Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
1a domenica di Quaresima (C) (10 marzo 2019)
Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1)
2a domenica di Quaresima (C) (17 marzo 2019)
Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo ( Lc 9,33)
3a domenica di Quaresima (C) (24 marzo 2019)
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3.5)
4a domenica di Quaresima (C) (31 marzo 2019)
Suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro (Lc 15,20)
5a domenica di Quaresima (C) (7 aprile 2019)
Gesù disse: neanch'io ti condanno (Gv 8,11)
Domenica delle Palme (C) (14 aprile 2019)
Questo è il mio corpo che è dato per voi (Lc 22,19)
1a domenica di Quaresima (C) (10 marzo 2019)
Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1)
La liturgia apre il periodo quaresimale invitando alla gratitudine per le opere meravigliose che il Signore compie nella nostra vita, all'impegno nella lotta contro il male, ad imitazione del Cristo che non cede alle provocazioni di satana.
Sappiamo per esperienza che la nostra fede è messa continuamente in crisi dalle potenze del mondo. Esse non hanno risparmiato neppure Gesù: lo hanno tentato più volte per farlo desistere dalla sua solidarietà con i poveri, per distoglierlo dalla sua missione di salvatore invitandolo ad usare a proprio vantaggio le doti che aveva. Ma il tempo della tentazione diventa per Gesù il luogo della vicinanza con Dio, il momento della sua radicale adesione a Lui. Così non si mostra solo "pieno di Spirito Santo", ma anche in grado di vincere il diavolo.
I beni terreni, il potere, il successo sono anche oggi gli idoli che si propongono come nostra salvezza. Sottrarsi alla loro attrattiva è difficile, ma per chi ha scelto Gesù e si lascia, come Lui, guidare dallo Spirito è possibile superarle, perché Gesù le ha già vinte. Noi, a partire dal nostro battesimo, siamo abitati dallo Spirito. È importante imparare ad ascoltare la sua voce; è necessario lasciarsi guidare dal nostro Maestro interiore, che è lo Spirito. E siccome lo Spirito è Amore "più amiamo, più ci disponiamo ad amare, più lo Spirito parla forte, perché dove è l'amore, è Lui che lo diffonde nei nostri cuori" (Chiara Lubich).
Testimonianza di Parola vissuta
LA PELLICCIA
Ero andata in un negozio di pellicce per vendere la mia: il ricavato per degli amici bisognosi, conosciuti durante un soggiorno in Africa con mio marito. La proprietaria del negozio ha voluto saperne di più. "Siamo andati – le ho risposto – non come turisti ma per conoscere quel popolo, condividere i valori e cercare di portare un aiuto in quanto cristiani". E lei: "Ho sempre avuto il desiderio di far qualcosa per chi si impegna per gli altri, ed ora forse attraverso di voi posso concretizzarlo…".
Oltre a pagar bene la mia pelliccia, la negoziante mi ha regalato una piccola volpe bianca di grande valore, da mettere in palio per una lotteria di beneficenza e mi ha fatto promettere di tornare spesso da lei per altri aiuta da fare... E tutto per una pelliccia che stava nell'armadio inutilmente.
T. G. - Italia
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2a domenica di Quaresima (C) (17 marzo 2019)
Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo ( Lc 9,33)
Dio si è impegnato in modo assolutamente gratuito con Abramo e in lui con tutta l'umanità. La "terra" che promette a quanti si affidano a lui è una "patria" diversa: somiglia a quella trasfigurazione del corpo in parte prefigurata dal Cristo sul monte e che giunge attraverso la nostra fedeltà al Padre e percorrendo la via della croce. La nostra patria è oltre: oltre noi stessi, oltre le cose. Ma noi siamo tentati di fermarci.
È quanto successe ai tre portati da Gesù sul monte per essere testimoni della sua manifestazione. Perché questo non succeda, dal vangelo odierno, tra le altre cose, possiamo cogliere due indicazioni. Gesù "mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto". Gesù si trasfigura mentre prega. L'uomo diventa ciò che prega. La seconda strada è indicata da un verbo, che è il vertice del racconto evangelico: "Ascoltatelo!". Chi ascolta Gesù diventa come lui. Ascoltarlo significa essere trasformati. La sua parola opera, chiama, fa esistere, guarisce, cambia il cuore, fa fiorire la vita, dona bellezza, è luce nella notte. Ascoltare Gesù per vivere come suoi discepoli, per vivere in comunione con lui ci permette di incontrare Dio. La parola del Signore è la sorgente e il fondamento della nostra fede.
