Quaresima (A) - 2020

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


1a domenica di Quaresima (A) (1 marzo 2020)
Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4)

2a domenica di Quaresima (A) (8 marzo 2020)
Il suo volto brillò come il sole (Mt 17,2)

3a domenica di Quaresima (A) (15 marzo 2020)
Se tu conoscessi il dono di Dio... (Gv 4,10)

4a domenica di Quaresima (A) (22 marzo 2020)
Sono la luce del mondo (Gv 9,5)

5a domenica di Quaresima (A) (29 marzo 2020)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25)

Domenica delle Palme (A) (5 aprile 2020)
Davvero costui era Figlio di Dio (Mt 27,54)


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1a domenica di Quaresima (A) (1 marzo 2020)
Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4)

Il dialogo tra Dio e l'uomo passa attraverso la prova, la "tentazione": Gesù, oggi, ci è proposto dalla liturgia come modello, capace di superare la tentazione, riaffermando il primato di Dio nella sua vita: possiamo tendere ad impadronirci di tutto ciò che ci fa potenti e sazi, o aprirci con fede alla presenza e all'azione di Dio.
Gesù ha appena ricevuto il battesimo da Giovanni Battista; ora, condotto dallo Spirito, va nel deserto. Lì, ci dice Matteo, viene "tentato dal diavolo". Non si tratta di tentazioni qualsiasi, ma di quelle che raggiungono ogni uomo e donna nel corso della propria vita, nel momento delle grandi scelte, nell'esistenza quotidiana. All'inizio della sua missione pubblica, anche Gesù avverte la seduzione del potere miracoloso, dell'abbondanza di beni, di una vita immune da ostacoli e da insuccessi. Gesù si dispone al combattimento della tentazione facendo riferimento alla parola di Dio scritta: ogni sua risposta al tentatore è riconducibile ad una espressione biblica, attraverso la quale viene interpretato il rapporto con Dio.
Soffermandoci sulla prima tentazione possiamo partire dall'esperienza comune: ogni uomo deve fare i conti col pane quotidiano, con la sua dose di fatica, di ansia, di scarsità. Sarebbe bello esserne esonerati, trovare il pane senza sudore, con una bacchetta magica; vivere senza doversi misurare con gli ostacoli, gli imprevisti, le sofferenze; passare immuni attraverso le zone difficili della vita. No. Il Messia sfamerà le folle, spezzando il pane; nella relazione con chi è nel bisogno e nella condivisione di ciò che possiede. Come possiamo fare noi.

Testimonianza di Parola vissuta

DICHIARAZIONE DI ONESTÀ

Ultimamente, contro ogni previsione, ci siamo visti assegnare un lavoro per il quale ci eravamo presentati assieme ad altre ditte associate.
Ci siamo chiesti come fosse stato possibile, visto che le ditte concorrenti avevano offerto prezzi più vantaggiosi.
Abbiamo poi scoperto che uno dei nostri soci, a nostra insaputa, aveva fatto pressione su un amministratore pubblico perché manomettesse i documenti del concorso e la scelta cadesse su di noi.
Per noi è stato un duro colpo, ci siamo sentiti messi in trappola dagli amici. Dopo aver discusso col socio in questione, che con rincrescimento ha ammesso l'azione disonesta, abbiamo tentato il tutto per tutto: prima che l'assegnazione del lavoro diventasse ufficiale ci siamo rivolti all'amministratore pubblico, chiedendogli di riammettere le altre ditte al concorso.
Evidentemente così abbiamo perso il lavoro, ma abbiamo ritrovato un rapporto di verità, di rinnovata amicizia e fiducia con il nostro socio che ha sottoscritto idealmente davanti a noi una "dichiarazione di onestà".

E.D.C.

