III Settimana di Quaresima


torna all'indice



In cammino verso la Pasqua

Meditazioni quotidiane ispirate alla liturgia di ogni giorno
di fr. Tarcisio Luigi Colombotti ofm


III Settimana di Quaresima

     Domenica
     Lunedì
     Martedì
     Mercoledì
     Giovedì
     Venerdì
     Sabato



_______________




III domenica di Quaresima

Siamo sulla spianata del Tempio in Gerusalemme, Gesù ha fatto pulizia dei venditori attirandosi l'ira dei Giudei; essa esplode quando, richiesto un segno che confermasse la sua autorità, risponde: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Toccare il Tempio ad un Giudeo era come profanare una persona cara perché "il mio santuario è orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e amore delle vostre anime". Lo splendore del Tempio di Gerusalemme suscitava l'ammirazione di tutte le nazioni ed era la meta bramata da ogni pio israelita. Il solo pensiero di salire al Tempio lo riempiva di gioia indicibile: "Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore!". E quando si trovava in terra d'esilio erompeva dal suo cuore la struggente preghiera del salmo 137: "Come cantare i canti del Signore in terra straniera? mi si attacchi la lingua al palato, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia", perché nella città santa c'era il Tempio santo di Dio.
E Gesù parla di distruggerlo! Davvero coraggiosa la sfida del Signore. Nessuno comprese il significato profetico della sua espressione perché egli parlava del suo corpo. Esso è il nuovo Tempio, la Tenda, il santuario nel quale Cristo sommo sacerdote di beni futuri entrò con il proprio sangue una volta per sempre procurandoci così una redenzione eterna.
Gli stessi discepoli dovranno attendere la risurrezione per comprendere il senso di quella parola. Solo allora credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Per il prezzo del sangue pagato nella Pasqua da Cristo, agnello senza colpa, noi siamo stati salvati e liberati e con il battesimo ogni uomo e donna diventano tempio di Dio.
Il Dio Padre e ricco di misericordia ha camminato dall'Eden alla Pasqua di suo Figlio per costruirsi un tempio nel quale abitare: il cuore dell'uomo salvato! Ne ha fatta di strada. Solo l'Amore poteva tanto. E Colui che i cieli e la terra non possono contenere viene a fissare la sua dimora in me, piccolo e peccatore, sfidando la mia stessa fragilità e indegnità. Chi potrà mai comprendere la grandezza di questo amore? Il Crocifisso è l'icona più eloquente di tanto amore. Una suora ancor giovanissima l'aveva capito e chiede a Gesù "fammi un po' di spazio accanto a Te sulla croce!". Raggiunti questi vertici si può annunciare con san Paolo il Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio". E attorno a noi si dilata lo stesso amore di Dio che ci apre all'accoglienza piena dei fratelli soprattutto dei forestieri non tanto per il comandamento antico che recita: "Non molesterai il forestiero, né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto", ma perché in Cristo ormai siamo tutti fratelli e figli dell'unico Padre che veglia sul cammino degli uomini e su di noi fa splendere la sua misericordia e la sua pace.

Preghiamo. O Dio misericordioso, fonte di ogni bontà, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna: guarda benigno a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il rimorso delle colpe, la tua misericordia ci sollevi. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Lunedì

