Intervista a Mons. Franco Lovignana,
Vescovo di Aosta




Intervista a Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta
L'Amico del Clero, n. 3 Marzo 2014


Monsignore, come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Aosta in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Ritengo che il ripristino del diaconato permanente sia stato per la Chiesa una grande ricchezza. Dico questo non solo da un punto di vista pastorale immediato, ma anche dal punto di vista ecclesiologico. Il ripristino del diaconato permanente ha mostrato in maniera efficace la pluralità ministeriale che caratterizza la Chiesa di Gesù Cristo a partire dallo stesso Sacramento dell'Ordine Sacro.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

Innanzitutto mi sembra necessaria una "bella" vita cristiana, spesa in famiglia, nel lavoro, nella società e nella comunità cristiana. Per vita "bella" intendo una vita matura, equilibrata, davvero adulta, nella quale la dimensione oblativa dell'amore sia realizzata. Poi mi pare che si debba verificare la partecipazione generosa alla vita della propria parrocchia, senza però chiusure campanilistiche. Infine è requisito indispensabile la disponibilità del candidato e della sua famiglia all'impegno ministeriale e a tutto ciò che esso comporta.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua arcidiocesi per chi diventa diacono?

Dopo un primo discernimento operato all'interno della propria comunità e sotto la guida del proprio Parroco che presenta il candidato al Vescovo, il cammino formativo inizia con un anno dedicato ad una verifica vocazionale attraverso la rivisitazione di alcuni temi fondamentali della fede e della vita cristiana. Seguono quattro anni di formazione vera e propria articolata su tre piani: spirituale, teologico e pastorale. Ogni anno prevede corsi teologici, esercizi spirituali, esercizi pastorali e alcuni di essi coinvolgono anche le spose e le famiglie dei candidati.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Penso che le resistenze possano essere vinte attraverso una migliore conoscenza reciproca e attraverso il realizzarsi di alcune collaborazioni riuscite. La conoscenza si può favorire mediante momenti formativi comuni; le collaborazioni riuscite nascono da scelte pastorali che non siano solo frutto delle urgenze e dei bisogni, ma pensate anche in funzione delle persone e soprattutto dell'evangelizzazione intesa come opera della Chiesa nel suo complesso.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Aosta?

Credo che i due compiti che andrebbero maggiormente messi in valore sono quelli della carità e dell'evangelizzazione.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?

Attualmente i diaconi permanenti della diocesi di Aosta sono tredici. Quanto al futuro penso che i diaconi possano operare:come collaboratori pastorali all'interno dei raggruppamenti di parrocchie, facendo attenzione che la loro figura non diventi o sia interpretata come un surrogato del presbitero; come formatori a livello diocesano; come operatori pastorali che fanno da "ponte" tra la Chiesa e il mondo in ambiti come quello della cultura, della carità e più in generale dell'impegno sociale.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Non credo che si debbano intraprendere particolari iniziative, ma puntare sulla qualità della testimonianza e del ministero dei diaconi permanenti.


----------
torna su
torna all'indice
home