In cammino verso la Pasqua
Meditazioni quotidiane ispirate alla liturgia di ogni giorno
di fr. Tarcisio Luigi Colombotti ofm
IV Settimana di Quaresima
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
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IV domenica di Quaresima
Mosè era il grande condottiero del popolo e fino al Sinai aveva svolto anche la funzione di mediatore tra Dio e il popolo. Ricevuta la Legge e stipulata l'Alleanza Dio vuole distinta la funzione di guida da quella di mediazione ed ordina a Mosè l'istituzione del sacerdozio. I prescelti a questo servizio, a partire da Aronne, riceveranno l'unzione del capo con l'olio. Mosè obbedendo a Dio "Versò l'olio dell'unzione sul capo d'Aronne e unse Aronne, per consacrarlo. Aronne, alzate le mani verso il popolo, lo benedisse".
Con Cristo cessa l'istituzione sacerdotale antica e rimane solo Lui unico sommo sacerdote. Infatti: "Nell'antica alleanza vi furono sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta". Egli continua ad esercitare la sua funzione di mediatore tra Dio e gli uomini perché sta presso il Padre ad intercedere sempre per noi.
Il sacerdozio di Cristo oggi è incarnato nella Chiesa, Corpo di Cristo. Di questo "corpo" san Pietro dice: "voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce". Questo mistero è tanto vero che un battezzato che celebra da solo la Liturgia delle Ore, la celebra nella stessa persona di Cristo. E dunque è Cristo stesso che prega il Padre e con lui si fa voce di tutti gli oranti della terra.
Se nella lode è Cristo che prega, anche nei sacrifici della vita offerti al Padre è Cristo che offre per cui il battezzato vive in pienezza l'essere sacerdote e perciò mediatore tra Dio e l'uomo perché ripresenta Cristo ed unito a Cristo fa della sua vita uno stupendo atto di culto, una liturgia.
Passando dalle tenebre alla ammirabile luce di Cristo siamo stati chiamati ad esercitare con Lui il culto in spirito e verità gradito al Padre. A tale dono di grazia si può rispondere solo attraverso un amore appassionato a Cristo. Dice S. Agostino: "Se lo ami, seguilo. Tu dici: Lo amo, ma per quale via devo seguirlo? Il Signore ti dice: Io sono la via! La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita. Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via".
Comprendere la profondità di questi misteri della fede dai quali noi stessi siamo stati coinvolti e trasformati è un po' come attraversare la piscina probatica da ciechi ed uscirne capaci di vedere ed esultare di gioia immensa. Non ci è più possibile lasciarci affascinare dalle tenebre: ora siamo luce nel Signore. Giustamente san Paolo ci dice: "Comportatevi perciò come figli della luce".
Il tempo di Quaresima, mentre ci aiuta a riscoprire la nostra più intima identità cristiana, ci conduce nella purificazione perché diventiamo sempre meglio ciò che siamo.
Preghiamo. O Dio, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Lunedì
Il custode di Israele è Dio, il Santo e davanti a Lui ogni uomo e donna si riconoscono peccatori. In questa situazione è impossibile relazionarsi con il Signore e Padre. Eppure sia Dio che l'uomo si cercano e desiderano la comunione. Nel suo grande amore Dio stesso prende l'iniziativa ed ordina a Mosè di istituire il sacrificio di espiazione dei peccati del popolo. Esso sarà offerto dal sommo sacerdote Aronne che "offrirà il proprio giovenco in sacrificio espiatorio e compirà l'espiazione per sé e per la sua casa uscirà ad offrire il suo olocausto e l'olocausto del popolo e a compiere il rito espiatorio per sé e per il popolo". Attraverso questo sacrificio il popolo è di nuovo reso propizio a Dio ed è in grado di offrire preghiere e sacrifici graditi a Dio.
