V Domenica del Tempo Ordinario (C)
Letture Patristiche

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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.


ANNO C - V Domenica del Tempo Ordinario

DOMENICA «DELLE PRIME VOCAZIONI»

Isaia 6,1-2.3-8 • Salmo 137 • 1 Corinzi 15,3-8.11 • Luca 5,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)


1. La barca di Pietro (Ambrogio, In Luc., 4, 68-72)
2. Conoscere la propria anima (Ambrogio, Hexaemeron, 6,50)
3. L'umiltà e la dote del predicatore dell’Evangelo (Ludolfo il Certosino, Vita Dom. Christi, 1,29)
4. Perché Gesù sceglie dei pescatori (Ilario di Poitiers, In Matth., 3,6)
5. Cristo sceglie per apostoli dei pescatori (Sant'Agostino, dai «Discorsi»)


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1. La barca di Pietro

"Montato su una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra" (Lc 5,3). Appena il Signore ebbe operato alcune guarigioni, né il tempo né il luogo furono più sufficienti a trattenere la folla dal desiderio di essere risanata. Cadeva la sera, ma la folla lo seguiva; incontrano il lago e la folla gli è da presso; per questo sale sulla barca di Pietro. È questa la barca che, secondo Matteo, è scossa dalle onde, e che, secondo Luca, si riempie di pesci, perché tu riconosca gli inizi così tempestosi della Chiesa, e i tempi successivi così fruttuosi. I pesci sono infatti coloro che navigano nel mare della vita. Là, Cristo dorme ancora presso i discepoli, qui egli dà ordini; dorme per coloro che tremano, veglia tra quanti sono già fortificati. Ma dal Profeta hai già sentito dire in qual modo dorme Cristo: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2).
Opportunamente san Matteo non tralascia di testimoniare la manifestazione della potenza divina, quando narra che Cristo comanda ai venti (cf. Mt 8,26). Non si tratta infatti di scienza umana - come avete udito dai Giudei quando dicevano: «Con una parola comanda agli spiriti» - ma c'è il segno della potenza celeste, allorché il mare agitato si calma, gli elementi obbediscono all'ordine della voce divina, gli oggetti insensibili acquistano il senso dell'obbedienza.
Il mistero della presenza divina si rivela quando i flutti del mondo si calmano, quando una parola sconfigge lo spirito immondo: ma questo aspetto non sopprime l'altro, ma l'uno e l'altro vengono esaltati. Riconosci il miracolo nel comportamento degli elementi, l'insegnamento nei misteri.
Dunque, poiché san Matteo aveva già fatto la sua scelta, san Luca preferisce parlare della barca nella quale pescava Pietro. La barca che ospita Pietro non è scossa dalle onde; è scossa quella che ospita Giuda. Benché navigassero i molteplici meriti dei discepoli, tuttavia quest'ultima era turbata dalla perfidia del traditore. Nell'una e nell'altra, c'era Pietro; chi è ben saldo per la sua fede, è però turbato dai demeriti altrui. Guardiamoci dunque dal perfido, guardiamoci dal traditore, affinché la maggior parte di noi non sia agitata dai flutti a causa di uno solo. Non è turbata la nave, nella quale naviga la prudenza, la perfidia è assente, respira la fede. Come poteva essere agitata la nave, di cui era pilota colui sul quale poggia il fondamento della Chiesa? C'è dunque turbamento là dove la fede è debole; c'è sicurezza dove la carità è perfetta.
E infine, benché il Signore comandi agli altri di gettare le reti, solo a Pietro dice: "vai al largo" (Lc 5,4), cioè avventurati nel mare profondo delle dispute. Che cosa c'è infatti di così alto come vedere l'altezza dei misteri, riconoscere il Figlio di Dio, proclamare la sua divina generazione? Sebbene lo spirito umano non possa comprenderla pienamente con la penetrazione della ragione, tuttavia la pienezza della fede può abbracciarla. Infatti, anche se non mi è concesso di sapere come egli è nato, tuttavia non mi è permesso ignorare il fatto che egli è nato; ignoro il modo della sua generazione, ma ne riconosco la verità. Non eravamo là, quando il Figlio di Dio era generato dal Padre; ma eravamo là quando dal Padre fu dichiarato Figlio di Dio.
Se non crediamo a Dio, a chi crediamo? Tutto ciò che crediamo, lo crediamo per avere visto o per avere udito. Ebbene, la vista sovente si inganna, ma l'udito fa fede. Vogliamo discutere della veridicità del testimone? Se attestassero persone dabbene, giudicheremmo sconveniente non creder loro: qui Dio afferma, il Figlio prova, il sole che si eclissa lo riconosce, la terra tremando lo testimonia (cf. Mt 27,45-51; Lc 23,44).
La Chiesa è condotta da Pietro nel mare alto delle dispute, per vedere, da un lato, il Figlio di Dio che risorge, e dall'altro lo Spirito Santo che si effonde.
Che cosa sono le reti dell'apostolo, che il Signore gli ordina di gettare, se non il significato delle parole, il senso del discorso, le profondità delle dispute, che non lasciano più sfuggire coloro che ne sono presi?
Ed è giusto che gli strumenti della pesca apostolica siano le reti, perché le reti non fanno morire chi vi è preso, ma lo conservano, lo traggono dalle profondità alla luce e dal fondo conducono in alto chi fluttuava sott'acqua.