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2a domenica di Quaresima (A) (8 marzo 2020)
Il suo volto brillò come il sole (Mt 17,2)

Il vangelo della Trasfigurazione, al centro della liturgia di oggi, è già un annuncio della Pasqua: invita a riflettere sia sull'aspetto doloroso sia su quello luminoso della vita di Gesù. Il vangelo è un annuncio della gloria di Gesù: conferma a Gesù la sua investitura celeste con le stesse parole ricevute nel battesimo: Gesù è il Figlio amato, in cui si compie la promessa di Dio per ognuno. Quel giorno sul monte i tre discepoli hanno assistito a qualcosa di imprevisto: i loro occhi hanno contemplato il volto di Gesù che irraggiava la luce e la bellezza di Dio. Essi hanno provato timore perché hanno avvertito la grandezza e la potenza di ciò che stava accadendo davanti a loro. Gioia perché quella visione dissipava i loro dubbi, le loro paure, le loro esitazioni e i loro interrogativi.
Quando la luce di Dio vince le tenebre che ci circondano…, quando il grigiore quotidiano è dissipato da un improvviso bagliore che rincuora la fede…, quando il sentiero da percorrere appare nitido come non mai e la certezza di non esserci sbagliati invade il cuore…, allora anche noi cogliamo che quella luce ci è data per riprendere la strada che porta ai fratelli e a Dio nel quotidiano. La Parola di Dio è questa luce: "lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino". Quando accolgo e metto in pratica la Parola di Gesù, la mia vita è un camminare nella luce. Tutti noi, almeno qualche volta, l'abbiamo sperimentato. Viviamo la Parola ed essa diventa luce e guida dei nostri passi. Anche il Padre ci invita a questo: "Ascoltatelo!".

Testimonianza di Parola vissuta

LASCIARSI ILLUMINARE DALLA PAROLA

Pensavo di iscrivermi ad un corso di studi che mi interessava molto e sarebbe stato anche molto utile per il mio lavoro. Ne avevo parlato con mio marito e anche lui era d'accordo. Ero entusiasta, anche perché, man mano che passava il tempo, vedevo tante difficoltà appianarsi, tante porte aprirsi, e tutto sembrava confermare che eravamo sulla strada giusta.
Avevo appena iniziato a raccogliere i documenti necessari, quando abbiamo scoperto che aspettavo un bambino. Eravamo un po' sorpresi e confusi. Ero cosciente che avrei dovuto accantonare per un bel po' di tempo il progetto di continuare gli studi. In quel periodo, abbiamo preso in mano il Vangelo, e leggendolo abbiamo capito che forse Dio aveva ora altri piani su di noi. Ci siamo disposti ad accogliere con gioia questa nuova vita.

D. T. B. - Croazia

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3a domenica di Quaresima (A) (15 marzo 2020)
Se tu conoscessi il dono di Dio... (GV 4,10)

Il colloquio di Gesù con la donna samaritana apre un orizzonte di salvezza a tutta l'umanità, al di là di ogni barriera o pregiudizio: la vera adorazione di Dio non è legata a condizionamenti umani, ma alla disponibilità a lasciarci guidare dallo Spirito. Nel vangelo di questa domenica la sete della donna samaritana si manifesta come un bisogno più profondo di quello fisico: è desiderio di vita, che solo Gesù può colmare. Sposta il dialogo dalla sua sete al dono che egli può fare. Con una lenta progressione conduce la samaritana a passare dalla sete di acqua a quella di vita eterna, dal culto antico all'adorazione in spirito e verità. Gesù le fa scoprire l'esistenza di un'acqua "altra": non è l'acqua raccolta in un pozzo, che inevitabilmente sa di terra.
C'è un'acqua viva, un'acqua che disseta la profondità del nostro essere, un'acqua che sgorga fresca per sempre e che porta una vita nuova nella nostra esistenza. Gesù stesso, la sua parola, la sua "rivelazione" sono identificabili con questo dono, che più avanti nel suo vangelo Giovanni identificherà con lo Spirito Santo. Allora oggi la Parola diventa invito per ciascuno di noi a far l'esperienza dello Spirito Santo, di cui siamo dimora, "tempio". Lui ci aiuterà ad accogliere e a mettere in pratica la parola di Gesù e a comunicare, attraverso la nostra testimonianza, la gioia di essere discepoli di Cristo, di essere "illuminati" (così erano chiamati i primi cristiani) dalla luce della sua Parola.