Anche a noi il Padre dice: "questi è il Figlio mio, l'eletto": l'ascolto della Parola ci rende figli, ci cambia dentro. "Lampada ai miei passi è la tua parola" e quando vivi mettendo in pratica la parola sei nella luce, sei luce perché hai il cuore di Dio.
Testimonianza di Parola vissuta
DIO PER ME, DIO PER TUTTI
Questi quattro ultimi mesi della mia vita sono stati i più ricchi di domande e risposte. Vivo ad Algeri con la mamma, affetta da sclerosi che le impedisce i movimenti, e mia sorella di 13 anni.
Mio fratello nel settembre scorso è andato in Francia per studiare e il papà poco dopo lo ha raggiunto per fare degli esami clinici. Lì gli hanno diagnosticato una grave malattia ed è dovuto rimanere per curarsi. Mi sono ritrovato a dover rivestire il ruolo di padre. Era semplicemente impensabile per me, per la responsabilità che ciò comportava.
Le prime settimane sono state le più critiche. Facevo una cosa e ne dimenticavo dieci, e poi il pensiero per la malattia di papà mi logorava. Allora mi sono domandato: Dio esiste? E se esiste è Amore?
Più i giorni passavano, più cominciavo però a prenderci gusto. Vedere il sorriso della mamma quel giorno che sono rientrato a casa senza aver dimenticato neppure un dettaglio, è stata la risposta che tanto desideravo.
Ho capito che Dio ci ama, non importa il modo. Sia nella sofferenza che nella gioia Lui è Amore! E senza questo amore non sarei quello che sono ora! La sola cosa che posso dire è che Dio è in mezzo a noi: Dio per me, Dio per te, Dio per voi, Dio per tutti!
Un giovane musulmano
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3a domenica di Quaresima (C) (24 marzo 2019)
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3.5)
Ci vengono oggi presentati tre inviti alla conversione: la chiamata di Mosè perché si metta a servizio della liberazione del suo popolo dalla schiavitù d'Egitto; l'esortazione di Paolo alla comunità di Corinto per un retto comportamento cristiano; il richiamo di Gesù a Israele perché comprenda i segni dei tempi che lo invitano alla conversione. E la parola che ascoltiamo ci dice innanzitutto che la conversione è un'esperienza di Dio che porta alla scoperta dei fratelli. Poi la conversione ci viene presentata come cambiamento di vita.
Infine la conversione nasce dall'attenzione ai segni dei tempi e dall'accoglienza della Parola.
Spesso di fronte a catastrofi naturali o a sofferenze proprie o altrui, ci viene dentro una domanda: dov'era Dio in quel giorno o in quella notte? Dov'è Dio? Ci domandiamo nel giorno del dolore soprattutto quello innocente. Dio è, certamente, lì.
Spesso allora la domanda più giusta è: "dov'è l'uomo?". Se l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in costruttore di alleanze e di libertà, questa terra andrà in rovina perché fondata sulla sabbia della violenza e dell'ingiustizia. E sappiamo che a Dio sono sufficienti una canna incrinata, uno stoppino fumigante o dalla fiamma smorta… perché è un Dio paziente, speranzoso, fidente. Allora convertirsi è credere in questo Dio che si prende cura di quella zolla di terra che è il mio cuore. Dio si fida di me; io mi fido di Dio.
Testimonianza di Parola vissuta
HO PENSATO ALLA VENDETTA
Sono nata in una famiglia cristiana, ultima di cinque figli e sono cresciuta serenamente. Da oltre 10 anni vivo in Italia. Nel 1979 ho conosciuto una professoressa che conduceva una vita esemplare. Aveva fatto nascere in me una domanda: perché vive così? Non ho aspettato tanto a chiederglielo e mi ha detto con tanta semplicità che cercava di mettere in pratica il Vangelo.
