XIX Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 11 agosto 2019
XIX Domenica del Tempo ordinario

Sapienza 18,6-9 • Salmo 32 • Ebrei 11,1-2.8-19 • Luca 12,32-48
(Visualizza i brani delle Letture)

LA COMPETENZA DEL CRISTIANO

Qual è la differenza tra chi è credente e chi non lo è? Spesso non cogliamo chiaramente i confini tra una vita ispirata dalla fede in Gesù morto e risorto e una vita ispirata ad autentici valori umani di giustizia e di solidarietà. In che cosa un cristiano sarebbe "differente"? Quale la "competenza" propria di chi ha fatto un cammino di fede e aderisce all'annuncio del Vangelo? La parola di Dio ci guida a cogliere il nucleo dell'identità del credente: che cosa lo contraddistingua. E non lo fa in teoria, ma indicandoci di cosa sia "capace" colui/colei che crede in Gesù.
Gesù chiama i suoi discepoli e noi con loro - "piccolo gregge". Siamo in pochi. Anche nel nostro Occidente dalle radici cristiane siamo rimasti in "quattro gatti". Il popolo di Dio, pur essendo diffuso tra tutte le genti, è sempre un "piccolo gregge", una minoranza. Un "resto" ama dire l'Antico Testamento. "Piccoli" significa deboli, esposti, forse anche minacciati. Ecco la paura a riconoscerci così. Diventiamo, a volte, una "minoranza contro", per farci coraggio, per sentirci forti rimproverando gli altri, per trovare un'identità in cui rinchiuderei.
Ma piccoli significa anche liberi, leggeri, consapevoli che la forza non viene da quanto sappiamo fare, ma da una sorgente misteriosa: «Al Padre vostro è piaciuto darvi il Regno». Possiamo concepirci così una "minoranza a favore", per offrire agli altri, a chi ci incontra, un dono ricevuto che sappiamo intimamente nostro, ma che possiamo condividere. Piccoli, ma al sicuro, perché il cuore è altrove, in un tesoro inesauribile, custodito in un luogo inalienabile: un tesoro che nessuno può strapparci.
Ecco la fede che mette in cammino, che fa gustare in anticipo quanto non abbiamo ancora la possibilità di stringere tra le mani! La competenza cristiana, ciò che contraddistingue la fede dalla non fede è la vittoria sulla paura. «Non temere piccolo gregge». In tutto il Nuovo Testamento è la paura l'opposto della fede. La competenza del cristiano è vincere la paura, nella consapevolezza che a lui è stato donato un tesoro da cui nessuno ci può separare (cf Rm 8,39), un tesoro custodito nei cieli, «dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma».

L'invito a questa competenza ci fa riflettere: davvero siamo rivestiti di questo nuovo potere, il potere di non avere più paura? Due sono i segni concreti che la vittoria sulla paura non è una fuga spirituale in un mondo illusorio, fatto di rimozione dei problemi o di spiritualizzazione disincarnata.
Il primo è una competenza inusuale: il cristiano è uno che aspetta. Sa attendere attivamente il ritorno del Signore e vivere la propria esistenza con occhi aperti, scrutando, intuendo, cogliendo ciò che la vita suggerisce e riconoscendo così in che modo il Signore è vicino. Il secondo è la competenza figlia della vittoria sulla paura - che si mostra nella capacità di servizio. Chi si sente amato non cede alla tentazione della violenza, della dominazione sul fratello. Sa amare e servire, sa "distribuire il cibo" a tempo opportuno e amministrare in modo saggio per gli altri il proprio tempo e le proprie cose. È l'inverso di chi pensa solo a sé. È cristiano chi, come Gesù, sa servire disinteressatamente e non ha più a cuore di "salvare la propria vita", ma solo di donarla. Perché sa che sarà un Altro che la salverà.


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