Il Signore Dio ci chiede di fidarci di Lui, della sua fedeltà e della sua Parola la quale manifesta concretamente la sua verità nel momento in cui si compie. Al Monte Sinai il popolo che aveva visto compiersi cose grandi, terribili e meravigliose si fida totalmente di Dio ed al momento della consegna della Legge l'accoglie con disponibilità sincera. "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!". Credere nella fedeltà di Dio ed impegnarsi all'osservanza fedele della Legge sono le condizioni per fare l'Alleanza che Mosè suggella con la benedizione col sangue. "Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!". L'assemblea del Sinai con il sacrificio dell'Alleanza è un momento determinante della Storia della salvezza e sarà il modello di altre alleanze (cf. assemblea di Sichem!), e annuncio dell'Alleanza Nuova ed eterna che il Messia- Cristo compirà sulla Croce. Ma c'è una differenza essenziale: al Sinai per l'alleanza c'è Dio e il popolo che si impegna, alla croce c'è il Figlio di Dio solo che rappresenta in se stesso e il Dio fedele e l'umanità fedele perché Gesù è anche vero uomo, senza peccato e perciò capace di garantire una fedeltà certa e duratura. Ma come uomo Gesù rappresenta tutti noi suoi discepoli e qui entra in gioco la nostra responsabilità personale di fronte all'alleanza che abbiamo celebrato con Lui nel giorno del nostro battesimo. Se la sua fedeltà non continua in noi, l'Alleanza permane ma la nostra infedeltà personale ci rende "idolatri". E si rinnova quanto è accaduto a Nazaret dopo aver ascoltato Gesù nella sinagoga, quando tutti "si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, … per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino".
Il rischio del tradimento dell'alleanza battesimale avviene quando comincia a vacillare la fede nella potenza della Parola di Dio e come Naaman il siro si mette in dubbio l'efficacia della parola del profeta Eliseo. Egli l'aveva mandato a lavarsi nel fiume Giordano perché fosse purificato dalla lebbra, e non ci andò pensando che le acque della Siria non erano diverse da quelle di Israele. Ma quando accoglie con fede l'invito del profeta accade il miracolo e comprende che il Dio di Israele è l'unico vero Dio. Andrà da Eliseo e dirà: "Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele".
La fedeltà all'alleanza antica e nuova si gioca tutta sulla fede nel Dio unico e sovrano che compie cose meravigliose al di là di ogni attesa umana. E la fede in Lui si radica sempre di più quanto più profonda è la conoscenza di Lui, perché "Conoscerti è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice di immortalità. San Basilio si domanda: "in che cosa è grande l'uomo? Dice la Scrittura: In questo si glori colui che si gloria: se conosce e capisce che io sono il Signore".
S. Caterina da Siena aveva fatto l'esperienza mistica della conoscenza di Dio e scrive: "Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
Io ho gustato e veduto con la luce dell'intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura
". La conoscenza intima di Dio conduce alla conoscenza della bellezza della sua creatura, l'uomo e si arriva a dire con S. Ireneo: "Gloria di Dio è l'uomo vivente!". Così per la fedeltà di Dio e la fedeltà dell'uomo diventano uno gloria all'altro. Come vorrei che in questa Quaresima la Grazia facesse di me un gloria vivente del Dio vivente!

Preghiamo. Con la tua continua misericordia, Signore, purifica e rafforza la tua Chiesa, e, poiché non può sostenersi senza di te, non privarla mai della tua guida. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Martedì

Mentre Mosè è sul Monte a dialogare con Dio, il popolo dimentico delle cose grandi che ha visto lasciando l'Egitto, è fortemente tentato di idolatria. Così "hanno scambiato la gloria del Signore con l'immagine di un bue che mangia fieno, dimenticando Dio che li ha salvati con grandi prodigi".
Si tratta dell'empietà più obbrobriosa che l'uomo possa compiere: cambiare la gloria del Signore con l'immagine di un bue che mangia fieno. Nella nostra società queste perversioni non accadono più, ma l'affezione cultuale a idoli elevati a divinità è ancora molto diffusa. Il denaro, il proprio corpo, la propria immagine, la carriera, il potere, ecc. sono idoli adorati, coltivati, ambìti e perseguiti anche calpestando i diritti ed il rispetto delle persone. La perversione inizia in modo molto sottile, insinuandosi nella mente e nel cuore senza che uno se ne accorga. Solo la grande inquietudine e insoddisfazione può far aprire gli occhi e illuminare su di una situazione che ormai tutto ci avviluppa. Nell'abisso il Signore viene a cercarmi ed in un raggio di luce mi aiuta a vedere l'assurdità della mia scelta idolatra, di aver abbandonato l'Amore, Colui che ci ha salvati con grandi prodigi. E nella sete di verità, di autenticità e di purezza il pensiero ritorna all'Alleanza tradita. La certezza che di fronte all'uomo peccatore c'è il Dio ricco di misericordia fa sgorgare dal cuore il grido dell'antico orante: "Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia".
Lui è veramente grande di cuore e perdona sempre, ma pone una condizione: perdonare di cuore al fratello. E così dovrà essere ogni volta che, pentito, chiederà il tuo perdono. Un giorno infatti, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".
Dalla richiesta di perdono al momento del perdono i Santi Padri imponevano al penitente il digiuno, la preghiera e l'elemosina come segno della misericordia del cuore verso i fratelli. Queste pratiche penitenziali caratterizzano anche l'attuale tempo di Quaresima, specialmente il digiuno almeno nei giorni di venerdì. Perché non sia solo una pratica esteriore san Pietro Crisologo scrive: "Quantunque il digiuno ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sràdichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia".
La Quaresima è inoltrata e forse nella nostra vita ci sono ancora troppi idoli che adoriamo e coltiviamo. Oh Divina Sapienza facceli conoscere, aiutaci a vederli nella loro aberrante realtà che è pericolosa per una fede pura, perdonaci ed aiutaci a perdonare perché anche il nostro volto sia come il tuo ricco di misericordia perché l'uomo creda.

