a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 1/2019)
ANNO C – 27 gennaio 2019
III Domenica del Tempo ordinario
Neemìa 8,2-4.5-6.8-10 • Salmo 18 • 1 Corinzi 12,12-30 • Luca 1,1-4; 4,14-21
(Visualizza i brani delle Letture)
III Domenica del Tempo ordinario
Neemìa 8,2-4.5-6.8-10 • Salmo 18 • 1 Corinzi 12,12-30 • Luca 1,1-4; 4,14-21
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LA VITA È ADESSO
Purtroppo siamo soltanto degli archeologi. Ecco, troppo spesso, il volto dei cristiani: uomini e donne che credono a un uomo del passato (Gesù), che in "quel tempo", come di solito inizia la lettura liturgica del Vangelo, ha compiuto segni e ha pronunciato parole di vita, mentre oggi non sembra più agire... Archeologi che credono che in passato siano avvenuti segni prodigiosi: attraversamenti del mar Rosso, guarigioni di malati, risurrezioni di morti... Archeologi che poi divengono improvvisamente uomini appassionati di fantascienza, perché dicono di credere che domani ci sarà il regno di Dio e una vita eterna.
Nel frattempo, nell'attesa, spolverano le cornici dei quadri del museo evangelico e aspettano il compimento di promesse ritenute improbabili dalla maggioranza della gente. Ecco cosa vuole contestare il Vangelo di questa domenica, che cosa vuole strappare da noi, cristiani pigri e paurosi, che non hanno capito che cosa sia successo.
Luca dice di aver fatto «ricerche accurate su ogni circostanza» e ha scritto «un resoconto ordinato» degli avvenimenti "avvenuti in mezzo a noi", affinché ci rendiamo conto che gli insegnamenti ricevuti sono affidabili. In altre parole, l'evangelista vuole dirci che gli avvenimenti di Gesù sono testimoniati e quindi degni di essere ritenuti credibili. Ma ci dice anche che essi ci sono consegnati perché diventino vivi oggi tra di noi.
Purtroppo noi ci accontentiamo di credere che il Vangelo sia autentico. E, in realtà, la nostra fede tante volte vacilla anche perché non facciamo questo, perché per pigrizia non curiamo la nostra formazione, non facciamo «ricerche accurate", ma ci accontentiamo di quello che ricordiamo al catechismo o che ascoltiamo nell'omelia della domenica. Purtroppo, noi crediamo a un Cristo che c'è stato o a un Cristo che verrà, ma non crediamo che Cristo sia vivo, che operi attualmente. E che non sia quindi soltanto un ricordo del passato o una promessa di futuro. Fatichiamo a credere che la comunità sia il luogo dove gli avvenimenti di Gesù tornano a essere vivi, attuali e salvifici, a essere "Vangelo oggi", cioè storia di salvezza che oggi, si compie tra noi. Il Vangelo non è un ricordo del passato, ma è "la vita adesso".
Così com'è accaduto quel giorno, nel quale Gesù si è seduto, mentre tutti attendono da lui la predica di commento, accade anche oggi. Quel giorno la tensione creata dal silenzio al termine della lettura si scioglie e Gesù comincia. È il suo inizio. Si tratta di un compimento della parola profetica attraverso la parola di Gesù: quello che restava di incompiuto, oggi, per chi lo ascolta, trova compimento. La salvezza attesa è qui. Non si tratta solo di un'attualizzazione, ma del raggiungimento di una pienezza: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
È esattamente la stessa cosa che capita a noi, ogni domenica, quando leggiamo le Scritture. Le parole di Dio, che giacciono silenziose nella Bibbia, si compiono, diventano parole di salvezza. Se noi l'accogliamo, la Scrittura diventa una Parola viva, non solo una parola che si rivolge a noi, ma una Parola che si compie tra di noi.
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