Nel 1994 sono iniziati i massacri nel mio Paese. Anche la mia famiglia è stata duramente colpita: 39 tra fratelli e nipoti sono stati uccisi. Ero in preda allo sconforto. Piano piano mi sono ritrovata vuota di quei sentimenti che mi riempivano l'anima, mi sembrava che niente avesse più senso. A quel tempo lavoravo per la Croce Rossa in Kenya, per i profughi Rwandesi. Proprio lì mi sono trovata faccia a faccia con il nemico, con persone dell'altra etnia che avevano preso parte ai massacri. Ho pensato alla vendetta, mi sentivo confusa e ho chiesto aiuto a Dio, alle mie compagne che vivevano con me.
Un giorno mentre ero in Chiesa mi tornarono in mente le parole di Gesù sulla croce: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Avevo imparato che Lui aveva dato la vita per amore mio, così anch'io dovevo fare lo stesso. Il giorno dopo torno in ufficio, trovo una fila di gente, proprio quelli della mia città, che conoscevano mio padre e i miei fratelli. Anche loro vedendomi si sentono a disagio, cominciano a tornare indietro. Con forza vado loro incontro parlando nella nostra lingua, senza chiedere niente della mia famiglia, ma interessandomi alle loro necessità. Una gioia grande mi era tornata, mi sentivo libera d'amare come prima, e quando sono potuta tornare in Rwanda, sono andata a trovare in carcere l'uomo che aveva ucciso i miei fratelli per dirgli che lo avevo perdonato.
Dio aveva spalancato il mio cuore e, al posto della vendetta, mi faceva sperimentare il frutto del perdono.
P.W. – Rwanda
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4a domenica di Quaresima (CB) (31 marzo 2019)
Suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro (Lc 15,20)
Nel tema della riconciliazione potremmo vedere il messaggio fondamentale dell'odierna domenica. Da parte di Dio essa è l'amore del Padre che dona all'uomo, nella terra promessa una patria, nell'accoglienza del figliol prodigo una casa, ed una personalità, quella di Cristo. Da parte dell'uomo è accettazione e riconoscenza per il dono di Dio, il ritorno alla sua casa, la vita nuova in Cristo Gesù.
Centro della parabola del figlio prodigo non è tanto la conversione di quest'ultimo e la sua decisione di ritornare in famiglia, ma l'amore del Padre. Infatti quando il figlio "era ancora lontano, suo Padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò". E interrompe i discorsi che il figlio si era preparati, il suo proposito di tornare come servo. Il Padre è stanco di avere a che fare con dei salariati, dei servi, degli schiavi… invece che dei figli. Presto - dice - anello, abiti, calzari, un banchetto, una festa.
A lui non interessa condannare e neppure assolvere… non gli interessa giudicare o pareggiare i conti, ma esprimere un amore esultante, indistruttibile, incondizionato. Dio è esclusivamente Amore. E l'amore ridà la vita: il figlio minore che "era morto è tornato in vita, colui che era perduto è stato ritrovato". Questo fa la misericordia di Dio! Noi siamo chiamati ad essere misericordia come è misericordioso il Padre nostro celeste. Anche noi possiamo avere un cuore pieno di "compassione". Non un cuore servile, ma pieno di tenerezza.
Testimonianza di Parola vissuta
L'AMORE RIDÀ LA VITA
Svolgo da molti anni il lavoro di infermiera professionale. Un mattino, durante il giro del reparto, sono entrata dove c'era un uomo di circa quarant'anni. Quest'ultimo si presentava sofferente, con i capelli lunghi, la barba incolta, tremava. Mi era stato riferito che era un barbone. Mi sono fermata davanti a lui. Al capezzale c'erano già tre medici che esaminavano la sua cartella clinica. Stavo valutando se rimanere o proseguire, quando ho sentito i medici lamentarsi a voce alta delle condizioni igieniche di quell'uomo e affaretarsi a portare a termine la visita perché infastiditi.
Ho provato grande dispiacere a sentire quelle frasi: anche quel malato povero e puzzolente era figlio di Dio. Quando i medici hanno lasciato la stanza, ho guardato in volto quell'uomo. Mi sono avvicinata per tentare, delicatamente, di eseguire la cura del suo corpo; era molto confuso, però sentivo che dovevo occuparmi proprio di lui in quel momento. Ho pensato subito di dare a quell'uomo una dignità, accogliendolo come persona.
