V Settimana di Quaresima


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In cammino verso la Pasqua

Meditazioni quotidiane ispirate alla liturgia di ogni giorno
di fr. Tarcisio Luigi Colombotti ofm


V Settimana di Quaresima

     Domenica
     Lunedì
     Martedì
     Mercoledì
     Giovedì
     Venerdì
     Sabato



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V domenica di Quaresima

Se all'inizio della Quaresima abbiamo fissato i nostri occhi sul Cristo Crocifisso, all'inizio della settimana che precede la Settimana Santa la liturgia ci propone l'icona del Cristo Sommo Sacerdote che dopo la Passione, è nella gloria del Padre, alla sua destra, esaltato al di sopra degli angeli. Incomincia la meditazione della Lettera agli Ebrei tutta incentrata su Cristo Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza e che: "Dio ha costituito il Figlio erede di tutte le cose dopo aver compiuto la purificazione dei peccati e si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli… esaltato al di sopra degli angeli". Che cosa si attende la Chiesa da questa meditazione lo dice la stessa Lettera: "bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno alle cose udite per non essere sospinti fuori rotta".
La Parola annunciata illumina in modo eccellente la figura di Cristo "irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza", ed è Dio come il Padre e "sostiene tutto con la potenza della sua parola". Per questa sua identità straordinaria perché divina, l'autore della Lettera, ordina: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio", perché gli angeli, essendo creature, sono inferiori al Cristo che è Figlio di Dio.
È ovvio che la luminosità divina di Gesù ci attragga ed affascini per cui ci vien da dire con Pietro: È bello stare qui, con te, davanti a te e contemplare la tua gloria. Professare così apertamente la fede in Gesù Signore è una scelta che fa vivere, da senso pieno alla vita e colma di gioia. Perché? Perché attua una promessa di Gesù che davanti alla tomba dell'amico Lazzaro dice: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno". Annuncia il mistero e poi interroga: "Credi tu questo?" Una domanda che Gesù, oggi, rivolge a ciascuno di noi in prospettiva della Pasqua. In quella solennità Lui risorge dai morti, primizia di coloro che sono morti. Se tu credi risorgerai con Cristo e si compirà in te la profezia di Ezechiele: "Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio". San Paolo attribuirà la risurrezione dei corpi alla potenza dello Spirito Santo che è dato ai credenti: "E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi".
Il Signore Dio e Padre è il Vivente, il Dio della vita e Gesù suo Figlio pur vivendo nella pienezza della divinità è anche vero uomo; così uomo da non vergognarsi di piangere alla tomba dell'amico Lazzaro: "Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente". Ha amato umanamente Lazzaro, ha sofferto come tutti per la morte di un amico caro e familiare ed in questa umanità così nostra ha colmato le distanze per cui, con Lui, l'uomo sta veramente bene, è già beato. Dice S. Atanasio: "Se seguiremo Cristo, potremo sentirci già ora negli atri della Gerusalemme celeste e anticipare e pregustare anche la festa eterna. Così fecero gli apostoli, costituiti maestri della grazia per i loro coetanei e anche per noi. Essi non fecero che seguire il Salvatore: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»".
Che cosa ci impedisce ancora di seguire Cristo così affascinante come Dio e come Uomo?

Preghiamo. Vieni in nostro aiuto, Signore, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Lunedì

