Il diaconato in Italia n° 176/177
(settembre/dicembre 2012)
IL PUNTO
Formazione spiritualità del diacono e della sposa
di Montserrat Martinez
Nella vita del cristiano, nel suo cammino di crescita della fede ricevuta nel battesimo, potrebbe esserci un momento in cui si richieda necessaria la risposta ad una chiamata di Dio Padre chiedendo o accettando di seguirlo nel sacramento dell'ordine e nel grado del diaconato. Se questo cristiano è sposato deve prendere in considerazione questa possibilità discutendone con la moglie. Se entrambi intravedono in questo una proposta di cammino da parte di Dio, tale possibilità si trasforma in un una opzione di vita e di scelta condivisa.
La Costituzione dogmatica Lumen Gentium al n. 29 enuncia la possibilità, discussa e accettata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, di ristabilire il diaconato permanente e che questo sia conferito a uomini sposati. Da quel momento il diaconato permanente ha visto nella Chiesa Cattolica un forte impulso e ha portato abbondanti frutti a favore dell'opera missionaria e dell'evangelizzazione. Molti vescovi hanno offerto ed elaborato norme e riferimenti per la formazione della vita diaconale, fino a quando è arrivato il momento che la Santa Sede ha ritenuto necessario una unità di intenti ed ha affidato alla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica e per il Clero il compito di redigere della Norme per formazione del diaconato ed un Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, così come erano stati redatti già i documenti per la vita e la formazione dei presbiteri.
Cosi, furono pubblicate, nel 1998 le Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti (Ratio fundamentalis institutionis diaconorum permanentium) e il Direttorio per il ministero e la vita dei Diaconi permanenti (Directorium pro ministerio et vita diaconorum permanentium). Entrambi i documenti costituiscono una continuità e devono essere certamente considerati nel loro insieme. La Ratio predilige l'aspetto formativo e serve come direttiva per elaborare, nelle distinte Conferenze Episcopali, norme specifiche e adeguate alla propria realtà; il Direttorio, invece, riveste carattere giuridicamente vincolante soprattutto per quei punti che si rifanno al Codice di Diritto Canonico o che comunque riflettono la legge universale della Chiesa. Altri aspetti, solitamente si adattano alle esigenze ed alle caratteristiche delle - chiese particolari.
La presente riflessione, quindi, si basa sulla Ratio ed il Directorium pubblicati su istanza della Santa Sede e, a partire da questi documenti, si mettono in evidenza alcuni aspetti in riferimento alla formazione ed alla spiritualità diaconale. In primo luogo, si esporranno i dati presenti nei documenti, relativi ai candidati e alla loro vita oltre che al ministero dei diaconi permanenti. Si farà riferimento, in modo particolare ai diaconi sposati che costituiscono il 95% dei diaconi permanenti.
Dalla identità teologica del diacono, si evincono i tratti caratteristici della sua spiritualità che si presenta, essenzialmente, come una spiritualità del servizio. Tale spiritualità deve essere in armonia con quello che è lo stato di vita; nel caso del diacono permanente sposato, la sua spiritualità ministeriale deve essere in profonda armonia con la sua vita coniugale (Ratio 11-12). Il diacono sposato, per vivere in pienezza la sua spiritualità, deve organizzare al meglio il suo ministero e i suoi doveri familiari, in modo da progredire nella sua missione e nella perfetta adesione a Cristo (Directorium 50).
Parlando della formazione ai candidati al diaconato, si deve porre in evidenza l'importanza della famiglia perché la sintonia e la comunione tra i coniugi contribuisca efficacemente a fortificare il cammino in vista del diaconato (Ratio 27).
Il candidato al diaconato deve saper ben governare la propria casa e i propri figli (Ratio 30). Il candidato al diaconato deve possedere delle particolari qualità umane, quali la maturità psicologica, la capacità di dialogo, il senso di responsabilità, la stabilità affettiva. Nello stesso tempo deve possedere delle virtù evangeliche consoni alla diaconia, cioè, l'attitudine al servizio, la carità fraterna, la capacità di obbedire, la preghiera, lo spirito di povertà (Ratio 32).
