Assunzione della Beata Vergine Maria

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 15 agosto 2019
Assunzione della Beata Vergine Maria

Apocalisse 11,19; 12,1-6a.10ab • Salmo 44 • 1Corinzi 15,20-27a • Luca 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture – Messa del Giorno)

UNA SPERANZA "TERRESTE"

«È lui che ha guardato, è lui che ha fatto, è lui che sconvolge, è lui che solleva, è lui che manda a mani vuote, è lui che colma, è lui…». Per dieci volte Maria lo sottolinea nel Magnificat. E così facendo, mette al centro della preghiera non quello che l'uomo fa per Dio, ma ciò che Dio fa per l'uomo, come ha fatto per lei. È questo il segreto della festa di oggi, che poi è il segreto di Maria e anche della vita cristiana. Al cuore del cristianesimo non sono le nostre azioni, ma l'azione di Dio per noi.
Il Vangelo di questa solennità elenca le opere di un Dio appassionato, che eternamente non fa altro che mettere la vita di noi uomini al primo posto: ce l'ha detto offrendoci il Figlio che ha donato la sua vita per noi. «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote». Chi dice così non è la dolce, sognante Maria che vediamo in alcune immaginette devozionali. Colei che parla è la Maria appassionata, entusiasta: il suo è un canto rivoluzionario, forte, profetico, un canto sui troni che crollano e i signori di questo mondo umiliati, sulla potenza di Dio e la impotenza dell'umanità. «Sono accenti delle profetesse dell'Antico Testamento che ora prendono vita sulle labbra di Maria» (D. Bonhoeffer).
Così Maria parla a noi, persone spaventate dal confronto con una realtà che sembra sempre minacciarci. Persone bisognose di sicurezze, impaurite dalla navigazione in mare aperto. Maria parla al nostro presente perché, se facciamo come lei, se cioè abbiamo la sua fiducia, possiamo credere a un Dio che accompagna a un esito buono la storia. Possiamo, allora, coltivare un atteggiamento di attenzione alla vita, di meraviglia e - finalmente - di coraggio. Non è un approdo facile: le paure che ci abitano ci guidano, a volte, a vivere l'esperienza credente in un modo disincarnato. Allora, ci può venire spontaneo pensare a Maria come alla madre che invochiamo alzando gli occhi verso il cielo, attendendoci le grazie che ci salvano dal pericolo.

Ma non dobbiamo fare della "Madonnina del cielo" un idolo che non esiste, frutto del nostro "bisogno" di sicurezza. Non possiamo dimenticare che Maria è la donna della fede, la donna della speranza, la donna della passione di Dio, che sa vivere questo fuoco e questa passione e per esso rischia tutta sé stessa. Non possiamo dimenticare che Maria ha vissuto un'apparente smentita delle promesse fattele dall'Angelo: quando non ha trovato alloggio per il figlio appena nato, quando è dovuta fuggire in Egitto, quando il figlio ha preso la distanza senza dare spiegazioni, quando si è rifiutato di darle udienza assieme ai suoi parenti, quando è stato appeso a una croce. Maria "beata" perché ha continuato a credere alla promessa. Ha vissuto la speranza e il coraggio oltre ogni speranza. Ecco come e perché ci precede nella gloria!
Maria è compagna di viaggio per il discepolo coraggioso, e segno di fiducia per quello titubante e spaventato. Maria, madre nostra assunta in cielo, è un segno di speranza: ma non di quella "celeste", che si attende il miracolo; quanto piuttosto di una speranza "terrestre". Non disincarnata, ma concreta. Speranza che continua a rischiare.


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