Così mi sono rivolta al paziente, nel rispetto della sua volontà: "Che cosa dici, Fabio, se ti facciamo un po' più bello tagliandoti barba e capelli?". Improvvisamente e inaspettatamente ha concentrato la sua attenzione su di me. Ne sono rimasta sorpresa, perché non ero certa che fosse in grado di rispondermi. Con aria esterrefatta ha detto: "Sì, ma tagliali corti corti". Poco dopo è arrivata una compaesana di Fabio, lo ha visto così diverso dal solito e ha esclamato: "Ma voi, qui a Medicina, siete proprio delle brava persone! Avete cambiato Fabio che è emarginato da tutti e non si lascia toccare da nessuno". Il giorno dopo Fabio stava seduto su una poltrona in corridoio. Al vederlo mi ha sorriso e lui mi ha detto: "Perché mi sorridete sempre?". Allora ho capito che se qualcuno gli si rivolgeva con amore, lui rispondeva attento e diventava più capace di relazione: una persona migliore.
Oggi Fabio continua a vivere la sua vita. Per le strade lo vedo sempre in ordine, con un vestito pulito e la barba e i capelli tagliati. Ho toccato con mano come un gesto compiuto con amore evangelico possa cambiare la storia di una persona.
Anna
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5a domenica di Quaresima (C) (7 aprile 2019)
Gesù disse: neanch'io ti condanno (Gv 8,11)
Il vangelo odierno presenta Cristo come colui che non solo invita alla conversione, ma dona al peccatore il perdono, cioè la possibilità di una vita nuova. Mentre noi siamo portati a vedere gli sbagli altrui e a condannare, Gesù, pur non eludendo il problema del male, anzi denunciandolo pienamente, non pronuncia condanne, non crea delle esclusioni, ma vuole aiutare a superarlo. A lui non interessa l'eliminazione del peccatore, ma la sua liberazione.
Gesù "si alzò": si alza come davanti ad una persona attesa, impor-tante. Si alza dalla polvere all'altezza dei suoi occhi. E "le disse": nessuno le aveva parlato, era solo una "cosa" trascinata là in mezzo. E la chiama "donna": Gesù non vede una peccatrice, ma una donna; fragile, certo, come tutte le creature umane, ma vera, che vuole vivere. Lei non è il suo male, non appartiene al suo passato, ma al futuro. "Neanch'io ti condanno": Gesù non giustifica l'adulterio, non banalizza la colpa, ma fa ripartire la vita, riapre il futuro a quella donna.
Il cuore del racconto non è il peccato da condannare o da perdonare, ma un Dio più grande del nostro cuore, un Dio che desidera che l'uomo viva. Viviamo questi giorni con l'umiltà di lasciarci cadere di mano tutte le pietre dei giudizi nei confronti degli altri e di noi stessi. Chiediamo la gioia di sentirci perdonati e di perdonare a nostra volta ogni prossimo.
Testimonianza di Parola vissuta
PERCHÉ NON PUOI FARLO ANCHE TU?
Una sera, mentre preparavo l'omelia domenicale, una telefonata mi interrompe; vedo il nome memorizzato e lascio stare, perché sapevo chi era e cosa voleva la persona in questione. Ma questa non smette… due, tre, quattro volte… Era però cambiato il suono, ora è il trillo del campanello di casa; mi alzo e mi trovo davanti il figlio della signora che aveva chiamato, e già immaginavo la piega che avrebbe preso la serata… Adesso vado lì e gliene dico quattro - pensavo furioso mentre avviavo la macchina - quando è troppo è troppo! Ma lungo la strada qualcuno sembrava frenarmi: dove stai andando? Le tue ragioni sono proprio le mie ragioni? È davvero questa la verità che stavi prima meditando nel Vangelo?
Arrivo a destinazione, pronto a dare un taglio ad una situazione che si trascinava da troppo tempo: gli inquilini dell'ex asilo non sopportano feste e incontri che si tengono al piano terra, ma sono persone amiche, collaboratori della parrocchia. Da che parte dovevo stare? Rompere con gli uni o con gli altri? Di fronte alla tempesta di parole e minacce della gentile signora contro la pizza del gruppo parrocchiale sotto di lei, tutta la mia rabbia e le mie ragioni stavano però pian piano dissolvendosi; potevo forse aggiungere ulteriore veleno e rivendicazioni, quasi come spargere sale su una ferita aperta?
