Tempo ordinario (A) [1] - 2020

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


2a domenica del Tempo ordinario (A) (19 gennaio 2020)
Ecco l'agnello di Dio (Gv 1,29)

3a domenica del Tempo ordinario (A) (26 gennaio 2020)
Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mt 4,20)

Presentazione del Signore (2 febbraio 2020)
[4a dom. del Tempo ordinario (A)]
I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Lc 2,30)

5a domenica del Tempo ordinario (A) (9 febbraio 2020)
Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14)

6a domenica del Tempo ordinario (A) (16 febbraio 2020)
Va' prima a riconciliarti (Mt 5,24)

7a domenica del Tempo ordinario (A) (23 febbraio 2020)
Amate i vostri nemici (Mt 5,44)


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2a domenica del Tempo ordinario (A) (19 gennaio 2020)
Ecco l'agnello di Dio (Gv 1,29)

Dopo la festa del battesimo di Gesù, il vangelo di questa domenica ci propone di soffermarci sulla figura del Battista e sulla sua missione in riferimento al Cristo. Oggi ci è proposto un testo del quarto vangelo, in cui si mostra l'incontro del Precursore con il Messia. Egli lo presenta ai propri discepoli con il titolo originale di Agnello di Dio.
La prima parte del brano evangelico mostra Gesù mentre si avvicina a Giovanni che lo presenta ai suoi discepoli. Subito noi riconosciamo nell'immagine dell'agnello il simbolo della Pasqua: è la vittima sacrificale connessa con l'evento della liberazione dalla schiavitù. L'agnello pasquale è infatti il segno dell'intervento di Dio che libera il suo popolo e gli fa compiere il passaggio verso una libera e amichevole relazione. Gesù dunque viene presentato come il Liberatore, colui che inizia l'esodo e porta fuori gli uomini dal potere delle tenebre. Ma l'immagine dell'agnello era stata usata dai profeti anche per indicare un uomo mansueto, mentre viene condotto al macello. Il Battista allora usa questa espressione per indicare in Gesù il liberatore che muore, cioè colui che libera dai peccati donando la propria vita.
Ogni volta che celebriamo l'Eucaristia ci viene ricordata l'immagine dell'Agnello. Quale messaggio essa ci propone? È bene che ci chiediamo: da che cosa ci libera Gesù ogni volta che celebriamo? Dall'egoismo, dal peccato, dall'indifferenza, dalle chiusure, dai giudizi, dagli angoli spigolosi del carattere… E poi Gesù Agnello ci ricorda che anche noi siamo chiamati a diventare dono: è questo lo stile della vita del cristiano, chiamato all'offerta generosa della propria esistenza. Donare la vita significa tra l'altro costruire relazioni significative dove avviene l'incontro con gli altri.

Testimonianza di Parola vissuta

VOGLIAMO IL DIALOGO

Studio all'università ebraica, dove per la maggioranza sono studenti ebrei, e ogni mattina svegliandomi mi ricordo della sfida che devo vivere, anche perché è palese il razzismo e la discriminazione nei confronti degli arabi. Però queste difficoltà mi fanno crescere più nell'amore a Gesù crocifisso e abbandonato e nell'impegno ad amare di più ogni mio prossimo.
Un giorno arrivando all'università con altre amiche abbiamo trovato tanti cartelloni con scritte provocatorie contro gli arabi che studiano lì, e questo ci ha messo dentro un senso di tristezza e di scoraggiamento, ma abbiamo deciso di continuare ad amare lo stesso. Ad un certo punto è arrivata una nostra compagna ebrea e una di noi le ha fatto un bel sorriso: lei è rimasta sorpresa perché non si aspettava questa reazione, e così abbiamo cercato di fare con tutti quelli che incontravamo. Dopo un po' si sono avvicinate a noi delle ragazze ebree chiedendoci scusa per quello che era successo, e questo ci ha dato una gioia immensa, perché hanno capito che siamo diverse, che vogliamo il dialogo.