(Ambrogio, In Luc. 4, 68-72)

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2. Conoscere la propria anima

Conosci dunque te stessa, o anima bella: tu sei l'immagine di Dio. Conosci te stesso, o uomo: tu sei la gloria di Dio. Ascolta in qual modo ne sei la gloria. Dice il Profeta: "La tua scienza è divenuta mirabile provenendo da me", cioè: nella mia opera la tua maestà è più ammirabile, la tua sapienza viene esaltata nel senno dell'uomo. Mentre io considero me stesso, che tu cogli anche nei pensieri segreti e negli intimi sentimenti, io riconosco i misteri della tua scienza.
Conosci dunque te stesso, o uomo, quanto grande tu sei e vigila su di te perché, una volta o l'altra, incappando nei lacci del diavolo che ti dà la caccia, tu non ne divenga preda, perché tu per caso non finisca nelle fauci di quel tetro leone che ruggisce "e va in giro cercando chi divorare". Bada a te, considerando che cosa in te entra, che cosa ne esce. Non parlo del cibo, che viene digerito ed espulso, ma parlo del pensiero, alludo alle parole. Non entri in te il desiderio del talamo altrui, non si insinui nella tua mente; il tuo occhio non rapisca, il tuo animo non chiuda in sé la bellezza d'una donna che passa; la tua parola non escogiti trame di seduzione, non le conduca innanzi con l'inganno, non ricopra il prossimo con maldicenze calunniose. Iddio ti ha fatto cacciatore, non conquistatore; egli che ha detto: "Ecco mando molti cacciatori", cacciatori non di colpe, ma di perdono, cacciatori non di peccati, ma di grazia. Tu sei pescatore di Cristo, al quale si dice: "Da questo momento darai la vita agli uomini". Getta le tue reti, getta i tuoi sguardi, getta le tue parole, così da non opprimere nessuno, ma da sostenere chi vacilla. "Bada", dice, "a te stesso". Sta' saldo per non cadere, corri in modo da guadagnare il premio, gareggia così da resistere sino alla fine, perché la corona è dovuta soltanto a un combattimento regolare. Tu sei un soldato: spia con attenzione il nemico, perché di notte non strisci sino a te; sei un atleta: sta' più vicino all'avversario con le mani che con il volto, perché non colpisca il tuo occhio. Lo sguardo sia libero, astuto l'incedere per stendere a terra l'avversario quando ti si precipita contro, per serrarlo fra le braccia quando si ritrae, per evitare le ferite con la vigilanza dello sguardo, per impedirle assalendolo con decisione. Se poi sarai ferito, bada alla tua salute, corri dal medico, cerca il rimedio della penitenza.
Bada a te stesso, perché hai una carne pronta a cadere. Venga a visitarti, medico buono delle anime, la parola divina, sparga su di te gli insegnamenti del Signore come rimedi salutari.
Bada a te stesso, perché le parole celate nel tuo cuore non siano inique; serpeggiano infatti come veleno e causano contagi mortali. Bada a te stesso, per non dimenticare Iddio che ti ha creato e non pronunciare inutilmente il suo nome.

(Ambrogio, Hexaemeron, 6,50)

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3. L'umiltà e la dote del predicatore dell’Evangelo

