Pregare con la Parola, "attraversando" il Comune dei santi


Il diaconato in Italia n° 214
(gennaio/febbraio 2019)

FOCUS


Pregare con la Parola, "attraversando" il Comune dei santi
di Giovanni Chifari

«Chiamati, secondo il disegno di Dio, da Lui conosciuti e da Lui predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio, e quindi resi giusti» (cf. Rm 8,28-30, che la Chiesa ci fa pregare nei secondi vespri del Comune dei santi).
"Servi del Signore" che lodano e benedicono il suo Nome (cf. Sa1112,1; 134,1; 135,1), che confidano e sperano in Lui, in Colui che è fedele per sempre, e non nei potenti. Mistero della divina elezione, di una chiamata che si estende nella storia attraverso tante altre chiamate, di un'alleanza nella quale il fedele potrà essere trovato santo e immacolato nell'amore (cf. Ef 1,2). Uomini che mediante la conversione sono rinnovati nei pensieri della loro mente e quindi si lasciano educare dalla grazia a considerare tutto come una perdita, anzi, tutto come spazzatura, «di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù» (cf. Fil 3,7). Uomini saggi che costruiscono così la casa nella roccia e temono il Signore, sperando nella sua grazia. Su di loro si poggia lo sguardo di Dio, costoro da Lui ricevono benedizione e salvezza. Perché si riscoprono figli e ascoltano la parola del Padre.
I santi sono così modello e guida sia per quanti «servono le membra sofferenti del corpo del Signore», sia per quanti «seguono in povertà e letizia Gesù sposo e Signore» (cf. Inni Ufficio Letture Comune dei santi). Santi e quindi giusti. Chi infatti ascolta la Parola è saggio, ma chi persevera nell'ascolto è reso giusto. Un'antifona della liturgia delle ore ci fa pregare così: «La strada dei giusti è come luce: cresce dall'alba fino al pieno giorno».
Ecco una santità che non brilla di luce propria, ma di quella che riceve dal Signore Gesù. Essa cresce lungo il cammino e risplende dinanzi agli uomini offrendo testimonianza alla verità. «Il giusto fiorirà come palma» (cf. Sal 91,13), darà così frutto per molto tempo, perché egli è guidato dal Signore, i suoi sentieri non si smarriscono. Inoltrandosi per le vie dell'inevidenza, per una diaconia umile e mite, poiché la vita dei santi (cioè dei battezzati), e dei giusti, (coloro che sono resi tali dalla relazione di alleanza con il Dio di Gesù Cristo), è nascosta con Cristo in Dio (cf. Col 3,1-17), essi si lasciano rivestire, mediante il battesimo, dei sentimenti del Signore Gesù: misericordia, bontà, mansuetudine, pazienza, ecc. La loro stessa vita, il loro corpo, educato e formato dalla grazia sacramentale, diviene «sacrificio vivente e santo, gradito a Dio» (cf. Rm 12,1). L'esistenza si radica sempre più nella carità, i fatti della vita sono riempiti di Parola. Risposta alla chiamata di Colui che è santo e può dire: «Siate dunque santi, perché io sono santo» (cf. 1Pt 1,13.15; Lv 11,44).
Cammino periglioso, non l'ascesa di chi trionfa, ma la salita di chi è vinto. Via degli sconfitti, sempre tali agli occhi del mondo, ma consolati dalle parole dell'Evangelo: «Gli ultimi saranno i primi». Seguire e servire il Signore (cf. Gv 12,26) rinnegando se stessi e prendendo la propria croce, passando per la via stretta. Essi, come auspica l'Apostolo, assomigliano a coloro che hanno seminato nello Spirito, e non nella carne, e così potranno «raccogliere» la vita eterna (cf. Gal 6,7b-8).
Così compiono la volontà di Dio, corrono, ma non come chi è senza meta (cf. 1Cor 9,26). Nei loro pensieri risiede tutto ciò che è «vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode» (Fil 4,8). Per una vita autenticamente cristiana, per lasciarci predisporre alla visione del Cielo, nella costante imitazione del Figlio del Padre, e giungere alla perfetta carità, servire Dio e il prossimo, seguire Cristo, Maestro e Signore, e stare nella gloria del suo regno.
Lunga tradizione di santità, alleanza con Dio, nella quale entriamo mediante il battesimo. Cammino di santità svelato solo da Dio, come i discepoli di Cristo devono poter riscoprire, non confidando nei criteri mondani di un mondo che si autocelebra, perché altrimenti non si spera più nulla. Educandosi invece a riconoscere, non senza stupore, che "indizio" di santità è una solidarietà con il popolo che non viene dal basso e dalla carne ma da un dono che giunge dall'alto. Atto che richiede costante fiducia e la cui "misura" è quella amorevole gratuità che si alimenta nel costante colloquio con il Signore.


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