Pasqua (A) - 2020

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (A) (12 aprile 2020)
Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 20,8)

2a domenica di Pasqua (A) (19 aprile 2020)
I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20)

3a domenica di Pasqua (A) (26 aprile 2020)
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 21,31)

4a domenica di Pasqua (A) (3 maggio 2020)
Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (Gv 10,3)

5a domenica di Pasqua (A) (10 maggio 2020)
Chi ha visto me, ha visto il Padre (Gv 14,9)

6a domenica di Pasqua (A) (17 maggio 2020)
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (Gv 14,16)

Ascensione del Signore (A) (24 maggio 2020)
Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)

Pentecoste (A) (31 maggio 2020)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)


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Domenica di Pasqua (A) (12 aprile 2020)
Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 20,8)

La Pasqua di Gesù è la festa della nostra speranza: non siamo destinati al nulla, al fallimento, ma a partecipare alla vita piena di Dio. Il vangelo del giorno di Pasqua racconta lo stupore davanti al sepolcro vuoto. E racconta anche l'inizio della fede nel Risorto.
C'è tutto un correre in quel giorno: le corse di Maria di Magdala e dei due discepoli esprimono un cammino nuovo, una nuova luce. Si ha la sensazione di un nuovo inizio, di un'uscita dal buio in cui tutti sono avvolti verso una luce che li trasformerà, da un non-capire ad una nuova comprensione. È un uscire per andare incontro al mistero. Vanno di corsa, quasi a suggerire lo slancio di un amore mai del tutto sopito, di un'attesa ancora viva, anche se non sanno darle un nome.
Corrono insieme, ma uno dei due è più veloce e giunge per primo. In questo possiamo cogliere che il discepolo amato è stato sotto la croce di Gesù, ha contemplato l'amore che si dona fino alla morte ed è da questo amore che riceve la spinta a giungere per primo al sepolcro. E questi, quando entra, "vide e credette": vedendo credette, credendo vide. Vide e cominciò a credere, si apre cioè alla fede, partendo dai segni visti e riconosciuti come tali. Inizia una relazione nuova con Dio nel Signore Risorto.
Chiediamo anche per noi "occhi nuovi" per cogliere nella vita di ogni giorno i segni di una Presenza. Le cose sono sempre le stesse, ma uno sguardo "convertito" permette di vedere in esse la presenza del Risorto.

Testimonianza di Parola vissuta

PIENEZZA DI VITA

Sto per chiudere la palestra e godermi le vacanze pasquali quando un bambino mi fa notare un paio di scarpe rimaste negli spogliatoi. L'esperienza di tanti anni mi suggerisce di riporle nella cassa dei palloni, per riconsegnarle alla prossima occasione allo smemorato che è tornato a casa senza le scarpe da palestra, ma per scrupolo le fotografo e giro la foto sul gruppo delle mamme dei bimbi, e chiudo la palestra.
Arrivato a casa mi arriva tempestivo il messaggio della mamma del distratto, chiedendomi se potessi recuperarle subito. Il cuore mi detta la risposta che scrivo sul cellulare: "Sono già a casa… ma se vuoi torno in cinque minuti…". La risposta: "Mi faresti un grosso favore!"
Mi tornano alla mente le parole di Gesù: " Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli…".
Anche se la tentazione è tanta di godermi finalmente il meritato riposo dopo una giornata di lavoro, inforco la bici, prendo le scarpe e aspetto il marito, inviato al recupero.
Torno a casa in bici contento; mi sembra di aver vissuto pienamente quella giornata, facendo tutto quello che Lui mi ha chiesto. Il traffico della città risuona di clacson stanchi di una giornata densa per tutti e la gioia di questo piccolo gesto d'amore mi rende il ritorno ancor più piacevole, più grande della mia stanchezza.

