Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
Domenica di Pasqua (C) (21 aprile 2019)
Non è qui, è risorto (Lc 24,6)
2a domenica di Pasqua (C) (28 aprile 2019)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28)
3a domenica di Pasqua (C) (5 maggio 2019)
È il Signore! (Gv 21,7)
4a domenica di Pasqua (C) (12 maggio 2019)
Io do la vita eterna (Gv 10,28)
5a domenica di Pasqua (C) (19 maggio 2019)
Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)
6a domenica di Pasqua (C) (26 maggio 2019)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23)
Ascensione del Signore (C) (2 giugno 2019)
Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51)
Pentecoste (C) (9 giugno 2019)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)
Domenica di Pasqua (C) (21 aprile 2019)
Non è qui, è risorto (Lc 24,6)
"Questo è il giorno fatto dal Signore. Rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Sal 117,24). La storia della salvezza culmina in questo giorno, il primo della settimana. Gesù è segno di contraddizione. La sua vita è per tutti scandalo.
Il sepolcro è vuoto. Il dolore di Maria e delle donne cercava un morto. Esse avevano dimenticato di portare con sé la Parola che aveva riscaldato il loro cuore, quella Parola che aveva affascinato la loro vita. "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?". È la domanda che le donne si sentono rivolgere. È ancora morto Gesù per loro, perché sono andate al sepolcro dimenticando quella Parola che consente il contatto con il Vivente. Se stacchiamo Gesù dalla Parola che ci ha rivolto, ecco che rimane muto, insignificante. È un percorso importante quello del vangelo della Veglia pasquale. Esso ci ricorda che per "raggiungere Gesù nella sua verità occorre riceverlo dalle Scritture". Allora anche noi possiamo, come dice San Paolo, affidare la nostra vita alla grazia della sua Parola: la nostra vita custodita da una Parola.
Che bello allora piano piano scoprirci capaci di vivere i nostri giorni nell'affidarci alla Parola, proprio come ha fatto Pietro quando ha detto a Gesù "sulla tua parola getterò le reti". Così hanno fatto anche quella notte le donne quando le parole dell'angelo ha fatto loro ricordare. E il ricordo delle parole di Gesù rende le donne apostole: tornano ad annunciare agli undici ciò che era avvenuto al sepolcro.
Testimonianza di Parola vissuta
LA PUNIZIONE
Nella scuola dove insegno era stato trovato un alunno che si drogava durante l'orario scolastico. Il preside mi ha incaricato di occuparmi del caso, impartendo una punizione esemplare. Ho dovuto fare parecchi colloqui con lui e con i suoi genitori. Ero di fronte ad un ragazzo a rischio di tossicodipendenza grave e a genitori smarriti davanti a questa situazione. Ho cercato di trovare una soluzione costruttiva. Tante volte questi casi si risolvono con qualche settimana di espulsione dalla scuola, periodo durante il quale lo studente ha più tempo per frequentare l'ambiente che lo danneggia.
Ho contattato diverse istituzioni sino a trovare un'associazione che lavora nella riabilitazione dei giovani impegnandoli in varie positive attività alle quali anche il nostro ragazzo ha potuto partecipare. Spesso parlavo di lui con mio marito, che è medico, per capire insieme come poterlo aiutare ulteriormente. Proprio lui mi ha suggerito che poteva essere utile portarlo in una clinica dove sono ricoverati malati terminali di Aids; lui conosceva alcune persone che vi lavoravano, così un giorno siamo andati in quell'ambiente insieme al ragazzo. Alcuni dei pazienti hanno avuto l'opportunità di parlare con lui e raccontargli che era stata proprio la droga a portarli a quel punto.
Occorreva anche chiarire a tutti i ragazzi della scuola che ciò che lui aveva fatto non era bene. Perciò, dovendo assegnargli una punizione, ho deciso di non permettergli di assistere alle lezioni per un breve periodo, rimanendo però con lui in biblioteca dove l'aiutavo a seguire il programma svolto in classe e gli assegnavo i compiti perché non restasse indietro rispetto ai compagni.
È stato un lavoro complesso che mi ha impegnato davvero, ha richiesto tanto tempo e mi ha dato la possibilità di aprire una porta alla speranza.
