IV Domenica di Avvento (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2018)



ANNO C – 23 dicembre 2018
IV Domenica di Avvento

Michea 5,1-4a • Salmo 79 • Ebrei 10,5-10 • Luca 1,39-45
(Visualizza i brani delle Letture)

IN FRETTA

Molti autori spirituali vedono Maria come immagine della Chiesa. In questa domenica ne sottolineiamo la sua umanità: Maria è, prima di tutto, una persona al singolare, in relazione con Gesù. Il racconto è svolto con un ritmo asciutto e scandito, una marcia senza rallentamenti e soste. Non c'è spazio nemmeno per gli aggettivi, solo le azioni, molto nette. Maria "in fretta" si alzò, andò, entrò. C'è un movimento veloce. Poi il ritmo rallenta pur rimanendo denso di azione, per dare spazio ai verbi relativi alla Parola: salutare, udire, giungere alle orecchie, credere. Dentro a queste azioni così concrete e visibili, le presenze invisibili ma da protagonisti dello Spirito, di Gesù e di Giovanni.
La fretta scandisce e contrassegna la prima parte del brano del Vangelo, quella del viaggio. C'è una decisione forte, rapida, evidenziata dall'alzarsi e che prosegue con un cammino spedito verso la regione montuosa. In verità, noi non conosciamo il motivo di questa fretta, né la ragione del viaggio. Inutile arrovellarsi su questo punto, ma bisogna imparare a rispettare il silenzio del Vangelo e soffermarsi solo su quanto avviene. Maria non ha chiesto nessun segno, eppure gliene viene annunciato uno; forse è per questo che obbedisce: se il segno le è stato annunciato, non può sciuparlo.
Arrivata da Elisabetta, è quest'ultima che parla, raccontando ciò che è avvenuto al saluto di Maria: un saluto di cui non conosciamo le parole, ma a cui il racconto fa riferimento per tre volte, a indicazione che è sicuramente centrale. In verità, non ci viene detto che siano state le parole di Maria a muovere Giovanni, ma si nomina la sua voce, il segno della sua presenza. Nel Cantico dei cantici la voce del diletto fa sobbalzare il cuore dell'amata; allo stesso modo, in Luca, è la voce, segno della sua vicinanza, a far sussultare Giovanni.
Alla voce di Maria il bambino si muove nel ventre della madre. Elisabetta è capace di interpretare ciò che sta accadendo e afferma: «Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo». Chiama Maria "benedetta"; in effetti, non è lei a benedire Maria, che è già stata benedetta da Dio, semplicemente rivela la sua identità e manifesta ad alta voce la benedizione. Maria è la più benedetta, non tanto per una sua dignità, ma per quello che ha fatto Dio in lei.

Qui c'è il centro del brano e il cuore della fede. Maria ha creduto al compimento della Parola nel momento in cui essa non è ancora stata realizzata. Elisabetta dice «Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto», ma il verbo dovrebbe essere tradotto al futuro «che sarà adempiuto». La grandezza di Maria risiede nel fatto che ha creduto, è partita e, nell'incontro con Elisabetta, trova la conferma della sua fede, tant'è che la risposta orante di Maria al Signore arriva proprio ora: il brano prosegue con il canto del Magnificat.
La fede non è la conclusione di un cammino, ma il suo inizio. Ci si affida a una Parola per poter camminare incontro all'altro e trovare conferma del proprio credere. La fretta, l'urgenza di partire denotano la convinzione, la passione che brucia dentro e la coscienza di essere portatori di qualcosa di grande. E poi, nella condivisione, arriva la pienezza.


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