XXV Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 22 settembre 2019
XXV Domenica del Tempo ordinario

Amos 8,4-7 • Salmo 112 • 1 Timoteo 2,1-8 • Luca 16,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)

IL TESORO PIÙ PREZIOSO

C'è un amministratore delegato corrotto, i cui loschi affari son venuti alla luce. Ora, nell'imminenza del consiglio d'amministrazione in cui sarebbe stato certamente licenziato, non esita a falsificare i bilanci e le fatture, pur di conservare qualche protezione. Una storia, purtroppo, d'ordinaria amministrazione, di un uomo senza scrupoli, che agisce per difendere sé stesso e garantirsi un futuro. Niente di nuovo sotto il sole!
Ma c'è una frase che ci mette in imbarazzo: «Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza». Gli dice: Sì, mi hai fregato un'altra volta, però sei stato furbo! Non lo loda per l'imbroglio, ma per la scaltrezza. Infatti, Gesù ci invita a osservare come ragiona quest'uomo. Innanzitutto pensa alla sua situazione presente: è rovinato! Sta per essere cacciato via; perderà lavoro e guadagni. E subito pensa al futuro: non è capace di fare altro: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno».
E allora, in due e due quattro, pensa, decide e agisce: «So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiama i debitori del padrone e fa modificare le ricevute, regalando un grosso sconto: a uno il 50%, all'altro il 20%. Un favore che poi un giorno qualcuno gli restituirà.
La parabola loda proprio questa capacità di cogliere al volo la situazione, la prontezza nell'affrontarla, la genialità di escogitare in fretta un rimedio per il futuro. E commenta Gesù: «I figli di questo mondo, infatti, […] sono più scaltri dei figli della luce». Si sente il rammarico nelle parole di Gesù... Tutti, per difendere il vostro denaro, siete svegli, scaltri e decisi. Perché non lo siete anche quando c'è da difendere il vostro bene più prezioso? Gesù vuole che i suoi discepoli mettano la stessa prontezza, la stessa lucidità, la stessa fantasia, a servizio del regno di Dio.
Più spesso usiamo attenzione e scaltrezza quando trattiamo di soldi, mentre trattiamo con pressapochismo le cose spirituali. Di conseguenza anche nelle cose di questo mondo, ragioniamo come chi non ha fede. Anche tra i cristiani circolano queste idee: "Se vuoi stare al mondo, devi essere più svelto degli altri!".

Dimentichiamo che terra e cielo non sono separati. Le ricchezze di questo mondo hanno un unico fine: portare dalla terra al cielo. «Fatevi degli amici con la ricchezza, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne». Usate la ricchezza per farvi dei fratelli, perché c'è un solo Padre e noi siamo tutti fratelli. La vita terrena è il nostro banco di prova. La nostra vera ricchezza è la vita eterna, che si acquista qui in terra donando. Donare per amore è la logica del regno di Dio; accumulare per egoismo è la regola della ricchezza. Non potete servire Dio e la ricchezza. Servirci del denaro, sì. Ma essere servi del denaro, no. Sono due culti che si escludono a vicenda. Il culto alla ricchezza porta al profitto a ogni costo e all'accumulo di denaro. Il culto a Dio richiede la condivisione e la fraternità. Sono due logiche opposte e incompatibili.


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