L. P.

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2a domenica di Pasqua (A) (19 aprile 2020)
I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20)

Il vangelo di oggi rivolge a tutti coloro che lo accolgono lo stesso saluto che il Risorto ha rivolto ai suoi discepoli: "Pace a voi". Gesù ci indica così l'effetto della salvezza da lui donata: la relazione riconciliata con se stessi e con gli altri è il vero dono di Gesù Risorto. Siamo ancora nel primo giorno della nuova settimana. In esso l'evangelista ci aiuta a cogliere la nuova nascita dei discepoli di Gesù, visti non come singoli, ma come membri di una comunità. Gesù infatti viene e sta "in mezzo".
Intanto i discepoli, nonostante già abbiamo ricevuto l'annuncio della risurrezione di Gesù, portato loro da Maria di Magdala, sono ancora nel buio dell'incredulità, come traspare dal fatto che è nuovamente scesa su di loro la sera, il buio. Alla mancanza di fede si associa la paura, che li porta a rinchiudersi, a isolarsi dal mondo, che guardano con sospetto, con diffidenza. Essi non pensano, in quel momento, che "Dio ha tanto amato il mondo da donare il Figlio unigenito proprio perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16). Per Gesù, però, non vi sono porte chiuse che lo possano trattenere, non vi sono ostacoli che gli impediscano di stare in mezzo ai suoi. E quando essi scorgono i segni gloriosi, che attestano l'estremo dono di amore del Signore Gesù, gioiscono. Essi possono capire che la morte di Gesù è la rivelazione di Dio, che per amore dell'umanità ha donato il proprio Figlio, l'amato.
Quante occasioni abbiamo nelle nostre giornate, di "vedere" Gesù presente accanto a noi e in mezzo a noi, uniti nel suo amore. Sì, in questa settimana, cerchiamo di vivere attenti alla sua presenza.

Testimonianza di Parola vissuta

OCCASIONI DI "VEDERE" GESÙ

Anni fa, a Grottaferrata, ho partecipato ad un corso per seminaristi e sacerdoti. In quell'occasione ho conosciuto un seminarista di cui tutto mi dava fastidio: modo di vestire, di muoversi, di parlare, di ragionare... ma per coerenza a ciò che stava dando senso alla mia vita ho cercato di non giudicarlo. Finito quel periodo di formazione, sono rientrato in Argentina.
Anni dopo ho avuto l'opportunità di tornare in Italia per partecipare a un altro congresso. Era l'epoca degli attentati delle Brigate Rosse, per cui ho trovato una Roma diversa da quella che avevo conosciuto. Era mezzanotte e per motivi di sicurezza la stazione ferroviaria era già chiusa e il servizio pubblico di autobus e taxi fermo. Così mi sono trovato per strada, al freddo (era pieno inverno), con due valigie, senza i soldi italiani per pagare un albergo e senza sapere come fare per arrivare là dove avrei dovuto alloggiare, nei dintorni della capitale.
Allarmato di fronte alla possibilità di una notte all'aperto, ho visto avvicinarmisi una persona. "Vedrai che si tratta di un taxi abusivo", ho pensato, deciso a lasciar perdere. E infatti: "Taxi, signore?". Stavo per rispondere negativamente, quando l'autista ha pronunciato il mio nome: "Cosa ci fai qui? Non mi riconosci?". Veramente non lo riconoscevo, tanto era cambiato, e anche perché indossava un colbacco per ripararsi dal freddo. Era proprio quel seminarista! "Ho lasciato il seminario - mi dice -, sto finendo l'università e mi arrangio di notte con questo lavoro". Dopo esserci abbracciati, gli ho raccontato in quale situazione mi trovavo. "E vuoi che ti lasci in mezzo alla strada? Vieni con me, ti porto gratis!".
Il viaggio è stato un'ora piacevolissima, come tra vecchi amici. Arrivati a destinazione, chi mi ospitava ha voluto a tutti i costi pagare il mio amico. Era una cifra superiore a quella che avrebbe guadagnato per un servizio simile.

