XXIV Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 15 settembre 2019
XXIV Domenica del Tempo ordinario

Esodo 32,7-11.13-14 • Salmo 50 • 1 Timoteo 1,12-17 • Luca 15,1-32
(Visualizza i brani delle Letture)

BISOGNA DAVVERO FAR FESTA

«I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro"». Lo scandalo dei farisei è incontenibile: non può essere un profeta uno che accoglie i peccatori. Dio (lo sanno tutti!) punisce i malvagi e premia i giusti. E Gesù disse loro questa parabola... Perché dice "una" parabola? Non sono almeno tre? Anche Luca, cosi preciso nello scrivere, stavolta si è sbagliato? No, si tratta proprio di un'unica parabola, e come tale dobbiamo intenderla.
Gesù parla di un pastore che ha cento pecore e ne perde una, ma poi la ritrova e chiama gli amici per far festa. E poi c'è una donna che ha dieci monete e ne perde una, ma poi la ritrova e chiama le amiche per far festa. E poi c'è un padre con due figli e ne perde uno, che poi ritorna; è felice di averlo ritrovato e dice: «Mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Ma l'altro figlio non vuole entrare, e allora il padre esce a supplicarlo: «Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita».
Vedete come Gesù costruisce quest'unica parabola con una trama precisa: il tema che li lega è la festa per aver ritrovato chi era perduto. Ma c'è anche un crescendo: prima uno su cento, poi uno su dieci, infine uno su due! Se ritrovi una pecora su cento, sei contento. Se ritrovi una moneta su dieci, sei felice. E se il Padre ritrova un figlio perduto, non dovrebbe fare ancora più festa?
Ecco perché faccio festa coi peccatori - dice Gesù - perché cosi fa Dio. Gesù prima fa festa con loro, poi spiega perché lo fa: «Perché vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte; perché questi "vostri fratelli" erano perduti e sono stati ritrovati». Voi siete i fratelli maggiori che se ne stan fuori dalla festa per invidia. Ma non capite niente del cuore di Dio, che è Padre e ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi, giusti e peccatori. Li ama perché sono suoi figli. E se ne perde anche uno solo, non si dà pace finché non lo ritrova. E fa festa per ogni ritorno a casa. Non facciamo cosi anche noi quando perdiamo una cosa preziosa? E non dovrebbe fare cosi un padre per suo figlio?

Possibile - dice Gesù agli scribi che mormorano - che non capiate che il cuore di Dio esplode di gioia per ogni figlio che torna a casa? Siete come il figlio maggiore che dice al padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici». Sta morendo di invidia, ma non è capace di ammetterlo.
Ma è nel dialogo tra lui e il padre che la parabola trova il suo vertice. Infatti, la parabola è proprio per quei fedeli che non sono mai usciti di casa, han fatto tutto il catechismo, le novene, le processioni... ma sono gelosi e invidiosi verso quelli che sono usciti (e si son pure divertiti!). E ora che son tornati, per loro si fa pure festa!
Chissà, forse siamo proprio noi quelli di cui parla Gesù! In tal caso, l'invito finale è per noi. La nostra conversione consiste proprio in questo: riconoscere l'altro come fratello. Ha sbagliato, si è allontanato... ma rimarrà sempre nostro fratello! La nostra conversione a Dio coincide con la conversione al fratello.


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