M. M.
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2a domenica di Pasqua (B) (28 aprile 2019)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28)
Gli Apostoli, passato lo smarrimento del Calvario, si sono dedicati all'incarico ricevuto, testimoniando concretamente la viva e liberante azione del Cristo.
Ma tutto parte dall'esperienza dell'incontro con il Risorto, il cui corpo era stato scritto con l'alfabeto delle ferite, ormai indelebili come l'amore di Gesù per noi. C'è un foro nelle sue mani dove il dito di Tommaso può entrare; c'è un colpo di lancia nel fianco dove tutta la sua mano può stare. E certamente nelle mani di Tommaso ci sono tutte le nostre mani. Cristo capisce il desiderio di Tommaso, la sua voglia e la sua fatica di credere e allora Lui stesso si fa avanti, si propone, tende le sue mani. E così farà per me, con i miei dubbi, con le mie incertezze, con il mio non fidarmi della comunità, che ha sperimentato la sua presenza: nei miei dubbi Lui mi verrà incontro.
Alla fine Tommaso si arrende. E non è scritto che abbia toccato il corpo del Risorto. Si arrende non al toccare, ma all'amore di Cristo che si fa incontro; si arrende all'amore del Risorto che è presentato in quel "pace a voi". E questo non è un augurio o una promessa, ma è una constatazione: la pace è qui, è in voi, è già iniziata. E allora bellissima è la professione di fede di Tommaso: "Mio Signore e mio Dio". Quel "mio" indica ciò che ha "rubato" il cuore, tutto quello che fa vivere; la parte migliore di me.
Testimonianza di Parola vissuta
APRO IL CUORE
Quella sera, forse per l'eccessiva velocità, l'auto di grossa cilindrata si ribalta. Mio figlio muore sul colpo a soli 23 anni; l'amico fraterno che guidava esce illeso dall'incidente. Sono passati otto anni. È la Settimana Santa in chiesa il prete parla di riconciliazione, di perdono. Il "pensiero del mese" che riporta la mia agenda, invita ad amare sempre per primi. Sento che entrambi parlano a me. Mi guardo dentro e scopro un sottile rancore che mi ha accompagnato durante tutti questi anni nei confronti del ragazzo che, in fondo, ritengo responsabile della morte di Luca. Ogni volta che passo davanti alla sua casa il cuore mi si indurisce.
Vado al telefono; con le mani che mi tremano digito il numero e lo chiamo. Lui non c'è. Mi risponde la moglie, sorpresa e imbarazzata quando le dico chi sono. Apro a lei, che come me è mamma, il cuore dicendole tra l'altro: "Ho pensato tanto a voi in questi giorni, vorrei rivedervi, conoscere i vostri bambini… Sarei felice se vorrete venirmi a trovare". Lei, commossa, promette che presto verranno… Mi guardo dentro e scopro d'essere felice e leggera.
V. G., Svizzera
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3a domenica di Pasqua (C) (5 maggio 2019)
È il Signore! (Gv 21,7)
L'esperienza del Risorto fa riscoprire ai discepoli la loro vocazione missionaria. Infatti tornano alla predicazione nonostante gli insuccessi e le proibizioni del sinedrio. Niente deve scoraggiare dal servizio del vangelo: né le difficoltà della fede né le persecuzioni.
La certezza che il Cristo è risorto e vive, sia pure in modo nuovo, si farà strada lentamente nel gruppo dei discepoli. Prima dovranno sperimentarne la presenza a più riprese e ricevere il suo Spirito. Intanto, presi dallo sconforto e dalla delusione, ritornano al loro vecchio mestiere di pescatori, ma senza risultati. Il loro compito è diventato un altro, e l'apparizione del Signore risorto lo ricorda loro chiaramente con lo spezzare del pane, il conferimento del servizio di guida a Pietro, l'invito a seguirlo e la pesca abbondante. Quest'ultima simboleggia l'efficacia della loro missione a favore di tutti gli uomini: il Cristo li ha chiamati e li manda; il Cristo ne garantisce le sorti.