E. C. - Argentina

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3a domenica di Pasqua (A) (26 aprile 2020)
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 21,31)

L'episodio evangelico dei discepoli di Emmaus è un capolavoro letterario e nello stesso tempo il cammino di fede di ogni discepolo: ci indica cioè come sia possibile per ognuno, in ogni tempo, incontrare il Risorto. Se i due discepoli non lo sanno riconoscere immediatamente è perché il Risorto vive una vita divina e non bastano gli occhi della carne mortale per riconoscerlo; occorre innanzitutto lo sguardo della fede. Per questo Gesù offre loro una più profonda conoscenza delle Scritture e, attraverso di esse, dello scandalo della passione, che si è realizzato in Lui: la vita del Messia doveva essere attraversata dalla sofferenza e dal rifiuto per entrare nella gloria.
Dopo aver conversato con loro, Gesù fa come se dovesse andare oltre. E nasce dal cuore dei due un'invocazione: "resta con noi": la nostra vita senza di te, il Signore, è vuota. La cosa più bella è poter ospitare Gesù nella propria casa, nella propria vita. Per poterlo riconoscere però è necessario implorarne la presenza e chiedergli di entrare là dove giorno per giorno ognuno costruisce se stesso, nella propria esistenza. Ed essi riconoscono in colui che ora spezza per loro il pane, come prima aveva donato la Parola, Gesù, il Crocifisso Risorto. D'ora in poi la Comunità può incontrare il suo Signore nell'Eucaristia e lì vivere la sua morte e risurrezione come dono per la vita del mondo. Il proclamare la Parola e condividere il Pane sono i "segni" che permettono anche a noi di riconoscere il Risorto. Chiediamo che l'esperienza dei due discepoli di Emmaus sia modello del nostro essere Chiesa.

Testimonianza di Parola vissuta

ALL'UNIVERSITÀ

Da due settimane ho ripreso i miei studi all'università, dopo averli sospesi per un anno in cui ho vissuto una vita intensa di comunione insieme ad altri sacerdoti.
Ricominciare adesso gli studi, dopo quella esperienza, per me è stato un po' duro, tanto più che l'ambiente universitario, in cui mi trovo, mi sembra freddo e senza rapporti veri. Ma capivo che tutto dipendeva da me, se io incominciavo ad amare veramente.
Tutto questo, che era ancora piuttosto un'intuizione, qualche giorno fa l'ho sperimentato. Nell'intervallo tra due lezioni mi sono incontrato con un ragazzo che conoscevo appena di vista. Si avvicina e mi domanda come si svolge la mia vita, e io gli spiego che con altri cinque abito in un appartamento, e che cerchiamo di vivere una vita di comunione autentica, evangelica. Lo vedo molto compiaciuto, e poi mi parla di sé: mi esprime le difficoltà che trova in collegio, come si sente solo e senza rapporti con i compagni. Avrei voluto subito invitarlo a passare una giornata con noi, ma ho continuato ad ascoltarlo. E lui mi parla della sua vocazione, del suo rapporto con Dio, e persino delle sue difficoltà affettive.
Attorno a noi, nel corridoio affollato, gli altri studenti discutevano, ma per me, in quel momento che lui parlava, era come se al di fuori di lui non ci fosse nessuna altra cosa al mondo. Spontaneamente sentivo la necessità di essere vuoto davanti a lui, vuoto anche di quella gioia e di quella libertà che senti quando incominci ad amare.
Sicché, alla fine, lui mi domanda di andare insieme in cappellina a pregare un po'. Questo per me è stato bello, perché mi sembrava che tra di noi fosse nato un vero rapporto da fratelli, in cui ogni cosa si fa con la massima semplicità. Mi sembrava di aver trovato il mio modo di essere nell'università.

