VII Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 2/2019)



ANNO C – 24 febbraio 2019
VII Domenica del Tempo ordinario

1 Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23 • Salmo 102 • 1 Corinzi 15,45-49 • Luca 6,27-38
(Visualizza i brani delle Letture)

IL CUORE DEL MESSAGGIO CRISTIANO

In principio era la Misericordia. Siamo stati generati da un Padre misericordioso. Il nostro venire alla luce non è forse frutto di un amore in eccesso? Non è certo un atto dovuto donare la vita, ma un atto di amore che eccede. Uno dei vocaboli con cui nella Scrittura si definisce la misericordia è raham, che è il grembo materno. Spesso viene usato al plurale, rahamim, col significato di viscere, cioè di amore viscerale, materno. Noi perdoniamo col mal di pancia: perché ci conviene o per buona educazione; ma poi il rancore torna sempre su. Dio invece perdona perché ha mal di pancia, cioè con le sue viscere materne.
Se Dio non fosse misericordia non saremmo mai esistiti. Dio continuamente ci crea e ci perdona. È un dono silenzioso, ci è dato anche se non lo chiediamo. È così silenzioso, che potremmo vivere senza accorgercene. Vivere immersi nella misericordia come pesci nell'acqua e non rendercene conto! Siamo debitori verso Dio della nostra stessa vita. La vita è un dono impagabile: per quanto uno faccia non potrà mai ripagare Dio per questo regalo.
Ma a Dio non interessa essere ripagato, perché lui dona gratis, senza chiedere nulla in cambio. Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Anche se ci impegnassimo, mai potremo estinguere il debito. La vita è un prestito a fondo perduto. È il motivo per cui Gesù, chiedendoci di imitare la bontà e la generosità di Dio, insiste moltissimo sulla questione concreta del prestito: da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Fate del bene e prestate senza sperarne nulla.

Gesù ci invita a non chiedere indietro ciò che abbiamo prestato, perché così saremo figli dell' Altissimo, perché Dio fa così verso di noi col dono della vita. Allora come possiamo "ripagarlo"? Ecco la risposta: condividendo con gli altri, anche con chi non se lo merita: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
La misericordia è il cuore del messaggio cristiano, perché mette in questione la nostra immagine di Dio. Qual è il volto di Dio per noi? Quello di un padrone spietato o di un Padre misericordioso? Come facciamo a dire in quale Dio crediamo? Basta vedere come ci comportiamo verso chi ci è debitore. La misericordia fraterna è la prova della nostra fede.
Per fare questo, occorre coltivare nel cuore una predisposizione: non giudicare. Anche qui si tratta di imparare dal Signore. Gli uomini con il loro giudizio si fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nell'intimo. Dio non si limita a guardare ciò che uno fa, come facciamo noi, ma vede anche al bene che può ancora fare.
Non giudicare vuol dire guardare gli altri con occhi non superficiali; significa saper cogliere ciò che di buono c'è in ogni persona. Si tratta di fare esattamente quello che ci piacerebbe ricevere dagli altri. Si tratta di usare una misura in cui anche noi staremmo comodi e a nostro agio. Consiste dunque nell'usare una manica larga, sapendo che anche Dio verso di noi usa misure extralarge.


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