Tempo ordinario (C) [1] - 2019

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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2a domenica del Tempo ordinario (20 gennaio 2019)
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)

3a domenica del Tempo ordinario (27 gennaio 2019)
Oggi si è compiuta questa Scrittura (Lc 4,21)

4a domenica del Tempo ordinario (3 febbraio 2019)
Tutti gli davano testimonianza (Lc 4,22)

5a domenica del Tempo ordinario (10 febbraio 2019)
Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)

6a domenica del Tempo ordinario (17 febbraio 2019)
Beati voi, poveri. Guai a voi, ricchi (Lc 6,20.24)

7a domenica del Tempo ordinario (24 febbraio 2019)
Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso (Lc 6,36)

8a domenica del Tempo ordinario (3 marzo 2019)
L'uomo buono dal suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45)



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2a domenica del Tempo ordinario (20 gennaio 2019)
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)

Le letture di questa domenica sottolineano la certezza dell'intervento salvifico di Dio e la generosità con cui avrà luogo. Noi uomini siamo abituati a misurare i doni che facciamo, Dio no. La presenza di Dio tra gli uomini si manifesta come massima in Cristo Gesù. È una presenza che ora continua nell'abbondanza dei carismi e dei doni dello Spirito concessi ai credenti. Con Gesù giunge l' "ora" attesa e annunciata dai profeti; in Lui Dio manifesta la sua gloria, in Lui si realizzano le nozze di Dio con l'umanità. Giovanni, l'evangelista, intende presentare nel "vino" delle nozze di Cana Gesù stesso, la sua capacità di dare gioia, vita, senso e pienezza all'uomo.
Tutto avviene con la mediazione di Maria: "Qualunque cosa vi dica, fatela". Maria comunica ai servitori la sua totale fiducia di discepola. Così facendo sembra quasi sfidare Gesù a prendere coscienza che è giunto il momento di agire, di camminare verso la realizzazione della propria missione. La madre non conosce ciò che Lui dirà, ma crede in Lui. Maria è proposta a noi che leggiamo come la prima credente, la prima a porre una fiducia incondizionata nella Parola fatta carne. Gesù dà due ordini prontamente eseguiti dai servi; segnalano a noi che leggiamo che solamente l'obbedienza alla Parola "riempie" le anfore di pietra, purifica e salva. Ascoltiamo in questa settimana la Parola che il Signore con abbondanza ci rivolge e, come i servi della pagina evangelica, mettiamola in pratica.

Testimonianza di Parola vissuta

EROISMO QUOTIDIANO

In Nigeria, una complicata situazione che coinvolge vecchie e nuove problematiche - interessi economici legati al petrolio, fondamentalismi islamici, conflitti etnici -, ha gettato il Paese in una spirale di violenza con molti morti. Dal 2008 è iniziata una grande persecuzione dei cristiani soprattutto nel Nord. Tanti della tribù Igbo in questi anni sono stati uccisi e per vendetta hanno iniziato una faida con gli Hausa, l'etnia a prevalenza musulmana che vive in maggioranza a Onitsha.
Un giorno, al mercato dove lavoro, alcuni giovani hanno attaccato un hausa, scatenando il panico. Pensando a Gesù in quel prossimo sono riuscita con l'aiuto di altri commercianti a strapparlo dalle loro mani e a nasconderlo in uno dei nostri piccoli negozi. Poi abbiamo raccolto le sue carote e le abbiamo vendute. La sera tardi è stato possibile liberarlo e, accompagnatolo in un posto sicuro, gli abbiamo dato il ricavato della vendita. Tempo dopo si è presentato lo stesso problema, mentre io non ero al mercato. Al mio ritorno, i colleghi mi hanno raccontato che quel giorno un hausa stava vendendo cipolle quando di colpo sono iniziate le violenze. Ricordando cosa io avevo fatto, si sono comportati allo stesso modo. Due settimane dopo, questo signore è tornato a ringraziarci felice.