A. A.

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4a domenica di Pasqua (A) (3 maggio 2020)
Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (Gv 10,3)

Nell'immagine del Pastore che si rivolge a ciascuna pecora chiamandola per nome, l'evangelista Giovanni scorge uno dei fondamenti del nostro essere discepoli di Gesù. Il fatto di chiamare per nome le sue pecore esprime la conoscenza profonda che Egli ha di ciascuna di esse. È questa conoscenza che diventa la forza che attrae e che genera la gioia di seguirlo. Noi avvertiamo di appartenere a Lui. In Lui trova il suo senso pieno la nostra esistenza.
"Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome": Gesù pronuncia il mio nome e il mio nome è tutta la mia verità, è il mio tutto. Gesù entra nel "recinto" e conosce. Sulla sua bocca il mio nome dice conoscenza di vita, intimità e mi avvolge come un abbraccio. Mi chiama con il solo nome, senza evocare nessun ruolo o autorità, o funzione, o attributo perché riconosce la mia umanità profonda, il fatto che io sono uomo o donna.
E qui ci sta anche la bellezza del nostro essere cristiani. Perché prima di pensare a quello che noi possiamo fare è importante pensare a quello che Gesù, che Dio fa per noi, per me e per te. Siamo amati. Il profeta Isaia usa l'immagine dell'essere "disegnati" sul palmo della mano di Dio.
A noi spesso capita che quando non vogliamo dimenticare qualcosa ce la scriviamo sul palmo della mano. Dio non "vuole" dimenticare nessuno. Essere cristiani, essere discepoli di Gesù è una questione di amore. Sono infinitamente amato da Dio e per questo posso amare Dio accogliendo la sua Parola e "passando" attraverso la porta che è Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

UNA VOCAZIONE

Quando conobbi Waldek, studiava per diventare prete. Siccome non aveva parenti, talvolta veniva a trascorrere qualche ora con me e mio fratello, più o meno suoi coetanei. Un giorno mio fratello gli chiese perché aveva deciso di entrare in seminario. Ascoltai curioso di sentire la risposta. Ma Waldek non risposte, anzi mi sembrò confuso. Capii che quello era un tasto da non toccare.
In altre occasioni seppi che il padre aveva abbandonato la madre; in seguito lei si era suicidata e Waldek era vissuto ospitato da vari parenti.
Un giorno osai chiedergli se più che una vocazione, la sua non fosse ricerca di una famiglia. Tra le lacrime, ammise che cercava un luogo che lo proteggesse. La mia famiglia fu pronta ad accoglierlo quando lasciò il seminario.
Ora è papà di due bellissimi bambini e ha una moglie meravigliosa. Con loro facciamo parte di una comunità in parrocchia, tante famiglie con bambini come i nostri. Comunicarci le esperienze anche di dolore ci aiuta a crescere insieme.

D. M. - Polonia

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5a domenica di Pasqua (A) (10 maggio 2020)
Chi ha visto me, ha visto il Padre (Gv 14,9)

Lo sappiamo per esperienza: Gesù è la via per ogni persona che si affida a Lui perché è il "canale" attraverso il quale giunge a noi la vita di Dio. Gesù è anche la verità perché costituisce l'autentica possibilità di conoscere Dio. Gesù è la vita in quanto in Lui trova senso e pienezza la nostra esistenza. Se noi accogliamo questo, scopriamo e possiamo vivere la fede come relazione: viviamo immersi nel mistero di Cristo. E vedere Gesù è vedere il Padre. Perché Dio in Gesù si è fatto carne e chi vede Gesù d'ora in poi vede Dio. Le parole e le opere di Gesù sono testimonianza della sua unione col Padre.
Mi sembra consolante leggere il brano evangelico di questa domenica perché gli apostoli sono uomini concreti: non sono nati perfetti e Gesù li ha scelti perché li ha amati. Li ha scelti dove li ha incontrati, dove si trovavano a vivere. E Gesù con loro e per loro ha pazienza, usa uno stile tipicamente materno, che accetta di dare briciole a chi ancora non può sostenere lo spessore del pane intero. La stessa pazienza è l'atteggiamento che Dio ha per noi. Ed è questa pazienza che ci porta piano piano ad entrare nel mistero di Dio.
A me piace pensare che come Gesù nel suo agire, nel suo parlare mostrava il Padre così anche noi cristiani siamo chiamati con la nostra vita a mostrare Gesù. E allora tu mamma che vegli il tuo bambino ammalato manifesti l'amore del Padre che è attento a chi è nella sofferenza. E tu che vai a soccorrere chi è in necessità fai vedere il volto del Padre che ama tutti. E tu che svolgi quel lavoro mostri il volto di Dio creatore e provvidente che si prende cura di tutti i suoi figli. Come ha fatto Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