Si tratta di riconoscere la Sua presenza nella vita, di scegliere nuovamente Lui, di stare con Lui. Come è l'amore che lo riconosce, anche se ha bisogno di un segno, così solo l'amore, anche se debole e vacillante, deve essere il fondamento e la forza della nostra azione. Quante volte il Signore risorto ci dà segni della sua presenza: qualcosa che accade e che non riteniamo casuale, un incontro, una comunione nuova, un dialogo, un pensiero, un'intuizione. "È il Signore" che si manifesta, che ci dona il suo amore e ci affida una missione.
Testimonianza di Parola vissuta
IL SEGNO DELLA SUA PRESENZA
Abbandonata dal marito e dai figli, in preda ad un'angoscia senza fondo, avevo cercato una compensazione nell'alcol. Per un anno, grazie all'aiuto degli Alcolisti Anonimi, ero riuscita a mantenermi sobria; ma poi ero ripiombata nella vita di prima. Mi facevo pena, volevo smettere... ma non vedevo come avrei potuto farcela.
Una sera, già ubriaca, ho ceduto alle insistenza di un'amica che voleva accompagnarmi alla riunione del gruppo. Ragionavo a malapena. Le ho detto di aspettarmi in auto; il tempo di scolarmi il resto della bottiglia e, barcollando, sono uscita. In un barlume di coscienza, mentre salivo in auto, ho posato lo sguardo su un'immagine scrostata della Madonna dipinta sul muro del mio cortile e mi è nata una preghiera: "Aiutami tu, ti prego".
È da quella sera che non bevo più, Ho ritrovato la mia famiglia, con mio marito è rinato un rapporto che sembrava irrimediabilmente compromesso; e sono rinata io, grazie all'amore di cui sono stata oggetto nei mesi successivi a quell'episodio.
S.F. - Italia
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4a domenica di Pasqua (C) (12 maggio 2019)
Io do la vita eterna (Gv 10,28)
Gesù è il vero "pastore", sa stabilire un rapporto autentico di conoscenza con ogni uomo; lo sa guidare alla "vita eterna", ad una vita piena qui e dopo.
Gesù applica a sé quell'immagine di pastore che la mentalità ebraica riferiva a Dio. In effetti la sua unione con Dio è tale, e tale la corrispondenza delle sue opere, che può giustamente dire "Io e il Padre siamo una cosa sola". Gesù stabilisce con ciascuno di noi un effettivo rapporto di conoscenza, cioè una piena solidarietà di vita, di amore e di dedizione. A differenza dei capi umani, Gesù risorto porta alla piena realizzazione personale e comunitaria, dona la "vita eterna".
In che modo Gesù ci dona tale vita? Gesù ce la dona facendo quello che fa una persona quando vuole destare l'amore in un altro: amandolo per primo, incondizionatamente. Possiamo pensare all'ultima cena, quando Lui si è chinato davanti a ciascuno dei suoi discepoli e ha lavato loro i piedi e quando ha donato tutto se stesso nel pane "spezzato" e nel vino "versato per voi". E poco dopo ha perdonato, scusandoli, i suoi uccisori. Egli ha quindi vissuto per primo, oltre che insegnato, che solo l'amore di servizio e il perdono salvano l'uomo. E quando nel nome e con la forza di Gesù viviamo nell'amore, nel servizio, nell'accoglienza, nel perdono e nella condivisione, sentiamo che il nostro modo di vivere e di agire quotidiano è trasformato e ci dona una pienezza unica di vita, la vita eterna.
Testimonianza di Parola vissuta
QUANDO IL RANCORE NON COINCIDE CON L'AMORE
In occasione di una festa nella mia comunità parrocchiale ho cercato di svolgere al meglio il mio compito di collaboratore. E, come in tante altre occasioni, pensavo che la collaborazione fosse riconosciuta da chi come me aveva portato il proprio contributo alla buona riuscita della festa (e questo in occasione di un pranzo di riconoscenza).