A. E.

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3a domenica del Tempo ordinario (A) (26 gennaio 2020)
Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mt 4,20)

La liturgia oggi ci propone il racconto dell'inizio del ministero pubblico di Gesù in Galilea e Matteo, l'evangelista, interpreta questo evento come compimento di una Scrittura, che annunciava la luce. Tutto il messaggio che ci viene dalla Parola che ascoltiamo è un realizzare la Parola di Dio già pronunciata.
Il ministero di Gesù comincia dopo che Giovanni Battista è stato arrestato. Gesù, ci dice il vangelo, si allontana dalla regione deserta del Giordano e inizia decisamente la sua opera. Il primo annuncio fatto da Gesù è l'invito rivolto a tutti di cambiare la propria mentalità: un capovolgimento del proprio modo di pensare e di vedere la realtà. Questo ci per-metterà di accogliere con mente rinnovata il regno dei cieli, che si è avvicinato. In Gesù è possibile incontrare l'amore infinito di Dio. Dio in Gesù entra direttamente nella nostra storia e la trasforma dal profondo. Nella persona stessa di Gesù, Dio è all'opera per cambiare il mondo.
A questo punto Matteo ci offre l'esempio dei primi quattro chiamati. Grazie alla luce che è Gesù, questi quattro uomini riescono ad intravvedere il senso della propria vita al di là delle reti e delle barche; al di là anche dei rapporti familiari. La Parola aiuta a "cambiare mentalità", a lasciare le vecchie abitudini e sicurezze. La Parola accolta mette in movimento, apre gli angusti orizzonti del lago ai confini della terra. Diventa una Parola di vita perché cambia la vita, dà un senso nuovo alla propria vita. "È necessario, pertanto, non assuefarci mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e con i fratelli" (Papa Francesco "Aperuit illis" n. 12).

Testimonianza di Parola vissuta

UN INCONTRO INASPETTATO

Stavo parlando con un amico quando si avvicina un ragazzo di colore molto dimesso e piuttosto sporco che ci chiede informazione per raggiungere il luogo dove deve andare.
Dopo un primo momento di incertezza cerchiamo di dargli, il più precisamente possibile, le indicazioni di cui aveva bisogno.
Vedendo la sua esitazione sento che devo fare qualcosa di più e mi vengono in mente le parole del Papa e tutti i suoi suggerimenti per vivere lo spirito evangelico e l'accoglienza generosa anche nelle piccole cose, e a Chiara Lubich che da sempre ci insegna a metterci nei panni del fratello.
Allora suggerisco al mio amico, che in quel momento aveva l'automobile, di dare un passaggio a questo ragazzo anche se la situazione sembra piuttosto imbarazzante.
Dopo un attimo di esitazione il mio invito viene accettato.
La gioia del nostro ospite inatteso si coglie dal sorriso con cui ci saluta ringraziandoci per l'aiuto.
Anche fra noi due c'era la contentezza di aver vissuto un piccolo episodio di autentica accoglienza che ci ha dato la possibilità di dare amore ricevendo il centuplo che indica il Vangelo con frutti di gioia.

D. - Vicenza

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Presentazione del Signore (2 febbraio 2020)
[4a dom. del T.O. (A)]
I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Lc 2,30)

In questa domenica celebriamo la festa della Presentazione di Gesù al tempio, ambientata quaranta giorni dopo la nascita del Bambino. L'episodio è narrato solo dall'evangelista Luca, che mette in scena due personaggi nuovi: Simeone e Anna: con le loro persone, con i gesti che compiono e le parole che pronunciano, essi interpretano l'episodio. Per questo la festa della Presentazione al tempio del Signore ci fa riflettere sull'intera vicenda di Gesù.
Questo episodio è riletto alla luce del mistero pasquale, il passaggio dalla morte alla risurrezione. Il piccolo Gesù, che viene presentato al tempio, è il Messia che viene nel mondo. Egli diventa il "luogo" nuovo dell'incontro con Dio e in Lui Dio si fa uomo, condivide la nostra sorte. Anche noi allora siamo chiamati a confrontarci con Gesù Cristo. Non possiamo tirarci indietro se non scegliendo il fallimento della nostra esistenza. L'offerta della vita terrena, che ci viene presentata dalla Parola di Dio della liturgia odierna, induce anche noi a chiederci se e come siamo disposti ad offrire la nostra vita.
Ciascuno di noi può raccontare di qualcuno che è stato capace di mettere a disposizione tempo ed energie per gli altri. Tutti crediamo che Gesù ha donato la sua vita per la nostra salvezza: così siamo chiamati a confrontarci con Lui per scegliere di donare la nostra vita. Questo ci è possibile se, come Simeone, ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. È lo Spirito che ci unisce a Gesù e al suo Corpo, che è la Chiesa. È lo Spirito che ha fatto cogliere nella vita la salvezza di Dio.
Chiediamo anche per noi la luce e la forza dello Spirito perché, rendendoci conto delle meraviglie operate dal Signore, possiamo diventare testimoni dell'amore di Dio nella vita.

