a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 1/2019)
ANNO C – 20 gennaio 2019
II Domenica del Tempo ordinario
Isaia 62,1-5 • Salmo 95 • 1 Corinzi 12,4-11 • Giovanni 2,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)
II Domenica del Tempo ordinario
Isaia 62,1-5 • Salmo 95 • 1 Corinzi 12,4-11 • Giovanni 2,1-11
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SE LA NOSTRA FESTA È TRISTE
Certo che è ben strano questo matrimonio. Il racconto è davvero surreale! In questa pagina di Vangelo, infatti, la sposa non è nemmeno nominata (c'è questa sposa?) e lo sposo viene nominato soltanto per constatare che non ha saputo prevedere il numero degli invitati e l'esito del banchetto. I personaggi, poi, sono tutti anonimi... i discepoli, la madre, i servitori, il maestro di tavola. Solo Gesù è nominato, a indicare che non si tratta tanto di un fatto di cronaca, ma di una rivelazione. E poi questa immensa sproporzione tra il vino, mancante, e l'acqua. Ma quanta acqua c'è in questa festa? Le sei anfore di pietra contengono circa seicento litri di acqua. È chiaro che non serve appena per bere, ma per un uso molto più abbondante, che è quello delle abluzioni, cioè dei bagni di purificazione.
Questo matrimonio è una festa triste: una festa senza sposa e senza vino... sai che festa! Tutto quello che c'è serve a purificarsi... Insomma: ci sono troppe cose che non vanno, troppi segnali che orientano ad andare oltre le apparenze. E il vangelo di Giovanni invita sempre a fare questo salto, a non impigliarsi nel trabocchetto di fermarsi a ciò che si vede.
Un segno indicatore che il messaggio è oltre ciò che si vede consiste nel fatto che Gesù compie un miracolo non necessario e lo fa per dare "inizio ai segni", quelli che danno il via alla fede dei discepoli ("credettero in lui"); segni che il V angelo non potrà contenere interamente (Gv 20,30-31) e che sono stati scritti perché anche noi crediamo. Dunque di cosa ci parla questo racconto? Delle nozze che a Cana stanno fallendo o di un'altra relazione che non decolla, di un altro matrimonio senza gioia? Pensiamoci bene: non è così il nostro rapporto con Dio, non è in un certo senso "un matrimonio surreale"? Non è, tante volte, la nostra relazione con Dio una festa senza vino? Non è Dio uno sposo senza sposa, cioè un marito abbandonato da noi che siamo una sposa distratta, infedele, assente?
Per rendere concreto il discorso: le nostre eucaristie non sono tanto spesso una festa triste? La nostra vita ecclesiale non è tante volte un banchetto mancato? Noi cristiani abbiamo la straordinaria competenza di far festa senza far festa... di trovarci regolarmente a fare "eucaristia" (che significa "rendimento di grazie") senza avere alcuna gratitudine, siamo abili a sederci a tavola senza gioire insieme. Siamo spesso invitati alle nozze di Cana, prima dell'intervento di Gesù.
Ma a sbloccare la situazione, ecco l'intervento della madre di Gesù, che non è semplicemente la preoccupazione di una donna di buon senso che cerca di rimediare a una difficoltà. Dietro la richiesta della madre c'è un altro motivo, ben più teologico. Maria dice: «Qualsiasi cosa vi dica fatela». È come se Maria dicesse: «Non so cosa farà, ma per far festa ora è necessario apprendere il suo metodo, agire secondo il suo sentire, allora si uscirà dalla tristezza di un matrimonio senza sposa, senza vino, senza gioia». «Qualsiasi cosa vi dica, voi fatela» significa: «esagerate come lui vi insegna con la sua vita e con le sue parole».
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