In questo giorno siamo invitati a meditare su due nomi di Gesù: Luce e Sacerdote sommo. Ai farisei che contestavano la persona e l'insegnamento di Gesù, Egli risponde: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». L'antico orante del salmo 118 attribuiva alla Legge la funzione di essere luce: "Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Nel NT la luce è una persona, lo stesso Figlio di Dio-Uomo, colui che è potenza di Dio e sapienza di Dio,… nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza". Dice l'evangelista Marco che tutti: "erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità". Per questo Gesù è il Maestro per eccellenza e lui stesso rivendica solo per sé questo titolo: "uno solo è il vostro Maestro, il Cristo".
Questo appellativo mi interpella chiedendomi: lo riconosci tuo maestro unico? percorri il cammino che lui ti indica? L'appartenenza alla Chiesa si misura dall'accoglienza o meno della parola del Maestro nella mia vita.
Il secondo titolo che invita a riflettere è: Cristo Sacerdote Sommo. La Lettera agli Ebrei è precisa nel presentare questa funzione di Cristo. Dice: "Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova".
Egli è in tutto simile a noi, uomo tra gli uomini, eccetto il peccato, dirà san Paolo. Misericordioso perché facendo la nostra esperienza umana ne conosce i limiti, le povertà, le fatiche, la debolezza, e ci guarda con misericordiosa comprensione fraterna. Fedele perché essendo Figlio di Dio in lui non c'è peccato e mantiene sempre la parola data. Il Padre si fida totalmente di lui.
Paga nella sua Persona il prezzo della nostra salvezza espiando sulla Croce il peccato del mondo. San Giovanni Fisher dice: "Questo sacrificio è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno – non appena lo guarda – di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono…".
Per queste prerogative tutte sue può a pieno titolo mediare il nostro rapporto con Dio, cioè essere Sacerdote tra noi e Dio. I frutti di questa funzione di Cristo nella Storia della salvezza maturano nella vita degli uomini nella misura in cui "sono fermamente decisi a non riprendere più i loro vizi, ma a perseverare con costanza nella ricerca della virtù". Senza questa decisa volontà di rinnovamento non possiamo essere liberati dal peccato. Della nostra morte spirituale Gesù griderà al Padre ciò che il giovanetto Daniele disse circa la condanna di Susanna: «Io sono innocente del sangue di lei!».
Se Cristo Luce ci chiede la disponibilità ad essere illuminati dalla sua Parola, il Cristo Sacerdote Sommo, dall'alto della croce ci grida: "Ho sete, ho sete di te, della tua salvezza!". Perché resistere, bruciare dall'arsura quando siamo di fronte alle sorgenti dell'acqua che zampilla per la vita eterna?

Preghiamo. O Dio, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Martedì

Il Signore Dio non si vendica mai del peccato dell'uomo, ma tramite la voce della coscienza lo tormenta a volte in modo sottile, a volte in modo irresistibile e insistente perché si pieghi alla conversione, rivolga di nuovo il suo sguardo a Lui e con cuore sinceramente pentito riconosca il suo peccato e, come il popolo ebraico nel deserto, dica: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti".
Riconoscere il proprio peccato e chiedere perdono significa fare un atto di fede in Dio, il Vivente, in "Io sono!", perché solo Dio può perdonare il peccato. Lo dice Gesù davanti al dubbio dei farisei: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua".
Gesù riprende l'immagine del serpente innalzato sull'asta di legno e legge la sua crocifissione come il momento più qualificato per manifestare al mondo che Lui è Dio, cioè Io Sono: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono".
Sembra il momento meno adatto per presentarsi quale Dio perché la croce è segno di sconfitta, di fallimento totale, di morte. Chi davanti a un morto ha la stoltezza di confessare che è il Vivente, il pienamente realizzato? Eppure "il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!". Questa fede la Chiesa la canta la Notte di Pasqua nella sequenza prima del vangelo. Essa dice: "La morte e la vita hanno combattuto un prodigioso duello: il Signore della vita era morto. Ora vive. Alleluia!".
Pertanto solo se credi che il Cristo crocifisso è Io sono, il Dio vivente, puoi alzare a Lui la tua voce e chiedere perdono. Per questo la Lettera agli Ebrei ci dice con forza: "Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede". La mancanza di fede allontana dal Dio vivente e il cuore dell'uomo si indurisce sedotto dal peccato.
Lo sguardo fisso sulla croce ci fa penetrare sempre più nelle profondità del mistero di Dio, Amore non amato, purifica e arricchisce la nostra fede e ci predispone alla celebrazione delle feste pasquali in purezza di cuore. È solo necessario sostare un po' in silenzio adorante davanti alla Croce e lasciarsi condurre dallo Spirito al cuore stesso del mistero del Dio crocifisso. Arriveremo anche noi a stupirci di tanta potenza divina e ricchezza di grazia, fino a dire con san Leone Magno: "O ammirabile potenza della Croce! O ineffabile gloria della passione, in cui troviamo riuniti insieme il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e il potere del Crocifisso... la tua Croce, sorgente di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie. Per essa viene elargita ai credenti la forza nella loro debolezza, la gloria nell'umiliazione, nella morte la vita".