Tutto era pronto, compreso i posti assegnati anche a noi che avevamo lavorato per tutta la festa. Ma diversamente da quello che potevo pensare, il mio posto non era stato previsto insieme a quello dei collaboratori. Questo fu la goccia che fece traboccare il vaso, tanto che pensai di non ritenere più amici, prima che collaboratori, chi in quella occasione non si era ricordato di me. Crollava così la mia idea di amicizia e, quanto accaduto, metteva in forte discussione l'idea che avevo circa l'importanza del mio contributo alla buona riuscita delle iniziative della mia comunità. Così pian piano svanivano l'interesse, l'entusiasmo e perfino quel naturale senso di amicizia verso chi mi aveva deluso.
Però, per un cristiano il perdono è un atto di generosità verso se stessi e verso chi ci ha offeso. Per queste ragioni pur avendo atteso diversi mesi, nelle festività ho colto l'occasione per ritornare ad essere me stesso ed accettare che anche gli altri possono sbagliare o restare semplicemente indifferenti ai segnali di disagio che si possono esternare in casi come questo.
Per me quello scambio di auguri è stato ciò che mi ha "donato" un nuovo modo di intendere la comunità cristiana e chi le appartiene.
M. F.
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5a domenica di Pasqua (C) (19 maggio 2019)
Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)
Sulla croce il Cristo rivela pienamente il suo amore per l'uomo e sarà l'imitazione di questo amore, vissuto in piena reciprocità, a definire l'essere cristiano. I primi discepoli hanno affrontato qualsiasi disagio pur di moltiplicare le comunità dei credenti. Noi pure dobbiamo fare ogni sforzo per anticipare fin d'ora quella comunione con Dio e tra noi che caratterizza "il nuovo cielo e la nuova terra" dei tempi ultimi.
Il mistero pasquale manifesta da una parte la totale fedeltà di Gesù al Padre e dall'altra la indefettibile fedeltà del Padre a Cristo, al quale ridona una vita nuova; inoltre indica l'immenso amore di ambedue per l'uomo. Da questi avvenimenti salvifici, prima ancora che dalla bocca del Signore, deriva il comandamento nuovo che caratterizza la vita cristiana: l'amore reciproco, realizzato fino all'espressione datagli da Gesù. Questo e nessun altro sarà il distintivo cristiano nei confronti del mondo.
Il Signore ha collegato la sua presenza all'amore dei suoi discepoli: dove c'è l'amore e la bontà c'è Dio. L'impegno per lo stile di vita di una comunità che vuole dirsi ed essere cristiana è: "amatevi l'un l'altro". Se vogliamo rinnovare la nostra vita di cristiani e la vita delle nostre comunità e renderle attraenti è necessario ripartire dal mettere visibilmente in pratica questo comandamento. E se ci chiedessero: perché lo fai? Perché l'ha fatto Lui, di cui noi vogliano essere discepoli fedeli.
Testimonianza di Parola vissuta
MONDO ANZIANI
Nell'istituto per anziani dove lavoro non mi basta rispondere ai loro bisogni primari, ma cerco di puntare ad un rapporto personale. Pian piano le ospiti mi confidano la loro vita, il loro passato ricco di gioie e di dolori, ma anche le difficoltà presenti: solitudine e senso di inutilità. Come Rosa, talmente depressa da desiderare di morire, perché abbandonata da tutti. La mia parte sta nel condividere e nell'esserle vicina per quanto possibile.
Con questa tensione ogni piccola cosa del quotidiano diventa importante: offrire un bicchiere di tè, il saluto personale, sistemare uno scialle, allacciare una scarpa, posizionare bene chi sta in carrozzina... Queste piccole attenzioni mi danno l'occasione per entrare in rapporto con ciascun ospite, instaurare un discorso o semplicemente rasserenare. Certo, non è facile calarsi nel mondo dell'anziano, ma trovo una carica sempre nuova nel pormi di fronte ad ogni persona riconoscendone il valore e nel vivere la "regola d'oro" di fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi.
M. S. - Italia
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6a domenica di Pasqua (C) (26 maggio 2019)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23)
Dio si comunica al mondo solo nell'amore e nell'osservanza della parola di Gesù, ora interpretata dallo Spirito. Vengono così superate tutte le prescrizioni e ogni altra legge umana. L'abolizione di ogni mediazione esterna per un incontro diretto e personale con Dio, rappresenta la promessa del nostro futuro. La "venuta" di Dio, la sua dimora tra gli uomini, si compie nell' "amore" per il Cristo, nell' "osservanza" della sua parola, che è quella del Padre.
