Gesù Cristo, Re dell'universo
XXXIV Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2019)



ANNO C – 24 novembre 2019
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.

2 Samuele 5,1-3 • Salmo 121 • Colossesi 1,12-20 • Luca 23,35-43
(Visualizza i brani delle Letture)

IL VOLTO DELLA MISERICORDIA

A conclusione dell'anno liturgico, la Chiesa ci invita a interrogarci sul senso della nostra storia, sul senso del nostro vivere, ponendoci una domanda estremamente seria: «Chi è il vero re? Chi è il vero Signore della storia?». Proprio il Vangelo ci aiuta a delineare i tratti del volto del vero re. Per noi uomini regalità significa prestigio, denaro, potere, autorità… Il Vangelo, invece, tratteggia i lineamenti di un re molto diverso. Il vero re è Gesù, perché la vera potenza non è quella del denaro, delle armi e della prevaricazione, ma quella dell'amore fino alla fine.
Gesù è re perché è e rimane ostinato nell'amore; è re perché rimane fedele al Vangelo e alla propria coscienza fino alle estreme conseguenze. Nel Vangelo ascoltato, colpisce e stupisce l'ostinazione di Gesù, apparentemente irragionevole e immotivata: «A che cosa serve andare avanti così se nessuno capisce? Perché continuare ad amare se nessuno si rende conto di ciò che sta accadendo?». Probabilmente anche a noi viene da dire assieme al malfattore: «Gesù non sei tu il Cristo? Non sei tu il re, il Signore? Salva te stesso e noi!».
Tre volte nel Vangelo a Gesù viene rivolto l'invito: «Salva te stesso», prima dai capi del popolo, poi dai soldati, infine da uno dei due malfattori crocifissi con Gesù. "Salvare se stessi": questa tante volte ci sembra la logica vincente, logica che invece Gesù in tutta la sua vita ha sempre rifiutato. Per Gesù la vera regalità, il segreto della vita, non è salvare se stessi, non è preservarsi, non è pensare solo ai propri interessi. Il segreto della vita è salvarsi insieme agli altri, è amare fino alla fine, è donare tutto se stessi. E in Gesù questa logica si rivelerà vincente, capace persino di vincere e sconfiggere la morte.
Se leggiamo con attenzione il Vangelo, scopriamo che la scelta di amore di Gesù non è stata inutile, qualcuno s'è accorto di ciò che è accaduto sulla croce: «Egli non ha fatto nulla di male! Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!». Questo è il grido del malfattore che si lascia toccare dal volto dell'amore e della misericordia.

Anche a noi come al malfattore, Dio continua ad offrire la sua misericordia, una misericordia sempre rinnovata, che siamo chiamati ad accogliere, cercando di fare nostro il percorso del buon ladrone, che sa rimproverare l'altro, sa riconoscere con verità il proprio peccato, sa confessare la propria fede in Gesù e sa pregare: «Gesù ricordati di me».
La misericordia accolta veramente non ci può lasciare uguali a prima. Come ha ricordato più volte Francesco nel Giubileo del 2015-2016: la misericordia accolta nei nostri cuori deve cambiare la nostra vita, dal cuore deve passare alle nostre mani, ai nostri occhi, alle nostre parole, perché sia autentica deve persino arrivare a toccare le nostre tasche e il nostro portafoglio.
Tre anni fa, a conclusione del Giubileo, s'è chiusa la porta santa di San Pietro, ma la porta del cuore di Dio rimane sempre spalancata per accoglierci e invitarci a uscire, testimoniando con le nostre opere belle l'amore di Dio per ogni uomo. Chiediamo al Signore, come il buon ladrone, di lasciarci cambiare dal volto della misericordia, per aprire cammini di novità nelle nostre vite, confidando nell'amore di Dio più forte del nostro peccato.


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