Testimonianza di Parola vissuta

ANDARE VERSO GLI ALTRI SENZA RISERVE

Da un anno collaboro in un Centro di Aiuto alla Vita. Vado due volte alla settimana, poi ogni mese ci sono due giorni di grande distribuzione di alimentari, abbigliamento, biancheria. Oggi ed ieri c 'è stata questa distribuzione. Un commento al Vangelo diceva di "andare verso gli altri senza riserve", e ho deciso di accogliere in questo modo le persone che sarebbero venute in questi due giorni. Sono uomini e donne di tutti i continenti: africani, asiatici, dell'America Latina ed anche europei che hanno bisogno. È stato bello accoglierli subito con un sorriso, poi oltre a consegnare gli alimentari che arrivano da distribuire, chiedere anche di cosa altro avessero bisogno. Così ho potuto dare vestitini per bambini, i più belli, scarpine, giocattoli e poi parlare, o almeno cercare di capire e farsi capire. Un solo esempio, una donna indiana ha voluto farmi vedere il filmino fatto alla recente festa di compleanno della sua bambina con danze di donne indiane qui in Italia.
Molte persone sono musulmane, e chiedere se vogliono la carne: insomma amare senza distinzione e pregiudizi non solo chi si presenta per un aiuto ma anche le persone che collaborano come me.
Quando torno a casa provo una gioia grandissima: vado per dare amore, ma mi accorgo che ne ricevo di più io.

A. M.

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5a domenica del Tempo ordinario (A) (9 febbraio 2020)
Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14)

Subito dopo l'annuncio delle Beatitudini, l'evangelista Matteo colloca due detti che Gesù rivolge ai suoi discepoli per chiarire loro il ruolo e la missione che essi hanno nei confronti del mondo.
Sappiamo che Gesù, attorniato dalla folla, è sul monte, che è considerato il luogo dell'incontro tra Dio e l'uomo, ambiente privilegiato della rivelazione. Gesù è seduto per donare il suo insegnamento e nel ruolo stesso di Dio dona ai suoi discepoli la nuova "legge": è la "buona notizia" delle Beatitudini. Ai discepoli di Gesù è affidato il compito di fare diventare discepoli anche gli altri uomini. Ma come? I due detti che costituiscono il testo liturgico di questa domenica chiariscono il ruolo dei discepoli e la missione che essi hanno per il mondo: "voi siete il sale della terra…" e "voi siete la luce del mondo…". Le due immagini adoperate sono molto semplici e realistiche, facilmente richiamano la vita quotidiana, gesti concreti e familiari, ma fondamentali. Chiunque comprende al volo che cosa significhi una minestra insipida o una stanza buia. A noi che vogliamo essere discepoli di Gesù, è affidato il ruolo del sale e della luce.
Ci soffermiamo sull'immagine della luce. Essa richiama l'esperienza di chi è al buio e non vede ciò che gli sta attorno e non sa dove va, non ha il senso della vita. La luce permette di vedere: così la comunità dei discepoli cristiani, con la sua vita concretamente buona ha il compito di mostrare la gloria del Padre, di far vedere Dio al mondo. Il cristiano è colui che ha gustato la salvezza e alla luce di Cristo ha compreso il senso della vita: per questo ne diventa il naturale portatore e trasmettitore. Ricordandosi che la luce è Gesù e la sua Parola: questa, tradotta nella nostra vita, noi possiamo portare e regalare al mondo di oggi.