Questo sacrificio espiatorio non cancellava la prima colpa e nemmeno tutti gli altri peccati ma era una profezia del sacrificio puro che il Messia Cristo avrebbe offerto una volta per sempre nel suo sangue. Scrive Origene: "Ma tu che sei venuto dal Pontefice vero, dal Cristo, il quale col suo sangue ti rese propizio Dio e ti riconciliò col Padre, non fermarti al sangue della carne, ma impara invece a conoscere il sangue del Verbo, e ascolta lui che ti dice: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26, 28)".
La forza del sacrificio di Cristo sta nel fatto che il suo sangue versato non è il sangue della carne, ma il sangue del Verbo, del Figlio di Dio per cui il suo valore è inestimabile perché divino. Il Padre vede questa offerta, ne riconosce la santità assoluta e l'accoglie con benevolenza, si vede appagato nella sua offesa e restituisce all'uomo la sua santità originaria.
Nel sacrificio di Cristo offerto per i peccati dell'uomo, sacrificio per il quale il Signore Dio ritorna ad essere propizio e benevolo verso l'uomo, si compie la profezia di Isaia che dice: "Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio".
Il popolo creato per la gioia è composto da uomini e donne che hanno accolto e creduto al vangelo della gioia, come il funzionario del re che chiede a Gesù la guarigione del figlio: "Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia".
Imbattersi in questa rivelazione stupenda e pienamente corrispondente alle attese dell'uomo che, comunque ha sete di santità e di purezza, pone un interrogativo che non si può eludere: perché l'Eucaristia dove il sangue di Cristo è versato per me personalmente, il più delle volte non cambia per nulla la mia vita? Non è che in fondo mi creda giusto e pertanto penso di non avere bisogno del sacrificio di Cristo per essere purificato dai miei peccati? Che tristezza! Eppure, Dio solo è Santo!
Preghiamo. O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa' che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Martedì
La vita santa è un ordine di Dio a Mosè e a tutto il popolo: "Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo". Creati a immagine e somiglianza di Lui, il Santo, vuole che anche le sue creature siano sante. Con il peccato delle origini siamo usciti dalla santità di Dio e ci siamo ritrovati nel regno delle tenebre. "Ricordatevi - scrive san Paolo agli Efesini - che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio". E ai Romani scrive: "poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia". Eppure Dio vuol liberarci da questa drammatica situazione ed in suo Figlio ci viene incontro e ci chiede: "«Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina»".
Questo incontro di salvezza per i discepoli di Gesù è avvenuto nel giorno del battesimo: ci ha interrogati, ci ha tuffati nelle acque del fonte, ci ha strappati al regno delle tenebre ed alla morte e ci ha ordinato: 'Alzati!' Ed per quel sacramento di vita siamo risorti in Cristo, alzati e vivi, giusti e santi come Dio aveva ordinato. Noi peccatori non eravamo nella possibilità di vivere queste meraviglie, ma a Dio nulla è impossibile. E le ha compiute. Usciti dal fonte abbiamo annunciato a tutti la nostra Pasqua con il canto dell'Alleluia. Eravamo salvati! In noi si era compiuta la profezia di Ezechiele che dice: "Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell'Aràba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà".
Più ci si avvina alla Pasqua, alla scuola della liturgia, più si prende coscienza delle cose grandi e stupende che si sono compiute nel nostro battesimo, delle ombre che ancora offuscano lo splendore di grazia e, volendo rinnovare le nostre promesse battesimali nella sincerità di una fede riscoperta e riassunta con gioia, percorriamo le tappe del rinnovamento quaresimale per arrivare preparati alla grande Notte di Pasqua e cantare in tutta verità l'Alleluia dei risorti in Cristo.
