VI Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 2/2019)



ANNO C – 17 febbraio 2019
VI Domenica del Tempo ordinario

Geremia 17,5-8 • Salmo 1 • 1 Corinzi 15,12.16-20 • Luca 6,17.20-26
(Visualizza i brani delle Letture)

AI POVERI LA BUONA NOTIZIA

Beati voi, poveri. Notiamo subito la somiglianza, ma ancor più la differenza, col più famoso «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3). Rispetto a Matteo, la versione di Luca non si presta a facili spiritualizzazioni. Qui Gesù non parla di una povertà del cuore. Parla proprio a gente povera, li davanti a lui. Uomini in miseria, gente che ha fame, persone che soffrono. È una povertà concreta, tangibile, che grida e reclama una risposta ora.
Voi siete beati, perché vostro è il regno di Dio. Gesù annuncia che il regno di Dio fa irruzione nella storia. Questo crea una situazione nuova, un orientamento radicale della vita. E, quindi, anche un rapporto diverso con le cose. Non è un caso che la beatitudine della povertà sia sempre legata al regno dei cieli.
E dicendo "regno" si intende il Vangelo concretamente vissuto. Gesù annuncia ai poveri la buona notizia che Dio li visita. L'Evangelo è annuncio di liberazione per tutti i poveri; non solo in senso economico e sociale, ma anche per i peccatori, i malati, gli emarginati. Povero è colui che non gode di libertà e di pienezza di vita.
Ma con l'avvento del regno di Dio la loro situazione è mutata. La gioia non sta nella povertà in quanto tale, ma nel fatto che questa condizione sta per finire. Beati i poveri, perché il regno è vicino e la loro desolazione sta per terminare. È questa la buona notizia che raggiunge chi non ha nulla, chi ha fame e piange! Non è facile affrontare il tema della povertà. Non è facile perché si tratta di un argomento manipolabile secondo le proprie precomprensioni: ognuno estrapola le citazioni bibliche più rispondenti alla propria visione. Nascono così interpretazioni opposte, dal pauperismo alla beatificazione del capitalismo, dalla lotta sociale alla povertà solo spirituale.
È un tema che ci obbliga a usare la nostra responsabilità e coscienza, dentro una condizione non astratta, ma reale, nella quale mancano soldi, cibo, salute, benessere... E quando mancano questi beni si sta male!

Quando, invece, si gode di una condizione agiata, si ha la pancia piena e si vive nel benessere, si sta proprio bene e sembra che tutto vada a gonfie vele. Ma quando ci si crogiola nella ricchezza, c'è il pericolo effettivo di allontanarsi dal tesoro prezioso del regno, di perdere Dio e la salvezza, magari senza rendersene conto. Ecco il motivo dei guai. Guai a voi ricchi. Guai a voi che ora siete sazi. Guai a voi che ora ridete. Attenti, perché avrete fame, sarete nel dolore e piangerete.
Non sono maledizioni o condanne, ma severi avvertimenti per chi non si accorge di scivolare nella rovina. Le ricchezze, il benessere, il divertimento non sono demonizzati, ma su di essi vi è come un forte sospetto, un grande punto interrogativo. I beni sono ambigui, esercitano un forte potere di seduzione sul cuore umano, ostacolano l'accoglienza della Parola.
Il rischio è di mettere la propria fiducia in ciò che non è Dio, cadendo così nell'idolatria del denaro, che è la radice di tutti i mali (cf 1Tim 6,10), e rende l'uomo insensibile verso i suoi fratelli. La ricchezza porta a rinnegare la fraternità! E chi rinnega la fraternità uccide la propria umanità.


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