Testimonianza di Parola vissuta

LA GIOIA DI ESSERE DISCEPOLI

Sono Gaby, sono dell'Argentina, di Buenos Aires.
Quando ero all'ultimo anno del liceo, ho deciso di prepararmi per ricevere il sacramento della Confermazione. Però nella mia parrocchia non è che sentivano la mia appartenenza nella comunità.
Mi ricordo che ho detto a Gesù: "Guarda Gesù, io vado in parrocchia e voglio trovarti in ognuno e sarà questo il mio segreto per costruire la comunità come una famiglia".
È stato un periodo bellissimo. Quando ho finito questa preparazione ho ricevuto la Cresima e il parroco mi ha chiesto di impegnarmi come catechista per i bambini. Penso che è stato uno dei momenti dove avevo dentro una certezza più grande, perché sentivo che era proprio una chiamata concreta di Dio a dare il mio contributo in parrocchia a portare l'Ideale del Vangelo alla mia gente.

G. M.

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4a domenica di Quaresima (A) (22 marzo 2020)
Sono la luce del mondo (Gv 9,5)

L'invito alla gioia caratterizza questa domenica di metà Quaresima. E giustamente il cristiano può gioire perché il suo cammino verso la Pasqua è cammino di luce. Il tema della luce, quale dono di Dio attraverso Gesù, è oggi proposto dal racconto evangelico della guarigione di un uomo cieco dalla nascita. Il suo progredire nella conoscenza di Gesù è anche il suo crescere nella fede.
All'inizio quell'incontro suscita, com'era modo comune di pensare, una domanda: chi ha peccato per causare quella sofferenza fisica? Gesù aiuta l'uditorio a non fermarsi ad un eventuale peccato commesso nel passato, ma orienta la sguardo a quelle "opere di Dio" che aprono al futuro.
La sofferenza di un uomo diventa una provocazione all'agire. Di questo operare Gesù mette in evidenza anche il fatto che è urgente, e che occorre agire finché c'è giorno. E chi fa la differenza tra notte e giorno è la sua presenza: è Lui che rende "giorno" una situazione, perché è Lui la luce del mondo. Colui che cammina nelle tenebre è un cieco. Per passare alla luce è necessario riconoscere Gesù come guida. E allora la fede è uno sguardo nuovo gettato sulla realtà e su noi stessi. Per uscire dalla "cecità" (= non fede) è necessario prostrarsi, come ha fatto quell'uomo, davanti a Gesù. E la sua Parola diventa un lievito buono nella nostra lotta contro le tenebre, è il chiarore che trasforma ogni nostra azione. Accogliamo in questa settimana la parola che il Signore ci rivolge, mettiamola in pratica e chiediamo a Gesù che apra i nostri occhi e ci doni la possibilità di vedere con i suoi.

Testimonianza di Parola vissuta

UNO SGUARDO NUOVO

In questi mesi una mia collega di lavoro si era impegnata tanto.
In queste ultime settimane, invece di sentire riconosciuto quello che aveva fatto, si è sentita messa da parte.
Per lei è stato uno sconquasso ed un crollo di tante aspettative.
Si è presa qualche giorno di ferie per riprendersi e dedicarsi alla famiglia, perché ha tre figli ancora piccoli.
Ora è tornata più rasserenata ed è successo questo piccolo miracolo.
Me lo diceva così: "È il Signore che ha permesso questo, per farmi capire che trascuravo la famiglia e mi tuffavo nel lavoro. Ora posso rinunciare a qualcosa per dedicarmi di più alla famiglia, al matrimonio cristiano che avevo scelto".
E mi confermava: "È il Signore che ha permesso questo".
Ho sentito una grande affinità nel riscegliere Gesù nel sacramento del matrimonio di questa mia collega e rimettere Gesù a fondamento della nostra vita.