Charity di Onitsha

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3a domenica del Tempo ordinario (27 gennaio 2019)
Oggi si è compiuta questa Scrittura (Lc 4,21)

La parola di Dio proclamata al popolo rappresenta il contenuto essenziale dell'odierna liturgia. Gesù dà inizio alla sua attività pubblica commentando la Sacra Scrittura nella sinagoga di Nazareth. La parola di Dio ha preso corpo in Cristo e si esplica ora nei carismi, che sono dati alla comunità dei credenti. Il Dio che amiamo e nel quale crediamo non è un dio muto. È un Dio vivente, che parla alla sua creatura. Egli si è rivelato nei modi più svariati.
Ma è soprattutto in Gesù che la parola di Dio prende corpo e si rivolge all'uomo; da scrittura o semplice parola diventa persona. Gesù inaugura la sua attività pubblica con il lieto annuncio, fatto ai concittadini di Nazareth, che la "Scrittura oggi si è compiuta". Egli è il "consacrato" dallo Spirito che porta la salvezza ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi. Con Lui il regno di Dio è finalmente presente e fa sì che la salvezza non sia più una speranza, ma si concretizzi come liberazione dal male nella vita di ogni uomo, in particolare degli oppressi. Gesù rivela che nella sua persona, ora, in quest'oggi di Dio, la parola si compie. È una grazia che giunge a noi attraverso la Parola. Sappiamo che le parole di Gesù chiedono di essere incarnate in vite concrete per gli altri, proprio come Lui che ha dato vita alla parola del profeta Isaia.

Testimonianza di Parola vissuta

IL POPOLO DELLA PAROLA DI VITA

Io e mia moglie venivamo da una educazione cristiana tradizionale. E tutta la nostra esperienza di vita cristiana si è fermata al tempo della Cresima. Comunque, quando è venuto il momento di sposarci, poi abbiamo deciso di farlo in chiesa.
I primi anni di matrimonio sono stati un po' difficili. Ci volevamo bene, ma il nostro rapporto non era profondo. Sorgevano continue liti e incomprensioni. Un giorno, tornando a casa, trovai mia moglie che piangeva disperata. Bisognava fare qualcosa, e allora ci siamo detti: "Perché non proviamo ad andare in chiesa?". E abbiamo così cominciato a frequentare la chiesa-negozio: un piccolo locale, con gente che si accalcava e tanti bambini fin sotto l'altare. Per la prima volta, lì abbiamo sentito dire che Dio è Amore, che ci ama personalmente, che ci accetta così come siamo, non è nascosto da qualche parte, ma vuole essere qui tra noi, e se ci amiamo nel suo nome, egli si fa presente . E questo può avvenire non soltanto in chiesa, ma ovunque, anche in famiglia.
Domenica dopo domenica, queste parole ci sono sembrate più vere, perché vedevamo che la gente si voleva bene ed era contenta. Stavamo scoprendo un volto nuovo della Chiesa, e così siamo entrati a far parte del "gruppo della Parola di Vita". Poi abbiamo conosciuto altri gruppi parrocchiali che stavano facendo la nostra stessa esperienza, e ci siamo resi conto che dietro quella vita c'era tutto un popolo nuovo, del quale ora anche noi facciamo parte.

F. e D.

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4a domenica del Tempo ordinario (C) (3 febbraio 2019)
Tutti gli davano testimonianza (Lc 4,22)

Il messaggio odierno verte sulla vocazione profetica. Profeta è colui che fa una reale esperienza di Dio, che si lascia prendere dalla sua parola in modo tale che niente lo può scoraggiare dal testimoniare l'amore di Dio. Come Geremia, come Gesù, ogni vita profetica è chiamata a fare la dura esperienza della persecuzione. In ogni caso sarà però sempre l'amore ad avere il sopravvento. Non possiamo ignorare né sottrarci alla missione che ci è stata affidata. Gesù si riconosce profeta, vive e agisce come tale. In effetti con Lui è iniziato l'anno di grazia del Signore, in Lui s'è adempiuta la scrittura annunciante il Messia. Se non compie alcun segno a riprova delle sue affermazioni, è perché nei suoi concittadini c'è solo curiosità, manca la fede; a questo atteggiamento subentra la pretesa e allora tutto si blocca e diventa rifiuto.
Anche noi siamo chiamati nella vita quotidiana a dare testimonianza a Gesù e al suo messaggio. E lo sappiamo: la testimonianza parte dalla fiducia nella persona di Gesù, in quanto ha fatto e detto. Sappiamo che Egli ha vissuto in pieno la vita umana, che è passato attraverso tutti gli abissi della vita, fino a quando la sua esistenza ha trovato conclusione al di fuori della città, in uno stato di abbandono totale, appesa ad una croce. E se Gesù ha percorso questo cammino ogni sofferenza, ogni miseria umana è diventata speranza e in ogni croce è già presente la risurrezione. Di questo noi cristiani siamo testimoni!

