a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2019)
ANNO C – 3 marzo 2019
VIII Domenica del Tempo ordinario
Siracide 27,4-7 • Salmo 91 • 1 Corinzi 15,54-58 • Luca 6,39-45
(Visualizza i brani delle Letture)
VIII Domenica del Tempo ordinario
Siracide 27,4-7 • Salmo 91 • 1 Corinzi 15,54-58 • Luca 6,39-45
(Visualizza i brani delle Letture)
PUÒ FORSE UN CIECO GUIDARE UN ALTRO CIECO?
Chi si assume il compito di guidare ha una grande responsabilità, di cui non sempre ha coscienza. Può capitare di sottovalutare il rischio di caricare altri sulla propria automobile o di guidare mezzi di trasporto pubblici, ma le norme e i controlli ci possono aiutare a verificare che il pilota sia nelle condizioni idonee a guidare. Non sempre questa verifica e questa attenzione si pongono quando il compito di guida è pastorale o spirituale. Eppure, la responsabilità è alta come quando si ha in mano il volante. Se il guidatore non ci vede, porta tutti nel fosso. Ma se un pastore è cieco, dove conduce la sua comunità?
Questo compito di guida si esercita, innanzitutto, con la parola e l'insegnamento. Per questo Gesù parla di maestro e discepolo. Un discepolo non è più del maestro. Perciò non solo una guida cieca, ma anche un pastore sordo alla parola del Maestro conduce nel fosso i propri fratelli. L'unico Maestro è lui. Per questo dice: non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra guida, il Cristo. E noi siamo tutti suoi discepoli. E, aggiunge Gesù, voi siete tutti fratelli.
Non esiste, quindi, un compito di insegnamento nella Chiesa che sia svincolato da questi legami di discepolato e di fratellanza. Mai l'uno senza l'altro. Discepolato e fraternità sono i due legami, uno verticale e l'altro orizzontale, che mantengono la guida sui binari del Vangelo. Senza questi ci si perde e si porta gli altri fuori strada. Chi si arroga il titolo di maestro senza essere discepolo del Cristo, usurpa una cattedra che non è sua. Un discepolo che smetta di ascoltare il Maestro non può esercitare il compito di guida. Ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
La preparazione di cui parla il Signore è la verifica che ognuno è chiamato a fare su di sé. Si tratta di esaminare prima di tutto sé stessi, di passare al vaglio le proprie scelte, i propri comportamenti. E, infine, le proprie parole. I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. Il frutto dimostra com'è coltivato l'albero, così la parola rivela i pensieri del cuore. Le parole rivelano ciò che abita nella mente e nel cuore: la bocca, infatti, esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
L'insegnamento di una guida dipende allora dalle parole di cui si nutre. Ciò che porge alla sua comunità dipende da ciò che ha depositato nello scrigno del cuore: l'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male.
Importante quanto il legame col Maestro, è quello coi fratelli. Chi smentisce la fraternità se è un pastore, non guida secondo il Vangelo. N elle parole di Gesù c'è un'insistenza sul termine fratello, che rimanda a non prevaricare sull'altro, a non ergersi a giudice implacabile dei compagni, a non presumere di essere migliore degli altri. Perché guardi la pagliuzza che è nell' occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Anche nel rapporto col fratello è necessario vederci bene, per poterlo correggere e guidare. Si può fare se si permette al fratello di fungere da specchio. Uno specchio che consenta di vedere ciò che offusca la propria vista. Non si può guidare una comunità senza vivere come fratelli.
--------------------
torna su
torna all'indice
home
torna su
torna all'indice
home