Questa parola verrà approfon-dita dallo Spirito non tanto attraverso una rivelazione particolare, ma attraverso l'amore concretizzato nel mettere in pratica la parola del Signore stesso. Cioè conosce Dio solo chi lo ama; scopre la verità del vangelo solo chi lo vive. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Sì, quando sei nell'amore, Dio abita la tua esistenza in modo stabile e con la sua presenza conferisce pienezza ad ogni frammento di vita. Non c'è esperienza, di dolore o di gioia, di fallimento o di successo, di condivisione o di isolamento, a cui Egli sia estraneo.
La sua presenza cambia di fatto la nostra prospettiva. La nostra storia personale diventa un "luogo di pace". Questa pace resiste anche in mezzo alle lotte e alle persecuzioni, ai contrasti e ai rifiuti. È quella pace di cui parla san Francesco d'Assisi quando spiega a frate Leone "dov'è perfetta letizia". Se tu vivi nell'amore, Dio abita in te ed è Lui la tua forza.
Testimonianza di Parola vissuta
"... SOLO LA GIUSTIZIA SEGUIRAI" (Dt 16,20)
In un commento a questa Parola mi hanno colpito queste espressioni: "La giustizia di Dio è dare vita nuova. Come cristiani abbiamo incontrato Gesù. Lui ci ha svelato che la giustizia di Dio è il suo amore infinito per tutti i suoi figli. Attraverso Gesù si apre anche per noi la strada per mettere in pratica e diffondere la misericordia e il perdono, fondamento anche della giustizia sociale".
Qualche tempo fa mi era capitato che un parrocchiano impegnato pastoralmente nella comunità avesse fatto palesemente una cosa a mio avviso "ingiusta" nei miei confronti. Alcune persone che avevano visto mi avevano incoraggiato a reagire, ma io ho preferito lasciar perdere e riprendere la cosa più avanti quando nella calma e nella lucidità si poteva rivedere con più obiettività l'episodio.
Arriva l'occasione propizia: sento che per fare una cosa veramente giusta devo lasciar perdere e perdonare. Il giorno della riunione il tale tira fuori nuovamente la cosa, ma io non reagisco in alcun modo. Ad incontro ultimato, in privato, alcuni dei presenti mi fanno notare che in questo modo, io che avevo ragione, passavo agli occhi del tale addirittura dalla parte del torto e la cosa - a loro avviso - non era giusta. Mi chiedono perché non ho reagito a tanta aggressività. Gli rispondo: "Che me ne sarei fatto di andar a casa avendola vinta ma avendo perso un rapporto costruito nel tempo? Sarebbe stata una sconfitta per tutti, me per primo. Gesù ci ha insegnato che la via della misericordia e del perdono alla lunga vince sempre".
S. M., Italia
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Ascensione del Signore (C) (2 giugno 2019)
Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51)
L'ascensione di Gesù al cielo non significa uscita dalla vicenda umana, ma ci fa conoscere il fatto che Gesù è costituito Signore dell'universo, per un nuovo tipo di presenza: quello realizzato nella Chiesa animata dallo Spirito. Resta il grande segno che l'accesso a Dio è aperto ed è possibile a tutti coloro che credono nel Cristo e ne seguono l'esempio. Cristo è vivo, ma non abita più fisicamente con gli uomini, la sua dimora adesso è Dio. Ha fatto ritorno al Padre. A noi non resta che adorarlo, lodare Dio e applicarci con grande gioia alle nostre responsabilità quotidiane; vivere nella gioia e nella lode perché Dio, dopo averlo risuscitato dai morti, lo fece sedere alla sua destra nei cieli.
Mentre si stacca dai discepoli, Gesù li benedice. Luca comunica a noi suoi lettori la bontà di tutta la storia raccontata e la necessità di mettere ogni evento nel segno della benedizione, anche quando, nel tempo della distruzione e della catastrofe, è forte la tentazione della vendetta e della recriminazione. Siamo dei benedetti che imparano a benedire, a dire bene del Signore e di ogni persona che incontriamo. Una benedizione ha lasciato Gesù, non una condanna o un lamento o un'ingiunzione, ma una parola bella sul mondo, una parola di stima, una parola di gratitudine. È consolante pensare che l'ultimo messaggio di Gesù per ogni discepolo è questo: tu sei benedetto, c'è del bene in te, c'è molto bene in ogni uomo.