Testimonianza di Parola vissuta

IL SEGNO CHE ASPETTAVO

Alla nona settimana di gravidanza ho contratto la rosolia. I giorni successivi sono stati i più duri della nostra vita coniugale: ci siamo trovati davanti a un problema più grande di noi. Avevamo sempre cercato di vivere secondo il Vangelo, ma quella volta la prima reazione è stata di paura. Secondo i medici, la possibilità di avere un bambino normale si riduceva al 5 per cento. Avendo già tre figli, il rischio di averne un altro diverso ci avrebbe creato dei problemi angosciosi. E il rifiuto della gravidanza, ragionando con la mentalità corrente, sembrava la soluzione più giusta.
Mio marito mi lasciava libera di decidere, ma io desideravo che lui mi dicesse di accettarlo, come nel mio cuore di mamma avevo già fatto fin dal primo istante. Credo di non aver mai pregato così intensamente. A un certo punto lui mi fa: E se questo figlio non avesse niente o poco? Era il segno che aspettavo! Ci siamo abbracciati e da quel momento ci siamo sentiti più uniti. Dopo sei mesi è nato un bellissimo bambino.

J. O.

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5a domenica del Tempo ordinario (C) (10 febbraio 2019)
Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)

Ogni vero incontro con Dio non lascia mai l'uomo come prima: lo cambia, lo rende cosciente delle proprie responsabilità. È quello che succede a Pietro e compagni allorché incontrano Gesù: mentre da una parte provano sgomento, perché si trovano peccatori, dall'altra ne sono affascinati e scoprono la loro vocazione. Essa consisterà nell'annunciare l'opera di salvezza del Signore.
La vocazione narrata dal vangelo odierno è incentrata attorno alla potenza ed efficacia della parola del Signore. La ressa per ascoltare la parola di Dio costringe Gesù ad ammaestrare le folle dalla barca: questo dice già chiaramente l'interesse per la sua predicazione. Il miracolo della pesca non fa che ribadire la potenza della sua parola e ne prepara uno ancora più grande: il cambiamento di Pietro e compagni. Quella di Gesù sembra una richiesta assurda, come testimoniano le parole di Simone. Eppure egli aggiunge "ma sulla tua parola getterò le reti". Anche se la sua esperienza lo consiglia di non ascoltare, egli decide di fidarsi della Parola. Simone ha udito questa parola autorevole e l'ha vista in azione nelle guarigioni operate nella sua famiglia e sulla soglia della sua casa. E il risultato è sorprendente: obbedendo alla Parola, "facendo" la Parola, "presero una quantità enorme di pesci". Anche noi, in questa settimana, costruiamo la nostra vita sulla parola, che Dio ci rivolge: ascoltiamola e mettiamola in pratica.

Testimonianza di Parola vissuta

INCOMUNICABILITÀ

Dopo anni di matrimonio, con mia moglie eravamo arrivati a una situazione di grave incomunicabilità. Qualsiasi cosa dicessimo per chiarirci le posizioni e le motivazioni delle nostre azioni, sembrava di mettere benzina sul fuoco al punto da arrivare a rinfacciarci che tra noi, in fondo, non era mai esistita una vera comunione. Giorni d'inferno hanno riempito la nostra vita. Quanto ai figli, anche se fuori di casa, avvertivano anche loro questo profondo disagio.
Un giorno in cui mi sentivo particolarmente oppresso interiormente ho chiesto aiuto a Dio. Poco dopo, mentre sfogliavo una rivista sul tram, ha colpito la mia attenzione un articolo sull'importanza di dare fiducia all'altro. Era proprio quello di cui avevo bisogno! Ho capito che, piuttosto che analizzare azioni e parole, dovevo ridare fiducia a mia moglie, dimostrandole di credere in lei. Ci ho provato, e questo cambio di atteggiamento ha dato i suoi frutti. Dopo giorni di silenzio, mia moglie ed io abbiamo ripreso un dialogo nuovo.

