a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2018)
ANNO C – 9 dicembre 2018
II Domenica di Avvento
Baruc 5,1-9 • Salmo 125 • Filippesi 1,4-6.8-11 • Luca 3,1-6
(Visualizza i brani delle Letture)
II Domenica di Avvento
Baruc 5,1-9 • Salmo 125 • Filippesi 1,4-6.8-11 • Luca 3,1-6
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PREPARARE IL TERRENO A UNA PAROLA LIBERA
Il Vangelo di questa domenica si apre con una rassegna di nomi altisonanti: l'imperatore di Roma Tiberio; i governatori delle regioni palestinesi Ponzio Pilato, Erode, Filippo; i rappresentanti del potere religioso, Anna e Caifa... Eppure la Parola "avviene" altrove, su Giovanni, che aveva scelto la via del deserto. Da quel momento egli comincia a dire a tutti che è il tempo della conversione, per preparare la via al ritorno del Signore.
La vocazione del Battista ci mostra che, quando la parola di Dio tocca la nostra vita, avviene un cambiamento in noi, che non è solo merito delle capacità di ciascuno. In Giovanni il frutto di questo "avvenimento" coincide con la scelta di predicare e battezzare, nella folle speranza di una salvezza per i peccatori.
Il Vangelo ci parla però anche della libertà di Dio nell'offrire la sua Parola. A lui non interessa chi sono le persone che tengono le redini della storia del mondo; anzi, spesso il luogo dell'azione divina sono le periferie, i luoghi meno apprezzati, le persone più anonime. Questa libertà per poter essere accolta, richiede a ciascuno di noi di "preparare la via". Ecco allora l'annuncio di Giovanni: abbassare i colli, colmare gli avvallamenti, rendere diritte le vie che sono tortuose.
Cosa sono questi monti, questi avvallamenti, queste vie tortuose? La tradizione li ha sempre letti come le vette del nostro orgoglio, come l'illusione di essere auto-sufficienti. Viceversa, i burroni sono gli abissi dei nostri momenti "oscuri": i momenti in cui siamo preda delle nostre tristezze, che ci portano a vedere solo i limiti, che ci fanno sentire incapaci davanti alle persone e alla vita. Le vie tortuose sono invece quelle dei nostri ragionamenti, tutte le volte che vogliamo qualcosa pur sapendo che è sbagliato e tendiamo a fare lunghi giri, nel cuore e poi nella testa, per giustificare una cosa ingiustificabile.
"Monti" e "avvallamenti" ci sono familiari, li conosciamo bene, la nostra tradizione di Chiesa ne ha sempre parlato. Più difficile è accorgersi di quando si percorrono "vie tortuose", perché esse hanno esattamente lo scopo di confonderci, per evitare di fare attenzione al male che si sta scegliendo. Percorrere "vie tortuose" mescola tutti i sapori, rendendoci confusi su tutto, incapaci di sentire il gusto delle cose e di cogliere il bene. Questa "tortuosità" è forse il punto cruciale del nostro tempo. Oggi spesso le persone tengono insieme vite diverse, a volte con posizioni inconciliabili tra loro. Lo fanno per non dover scegliere, perché scegliere richiede una rinuncia, prendere una posizione e dire no a qualcosa che attira il cuore. Per evitare tutto ciò si fanno "lunghi giri" interiori, chiedendo agli altri di non giudicare, di aver rispetto, di avallare qualcosa che noi per primi fatichiamo ad accettare.
Chiediamo al Signore la forza e la lucidità per riconoscere e porre mano a queste "sconnessioni interiori", per poterci disporre all'accoglienza di una Parola libera, efficace, di speranza, che aspetta solo di "accadere" nella nostra vita per renderci testimoni di una salvezza possibile. Ecco il nostro compito per l'Avvento e, più in generale, per la vita.
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