A. C.

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5a domenica di Quaresima (A) (29 marzo 2020)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25)

Nel vangelo di Giovanni, l'ultimo dei grandi "segni" che caratterizzano il ministero pubblico di Gesù, è il racconto della risurrezione di Lazzaro. Esso ci parla di un Dio innamorato della vita dell'uomo: attraverso Gesù Egli ci dona la sua stessa vita. Già ora possiamo vivere della sua "vita eterna". Nel "segno" di Lazzaro narrato dal vangelo è necessario non fermarci ad un primo e superficiale aspetto: quello di rianimare l'amico morto. È più importante cogliere l'intenzione e il messaggio di Gesù: egli solo può dare la vita vera ed eterna a cui l'uomo anela.
La morte ci turba e ci interroga. Invece, davanti alla morte, Gesù rimane calmo, fiducioso nella risurrezione e nella vita piena offerta da Dio.
La morte di Lazzaro ha tutto l'aspetto di un fatto irreparabile. Sembra che non ci sia altro che accettare l'accaduto, rassegnarsi ancora una volta al potere della morte. Ma è proprio a partire da qui che il racconto di oggi ci invita a capire e a decifrare chi è veramente Gesù. Innanzitutto egli mostra la sua amicizia per Lazzaro e il suo dolore per la perdita dell'amico: sa condividere fino in fondo le sofferenze dell'umanità. Davanti alla morte, Gesù non getta la spugna. A Marta Gesù ricorda che "tuo fratello risorgerà". Vuole che creda in Lui, che è la risurrezione e la vita. A questo punto arriva la professione di fede: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Credere in Gesù è raggiungere la vita piena: una pienezza di vita, perché si entra nella pienezza di Dio. E l'esperienza in cui entriamo grazie al Battesimo: siamo "immersi" nella vita di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE FA RINASCERE

Vengo chiamata da una volontaria della Caritas per seguire un signore con grandi difficoltà non solo economiche. Vive da solo, ha 65 anni ma ne dimostra 80, diffidente, sembra aver perso ogni speranza. Dopo i primi immediati interventi come cibo e vestiario, cerco di capire come mai non abbia una pensione. Non è facile a causa della sua riluttanza, ma sento che devo andare avanti con pazienza fino ad avere il suo consenso a seguire la pratica e verificare la posizione assicurativa. L'indomani vado agli uffici preposti e scopro che era pensionato da quattro mesi, ma lo sconforto era così forte che non aveva preso in considerazione la comunicazione scritta dall'ente o forse non l'aveva capita. Inoltre la diligenza dell'impiegato permette di evidenziare il diritto ad un assegno per gli alimenti.
Dopo aver provveduto a vestirlo in modo dignitoso, lo accompagno a Nuoro per le firme e poi alle poste per ritirare il primo assegno. La gioia è tale che nell'ufficio conta e riconta i soldi, mi guarda incredulo e riconoscente e mi dice: «Ora posso comprarmi due fettine; ma chi vi ha mandato?» e io «Dio». Ha riacquistato dignità e speranza, e l'assistente sociale mi dice che ora è inserito in un cantiere, in quanto lavora bene il legno, ma la cosa più importante è che condivide la sua vita con altre persone.
Con sguardo benevolo ringrazia dicendo: «Tutto questo per me basta e avanza».