Quando lo stupore e l'ammirazione si impadronirono di Simon Pietro e dei suoi compagni e l'animo tutto si raccolse su quei fatti straordinari, Pietro, comprendendo che ciò non poteva essere opera dell'umana forza, umilmente si gettò ai piedi di Cristo riconoscendo in lui il suo Signore, dicendogli: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" (Lc 5,8s) e non sono degno di stare in tua compagnia. Allontanati da me, poiché sono un comune mortale, mentre tu sei il Dio-uomo; io peccatore, tu santo; io il servo, tu il Padrone. Quante cose mi dividono da te: la debolezza della mia natura, l'abiezione della colpa, il peccato. Si considerò indegno di trovarsi in presenza di una persona così santa. Questo dimostra quanto si debba temere di toccare le cose sante, di stare attorno all'altare e di accostarsi all'Eucaristia.
Cristo, però, confortò Pietro spiegandogli che pescare voleva dire essere pescatori di uomini e questo avrebbe dovuto fare. Gli disse dunque: Non aver paura, non meravigliarti, ma piuttosto rallegrati e credi che sei destinato ad una pesca più grande: avrai un'altra barca e altre reti. Finora hai preso i pesci con le reti, d'ora in poi - cioè in un prossimo futuro - prenderai gli uomini con la parola, e con la dottrina salutifera li condurrai sulla via della salvezza, poiché tu sei chiamato al servizio della Parola.
La Parola di Dio è stata paragonata all'amo, poiché come l'amo non prende il pesce se non viene ingoiato, così anche l'uomo per la vita eterna prende la Parola di Dio solo se custodisce nell'anima la Parola di Dio. "D'ora in poi sarai pescatore di uomini", vuol dire che, dopo quanto è accaduto, prenderai gli uomini; cioè, dato che ti sei umiliato, a te spetterà d'ufficio di pescare gli uomini; l'umiltà infatti ha il potere di attirare ed è cosa buona e giusta che coloro i quali, pur avendo autorità, sanno non esaltarsi nell'essere a capo degli altri...
In Pietro - che per tutta la notte nulla aveva preso, ma dopo aver gettato le reti alle parole di Cristo fece una pesca abbondante, eppure nelle parole: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore", non si attribuisce altro che la colpa - abbiamo l'immagine di colui che predica il Vangelo. Quando fa assegnamento soltanto sulla propria forza, non ricava alcun utile, sostenuto però dalla potenza divina ottiene grandi frutti.
Pietro si gettò ai piedi di Gesù dopo aver catturato una enorme quantità di pesci. Questo ci insegna che il predicatore, catturando con la sua eloquenza un gran numero di uomini, deve umiliarsi interamente davanti a Dio e a lui deve riconoscere ogni cosa, a sé invece nulla se non gli errori. Allora troverà forza nel Signore che gli dirà: Non aver paura, avrai in futuro un successo ancora più grande: d'ora in poi catturerai un maggior numero di uomini.

(Ludolfo il Certosino, Vita Dom. Christi, 1,29)

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4. Perché Gesù sceglie dei pescatori

La scelta dei pescatori (cf. Mt 4,18-22) illustra l'attività del loro futuro incarico derivante dal loro mestiere umano: gli uomini, alla stregua dei pesci tirati su dal mare, debbono emergere dal secolo verso un luogo superiore, ossia verso la luce del soggiorno dei cieli.
Abbandonando mestiere, patria, casa, ci insegnano, se vogliamo seguire Cristo, a non essere trattenuti né dall'inquietudine della vita nel mondo, né dall'attaccamento alla casa paterna.
La scelta di quattro apostoli all'inizio, insieme alla veracità dei fatti, dal momento che questi sono effettivamente avvenuti, prefigura il numero futuro degli evangelisti.

(Ilario di Poitiers, In Matth., 3,6)

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5. Cristo sceglie per apostoli dei pescatori

Il beato apostolo Pietro, mentre stava sul monte col Signore e con gli altri due discepoli di Cristo, Giacomo e Giovanni, sentì una voce che veniva dal cielo: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mc 17,5).
L'apostolo lo ricorda nella sua lettera e ne dà testimonianza dicendo: «Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte». Poi soggiunge: «E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti» (2Pt 1,18-19).
Questo Pietro, che parla così, era un pescatore: e ora merita gran lode come predicatore, né in lui si potrebbe più riconoscere il pescatore. Perciò l'apostolo Paolo, rivolgendosi ai primi cristiani, disse: «Considerate la vostra vocazione fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1,26-29).
Se Cristo infatti avesse scelto per dare inizio alla sua opera un oratore, questi direbbe: sono stato scelto per la mia eloquenza. Se avesse scelto un senatore,costui potrebbe dire: sono stato scelto per la mia dignità. Se avesse scelto un imperatore, questi potrebbe dire: sono stato scelto per la mia potenza.
Tacciano e si facciano aspettare costoro, si calmino un poco. Non che debbano essere abbandonati né disprezzati; ma siano tenuti un po' in disparte quanti si possono vantare di se stessi.
Dammi, egli dice, quel pescatore; dammi quell'ignorante, quell'impreparato; dammi quello con cui il senatore non si degna di parlare nemmeno quando compra il pesce: dammelo. Quando l'avrò trasformato, sarà chiaro che sono io ad agire. Benché, anche nel senatore e nell'oratore e nell'imperatore agirò io; ma, sebbene io agisca nel senatore, tanto più sicuramente ciò sarà nel pescatore. Il senatore può vantarsi di se stesso, così pure l'oratore o l'imperatore; il pescatore, non può gloriarsi che del Cristo. Venga, venga per primo il pescatore, a insegnare l'umiltà che salva;dopo di lui potrà passare meglio anche l'imperatore. Ricordate perciò il pescatore santo, giusto, buono, pieno di Cristo, che ha avuto la missione di prendere nelle sue reti gettate in tutto il mondo insieme agli altri popoli, anche questo. Ricordatevi che ha detto: «Abbiamo conferma migliore della parola dei profeti» (2Pt 1,19).

(Sant'Agostino, dai «Discorsi»)



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