Intervista a Mons. Adriano Tessarollo,
Vescovo di Chioggia




Intervista a Mons. Adriano Tessarollo,
Vescovo di Chioggia


L'Amico del Clero, n. 2 Febbraio 2015

Mons. Tessarollo, come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Chioggia in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

È senz'altro una buona opportunità. Vi sono naturalmente problemi particolari, ne indico tre: a) la formazione. Per accedere al diaconato è richiesto un curriculum di studi spesso di difficile completamento per molti di loro, in quanto si tratta di persone sposate con figli in tenera o giovane età, che sono impegnati nel lavoro spesso non vicino a casa.
A Chioggia per esempio non abbiamo uno studio teologico, quindi il riferimento è Padova o Venezia che richiede un'ora di viaggio di auto (Istituto Superiore di Scienze Religiose o Facoltà Teologica, con orari difficilmente compatibili con impegni di lavoro e di famiglia). Il curriculum degli studi teologici spesso non contempla gli ambiti specifici del ministero diaconale; b) il sostegno economico. In genere non è previsto alcun contributo alle spese nel periodo formativo e anche nell'esercizio del ministero. Questo ha anche un peso per la famiglia, che non tutti possono sostenere; c) la qualificazione ministeriale. L'identità si colloca ancora tra quella del catechista, o catechista degli adulti, dell'animatore, del lettore e dell'accolito, del servizio Caritas, dell'aiuto al presbitero nei compiti amministrativi (a seconda delle capacità e inclinazioni), a seconda dei bisogni della parrocchia individuati e richiesti da parroco e compatibili col tempo a disposizione del diacono stesso.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

Sono da verificare tre tipi di requisiti: 1) spirituali. Una grande passione per il bene degli uomini, che stia alla base del servizio che egli in nome di Gesù Cristo e con il suo stile sarà disponibile ad offrire in comunione e con il sostegno della Chiesa. L'Ordinazione diaconale configura a Cristo Servo della salvezza degli uomini. È questa "configurazione spirituale a Cristo Servo" che porta a richiedere l'Ordine sacro del diaconato, alimentata dall'ascolto della Parola e dalla preghiera; 2) personali. Sono richiesti uomini di comunione nella Chiesa e di dialogo "con le periferie", dove dovrebbero portale la Parola e collaborare nell'organizzazione del servizio nel territorio con le altre realtà e istituzione presenti in favore dei bisognosi, specie nell'ambito delle varie povertà; 3) competenze. Non deve essere un factotum in tutti i campi, ma preparato in un ambito nel quale investirà il suo tempo, dopo aver adempiuto ai doveri familiare e professionali, tenendo conto delle necessità nella sua parrocchia e del territorio.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?

Non ci sono tanti membri incamminati al diaconato. Dal punto di vista della formazione teologica la situazione è diversa: chi a Padova, chi a Roma on line e con presenze fissate, chi nella nostra Scuola diocesana di formazione teologica. La formazione spirituale è seguita da un presbitero con stabili incontri mensili o talvolta bimensili.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Definire meglio l'identità del diacono, superando l'idea che sia un sostituto di dove non arriva il parroco e affidandogli pubblicamente, davanti alla sua comunità parrocchiale, con mandato preciso da parte del vescovo, un suo incarico specifico e possibilmente un contributo perché possa svolgere il servizio affidatogli e richiedendo la rendicontazione delle spese di rimborso.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Chioggia?

C'è bisogno in tutti gli ambiti, che non si autoescludono, purché accolti e svolti con passione e competenza.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?

Attualmente i diaconi sono solo tre, tutti avanti negli anni, ordinati da 20 anni e oltre. In formazione c'è un gruppetto di 4/5 e vedremo come si concluderà il cammino e con quali prospettive che non so ancora concretamente immaginare per questi candidati.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Mentre per la pastorale vocazionale al presbiterato e alla vita religiosa è abbastanza chiara la risposta ministeriale attesa dalla Chiesa e dalla gente, forse c'è bisogno di fare emergere quale servizio è atteso dal diacono da parte delle comunità e dei vescovi e allora si potrà cominciare a chiedere, come chiede Dio al profeta Isaia: "Chi manderò e chi andrà per noi?" in attesa che qualcuno cominci a dire "Eccomi manda me" (Is 6,8).

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