Al più autentico rinnovamento ci stimola S. Leone Magno: "Si scuotano perciò le anime dei fedeli, e con sincero esame giudichino gli intimi affetti del proprio cuore. E se nelle loro coscienze troveranno qualche frutto di carità non dubitino della presenza di Dio in loro. Se poi vogliono trovarsi maggiormente disposti a ricevere un ospite così illustre, dilatino sempre più l'ambito del loro spirito con le opere di misericordia". La Scrittura le elenca in queste parole sante: "Non opprimerai il tuo prossimo,… Non disprezzerai il sordo,… Non commetterete ingiustizia in giudizio; Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore".
Preghiamo. Questo tempo di penitenza e di preghiera disponga, Signore, i tuoi fedeli a vivere degnamente il mistero pasquale e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza.. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Mercoledì
Dio Padre è sempre attento alle necessità dell'uomo e all'affamato che grida: "Chi ci potrà dare carne da mangiare?" risponde con il dono del cibo ma Dio va oltre. Un popolo ha bisogno di un governo efficiente; Mosè da solo non può reggere a tanta fatica e "Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito".
Ormai il popolo può camminare con forza e dirigersi verso la Terra della promessa. Il suo cammino sarà tipico del cammino della vita di ogni uomo e donna: grandi speranze, fatiche impossibili, gioie immense ed esperienze che spezzano il cuore, insidie di serpenti velenosi e presenza medicinale di Dio che libera dal male, fedeltà coraggiosa al Dio Amore e abbandono della retta via per perdersi su cammini che annullano. Però come l'uomo si pente sa di trovarsi di fronte ad un Padre che lo attende, lo accoglie, lo perdona e lo reintegra pienamente tra i fratelli in cammino. Dice San Massimo il Confessore: "Dio è quel padre affettuoso, che accoglie il figliol prodigo, si china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo riveste di nuovo con gli ornamenti della sua paterna gloria e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso".
Dio Padre non perdona e accoglie con i se o con i però, a Lui importa che tu sia qui e questo gli basta perché esploda la festa. Anche nel perdono è più attento a portare la gioia all'uomo, la consolazione che non appesantire l'incontro della misericordia con rimproveri umilianti. E questo perché ogni uomo e donna è un povero davanti a Dio e Dio predilige i poveri ed usa con essi tutta la tenerezza del padre. Dice Isaia: "il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri". Il Signore è veramente nobile di animo, è il Signore Dio, perché non si dimentica dei peccati, ma addirittura li cancella dalla coscienza dell'uomo e dalla storia. Una volta perdonati non esistono più. Come ricordarsi di un fatto che non esiste? L'amore che Dio porta all'uomo, comunque peccatore, tocca queste altezze perché "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità".
L'uomo perdona ma non può dimenticare perché il suo perdono non ha il potere di cancellare un fatto accaduto e, spesso, al ricordo di quel fatto pur perdonato con tutto il cuore, gli ribolle il sangue nelle vene. Dio no perché dal perdono accordato, il peccato non esiste più. Meraviglie dell'amore! Sì, perché l'amore vuole solo fare vivere: è ciò che vuole il Padre e suo Figlio Gesù: "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole". Nel giorno del Giudizio darà la vita, quella eterna, ai giusti; ma ogni volta che concede il suo perdono fa davvero vivere il peccatore perdonato e vuole far festa, "perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Il figlio può dimenticarsi del padre, avanzare pretese nei suoi confronti, vivere lontano da lui, un padre no! Dice infatti Isaia: "Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai", perché il Padre semplicemente ama e Dio è Amore e Padre.
Preghiamo. O Dio, che dai la ricompensa ai giusti e non rifiuti il perdono ai peccatori pentiti, ascolta la nostra supplica: l'umile confessione delle nostre colpe ci ottenga la tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Giovedì
La Pasqua si avvina e la Chiesa attraverso la Parola ci guida ad una conoscenza sempre più profonda di Gesù perché la nostra fede si purifichi, aumenti e sia meglio preparata a celebrare i misteri della nostra salvezza. Abbiamo ascoltato con abbondanza la Legge e i Profeti, ma crediamo in quella Parola? Non possiamo mai dare per scontata la nostra fede. Ora ci fermiamo e verifichiamoci sulla domanda che Gesù ci rivolge: "Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Anche noi come gli uomini mandati da Mosè ad esplorare il paese di Canaan dobbiamo esplorare la nostra fede, la sua incidenza nella nostra vita, la forza della sua testimonianza, e dobbiamo fare questo con coraggio se vogliamo portare frutti. "Siate coraggiosi e portate frutti del paese". Solo un'esplorazione sincera, senza paura, aperta al giudizio di Dio su di noi ci conduce ad un salto di qualità nella sequela di Cristo, nella testimonianza della fede.