Gesù, inerme e con le mani legate di fronte a Pilato, era molto più libero e potente di lui; avrebbe potuto affrontarlo sul piano della forza, dell'astuzia; accoglie invece la sua paura e gli offre la sua libertà e verità… Come finì la mia storia di quella sera? In un supplemento di amore: ascoltando le ragioni degli uni e degli altri, sedendomi a mensa con questi e con quelli, proponendo la via più semplice e più ardua: quella dell'amore che sa accogliere, che sa perdonare, che non cerca ragioni nella testa o nella leggi ma nel cuore. "Un piccolissimo gesto di umiltà, un primo passo verso l'altro è la risposta più vera al comune desiderio di pace e di tranquillità". Ho iniziato io, come potevo e senza alcuna ragione da accampare né difendere, perché non puoi farlo anche tu, anche tu, anche tu?
don Alberto
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Domenica delle Palme (C) (14 aprile 2019)
Questo è il mio corpo che è dato per voi (Lc 22,19)
Veniamo introdotti nella Settimana Santa dalla processione delle Palme, che ricorda il solenne ingresso di Gesù a Gerusalemme, e dal racconto della passione: due fatti estremamente contrastanti, ma pienamente esprimenti il mistero di Cristo. Il primo sottolinea la sua dignità di Messia, l'altro indica il modo con cui essa si esprime: non nel potere, ma nel servizio, nell'amore che dà la vita.
L'opposizione a Gesù si ingigantisce fino a diventare condanna a morte; Gesù l'accetta: muore affidandosi al Padre, sicuro di fare la sua volontà, sicuro che anche in questo supremo annientamento si trova nelle mani di Dio. Ma perché? Gesù vede la propria morte come segno supremo della misericordia del Padre: Colui che amò i peccatori ora salva il ladrone, fa ricredere colui che l'ha messo in croce e la folla presente, squarcia in due il velo del tempio per significare che ora l'andare a Dio è aperto a tutti.
Tutto il racconto della passione è preceduto dall'istituzione dell'Eucaristia. Scriveva papa Benedetto nell'esortazione post sinodale sull'Eucaristia: "Gesù nell'Eucaristia dà non qualcosa, ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue. In tal modo dona la totalità della sua esistenza e ci rivela la fonte originaria di questo amore. E quando noi celebriamo l'Eucaristia entriamo con Gesù nella sua "ora", siamo attirati nell'atto oblativo di Gesù. L'Eucaristia è Cristo che si dona a noi, edificandoci continuamente come suo Corpo e facendoci simili a sé". Per questo l'Eucaristia si impegna ad essere come Gesù: dono. Dono a Dio e ai fratelli che incontro nel cammino quotidiano.
Testimonianza di Parola vissuta
UN ANGELO IN DONO
Quattro anni fa è nata mia figlia Miriam: il cuore stentava a battere, emorragia celebrale, asfissia. I medici mi chiarirono la situazione: pericolo di vita e, in caso di sopravvivenza, gravi problemi a livello cognitivo, motorio, logopedico. Pregai il Signore: "Se tu la vuoi con te, sarà per noi un angelo in Paradiso; se la lasci con noi, saremo noi i suoi angeli sulla terra". Alcuni mi dicevano: "La sua condizione sarà quella di un vegetale: meglio che il Signore se la prenda". Rispon-devo: "Io non potrò mai dire a Dio: questo tuo dono a me non piace, riprenditelo!". Altri dicevano: "Avrete una croce in casa". Rispondevo: "I figli non saranno mai una croce". Piuttosto è Miriam a portare la sua croce. Ha subìto diversi interventi chirurgici e dopo 4 anni un poco cammina e parla. Padre, se possibile passi da me questo calice, ma si faccia sempre la tua volontà. Riprendo le parole di Gesù perché a pronunciarle oggi è Miriam: è lei a portare la croce, a dare serenità a tutti noi con la sua presenza. Il nostro compito è di essere suoi angeli custodi e farla sentire amata, di essere fedeli cirenei e aiutarla a portare la sua croce. Cristo, con la sua presenza, sarà nostro cireneo.
M. G.
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