, ma occorre un'implicazione personale. Si rischia di non essere padri, ma burocrati che trincerano la poca voglia di rischiare del proprio dietro alla mancanza di direttive chiare. La figura di Giuseppe ci sfida in modo forte, chiedendoci di ascoltare la voce di Dio e di assumerei la responsabilità del discernimento attraverso scelte pronte e coraggiose.
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