Preghiamo. Non ci abbandoni mai la tua grazia, Signore, ci renda fedeli al tuo santo servizio e ci ottenga sempre il tuo aiuto. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Mercoledì

L'incontro a tu per tu con il Signore Dio lascia sempre un segno, trasfigura visibilmente l'orante e senza che lui si accorga, irradia attorno a sé un luce divina. Il segno può essere il volto raggiante di gioia, gli occhi luminosi più delle stelle, una dolcezza pacificante che tutto l'essere comunica e fa dire agli altri: quest'uomo ha visto Dio. Così accadde a Mosè dopo l'incontro di quaranta giorni sul Monte con Dio: "Quando Mosè scese dal monte Sinai non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore".
Ogni uomo e donna può fare dell'incontro con Dio nella preghiera, una esperienza di trasfigurazione visibile che è trasparenza del divino. San Teofilo di Antiochia ci insegna la via per vedere Dio e dice: "se vivi in purezza, santità e giustizia, puoi vedere Dio. Ma prima di tutto vadano innanzi nel tuo cuore la fede e il timore di Dio". L'indicazione è chiara ed illumina sulle condizioni necessarie e preliminari ad ogni preghiera, ad ogni incontro con il Signore Dio. Esse sono principalmente due: la fede e il timor di Dio.
La fede nel Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo è la consegna totale nelle sue mani perché è Amore e non può che volere il mio bene.
Il timor di Dio è il riconoscere la santità e la trascendenza, la maestà di Dio; è un riconoscerlo Padre. È timore filiale intriso di affetto, è più un non voler rattristarlo col nostro comportamento sbagliato che non un temerne il castigo.
Quando mi apro alla preghiera sorretto da una fede matura e sincera che mi fa riconoscere il Dio Santo, trascendente e sovrano, il Dio Amore e mi relaziono a Lui con affetto filiale e con una vita santa alle spalle, l'incontro si vive in profonda empatia e comunione dove si gusta che è bello stare con il Signore, fare esperienza del divino e della vita beata dei santi in paradiso. In quel momento mi accorgo quanto Dio mi sia vicino con una presenza viva e forte che coinvolge tutta la mia persona. Esperienza mistica che mi fa dire con il Deuteronomio: "quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?".
Uscendo dalla preghiera è impossibile nascondere i segni di un'esperienza così profonda ed intima con Dio. È spontaneo per chi mi vede chiedermi: che cosa è successo? mi sembri così felice? Se negli altri viene spontanea la domanda, per chi ha vissuto un'esperienza tanto intima con Dio viene spontaneo comunicare a tutti il proprio vissuto trasfigurante e mettersi ad insegnare ai fratelli la Parola che suscita la fede e porta all'incontro con il Signore. Ed io sarò considerato grande nel regno dei cieli.

Preghiamo. Concedi, Signore, che i tuoi fedeli, formati nell'impegno delle buone opere e nell'ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo e, nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli.. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Giovedì