VITA DA NONNI

I nipoti si annoiano e fanno capricci. I loro genitori sono stanchi, nervosi. La nonna anche. Siamo venuti qui in montagna, un giorno solo, per prendere un po' di fresco. Appassionato di arte ho portato con me il solito album degli schizzi, penne varie, un buon libro e due poltrone: sogno riposo e… contemplazione della natura. Ed invece…
Per coinvolgere la nipotina comincio col fare disegni: che passione! Si siede davanti all'album e smette di frignare... Con il nipote, più grandicello, ci vuole ben altro. Gli descrivo un'avventura possibile da fare insieme: risalire il torrente sottostante. So che ogni torrente è un mondo straordinario di sorprese. Accetta. Insieme percorriamo in salita il torrente che è vicino alla postazione delle poltrone ove ora stazionano moglie e figlia, mentre il genero si è disteso sul plaid, che nel frattempo sono andato a prendere in auto facendo un po' di strada. Salto perciò dal torrente, osservando le meravigliose costruzioni con sassi e legni del nipote, all'album di disegno della nipote e… intanto salta anche il mio riposo. Per più di 4 ore, così.
Si torna a casa, infine. L'ambiente è sereno. Per non far vedere che sono stanco (che voglia di andare di corsa a letto) e quindi acquisire meriti inutili dalla famiglia aiuto a preparare la cena. Sono stanco, ma felice. Ho conservato il mio cuore vicino al tesoro: Gesù.

P. A.

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6a domenica di Pasqua (A) (17 maggio 2020)
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (Gv 14,16)

La missione del cristiano non è in primo luogo frutto di una iniziativa personale, ma una risposta al disegno di Dio, che Gesù ci ha fatto conoscere. Perciò anche nei momenti più difficili, addirittura anche nella persecuzione, la comunità cristiana non è abbandonata a se stessa, ma accompagnata e assistita dalla presenza del Risorto. Gesù continua a custodire i suoi lungo il corso della storia, continua ad assisterli e a guidarli mediante il suo Spirito. Da Lui siamo resi collaboratori di Dio nella diffusione della "bella notizia" e nella trasformazione del mondo, per un cammino di crescita nella verità e nell'amore.
"Il Padre vi darà un altro Paraclito" perché rimanga con voi per sempre… presso di voi… in voi. In un cre-scendo stupendo Gesù usa tutte le preposizioni che dicono comunione. Dio vive in me. Se io penso al Signore non penso ad un personaggio che ho incontrato in un libro, fosse pure il vangelo, ma ad una storia che continua fino al presente e non è ancora finita: la storia della comunione con una Persona viva: la storia del suo essere "in" me.
Le parole decisive del brano odierno di Giovanni sono "voi in me e io in voi". Siamo in Dio, immersi nella sua vita d'amore, tralci della madre vite, goccia nella sorgente, raggi nel sole… Il nostro impegno e la nostra disponibilità sono per "imparare" la sua voce. Imparare a distinguere tra mille suoni, che ci assalgono, quello dello Spirito. E siccome siamo fatti ad immagine e somiglianza di un Dio che è amore, quello che ci porta e ci chiama ad amare di più, ad essere amore, certamente proviene, fa parte della voce dello Spirito. L'amore deve essere il motore della nostra vita: amando si comprende di più che Dio è amore.