F. T.

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6a domenica del Tempo ordinario (C) (17 febbraio 2019)
Beati voi, poveri. Guai a voi, ricchi (Lc 6,20.24)

Non si può vivere senza ideali. Ognuno cerca un punto di appoggio nella vita, che le dia un senso e possibilità di riuscita. L'odierna liturgia indica in Dio la realtà in cui l'uomo deve confidare. Ma ciò è possibile solo al povero, a colui che ha rigettato gli idoli dell'uomo: solo costui può gustare la beatitudine del regno di Dio. Chi confida in Dio non resterà deluso: per la sua potenza infatti Cristo è risorto ed è possibile la risurrezione dai morti. Il vangelo di questa domenica offre al nostro ascolto le beatitudini presentate da Luca. Vediamo subito che Luca è meno completo nel numero delle beatitudini, ma ne coglie perfettamente il significato di fondo.
In questa pagina, Gesù delinea due modi di concepire e sui quali costruire la vita: o "per il regno di Dio", o "per la propria consolazione"; cioè o in funzione esclusivamente di questa vita o in funzione della vita eterna. Questo vuole metterci in luce Luca col "beati voi poveri… Guai a voi, ricchi". Gesù non canonizza semplicemente tutti i poveri, gli affamati, quelli che piangono e sono perseguitati, come non demonizza semplicemente tutti i ricchi, i sazi, coloro che ridono e sono applauditi. La distinzione è più profonda; si tratta di sapere su che cosa uno fonda la propria sicurezza, su quale terreno sta costruendo l'edificio della sua vita: se su ciò che passa o su ciò che non passa. Sul piccolo io o su Dio. Sul me o sul noi. Sull'egoismo o sull'amore.

Testimonianza di Parola vissuta

IL "SIGNOR NESSUNO"

Quale direttore generale di una azienda sanitaria, ero stato sospettato di avere pagato delle tangenti a fronte di un importante incarico di consulenza. Senza alcuna richiesta di chiarimenti dalla Procura, sono stato costretto ad abbandonare ogni attività lavorativa di carattere pubblico e privato e in un baleno sono diventato il "signor nessuno".
Tutto attorno a me si muoveva come se fossi colpevole. Ho sentito la morte dentro di me, e l'ho anche fortemente desiderata. Dio stesso sembrava scomparso. Unico sostegno la vicinanza di una persona cara: «Gesù abbandonato ti ha voluto un po' simile a sé. La prova passerà, ma resterà nella tua anima la ricchezza del tuo amore a lui».
Dopo otto anni di deserto e angoscia ho visto riconosciuta la mia innocenza. Quei momenti d'inferno si sono rivelati la più fantastica e ricca esperienza della mia vita.

M. B.

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7a domenica del Tempo ordinario (C) (24 febbraio 2019)
Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso (Lc 6,36)

Accanto alle tante ideologie, che pongono nella forza la soluzione dei problemi dell'uomo, il cristianesimo si pone come dottrina - avvenimento che indica nell'amore, nella non violenza, nel rispondere al male col bene, la salvezza umana. Questi sono i nuovi rapporti annunciati e vissuti da Gesù, costituenti quella nuova umanità inaugurata nella sua vita e che alla fine troverà perfetto compimento.
È naturale amare le persone che ci vogliono bene, aiutare chi ci può ricambiare. Le cose si complicano con chi ci offende, ci deruba e ci fa del male. La reazione immediata è la violenza, l'aggressività e se la catena non si rompe, resteremo sempre impigliati in un clima di odio. Solo l'amore risulta l'atteggiamento più adeguato per ogni circostanza, anche al nemico. Al male occorre rispondere col bene: è l'unico modo per vincerlo o almeno bloccarlo. Ciò deve avvenire mediante azioni esterne e corrispondenti atteggiamenti interiori: è dall'intimo del cuore che dobbiamo amare il nemico.
Non si tratta di un nuovo codice di comportamento, migliore di altri, ma semplicemente essere figli del Padre celeste. E il Padre va imitato non solo per la sua bontà verso gli ingrati e i cattivi, ma anche nella sua misericordia, ossia nel perdonare e nel dare. Cerchiamo in questa settimana di imitare il Padre nel suo amore coerente e creativo. Come ha fatto Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