I candidati al diaconato che sono sposati, devono avere una esperienza positiva del loro matrimonio e devono essere sposati almeno da cinque anni (Ratio 37; Directorium 35). Oltre alla stabilità della vita familiare, i candidati al diaconato devono chiedere un consenso esplicito alla propria sposa e, anch'essa, deve tenere un comportamento onesto (Ratio 37).
Nel periodo precedente l'ordinazione diaconale (periodo propedeutico), i candidati devono seguire un cammino di formazione che li aiuti ad approfondire le proprie conoscenze teologiche, la spiritualità del ministero diaconale, oltre che a discernere attentamente la propria vocazione (Ratio 41). Il responsabile della formazione manterrà rapporti con la famiglia per accertarsi che ci siano le giuste disposizione per accettare, accompagnare e condividere la scelta del marito o del padre (Ratio 42).
Le spose dei candidati devono coinvolgersi, nella misura del possibile, nella stesse attività di formazione del proprio sposo: incontri di preghiera e riflessione, convegni (Ratio 43, Directorium 81). Allo stesso tempo è conveniente che le mogli possano seguire un loro cammino specifico di formazione, soprattutto di formazione spirituale, che le prepari e predisponga al futuro compito di collaborazione ed appoggio al ministero dello sposo (Ratio 56). In questo senso è molto importante che la moglie del diacono conosca sempre meglio la vocazione e la missione del marito; è un dovere che la sposa si informi della missione diaconale dello sposo in modo tale che la sua conoscenza sia apprezzamento per il ministero del marito oltre che di discrezione e sensibilità (Ratio 78). L'esperienza dell'amore nel matrimonio, tanto nel caso del candidato quanto in quello del diacono, unito da un vincolo di fedeltà, accogliendo, amando ed educando i propri figli è segno, nella comunità e nella società, dell'amore di Cristo per la sua Chiesa. Il diacono sposato deve essere un chiaro testimone della santità del matrimonio e della famiglia, alimentata dalla preghiera. Insieme a sua moglie vive la fedeltà e l'indissolubilità. È questo il paradigma di come si possano armonizzare la vita familiare e la missione evangelica (Ratio 68).
Il Sacramento del Matrimonio, che santifica l'amore degli sposi e lo rende segno efficace dell'amore con il quale Cristo ama la sua Sposa, la Chiesa, è un dono di Dio che deve alimentare la vita del diacono sposato (Directorium 61). Dono vissuto nella fede, nell'amore coniugale è per gli altri fedeli esempio dell'amore di Cristo. La preghiera in comune può aiutare senz'altro a realizzare questo binomio di sintonia tra la vita familiare e quella ministeriale (Directorium 61).
Ai diaconi si può affidare la cura della Pastorale delle famiglie. I diaconi sposati potrebbero essere di grande aiuto nel proporre la buona notizia dell'amore coniugale, le virtù di una paternità cristiana ed umanamente responsabile (Directorium 33). La sposa del diacono deve essere aiutata a vivere il proprio ruolo con gioia e discrezione. I figli sono chiamati ad apprezzare la vocazione paterna e sentirsi coinvolti nella testimonianza di vita (Directorium 61).
Il vescovo affiderà al diacono una missione consona alle proprie attitudini e capacità personali, alla condizione familiare, all'età, perché siano riconosciute valide le sue aspirazioni e considerata la sua spiritualità (Directorium 7). I diaconi permanenti che si dedicano a tempo pieno al ministero ricevono una giusta retribuzione che permetta loro di mantenere se stessi e la propria famiglia; coloro, invece, che svolgono una professione civile, devono mantenersi con quanto ricevono da essa (Directorium 18-19).
Nel caso di vedovanza, il diacono deve essere aiutato fraternamente, sia per quanto riguarda le necessità della famiglia, sia per aiutarlo a mantenere la continenza (Directorium 62). La vedova del diacono, allo stesso modo, deve essere assistita ed aiutata; nel caso di di morte di un diacono la Diocesi deve provvedere a fornirle un contributo sufficiente per lei ed i figli (Directorium 20).