Testimonianza di Parola vissuta

ANCHE QUEL SIGNORE PAKISTANO È GESÙ

Lavoro in banca. Un giorno, all'approssimarsi dell'orario di chiusura al pubblico, si presenta un signore pakistano chiedendo una consulenza per risolvere una situazione delicata. I due colleghi preposti alla prima consulenza si dileguano immediatamente con la scusa di avere altri lavori urgenti da svolgere e dicendogli di prendere appuntamento per l'indomani. Anch'io ho alcune pratiche che voglio concludere velocemente.
Ad un tratto un pensiero: anche quel signore pakistano è Gesù. Mi avvicino a lui e lo accompagno nel mio ufficio. Inizia a presentarmi la sua situazione, ma il mio pensiero va continuamente a quelle pratiche che devo concludere. Mi ripeto ancora: anche quel signore pakistano è Gesù. Mi alzo e gli ho preparo un caffè come si usa fare con i clienti importanti. Cerco di ascoltarlo fino in fondo per comprendere al meglio le sue necessità. Ad un certo punto ho la sensazione intima che questo è un momento sacro perché sono con Gesù in quel signore pakistano. Quel tetro ufficio di una filiale di banca di un paese di provincia si è trasformato una piccola abbazia. Terminato l'incontro troviamo una soluzione soddisfacente per la sua azienda.
Mi sento sollevato, sereno, per aver saputo mettere da parte gli interessi commerciali per puntare prima di tutto a dare importanza alla persona che ho davanti.

P. F.

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6a domenica del Tempo ordinario (A) (16 febbraio 2020)
Va' prima a riconciliarti (Mt 5,24)

A prima vista la proposta della parola di Dio sembra essere esigente, ma quanto tu l'accogli e la metti in pratica senti che cambia in meglio la tua vita. Il vangelo, quando è accolto, semplifica e sfronda, rettifica e riordina, indica e sottolinea, minimizza l'esterno e valorizza l'atteggiamento interiore. Il Signore propone di liberarci dalle incrostazioni, di ripulirci dai pensieri cattivi, di eliminare le falsità, di non dare spazio ai calcoli e alle presunzioni di corto respiro.
La Parola ci propone un cammino che ci fa incontrare Gesù, la sua gioia e la sua pienezza di vita, che si sperimenta non sul versante della facilità, ma su quello della radicalità, dell'essenzialità e della qualità. La parola che ricorre spesso nel vangelo di oggi è: "ma". Questo "ma" contesta i nostri tanti "se" che spesso bloccano il cammino della verità della Parola.
Oggi il vangelo ci fa intravvedere il cuore grande di Dio: Egli perché salvatore di tutti, fa piovere e fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi. Ecco perché anche noi siamo invitati ad avere un cuore pacificato che cerca e costruisce ponti e non muri. Un cuore che "prima" va a riconciliarsi. Gesù interviene per trasformare il cuore dell'uomo, per renderlo capace di accogliere pienamente il dono di Dio ed abilitarlo ad una vita nuova: la vita da figlio, la vita da fratello. Dio dona la sua legge come fondamento della relazione di alleanza tra Lui e il suo popolo, in un rapporto reciproco di amore e fedeltà. Se c'è questo rapporto di amore allora tutto acquista il suo senso più pieno.
Cerchiamo in questa settimana di mettere un "per te, Gesù" prima di ogni nostra azione; di fare sì che tutto nasca dall'amore, perché, lo sappiamo, l'amore per il prossimo è inseparabile dall'amore per Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

PACE IN MEZZO A TANTA FRENESIA

Nel mio lavoro ho a che fare con clienti tutto il giorno e il mio ruolo mi impone di dare risposte chiare e veloci per far crescere la percezione positiva dell'azienda. Per questo quando ci sono dei problemi la prima cosa che penso è come risolverli nel più breve tempo possibile.
Oggi ho ricevuto una mail che lamentava la non conformità di un importante cliente. Immediatamente invio una mail al collega responsabile dei trasporti affinché organizzi subito il ritiro del materiale sbagliato. Altra telefonata nel giro di poco tempo: un cliente chiedeva dove fosse finito il suo materiale spedito il giorno prima, di cui aveva estrema urgenza e che non era ancora arrivato. Anche in questo caso informo il collega con una mail. Questo collega è piuttosto irascibile, si adombra molto facilmente e non sopporta la fretta. Nel pomeriggio verifico che ancora non si era attivato: d'istinto scrivo una seconda mail dal contenuto molto forte; d'altra parte come responsabile ho tutte le autorizzazioni per farlo ma ....
Mi sono fermato un attimo e ho pensato che non potevo agire "di pancia". Se volevo mantenere quella Pace che il Vangelo ci invita a portare in ogni occasione, dovevo cambiare il mio atteggiamento. Allora ho cestinato la mail e prendendo in mano il telefono gli ho chiesto, con tono tranquillo e collaborativo, come pensava di risolvere il caso. Nel frattempo mi chiama il secondo cliente (quello del materiale spedito il giorno prima) per chiedermi aggiornamenti. Non avendo risposte dal collega e non volendo appesantire la situazione, ho tergiversato dicendo che stavamo contattando il vettore e che sicuramente il materiale sarebbe arrivato il giorno dopo.
La pace che sono riuscito a mantenere mi faceva sentire una grande serenità in mezzo a tanta frenesia e il giorno successivo mi comunicano che la merce urgente era arrivata in tempo e che il cliente della non conformità ringraziava per la celerità della sostituzione.