Testimonianza di Parola vissuta

LO SPIRITO CHE CI PORTA AD AMARE

Con un figlio disabile si sperimentano spesso situazioni di ingiustizia, di mancata risposta ai bisogni, di non presa in carico nei vari campi della vita sociale e dell'assistenza.
Per esempio penso alle varie visite che ogni 3 anni si ripetevano per l'invalidità. Penso alla modalità in cui si svolgevano. Il bambino entrava, si sedevano la mamma, di fronte ad una fila di medici, specialisti, assistenti sociali. Giovanni aveva l'immediata reazione di girarsi di spalle verso il muro, in direzione opposta alla commissione…
Una volta Giovanni è stato ricoverato a Milano per accertamenti. L'arrivo è stata una di quelle esperienze in cui ti senti solo, spaesato, arrivi in un posto che non conosci, non sai quello che devi fare, nessuno ti spiega nulla...
Come mai nessuno mi offriva le informazioni necessarie? Mi sono arrangiata chiedendo agli altri genitori, al personale che vedevo disponibile… Una volta ambientata, quando entrava qualcuno di nuovo gli leggevo negli occhi il disorientamento e le 1000 domande… allora mi offrivo spontaneamente per dare le spiegazioni necessarie, per accompagnarli in mensa e vedovo il loro volto rasserenato. A volte basta poco e l'ingiustizia si può trasformare in giustizia.
Mi piace concludere con una frase dei genitori di un bambini cerebroleso: "Dobbiamo imparare a considerare quello che abbiamo come un regalo, quello che manca come una opportunità".

P.N.

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Ascensione del Signore (A) (24 maggio 2020)
Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)

Raccontano gli Atti degli Apostoli che "mentre lo guardavano, Gesù fu elevato in alto". L'altezza a cui guardare richiama il mistero divino di Gesù Risorto. E tuttavia la sua ascensione non è uno staccarsi dalla terra. Gesù si sottrae agli occhi del corpo, ma non scompare dall'orizzonte di vita del credente. Anzi diventa una "collaborazione": il Vangelo di Gesù va proclamato, con la vita prima e poi con le parole, a tutti i popoli della terra. Da questo momento la comunità cristiana è invitata ad essere "in cammino" per le strade del mondo. Con una certezza: "Io sono con voi tutti i giorni". E quella di Gesù non è una presenza più o meno visibile, riservata ai pochi iniziati. È una presenza quotidiana, costante per i suoi testimoni.
È importante per noi conoscere i "luoghi" della sua presenza. Gesù è presente nella Parola, luce del nostro cammino; nella Chiesa, la comunità riunita nel suo nome; nel fratello che incontro perché so che Gesù ritiene fatto a sé ciò che io faccio al prossimo; nella voce della coscienza: voce "sottile" che impareremo a riconoscere tra le mille altre voci che risuonano dentro di noi; nelle parole della Chiesa, che ci aiutano ad essere fedeli all'unica Parola, che è Gesù; nei fatti della vita, personale e del mondo intero, che sono gli inviti di Dio ad essere costruttori di un mondo più fraterno. Lo troviamo presente in modo particolare nel dolore, in ogni sofferenza personale e del mondo. La croce, lo sappiamo, ci ricorda l'amore più grande: in ogni dolore noi discepoli del Crocifisso Risorto, possiamo riconoscere e amare Lui.

