XXXIII Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2019)



ANNO C – 10 novembre 2019
XXXIII Domenica del Tempo ordinario

Malachia 3,19-20a • Salmo 97 • 2 Tessalonicesi 3,7-12 • Luca 21,5-19
(Visualizza i brani delle Letture)

VIVERE LA CRISI

La crisi prima o poi si affaccia nelle nostre vite, anzi il Vangelo ci ricorda che tutto va in crisi: va in crisi il Tempio (cioè il sistema religioso, di cui non resterà pietra su pietra), il sistema politico (si solleverà nazione contro nazione), come pure il sistema naturale (ci saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze), come persino il sistema familiare e comunitario (sarete traditi dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici). La crisi non è una punizione divina. Essa appartiene alla nostra vita e ci ricorda che certe modalità e certe strutture non sono più adeguate alla realtà e necessitano di essere rinnovate. Tutto, prima o poi, va in crisi perché noi e il nostro mondo siamo limitati, segnati dal limite. Il problema, quindi, non è andare in crisi, ma come la si vive.
Il Vangelo ci indica come stare nella crisi, per fare di essa un'occasione di crescita e non di fallimento. Gesù è molto chiaro e ci indica quattro atteggiamenti, tutti preceduti da un "non". Innanzitutto, non fatevi ingannare: letteralmente "non vagate errando". Nei momenti di crisi è facile andare in confusione, non sapere bene dove si sta andando e seguire il primo che capita. Per questo il Vangelo ci invita, in secondo luogo, a non andare dietro a falsi maestri: si tratta di un invito forte a essere svegli e non addormentati; a non seguire coloro che propongono facili soluzioni.
Il Vangelo ci consegna poi un terzo invito: non atterritevi, cioè non fatevi mettere sottosopra. Nella crisi è facile farsi prendere dalla paura e perdere la bussola. Infine, il Vangelo ci invita a restare calmi e lucidi e a non premeditare come difenderci: è un invito a non investire le nostre energie solo sulla difensiva. Gesù ci invita a non cadere nel vittimismo; le energie buone devono essere investite nel costruire il bene e se necessario anche nel ricostruire.
Ecco i quattro inviti di Gesù in forma negativa, che positivamente si traducono nel dare testimonianza con la perseveranza. Perseverare: questo è l'atteggiamento che siamo chiamati a vivere nella crisi. Perseverare in greco significa rimanere saldi anche sotto pressione, resistere all'urto, con coraggio e audacia.

La perseveranza non tanto questione di forza e di muscoli, è prima di tutto fiducia in una promessa: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto». Con queste parole Gesù non ci permette una vita senza problemi, vuole però trasmetterci la convinzione che la storia cammina sotto la sua guida, verso una buona meta che le delusioni e le continue contraddizioni della storia non riusciranno a demolire.
Il cristiano è colui che matura questa forza interiore e questa convinzione. Questo è il senso profondo della preghiera. Nella vita di tutti ci sono tempi difficili e bui. In questi momenti ci è chiesto di rimanere saldi, di mantenere la fiducia nella forza del bene, senza cedere alle logiche della menzogna e dell'interesse personale. Nelle crisi Gesù ci invita a non cadere in facili ottimismi e, nello stesso tempo, a non deprimerci. Gesù ci invita a rimanere sereni e fiduciosi nella costruzione del bene.


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