E. G.

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7a domenica del Tempo ordinario (A) (23 febbraio 2020)
Amate i vostri nemici (Mt 5,44)

Nel vangelo di questa domenica Gesù offre una nuova immagine di Dio, che nel dono totale di sé esprime un rapporto d'amore unico e assoluto, un amore che ha alcune caratteristiche fondamentali. Innanzitutto è teologale perché nasce da Dio che per primo ama e perdona; è umano perché tocca in profondità il cuore di ogni uomo; è obiettivo perché spinge a donarti fino in fondo; è fecondo perché genera rapporti nuovi; è illuminante perché porta i frutti di un'esi-stenza luminosa nel nostro mondo spesso segnato da stanchezza e morte.
Gesù propone a ciascuno di noi questo tipo di amore. Per questo siamo invitati ad abbandonare la legge della vendetta e quella del taglione. Il superamento di questo modo di comportarsi lascia spazio alla nuova legge, che nasce dalla "croce": libro aperto sull'amore infinito di Gesù. Sulla croce infatti nasce la legge di quell'amore che cerca ogni possibilità di fare il bene e che si realizza solo amando. Nel regno annunciato da Gesù e che come cristiani abbiamo accolto, la legge ha una sola direzione: il bene: al bene rispondi con il bene; il male lo devi vincere con il bene. Non può essere il comportamento dell'altro, che tu subisci, a determinare le tue reazioni, ma la presenza del Signore in te che ti chiama a fare quello che Lui farebbe in quella data situazione.
Ce lo conferma anche Martin Luther King nel famoso suo "sogno". Parlando dei suoi nemici afferma: "Ai nostri nemici noi diciamo: fateci quel che volete e noi continueremo ad amarvi; metteteci in prigione e noi continueremo ad amarvi, lanciate bombe sulle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Siate sicuri: vi vinceremo! Non perché vi combatteremo, ma perché vi ameremo".

Testimonianza di Parola vissuta

FACCIA A FACCIA CON IL NEMICO

Sono nata in una famiglia cristiana, ultima di cinque figli e sono cresciuta serenamente. Da oltre 20 anni vivo in Italia. Nel 1979 ho conosciuto il Movimento dei Focolari da una professoressa che conduceva una vita esemplare. Aveva fatto nascere in me una domanda: perché vive così? Non ho aspettato tanto a chiederglielo e mi ha detto con tanta semplicità che cercava di mettere in pratica il Vangelo.
Nel 1994 sono iniziati i massacri nel mio Paese. Anche la mia famiglia è stata duramente colpita: 39 tra fratelli e nipoti sono stati uccisi. Ero in preda allo sconforto. Piano piano mi sono ritrovata vuota di quei sentimenti che mi riempivano l'anima, mi sembrava che niente avesse più senso. A quel tempo lavoravo per la Croce Rossa in Kenya, per i profughi Rwandesi. Proprio lì mi sono trovata faccia a faccia con il nemico, con persone dell'altra etnia che avevano preso parte ai massacri. Ho pensato alla vendetta, mi sentivo confusa e ho chiesto aiuto a Dio, alle mie compagne che vivevano con me.
Un giorno mentre ero in Chiesa mi tornarono in mente le parole di Gesù sulla croce: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Avevo imparato da Chiara Lubich che Lui aveva dato la vita per amore mio, così anch'io dovevo fare lo stesso.
Il giorno dopo torno in ufficio, trovo una fila di gente, proprio quelli della mia città, che conoscevano mio padre e i miei fratelli. Anche loro vedendomi si sentono a disagio, cominciano a tornare indietro. Con forza vado loro incontro parlando nella nostra lingua, senza chiedere niente della mia famiglia, ma interessandomi alle loro necessità.
Una gioia grande mi era tornata, mi sentivo libera d'amare come prima, e quando sono potuta tornare in Rwanda, sono andata a trovare in carcere l'uomo che aveva ucciso i miei fratelli per dirgli che lo avevo perdonato. Dio aveva spalancato il mio cuore e, al posto della vendetta, mi faceva sperimentare il frutto del perdono.

P.W. – Rwanda

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