Testimonianza di Parola vissuta

26 FEBBRAIO 2020: L'ANTIVIRUS DELLA FRATERNITÀ

Oggi alle ore 13, su iniziativa del sindaco di Gorgonzola, io parroco insieme al sindaco e alla presidente della Proloco, accompagnati dal capo dei vigili urbani di Gorgonzola, siamo andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di Casalpusterlengo, al limite della Zona Rossa.
Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola come segno: segno della vicinanza della nostra gente alla popolazione della zona rossa. Segno per me di voler donare un antivirus, l'antivirus della fraternità, perché con il coronavirus rischia di diffondersi oggi fra le persone un virus più pericoloso, ed è il virus dell'indifferenza, del sospetto e dell'indi-vidualismo.
Hanno detto che è stata la prima delegazione ufficiale di un Comune, di un parroco, ad andare da loro per manifestargli un segno di vicinanza. Erano quasi commossi tanto erano contenti e non finivano mai di ringraziarci; non tanto per quattro forme di gorgonzola, ma per questa vicinanza, per questa attenzione alla loro situazione.
Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza con tutte le mascherine, con tutte le precauzioni che la legge impone, anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema, È stato credo davvero un momento molto bello, direi proprio un segno grande di fraternità e di amore.
L'attenzione che dobbiamo avere per non contagiare, va vissuta non nella forma del sospetto, ma di un atto d'amore reciproco. E allora anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia importante viverle proprio come atto d'amore nei confronti dei fratelli.
Diffondiamo a tutti l'antivirus della fraternità!

don Paolo Zago, parroco di Gorgonzola (MI)

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Pentecoste (A) (31 maggio 2020)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)

Lo Spirito Santo è il dono della Pasqua di Gesù. È lo Spirito che conduce alla scoperta della verità di Cristo. È lo Spirito che dona la forza di aprirsi al mondo. È lo Spirito che rinnova la faccia della terra, portando il perdono di Dio. Il vangelo di questa festa ha al suo centro proprio l'annuncio del dono dello Spirito Santo: "Ricevete lo Spirito Santo...". Con il gesto di alitare sui discepoli, Gesù riproduce l'immagine della creazione: è il respiro di Dio in ognuno di noi. Lo Spirito è il dono nuziale del Cristo alla Chiesa, il dono d'amore promesso e realizzato nella Pas-qua. È lo Spirito che conduce noi Chiesa alla scoperta piena della verità di Gesù e ci dona la capacità di ringiovanire noi stessi e il mondo intero, sempre più invecchia-to a causa del male e del peccato.
L'incontro del Risorto narrato dal vangelo odierno può renderci consapevoli dell'azione dello Spirito. Innanzitutto possiamo cogliere "l'eccedenza", la sovrabbondanza dell'azione di Dio, che sempre abbiamo la gioia di ringraziare. Poi "la precedenza", l'anticipo dell'iniziativa del Risorto, che va oltre le porte chiuse del luogo e del cuore, oltre il dolore della passione e della morte, oltre la sconfitta e la delusione per la morte: ci dona una salvezza realizzata: "Pace a voi!"; infine va oltre i confini dell'esistente, del tempo e dello spazio: il soffio, dono dello Spirito, contiene il mandato all'annuncio e alla testimonianza del perdono. Gesù compie tutto questo "stando in mezzo" ai discepoli. Solo se "in mezzo" a noi c'è il Risorto nasce la comunione, la comunicazione, la comunità e la missione.

Testimonianza di Parola vissuta

CAPOCORDATA

La scoperta che mio marito aveva una relazione mi aveva ridotta uno straccio; per il continuo piangere, perfino la vista era calata. Mi sembrava che il cielo si fosse chiuso su di me.
In quel periodo un'amica mi ha fatto conoscere dei cristiani che vivevano autenticamente. Sostenuta da loro, ho capito che prima di guardare ai torti subiti, dovevo chiedermi se anch'io non avessi qualcosa da cambiare. È stata una svolta per cominciare ad essere più comprensiva in famiglia.
Ora le cose sono molto cambiate: mi sembra di essere un capocordata che deve sostenere gli altri: non soltanto i figli, ma il mio stesso marito. La prospettiva di un suo ritorno è sempre più reale.

G. H. - Francia

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