Testimonianza di Parola vissuta
DARE FIDUCIA
Volevamo mettere su un'azienda per andare incontro ai bisogni dei poveri. Messe insieme alcune risorse, abbiamo iniziato ad allevare galline ovaiole. Il primo lavoratore assunto era un giovane di vent'anni che, come poi ho scoperto, aveva un comportamento disonesto. Una volta, infatti, è sparita una grande quantità di uova e lui era stato l'unico ad assentarsi dall'azienda durante l'orario di lavoro. Ogni volta che decidevo di licenziarlo, però, mi fermavo: "Si fa presto a licenziare - mi dicevo -; non sarebbe meglio aiutarlo?". Ho chiesto aiuto a Dio, e ho cercato di dare fiducia a quel giovane.
Alcuni mesi fa stavano morendo tante galline e il veterinario non riusciva a capire il motivo. Quel giovane, osservandole, ha scoperto che dipendeva da una errata disposizione dei nidi: le galline che andavano a deporre le uova non erano protette dalle beccate delle altre. Abbiamo cambiato la disposizione e da allora non ci sono più problemi.
P. L. – Camerun
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Pentecoste (C) (9 giugno 2019)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)
La liturgia di Pentecoste celebra il rinnovamento prodotto dall'effusione dello Spirito sui credenti. Mediante il battesimo di fuoco e di Spirito Santo nasce la comunità cristiana, vivificata e unificata dal medesimo ed unico Spirito e dai suoi doni. Ha inizio il tempo della missione apostolica, tempo caratterizzato dalla diffusione tra gli uomini della riconciliazione e della pace, doni del Risorto. Con la sua esaltazione, si passa dal tempo di Cristo a quello dello Spirito Santo. Presente nei discepoli, lo Spirito insegna loro ogni cosa e ricorda loro tutto quello che Gesù ha detto e insegnato. Gesù aveva ancora molte cose da dire ai suoi: ora è lo Spirito a completare questa rivelazione.
Compito dello Spirito è guidare i discepoli nella via, guidare verso la verità, che è Gesù, svolgendo un'attività di Parola che diffonde la rivelazione di Gesù. È un'attività che attinge da Gesù, propone Lui, illumina l'ordine della vita portato da Lui. Lo Spirito svolgerà la funzione di maestro e guiderà sempre alla verità di Cristo, mantenendo viva la relazione con la sua parola e la sua passione. Lo Spirito suggerisce la strada da seguire per rimanere fedeli al Signore. Sappiamo che Gesù lega l'amore per Lui all'osservanza della sua parola, dei suoi comandamenti. E il comandamento di Gesù è proprio quello dell'amore: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati". È lo Spirito che ci dà la grazia di realizzare questo comandamento: amare Gesù e amare gli altri. Riceviamo lo Spirito solo nella Comunità e possiamo vivere con la sua compagnia se accettiamo la compagnia degli altri.
Testimonianza di Parola vissuta
TURNO SERALE
Un collega che fa il turno serale nel centro elettronico della banca dove lavoro, dopo l'ennesimo inconveniente, mi telefona in preda al panico per chiedermi di correre in suo aiuto. Anche se mi costa uscire di casa e lasciare la mia famiglia, decido di andare a dargli una mano.
Cerco prima di tutto di assorbire la sua rabbia, poi piano piano si calma, e insieme riusciamo a ricostruire tutti i dati che erano andati persi. A quel punto il mio compito è terminato, ma pensando alle parole di Gesù: "Se uno ti chiede di fare un miglio, tu accompagnalo per due", gli propongo di tornare a casa, dicendogli che sarei rimasto io a coprire il turno. Alla risposta che preferisce restare, rimango con lui fino a mezzanotte. Oltre alla stanchezza, sperimento anche una grande gioia.
F. S. – Svizzera
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