Preghiamo. Il tuo aiuto, o Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Mercoledì

La via della vera libertà è una sola: Gesù Cristo! Per raggiungerla e possederla pienamente è necessario decidere di seguire Lui, il Maestro. Lui ci dice la parola che illumina, guida, custodisce la nostra vita, anzi ci avvolge tutto in Sé, in una comunione profonda, dolcissima e feconda. Dimorare nella sua parola ci manifesta suoi discepoli, ci introduce alla conoscenza piena della verità e, immersi nella verità siamo uomini liberi. "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
La paura non troverà più casa in noi, neanche davanti ai tribunali degli uomini, perché lo stesso Spirito Santo sarà nostro Difensore e Custode. "Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi". L'angelo del Signore che ha liberato i tre fanciulli nella fornace, libererà anche noi, felici di professare la nostra fede e cantare: "Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui". Dice la Lettera agli Ebrei: "Dio infatti non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi".
La via della libertà è esaltante ma anche faticosa e va di pari passo con la fedeltà, la virtù che ci rende discepoli degni del Signore. La forza della perseveranza gioiosa si trova nella preghiera perché è il luogo dove Cristo, il capo, e il discepolo, il corpo, sono uniti nella medesima azione per cui quando preghiamo è il Cristo totale che prega. Dice sant'Agostino: "la stessa persona, cioè l'unico Salvatore del corpo, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi". Questa preghiera è sempre accolta dal Padre perché affonda le sue radici nel sacrificio della Croce dove Gesù ci riscatta dalla tremenda condanna ed apre la via all'ascolto della nostra supplica da parte del Padre; ma ormai è la preghiera pura e santa del Figlio. La Liturgia bizantina si rivolge a Dio con questo canto accorato: "Avendo Adamo indebitamente gustato dell'albero ne raccolse amaramente i frutti dell'incontinenza. Ma tu, o pietoso, innalzato sull'albero della croce, lo hai riscattato dalla tremenda condanna; per questo a te gridiamo: Donaci, o Sovrano, di astenerci dal frutto che corrompe e di fare la tua volontà, per trovare misericordia".
La Pasqua si avvicina: guardiamo alla festa della liberazione seriamente impegnati nella vita evangelica perché, dice la Lettera agli Ebrei, "non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse".

Preghiamo. Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l'opera da te iniziata. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Giovedì