La Storia della salvezza inizia con il dono della Legge e si compie con Cristo che è grazia e verità. È il grande annuncio dell'evangelista Giovanni: "La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo". Gesù dunque è il nuovo legislatore e capo del nuovo popolo di Dio. La legge nuova non più scritta su tavole di pietra ma si legge scrutando la persona di Gesù. Egli dirà di se stesso: "Io sono la via, la verità e la vita". Come Mosè sul monte proclama la legge delle beatitudini, norma ispiratrice della vita del discepolo, e la vediamo già incarnata nella vita del Figlio di Dio. Lui è beato perché povero, afflitto, mite, affamato e assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, la pace, il perseguitato.
Chi lo incontra e lo ascolta e vede ne è rapito, non lo può più lasciare. Lascia il padre, la madre, i fratelli, le reti e subito lo segue. E quando incrocia i suoi passi con un fratello, pieno di gioia e di entusiasmo gli annuncia: ho visto il Messia. Stando con Lui giorno e notte, giorno dopo giorno apprende a diventare quell'adoratore che il Padre cerca, un adoratore in spirito e verità. Tertulliano, un Padre del secondo secolo, con una punta di santo orgoglio, scrive: "Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide".
Dove arriva Lui, il Signore, che è Luce, Verità, il demonio si allontana perché il regno di Dio è qui! Lo dice Gesù stesso agli increduli e maliziosi Giudei: "Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio".
Queste meraviglie si sono compiute in noi con il sacramento del battesimo ed abbiamo iniziato l'esaltante cammino alla sequela di Gesù, la nostra unica legge. Uno sguardo retrospettivo ci presenta tutto il percorso della nostra vita e con dolore dobbiamo dire a noi stessi quanto Geremia diceva al popolo antico: "La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca". Ma come ha potuto succedere, perché tanta stoltezza? Forse abbiamo cessato di vigilare e abbagliati dalle vie facili e ingannatrici del mondo abbiamo abbandonato l'incanto delle vita beata.
La Quaresima con la sua austerità, l'abbondanza della Parola che salva, i riti penitenziali, il digiuno vuole ricondurci alla purezza della sequela fedele di Gesù. Lui il Maestro e Pastore delle nostre anime è lì che ci attende per avvolgerci nell'abbraccio della sua misericordia, per offrirci il perdono che ci restituisce allo splendore luminoso del battesimo, alla gioia di essere suo discepolo. Non solo ci offre ancora il dono di essere beati non tanto per la nuovo legge riaffermata con impegno, ma perché invitati alla sua cena, alla Cena dell'Agnello dove Lui stesso passa a servirci e nutriti del suo Corpo offerto in sacrificio per noi ci manda ai fratelli per essere, come Lui, a totale loro servizio. A quel punto siamo ridiventati suoi veri discepoli perché chi mi vuol servire, mi segua.

Preghiamo. Concedi, Signore, che i tuoi fedeli, formati nell'impegno delle buone opere e nell'ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo e, nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Venerdì

Per costruire un luogo terreno dove abitare "il Signore aveva dotato di saggezza e d'intelligenza tutti gli artisti, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario". Si tratta del primo luogo che richiama la presenza di Dio, cioè l'Arca dell'Alleanza. Attorno ad essa avverranno le consultazioni di Mosè per il giudizio e le grandi assemblee del popolo. Essa fu sempre custodita dentro una tenda, chiamata tenda del convegno. "La nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora". La nube era il segno della presenza di Dio.
Preparativi colossali ordinerà Davide per la costruzione del primo Tempio che inizierà Salomone e la sua Dedicazione sarà una delle celebrazioni più solenni.
In queste costruzioni sono impegnati uomini preparati e scelti da Dio. Ma per costruire il primo tempio vivente nel quale avrebbe preso dimora lo stesso Figlio di Dio nascendo come uomo, è Dio stesso il grande architetto e costruttore. Nessun uomo avrebbe saputo costruire un tempio vivente e santo come Maria di Nazaret. Solo Lei tra tutte le donne è stata scelta e creata piena di grazia, Tuttasanta, perché "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo". Da lei nascerà Colui che è semplicemente il tempio, cioè luogo che accoglie Dio e presenza personale di Dio. È questo il tempio che l'uomo desidera abitare per essere una cosa sola con Lui; ma questa è anche la volontà di Gesù e lo dice apertamente nel discorso di Cafarnao: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui".
Per realizzare questa promessa Gesù darà la sua vita e risorgerà per noi e noi, creatura nuova saremo in piena comunione con Dio, divenuti anche noi tempio del Dio vivente.
Il profeta Osea aveva annunciato : "Io li guarirò dalla loro infedeltà, ritorneranno a sedersi alla mia ombra"; la Pasqua ha compiuto la promessa.
L'antico orante al Tempio di Gerusalemme cantava: "Quanto sono amabili le tue dimore, Dio dell'universo. Dio abita in lei, non potrà vacillare".
L'orante del NT gioisce per essere diventato egli stesso Tempio del Signore e quindi vivere l'esaltante esperienza della comunione con Lui, del dimorare l'uno nell'altro e gustare il dono di una intimità profonda e misteriosa con l'Altissimo. Una gioia che si dilata e diventa annuncio, missione. Giustamente dice S. Gregorio Magno: "Dobbiamo dunque imitare ciò che riceviamo e predicare agli altri ciò che veneriamo, perché il mistero della passione del Signore non sia vano per noi. È necessario che ciascuno, secondo le sue possibilità, dia testimonianza ai fratelli del mistero della sua nuova vita". Il segno più luminoso sarà una vita animata tutta dall'amore, una vita che è culto certamente gradito al Signore perché "amare Dio con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici".