San Leone Magno ci indica una via: fissare lo sguardo sul crocifisso. Sotto la croce non si può barare perché lì c'è Uno che ci ama fino al culmine e di fronte a chi ama si può essere soltanto veri. Ci dice San Leone: "Colui che vuole onorare veramente la passione del Signore deve guardare con gli occhi del cuore Gesù Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne".
Si onora la Passione del Signore se c'è la volontà di conformarci al Cristo crocifisso. E allora, continua San Leone: "Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l'impegno di conformarci al nostro Redentore, nell'imitazione dei suoi esempi".
All'inizio della Quaresima c'era una volontà decisa, lungo il cammino forse, abbiamo rallentato un po' l'impegno, e forse siamo ancora ritornati ad un quotidiano scialbo, spento, senza mordente, senza voglia di rinnovamento, e senza accorgerci siamo ritornati ad essere tristi. In questa sosta è probabile che prendiamo coscienza di questo stato di immobilità spirituale, forse anche di peccato. E non siamo contenti di noi stessi anche perché si prospetta davanti a noi il proposito del Signore di correggerci con mano pesante.
Fiduciosi nel Dio amore di sempre, con Mosè lo preghiamo: "Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. E poi facciamo ricorso al memoriale, al ricordo delle opere meravigliose che Lui ha compiuto per salvarci. Sappiamo che toccare questa corda per Lui vuol dire riconoscerlo ricco di misericordia e fedele al suo giuramento, Dio potente e Amore anche oggi. "Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso". E ci sentiamo già rimessi sulla via della salvezza, bramosi più di prima di conformarci al Cristo povero e crocifisso.
Preghiamo. O Dio, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa' che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Venerdì
Che ci sia qualcuno che dall'esterno giudichi il tuo operato o che sia la coscienza ad inquietarti, si tratta sempre di un elemento scomodo e pertanto da eliminare. Sì, perché l'uomo vuole sentirsi unico arbitro delle proprie azioni e padrone assoluto della sua vita da gestire in libertà come vuole. In questa situazione a farne le spese sono i giusti, quelli che ragionano con saggezza e sapienza. Contro loro ci sono quelli che la Bibbia chiama: gli empi. Dice il libro della Sapienza: "Dicono [gli empi] fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta".
Gli empi ragionano così perché non vogliono essere giudicati da nessuno. L'onestà e la rettitudine sono per loro un incomodo, un rimprovero, un essere segnati a dito in ogni trasgressione dell'educazione ricevuta. La vogliono rompere con il passato ed impostare il futuro secondo regole nuove dove la trasgressione è segno di progresso, di apertura.
Anche i potenti di questo mondo la pensano così e tremano al solo annuncio che un eventuale messia possa minare la solidità del loro potere. Dice il salmo 2: "Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami". Anche con Gesù il comportamento di empi e potenti è uguale: "Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora". La stessa cosa avviene con gli Apostoli, ma Gamaliele, uomo giusto del Sinedrio interviene in giudizio e dice: "Se questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
Gli empi e i potenti hanno proprio la pretesa di combattere contro Dio - o somma stoltezza! - e il Signore Dio sghignazza di loro: "Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno". La stoltezza sarà distrutta e trionferà la sapienza, la giustizia, la vita. Il Cristo risorto è la prova della vittoria definitiva del bene sul male.