Unità di vita
Se passiamo in rassegna il contenuto dei documenti citati ci si accorge che è relativamente bassa l'attenzione che si pone al fatto che molti diaconi siano sposati. La Ratio contiene 90 paragrafi nei quali si parla dello stato coniugale del diacono, della moglie e della famiglia precisamente nei numeri 11, 12, 27, 30, 32, 37, 42, 43, 56 e 78. In quanto al Direttorio, contiene 82 paragrafi, dei quali si riferiscono allo stato coniugale del diacono solo i numeri 7, 18-20, 33, 35, 50, 61, 62 e 81.
Il tema dell'unità di vita, tra ministero e famiglia, è di grande importanza, ma è trattato solo nel numero 61 del Direttorio e si riferisce alla preghiera, fatta insieme, come mezzo per raggiungere tale unità. Il diacono deve coltivare l'unione con Cristo per mezzo della preghiera, dei Sacramenti e dell'adorazione Eucaristica, di modo che nella sua vita possa testimoniare realmente l'amore di Dio; la preghiera fatta con la sposa fortifica ed aiuta: nella preghiera lo sposo trova la forza per adempiere la sua funzione ministeriale e la sposa trova la forza per dare tutto il suo appoggio e comprensione; nella preghiera entrambi trovano la forza, sostenuti dallo Spirito Santo, di condividere giorno per giorno la vita. E quando gli sposi pregano insieme la Liturgia delle Ore si uniscono alla preghiera della Chiesa universale.
La preghiera del diacono, ministro ordinato della Chiesa, raccoglie tutto il sentire della chiesa pellegrina e lo presenta all'amore di Dio Padre; nell'azione liturgica della Liturgia delle Ore, il diacono rappresenta il Corpo di Cristo, la Chiesa, che si apre alla Parola di Dio e alla proposta di Salvezza di Cristo. Di certo, tutto questo costituisce una grande ricchezza spirituale ma, nello stesso tempo, si devono mettere in conto altri fattori che aiutano il diacono a realizzare questa unità di vita tra famiglia e ministero: il dialogo tra gli sposi, la comprensione, il rispetto, la pazienza, la tolleranza e la generosità di entrambi. Ci possono essere anche altre forme di aiuto da parte della comunità e della chiesa stessa.
In quanto alla formazione, i documenti si riferiscono alla formazione del candidato e del diacono, ma non a quella della moglie. È assolutamente necessario che, nel periodo propedeutico, il candidato al diaconato si formi teologicamente e spiritualmente, ma nello stesso tempo si deve tener conto della sua formazione negli aspetti sociologici, psicologici e tecnologici. Tutti questi aspetti devono essere presenti anche nella formazione permanente del diacono già ordinato. Le spose dei candidati e degli stessi diaconi, devono impegnarsi, nelle giuste possibilità, nelle attività formative dei propri mariti; se la vocazione dello sposo implica una scelta di vita fondamentale, condivisa in tutto con la sposa, i coniugi devono condividere le tappe formative, di modo che l'accettazione e la comprensione da parte della sposa, di pari passo con la condivisione della preghiera, degli,incontri e delle riflessioni, sia il più completa possibile. I responsabili della formazione al diaconato nelle diocesi devono favorire la realizzazione di giornate di formazione e spiritualità per i candidati e le loro spose e, nello stesso tempo, gli stessi diaconi sposati devono tenere insieme delle giornate simili.
Allo stesso modo si dovrebbero potenziare gli spazi di incontro tra i candidati con le loro mogli e i diaconi con le proprie per condividere riflessioni ed esperienze. È chiaro nei documenti citati che la spiritualità propria del diacono sposato è quella del servizio, vissuta nella dimensione familiare. Il diacono è immagine di Cristo nella Chiesa e nel mondo. Cristo è l'esempio che noi contempliamo: l'Apostolo Paolo scrive nella sua Lettera ai Filippesi (Fil 2,7) che «Cristo pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo»; il Vangelo racconta che Cristo dice ai suoi discepoli che «non è venuto per essere servito ma per servire» (Mt 20,28) e che il più grande tra loro avrebbe dovuto considerarsi il servitore di tutti (Mc 10,43); nell'Ultima Cena, infine, Gesù compie un gesto umile, riservato agli schiavi, lavando i piedi ai discepoli e dando loro l'esempio dell'amore e del servizio reciproco (Gv 13,5-15). Di fatto il servizio ha un fondamento cristologico.
