IV Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 2/2019)



ANNO C – 3 febbraio 2019
IV Domenica del Tempo ordinario

Geremia 1,4-5.17-19 • Salmo 70 • 1 Corinzi 12,31-13,13 • Luca 4,21-30
(Visualizza i brani delle Letture)

LA FORZA DELLA VERTIÀ

Gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su Gesù. La sua parola suscitava stupore. Tutti erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Ma ecco insinuarsi subito un dubbio: Non è costui il figlio di Giuseppe? Gesù capisce che non è una domanda benevola, ma un'opposizione, prima nascosta, poi sempre più manifesta, fino alla clamorosa conclusione, il rifiuto totale: tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte per gettarlo giù.
Strano questo repentino cambio di sentimenti: dalla lode al tentato omicidio! Eppure ribaltamenti simili non sono rari. Le folle portano in trionfo i loro idoli, poi presto li gettano nella polvere. Ma succede specialmente per le persone che sanno dire parole forti, come i profeti. È ovvio: chi parla per incantare l'uditorio o per intrattenimento, non attira l'ostilità di nessuno, perché non dà fastidio. Un profeta, invece, "rompe le scatole".
Anche Gesù è un profeta. E suscita sempre una divisione, tra chi lo accoglie e chi lo rifiuta. Con la sua parola profonda, obbliga a una scelta. E chi incontra Gesù è condotto a fare i conti con la verità nella propria vita, è costretto a riconoscere ciò che deve cambiare. Così, chi si riconosce bisognoso di luce, la trova in lui e si sente inondato di pace. Ma chi non vuole guardarsi dentro, perché sente intollerabile il male che abita in lui, non può che rifiutarlo. La parola di Gesù ha la forza della verità, che è capace di stanare quel che abita nel cuore. Per questo viene rifiutata.
Accade con ogni parola profetica: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. È un criterio che vale per tutti i tempi. È successo a Elia e a Eliseo: sono dovuti scappare all'estero! È successo a Oscar Romero e Martin Luther King, a Borsellino e Falcone, a don Pino Puglisi.
Ai loro nomi potremmo aggiungere quello di tanti missionari che hanno dato voce a chi non ha voce, di pastori illuminati che hanno aperto vie nuove al Vangelo. Uomini e donne, la cui voce scuoteva le coscienze, dava forza ai poveri, scardinava il potere consolidato. Molti di questi riabilitati solo dopo la morte. Ma prima, tutti emarginati, esiliati, zittiti; considerati eretici, pazzi o poveri sognatori.

Semplicemente avevano lo sguardo più lungo degli altri, perché lo Spirito era su di loro e parlava attraverso di loro. Grazie allo Spirito, nonostante tutto, nella Chiesa non mancano mai i profeti. Possono essere umili "figli di falegnami", persone che non ti aspetti, ma che hanno una marcia in più e un carisma più grande: la carità!
Chi è fedele alla Parola che ascolta e coerente con la Parola che proclama, è profeta; anche se non è un abile oratore. Infatti, se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba. Sono profeti quelli che amano fino alla fine e vivono con coerenza. Chi è fedele al Vangelo è considerato un rompiscatole, perché non si adegua alla mentalità corrente, non accetta compromessi. Chi accoglie il dono dello Spirito è profeta. Se uno odora di muffa, non ha il profumo di Gesù: vuol dire che ha chiuso le porte allo Spirito


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