Nel tempo della Quaresima i cristiani, illuminati da questa parola, si guardano "dentro" per capire da che parte stanno, perché l'essere cristiano non mi difende dagli assalti della tentazione, soprattutto di quella che mi vorrebbe autonomo da tutto e da tutti, disposto anche a uccidere Dio, soffocare a morte la coscienza. Chi, fosse anche per un momento, non ha ceduto a questa illusione? Certo, mi vergogno di me stesso, ma non dispero e prego: "Perdona l'iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall'Egitto fin qui". Poi è possibile la festa attraverso la celebrazione della santa liturgia, presenza della Pasqua di Gesù che muore e risorge qui, nel santo rito, per la nostra salvezza.
Dice Sant'Atanasio: "Dio che per noi istituì questa festa, ci concede anche di celebrarla ogni anno. Egli che, per la nostra salvezza consegnò alla morte il Figlio suo, per lo stesso motivo ci fa dono di questa festività che spicca nettamente fra le altre nel corso dell'anno. La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo".
Certo nel rito sacramentale dell'Eucaristia Gesù muore qui ed ora a causa dei nostri peccati. Lui accetta questo morire e lo trasforma in offerta di se stesso per pagare il prezzo della riconciliazione e del perdono. La sua risurrezione è la risposta del Padre che accoglie e benedice l'offerta pura del Figlio ed in Lui l'uomo è salvato e fa festa.
Preghiamo. O Dio, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa' che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita.. Per Cristo nostro Signore.
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IV settimana di Quaresima: Sabato
Di fronte a Gesù gli atteggiamenti dell'uomo sono contraddittori: per alcuni è un profeta, altri lo vogliono eliminare, altri sono affascinati e conquistati dalla sua parola: "all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!". Alcuni di loro volevano arrestarlo… ma le guardie risposero: "Mai un uomo ha parlato così!". Alla fine vince la parte peggiore: "E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me".
In questo rifiuto del Signore è coinvolto tutto l'uomo e le sue attività perché le sue scelte non sono più guidate dall'amore ma dall'interesse personale e dalla superbia; un farsi spazio nel mondo e nella storia dove la legge non è più norma a tutti bensì l'egoismo personale per un arricchimento facile, spesso raggiunto sulle pericolose vie del compromesso e della disonestà. Giustamente il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes, riflettendo su questo stato di cose, propone ai cristiani la via della verifica per purificare scelte ormai inquinate e contrarie allo spirito del vangelo. E insegna: "i cristiani per risposta affermano che tutte le attività umane, che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall'amore disordinato di se stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo".
La misericordia e il perdono sono il volto più affascinante di Dio perché è Padre e vuole la salvezza dei suoi figli per cui è sempre attento a venire incontro dando risposte d'amore che salvano. Così quando il popolo impreca contro Mosè e contro Dio, Lui va oltre il peccato della gente e dà risposte d'amore; li disseta con acqua prodigiosa: "Prendi il bastone, e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità; alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l'acqua; tu farai sgorgare per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame", e li guarisce dai morsi velenosi dei serpenti: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". E poi, "avendo amato i suoi, li amò fino al culmine" di dare suo Figlio per la nostra salvezza.
Da quel momento il Figlio Crocifisso è lì inchiodato alla croce quale testimone di un amore infinito e mi interpella ed attende una risposta. È lì in silenzio e mi guarda eloquente più che mai. Riecheggiano in me le ultime sue parole: "Ho sete!" e capisco che mi attende. Riuscirò a cedere al suo amore? Mi dice: "Tutto è compiuto!" giudizio tremendo sulla mia vita "incompiuta" per le troppe infedeltà e fughe. Signore, quando sarò tutto e solo dalla tua parte? Anche questo desiderio è parte del cammino quaresimale. Per tua grazia sono certo che quanto prima si compirà. Allora sarà davvero Pasqua.
Preghiamo. Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Per Cristo nostro Signore.
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