Il servizio del diacono nella Chiesa e nel mondo è segno dell'amore di Cristo Servo e che ancora viene a servire e salvare l'umanità. Il ministero ordinato è un dono di Dio alla sua Chiesa ed è un servizio reso al popolo di Dio. Il diacono, con la sua ordinazione, riceve lo Spirito Santo, che gli concede il dono di essere configurato a Cristo Servo e svolgere fedelmente il suo ministero.
La spiritualità si annida nel cuore del diacono, nel suo profondo e lo muove all'azione verso i fratelli. La spiritualità del diacono è ricca di sfumature che provengono dal suo stato di vita coniugale. L'equilibrio tra le due realtà è molto importante. L'uomo sposato che riceve il diaconato ha ricevuto per primo il sacramento del matrimonio: la grazia dello Spirito Santo fa sì che gli sposi si amino come Cristo ama la sua sposa, la Chiesa.
Preoccupandosi ciascuno del bene dell'altro, i coniugi creano una piccola chiesa domestica, nel cui seno si vivono l'amore ed il servizio. Questa chiesa domestica è aperta alla chiesa diocesana, come anche al mondo, con rispetto, tolleranza e generosità. Il servizio in cui il diacono è inserito non deve assorbirlo al punto tale da fargli trascurare i suoi doveri legati alla famiglia. Il matrimonio rimane al primo posto, esso è fonte di grazia per la vita degli sposi che completa ed arricchisce.
La testimonianza di vita del diacono sposato si traduce nella sua testimonianza di vita all'interno della famiglia: egli è testimone dell'amore di Cristo sia nel ministero che nella vita coniugale. Pertanto si deve porre attenzione che, negli incarichi affidatigli, il diacono sia supportato e non caricato troppo in modo da assicurare un giusto equilibrio tra ministero e famiglia. Allo stesso modo la Chiesa deve riconoscere ed apprezzare lo sforzo e l'impegno della moglie e dei figli nell'accompagnamento del ministero diaconale del proprio marito e padre. In questo senso è bene citare parte del discorso pronunciato il 18 febbraio 2006 dal papa Benedetto XVI ai diaconi permanenti della diocesi di Roma, in occasione del venticinquesimo della restaurazione del diaconato nella stessa diocesi: «Carissimi diaconi, accogliete con gioia e gratitudine l'amore che il Signore nutre per voi e riversa nella vostra vita, voi lo date agli uomini perché gratuitamente lo avete ricevuto (...) Carissimi diaconi, grazie per i numerosi servizi che, con generosità prestate nelle molte comunità parrocchiali di Roma, dedicandovi in modo speciale alla pastorale battesimale e familiare. (...) Carissimi diaconi romani, vivendo la carità infinita di Cristo, il vostro ministero sia sempre un servizio edificante per la Chiesa. Nel vostro lavoro vi sostiene l'affetto e la preghiera della vostra famiglia. La vostra vocazione è una grazia particolare per la vostra vita familiare che, in questa maniera, è chiamata ad aprirsi sempre più alla volontà di Dio e alle necessità della Chiesa. Il Signore ricompensi la generosità con la quale le vostre spose e i vostri figli vi accompagnano nel ministero insieme a tutta la comunità ecclesiale».
Certamente la grazia del sacramento dell'ordine fortifica e purifica la vita matrimoniale e familiare, ma non possiamo dimenticare che la grazia del sacramento del matrimonio, alla stessa maniera del sacramento dell'ordine, feconda e dà solidità alla vita ministeriale del diacono. La vita del diacono sposato dovrebbe essere come la sinfonia musicale di un coro la cui melodia dovrebbe essere "l'amore di Dio": le diverse voci dovrebbero cantare: Dio mi ama, Dio ama la mia sposa, Dio ama i miei figli, Dio ama la mia comunità, Dio ama la Chiesa... Non può mancare alcuna voce e ciascuna ha il suo ruolo e la sua importanza.
Vivere il diaconato del marito in seno alla vita matrimoniale apre a nuove dimensioni che, vissute col reciproco amore degli sposi, arricchiscono la vita ministeriale e familiare con rinnovato spirito di lode gradito a Dio, con spirito di servizio gradito ai fratelli, in modo particolare verso i più bisognosi e i lontani per una Chiesa sempre più volto di comunione.
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