La Chiesa, stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo tratto in salvo, è pensata e voluta da Dio da sempre, perché nel suo progetto di salvezza vuole stare in alleanza con l'uomo. Quando dopo il peccato originale, riprende il dialogo con l'uomo, chiama Abramo e gli propone l'alleanza: "Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni".
Questa promessa si realizza attraverso diverse tappe della Storia della salvezza, momenti nei quali Dio offre la sua alleanza al popolo convocato ed il popolo accetta il dono impegnandosi nella fedeltà ai patti. La prima grande alleanza avviene al Sinai con il dono della Legge; la seconda grande assemblea del popolo di Dio avviene a Sichem dove si rinnova l'alleanza. Due momenti significativi ma profetici dell'alleanza nuova ed eterna che avrebbe concluso il Figlio di Dio attraverso il suo atto sacerdotale della croce dove si presenta al Padre quale vittima pura e santa, gradita a Lui perché senza peccato ma che porta su di sé il peccato del mondo e sacerdote sommo e del tutto nuovo perché non discendete di Aronne ma alla maniera di Melchisedeh il quale è "senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni, né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno".
Sacerdote del tutto nuovo ma anche Dio e perciò in grado di rappresentare perfettamente e Dio e l'uomo nel suo servizio sacerdotale di mediazione per stabilire un'Alleanza perfetta. Era Colui che giustamente venne chiamato l'Atteso dalla genti! Dice Gesù ai diffidenti farisei: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia. Allora i Giudei gli dissero: Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?. Rispose loro Gesù: In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".
Nel sangue di Gesù Crocifisso è stabilita la Nuova ed eterna Alleanza e con essa nasce la Chiesa "l'assemblea di coloro che guardano nella fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, che Dio ha convocato e costituito, perché sia per tutti e per i singoli il sacramento visibile di questa unità salvifica", come autorevolmente dichiara il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium.
Nella Notte Pasquale alla rinnovazione delle promessa battesimali, a conclusione della triplice confessione di fede, si proclama: "Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla". Nella Notte più luminosa del sole e attesa per un anno, come canta Asterio di Amasea, un Padre del IV sec., l'assemblea più solenne dell'anno canta al mondo la grazia e la gioia della propria fede e si gloria di essere Chiesa cristiana, Chiesa santa di Dio. Un fatto grandioso che mi interpella, giudica e interroga sulla mia appartenenza alla Chiesa.
Mi guardo dentro e mi vergogno perché i miei modi di pensare e le mie scelte troppo spesso prendono le distanze dall'istituzione e denunciano un'appartenenza debole alla Comunità dei discepoli di Cristo. In queste condizioni non è possibile celebrare la Pasqua con i fratelli perché nelle celebrazioni pasquali si è davanti a Dio e con Lui non si può barare.
È il tempo favorevole della Quaresima: Signore fa che almeno oggi non abbia a rimandare il ritorno ad una comunione piena con i fratelli per una appartenenza alla Chiesa che sia radicale.

Preghiamo. Assisti e proteggi sempre, Padre buono, questa tua famiglia che ha posto in te ogni speranza, perché liberata dalla corruzione del peccato resti fedele all'impegno del Battesimo, e ottenga in premio l'eredità promessa. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Venerdì

La Quaresima è alle porte della Settimana Santa e il tempo della salvezza sta per compiersi. I Giudei combattono apertamente Gesù perché ha bestemmiato affermando di essere Dio. Non teme la sfida e fa appello alle sue opere perché anch'essi credano. "Gli risposero i Giudei: «ti lapidiamo perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose Gesù: «anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre»".
Da sempre il Padre lo difende ed Egli non teme. Sa che i suoi oppositori saranno sconfitti. Il Messia rivive in se stesso l'esperienza di Geremia, perseguitato ma difeso da Colui che l'aveva inviato. "Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile".
Contemplando la fermezza di Gesù e di Geremia nel confessare la verità sfidando anche la propria vita penso alle mie titubanze, perplessità, silenzi quando invece dovrei testimoniare gioiosamente che Gesù è il Figlio del Dio vivente, che la Chiesa è madre illuminata, che il Vangelo è l'unica verità, la parola che salva. Ripenso alle parole di Gesù quando dice: "Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi", ed arrossisco di me stesso. Come vorrei avere la franchezza degli apostoli che "annunziavano il regno di Dio e insegnavano le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento".
Eppure quel Gesù che stento a confessare apertamente e con franchezza apostolica è morto per noi e proprio con il suo sacrificio - dice la Lettera agli Ebrei - è diventato garante di un'alleanza migliore e che resta per sempre perché possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore". Sono le meraviglie di un Dio che è Amore e da nulla è ostacolato nell'amare e nel pregare per noi, per la nostra conversione. Per questo Fulgenzio di Ruspe, un Padre del V sec. ci esorta con forza: "Credi dunque con fede saldissima e non dubitare affatto che lo stesso Unigenito Dio, Verbo fatto uomo, si è offerto per noi in sacrificio e vittima a Dio in odore di soavità" ed alla vigilia della sua Passione aveva consegnato questo sacrificio al rito santo dell'Eucaristia. Continua Fulgenzio di Ruspe: "Oggi la santa Chiesa cattolica non cessa di offrire in ogni parte della terra il sacrificio del pane e del vino nella fede e nell'amore".
Mi domando: come partecipare al sacrificio sacramentale dell'Eucaristia in purezza di spirito se la mia confessione di fede è ancora segnata dal dubbio, dalla titubanza, forse dalla vergogna? Convertimi, Signore, ormai la Pasqua è alle porte.