Preghiamo. Padre santo e misericordioso, infondi la tua grazia nei nostri cuori, perché possiamo salvarci dagli sbandamenti umani e restare fedeli alla tua parola di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


torna su



III settimana di Quaresima: Sabato

Da sempre il Signore Dio si prende cura dell'uomo con la sua Provvidenza e con le sue gesta mirabili. In modo del tutto nuovo e visibile sta con il suo popolo e lo guida nella traversata del deserto verso la terra della promessa proteggendolo dal sole con la nube di giorno e illuminando la notte con la colonna di fuoco: "la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d'Israele, per tutto il tempo del loro viaggio". In questo faticoso e lungo pellegrinaggio il Signore Dio era con Israele, lo vedevano, lo sentivano: era davvero il Dio con noi. Eppure più volte il popolo si allontanava dall'Alleanza perché "il tuo amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce", dice il Signore per bocca di Osea. Lo ha tradito nel deserto, lo ha tradito nella terra promessa, lo rinneghiamo anche nel tempo della Redenzione. L'accettazione peraltro consapevole e gioiosa di essere suo popolo e di vedere Dio camminare con noi, non ci mette al riparo dalle nostre fragilità, non ci impedisce di incamminarci su altre vie. La presunzione di essere noi a determinare il cammino, la meta, i percorsi, non è mai del tutto sopita. Pietro stesso non ha avuto il coraggio di confessare apertamente che era dei suoi, uno dei discepoli.
Ed ecco il lamento di Dio: "Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? …voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocàusti". Un Dio impazzito d'amore per l'uomo che potrebbe distruggere eppure tenta sempre nuove vie per salvarlo. Il ritorno a Lui è possibile attraverso una più profonda conoscenza di Dio ed un sincero amore fraterno. Il sacrificio, la penitenza, il culto è vuoto se non conosco il Dio vivo, se non amo il fratello, perché Dio è Padre e in Lui tutti siamo suoi figli.
La Quaresima ci stimola ad una purificazione profonda del nostro modo di essere discepoli del Signore, a partire dalla consapevolezza che siamo peccatori e perciò bisognosi di perdono. Il pubblicano l'aveva capito e "in fondo al tempio si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. …tornò a casa sua giustificato".
Insieme all'umiltà di riconoscerci peccatori e di riprogettare la nostra vita secondo il vangelo, la Quaresima ci esorta a compiere opere di misericordia ma da testimoni del vangelo della gioia. Infatti "Quando pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere" perché esse sono occasione di aiuto e sollievo al fratello nel bisogno, il quale capirà che la tua presenza amorosa viene dal cuore. È bello e gratificante essere il buon samaritano per qualcuno che incontri sul cammino: forse era deluso degli uomini, con la tua tenerezza lo hai aiutato a credere ancora nell'amore, nell'uomo. Tanto più sei uomo nuovo, tanto più vedrà in te Gesù, il buon pastore che si china su di Lui e lo cura. Ed anche qui scopro la bellezza della fede che salva perché mi fa essere vero uomo, così come Dio mi ha pensato e voluto.

Preghiamo. Nella gioia che già pregustiamo, Signore, in questa celebrazione della Quaresima, fa' che ci inseriamo sempre più nei misteri della Pasqua, per godere la pienezza dei suoi frutti. Per Cristo nostro Signore.



----------
torna su
torna all'indice
home