XXVI Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 29 settembre 2019
XXVI Domenica del Tempo ordinario

Amos 6,1a.4-7 • Salmo 145 • 1 Timoteo 6,11-16 • Luca 16,19-31
(Visualizza i brani delle Letture)

«RIESCI A VEDERE?»

Davanti alle ambulanze c'è scritto azmalubma. È fatto apposta perché si legga dallo specchietto retrovisore. Ci sono cose che si vedono solo rovesciate da uno specchio. Ci sono realtà che non vediamo per niente, se non con l'aiuto di uno "specchio" che ribalti l'immagine. La parabola di oggi è proprio uno specchio, che, facendoci vedere le cose rovesciate, ci permette di vedere quel che di solito non vediamo.
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti Gucci e Prada, e ogni giorno mangiava nei ristoranti più lussuosi del centro. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco. Ma la scena si interrompe bruscamente. «Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto». Da questo istante, la parabola ci fa vedere la realtà da un altro punto di vista, dove tutto è ribaltato come in uno specchio.
La prima scena descrive il mondo: un mondo di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri. È lo squilibrio di sempre. Ma il ricco non lo vedeva. Il povero era alla sua porta, ma lui non lo vedeva. Nella seconda scena, però, tutto è ribaltato. E, nonostante l'enorme abisso che c'è tra di loro, «il ricco alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui».
Prima, che era alla sua porta tutti i giorni, non lo vedeva. Ora, che è lui ad avere bisogno, lo vede da distanza siderale! Ma è troppo tardi! È troppo tardi per colmare questa distanza: «tra noi e voi è stato fissato un grande abisso». Prima bastavano pochi passi e poche briciole del suo patrimonio. Ma l'abisso l'aveva creato lui col suo cieco egoismo. Ora che la visuale è completamente rovesciata, vede come stavano le cose.
Per chi racconta questa parabola Gesù? Per quelli che vivono tranquilli. E pensano che i poveri non esistono, perché in realtà è tutta gente che non ha voglia di lavorare! Per quelli che credono che i poveri siano solo in Africa o in India, ma non da noi. Per quelli che non li vedono proprio, anche se abitano nello stesso quartiere, sullo stesso pianerottolo. Per noi, che sappiamo che i poveri esistono, ma non vediamo la loro sofferenza, la loro umiliazione. E non ce ne sentiamo responsabili.

Questa parabola, allora, non è detta per descrivere l'inferno e il paradiso, ma la vita qui sulla terra: ora riesci a vedere come stanno le cose? Vedi il fratello bisognoso seduto alla tua porta? Per chi è accecato, com'è possibile aprire gli occhi? Ascoltando Mosè e i Profeti, dice Abramo. Diversamente non serve nemmeno che uno risorga dai morti. Allora riascoltiamo i profeti.
C'è un giudizio nella storia - dice Amos per chi non si preoccupa dell'ingiustizia e non si sente responsabile dell'enorme disuguaglianza tra gli uomini. C'è un giudizio finale - dice Gesù - che ratificherà le nostre scelte qui sulla terra. Se tra noi e i poveri c'è un abisso che ci impedisce di vederli, l'abisso un giorno sarà sigillato definitivamente. Ma se c'è la condivisione, condivideremo il bene della vita senza fine. Il problema è vedere bene oggi, perché oggi c'è ancora tempo


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