Preghiamo. Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata. Per Cristo nostro Signore.


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V settimana di Quaresima: Sabato

Il peccato aveva diviso l'uomo in se stesso, non aveva più il coraggio delle proprie azioni, il suo linguaggio divenuto molteplice a Babilonia, non permetteva più la reciproca intesa. Rotta la comunione con Dio regnava tra gli uomini la divisione, l'odio, la guerra.
La stessa avventura la visse il popolo di Dio quando ebbe la disgrazia di avere re e pastori indegni di una missione tanto alta ed hanno introdotto usi e divinità pagane. Allora il popolo si ritrovò disperso o esiliato. Nell'intimo di ciascun pio israelita dominava il sogno del ritorno alla propria terra della promessa, alla città santa di Gerusalemme e di vivere compatti e riuniti attorno al Tempio di Dio. Lo hanno annunciato i profeti: "Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d'Israele". Ed anche Caifa, sommo sacerdote al tempo di Gesù "profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi".
La Pasqua di Gesù ricompatta l'umanità e per il suo sangue versato, l'umanità divisa ritorna ad essere un solo popolo. Scrive san Paolo agli Efesini: "Cristo è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, per mezzo della croce. Ora per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito". Ormai l'umanità è definitivamente divenuta una in Cristo ed ogni uomo e donna, in Cristo, ha la possibilità concreta di fare comunione con tutti e continuare a costruire l'unità perché dalla Pasqua di Gesù è nata quella che il beato Paolo VI chiamava la civiltà dell'amore.
Tutto quello che Cristo Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza doveva e poteva fare per riunire il gregge del suo popolo attorno all'unico Pastore, lo ha compiuto. Per la fede cristiana - dice la Lettera agli Ebrei - è un punto capitale credere che "abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che ha costruito il Signore, e non un uomo".
Ma anche noi abbiamo un servizio da vivere. Esso lo delinea con chiarezza San Gregorio Nazianzeno quando dice: "offriamo ogni giorno a Dio noi stessi e tutte le nostre attività. …Con le nostre sofferenze imitiamo le sofferenze, cioè la passione di Cristo. Con il nostro sangue onoriamo il sangue di Cristo. Saliamo anche noi di buon animo sulla sua croce. Dolci sono infatti i suoi chiodi, benché duri. Siamo pronti a patire con Cristo e per Cristo, piuttosto che desiderare le allegre compagnie mondane". La tentazione della mondanità è molto presente ai nostri giorni; ne ha parlato anche papa Francesco nella Lettera sul Vangelo della gioia. Egli scrive: "La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale". Una parola che mi interroga, che non voglio eludere perché la cosa più importante per vivere l'esaltante esperienza della Pasqua è quella di mettere al primo posto la gloria di Dio attraverso una fede retta, dimentico di me stesso per il troppo, amore ai fratelli, unica autentica via all'unità del gregge, per celebrare in letizia la solennità delle solennità: la Pasqua del Signore.

Preghiamo. O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà alla tua famiglia, custodisci nel tuo amore chi attende il Battesimo e assisti chi è già rinato alla vita nuova. Per Cristo nostro Signore.



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