CONTAGIARE CON L'AMORE

Un sabato, dopo aver accompagnato a scuola mio figlio, ero entrata in chiesa per una breve preghiera sedendomi all'ultimo banco. Ad un tratto, nella chiesa deserta, entra una persona che, avvicinatasi a me, mi strappa la borsa poggiata sulle gambe e fugge via. Il panico: mio marito era in Spagna per lavoro e senza chiavi non sarei potuta rientrare a casa… Avevo in borsa anche tutti i documenti… In uno slancio istintivo mi precipito fuori dalla chiesa, mentre lo scippatore accendeva la sua moto per fuggire. Mi sono aggrappata al suo braccio, pregandolo di lasciarmi le chiavi e i documenti… Mi ha trascinata un po' facendomi cadere e poi è riuscito a fuggire.
Una giovane coppia che aveva assistito alla scena si è subito avvicinata per aiutarmi. Lui, medico, verificato che avevo solo delle contusioni, ha inveito contro lo scippatore con durezza: "Tanto questi prima o poi muoiono tutti; l'Aids fa giustizia". A queste parole, che mi hanno fatto male più dei lividi, ho risposto con tutto l'amore possibile: a me sembrava un povero disgraziato che chissà quali situazioni drammatiche potevano aver spinto a quel gesto disperato. La rabbia del mio soccorritore è svanita e mi ha dato ragione.
Mentre andavo via, riflettendo che solo l'amore può vincere sul male e sull'odio, interrompendo la catena di situazioni negative, poco più avanti ritrovo la mia borsa gettata sul lato della strada: dentro c'era l'intero contenuto e anche i soldi.

C. L.

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8a domenica del Tempo ordinario (C) (3 marzo 2019)
L'uomo buono dal suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45)

Gesù sta parlando ai discepoli e per farsi intendere usa alcuni paragoni. Il primo (che Gesù chiama parabola): se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadono in un fosso. Il secondo paragone è quello della pagliuzza e della trave nell'occhio. Il terzo è l'albero buono e l'albero cattivo.
L'impressione immediata è che Gesù stia richiamando l'attenzione sulle opere, come se dicesse: sarete giudicati non in base al messaggio che offrite, ma in base ai segni che saprete costruire. Ma Gesù vuole richiamare la nostra attenzione sulla sorgente delle nostre azioni buone o cattive. Il vero problema perciò è di mutare l'interno, la sorgente. Per questo Luca ricorda che "l'uomo buono dal suo cuore trae fuori il bene".
Nel linguaggio di Gesù il cuore, che qui è paragonato ad un deposito, è il nocciolo della personalità, il punto centrale che colora di sé pensieri, atteggiamenti e azioni. Allora Gesù ci propone per prima cosa di coltivare un cuore buono. Perché non si tratta solo di fare cose "di cuore"; sappiamo infatti per esperienza che si possono fare di cuore anche cose sbagliate, ma di fare cose che provengono da un cuore buono, retto, capace di discernere il giusto e l'ingiusto.

Testimonianza di Parola vissuta

ACCOGLIENZA

"Accoglierò due degli immigrati mandati via dal Cara di Castelnuovo di Porto (centro di accoglienza immigrati in provincia di Roma). Sto formalizzando l'istruttoria necessaria e dovrebbero arrivare proprio in queste ore. Li ospiterò nella foresteria di una delle mie aziende, ad Anagni (RM). Come cristiano sento il dovere di farlo, non posso certo rimanere indifferente davanti a questa tragedia".
Così l'imprenditore Francesco Borgomeo, presidente del gruppo Saxa Gres con vari stabilimenti in Ciociaria (RM) e uno anche in Umbria, spiega (con la ritrosia propria di chi non ama farsi pubblicità) che "quando è iniziata tutta la vicenda del Cara di Castelnuovo di Porto ho avvertito forte l'esigenza di fare qualcosa. È stata come una necessità etica quella di mettermi in qualche modo a disposizione come cristiano. E anche come italiano, figlio di quei padri che pure hanno conosciuto l'emigrazione. E così ho deciso di ospitare due di quei giovani nella foresteria della mia azienda. Ma poi voglio proporre loro anche la possibilità di un percorso formativo e quindi lavorativo".
Francesco Borgomeo, mette a disposizione anche il suo impegno da imprenditore illuminato, mosso da una formazione cristiana con gli studi in Filosofia alla Gregoriana e la formazione dai Gesuiti.
Il nome dell'azienda Saxa Gres non è stato scelto a caso: Saxa che in latino vuol dire "pietra", come la pietra angolare da far diventare testata d'angolo per storie imprenditoriali, ma ora anche di solidarietà.

(tratto da Avvenire, 1 febbraio 2019)

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