L. V.

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Domenica delle Palme (A) (5 aprile 2020)
Davvero costui era Figlio di Dio (Mt 27,54)

La liturgia, introducendo alla Settimana Santa, invita oggi a riflettere sul mistero centrale della fede e della vita cristiana: sulla passione, morte e risurrezione di Gesù. Il mistero della croce è mistero di amore: in tutta la vita, Gesù si rivela come amore di Dio per noi. Questo stesso amore non ci lascerà nella sua morte.
Nel racconto della Passione secondo Matteo ci si accorge che non si può essere solo ascoltatori, perché quello che Gesù fa e patisce, lo fa per noi, per ciascuno. Soffermandoci sull'ultima parte del racconto ci viene spontaneo ammirare il Cireneo: nel momento più alto della storia di Dio e dell'uomo, Simone aiuta il Signore a portare la croce: è il discepolo che si identifica con il suo Maestro. E poi le vesti di Gesù rivestono i crocifissori: se le dividono tra loro (Ricordiamo che a partire dal nostro battesimo ci hanno consegnato la veste bianca dicendoci: "ti sei rivestito di Cristo"). E poi gli insulti dei presenti, gli scherni dei sacerdoti e degli scribi e degli anziani. Infine le tenebre e quel grido "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?", a ricordarci che in ogni nostro "abbandono" di Dio troviamo il Figlio. E quel riconoscimento da parte del centurione: "Davvero costui era Figlio di Dio": per la prima volta l'uomo conosce chi è Dio, lo vede nel corpo del Figlio, dato per lui che l'ha ucciso. Vedere il Figlio di Dio nel Figlio dell'uomo è il grande mistero: mistero di Dio e salvezza dell'uomo. Viviamo intensamente questa settimana, vivendo bene, con perfezione, ogni attimo presente.

Testimonianza di Parola vissuta

TI STAVO ASPETTANDO, SIGNORA…

Qualche giorno fa non stavo proprio vivendo l'attimo presente: ero ancora fuori casa e in ritardo per preparare il pranzo... Mio marito ci teneva tanto che gli prendessi il giornale e per fargli un atto d'amore mi sono fermata al solito giornalaio nel tornare a casa. Parcheggio in fretta e con il taccuino in mano mi precipito dentro l'edicola senza neanche salutare il ragazzo di colore che staziona sempre lì fuori, per paura che mi portasse via del tempo. Alain, questo il suo nome, è un ragazzo sempre gioioso e solare che parla volentieri con tutti e tanti parlano volentieri con lui. Ero proprio di fretta quella mattina; prendo il giornale, lo metto sotto il braccio e mi avvio alla macchina e poi a casa. Giungo al cancello di casa, cerco le chiavi e in quel momento mi accorgo che non ho più il portafoglio in borsa. Avevo appena prelevato al bancomat e dentro avevo anche tutti i documenti! Mi ha preso un momento di sconforto e di smarrimento totale.
Cercando di far mente locale ho pensato di rifare a ritroso il percorso appena fatto. Risalgo in auto e mi reco dal giornalaio. Avevo il cuore in gola perché quel negozio, avendo anche il gioco del lotto e del totocalcio, ha un grande viavai di gente; chissà chi l'aveva trovato il mio portafogli...
Sto per entrare, Alain mi si avvicina e mi chiama, ma gli faccio cenno che non ho tempo e che devo entrare subito. Il giornalaio mi dice che non ha visto il mio taccuino e che nessuno gli ha consegnato niente. Sconsolata esco dal negozio già col pensiero a quello che avrebbe detto mio marito sulla mia distrazione... Sulla porta Alain mi si avvicina e tira fuori dal suo zainetto il mio portafogli dicendo: "Ti stavo aspettando, signora, sapevo che saresti tornata. Tu vieni sempre qui e se non fossi venuta tu venivo io con la bici a riportarti il tuo portafogli". Mi sono sentita un verme. E mi ha fatto molto bene. L'ho ringraziato e volevo dargli dei soldi come premio, ma non li ha voluti perché mi ha detto, "era lo stesso una bella giornata per me e sono contento che ora lo sia anche per te".

F. G.

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