Il diaconato in Italia n° 176/177
(settembre/dicembre 2012)
INCONTRI
La rete di incontri delle mogli dei diaconi
A cura della Redazione
È ormai da alcuni anni che a livello nazionale ed internazionale è stata pensata una rete delle spose dei diaconi con lo scopo di creare una piattaforma per lo scambio di idee ed esperienze delle mogli (e famiglie) dei diaconi. Nel contempo, il suo obiettivo è essere un legame di sostegno e solidarietà nel mondo.
Per avviare tale esperienza sono stati posti inizialmente vari interrogativi, come ad esempio:
- Dove sentiamo gioia e soddisfazione nel ministero? Quali sono i problemi principali per noi e le nostre famiglie?
- Come sosteniamo i nostri mariti, in che senso e in che misura?
- Come conserviamo la nostra identità, mentre sosteniamo i nostri mariti? Dobbiamo essere capaci di scoprire il nostro livello di impegno.
- Sarebbe possibile organizzare un incontro per mogli nelle loro diocesi per condividere esperienze positive o problematiche?
- Come riusciremo ad ampliare la rete delle mogli?
Molte mogli di vari paesi hanno avuto la possibilità di riflettere su queste domande e di avere così informazioni utili per la riflessione sul rapporto sacramento del matrimonio e sacramento dell'ordine.
Alcune riflessioni
La maggioranza delle mogli vedono il diaconato come arricchimento della propria vita. Stanno sostenendo i mariti di vero cuore, ma in modi e con livelli diversi. Questa è l'esperienza fondamentale e positiva di molte coppie. È molto importante tener presente questa affermazione parlando delle altre conclusioni.
La maggior parte delle mogli concorda sull'importanza essenziale dell'attenzione data ai sentimenti e alle attese della moglie e della famiglia sin dall'inizio e per tutto il periodo della formazione. Dopo (molti) anni di matrimonio, il marito entra in un cammino nuovo ed intenso nella direzione del diaconato. Questo fatto ha conseguenze per l'intera famiglia. La comunicazione aperta fra marito e moglie ed anche con i figli su ogni aspetto è estremamente importante.
Qui c'è, d'altra parte, una grande responsabilità per il delegato episcopale e i responsabili della formazione, perché si aprano alle mogli molte possibilità, ad esempio, di seguire i corsi, organizzare incontri e discutere un gran numero di quesiti e problemi. Molte mogli sono veramente interessate al diaconato, ma credono di essere le sole ad avere un certo interrogativo o una certa inquietudine. Quando poi possono parlarne, capita spesso che si sentano tranquillizzate vedendo che le loro domande o i loro dubbi sono riconosciuti da altre mogli o coppie. Un incontro con mogli di diaconi già ordinati può anch'esso essere d'aiuto. In alcune diocesi si dà la possibilità di portare i figli nello stesso centro di formazione, dove si organizza poi il modo di custodirli o intrattenerli. In generale, è importantissimo avere varie occasioni di partecipazione, ma ogni coppia deve decidere da sé ciò che essa stessa o la famiglia vuole o può fare. Non esiste un modello unico in merito. La cosa principale è avere uno scambio periodico e aperto delle esperienze delle mogli in relazione anche al loro cammino spirituale.
Il diaconato e la vita familiare
L'ordinazione è un momento molto toccante e spiritualmente profondo, ed è allo stesso tempo l'inizio di una nuova vita per il diacono, la moglie e i figli. Il marito e padre di famiglia ora non è solo un membro della famiglia stessa, ma anche del clero. Per alcune mogli e figli, ad esempio, può implicare un certo choc sentire che il papà viene chiamato "reverendo" o qualcosa di simile. Ci sono mogli che parlano di un certo senso di perdita dopo l'ordinazione. Anche il rapporto con i parrocchiani può cambiare a causa dell'ordinazione, il che richiede alcuni correttivi.
È molto importante che non solo il diacono e le autorità della Chiesa parlino delle dimensioni dei compiti del diacono stesso, ma che ci sia una consultazione con la famiglia, specie nel caso di diaconi che esercitano una professione. È da tener presente in modo costante che per i diaconi la cosa prioritaria è il matrimonio e la famiglia. Poi la professione, e solo al terzo posto arriva l'impegno con la Chiesa. Dunque, uno può essere diacono dentro la sua famiglia e nel posto di lavoro.
Molte mogli sostengono fortemente i mariti nel lavoro diaconale, sia dando loro la possibilità di impegnarsi nel servizio alle persone sole e ai malati, sia lavorando diligentemente anche loro nella Chiesa. Si dice in questi casi che si tratta davvero di coppie diaconali. Ispirandosi alla fede e alla volontà di vivere seguendo Cristo, le mogli vivono e lavorano insieme per i bisognosi, i poveri, coloro che non hanno nulla, i bambini senza aiuto, i derelitti.
Tuttavia ci sono vari modelli con vari livelli di impegno, e non si può dire che il modello A sia necessariamente migliore del modello B o C o Z. È molto importante che la moglie possa sviluppare la propria identità e il livello del proprio impegno. Questo vale anche per i figli. Inoltre, ci sono compiti importanti che vale la pena svolgere anche fuori dalla Chiesa. In alcune diocesi - anche se non in tutte - esistono incontri di mogli durante i quali c'è la possibilità di scambiare idee ed esperienze. Ci sono anche giornate di spiritualità organizzate appositamente per le mogli. O convegni per i diaconi e le loro mogli che hanno momenti di incontro pensati proprio per le mogli. Dalle informazioni si evince l'importanza di una comunicazione aperta e frequente dentro la famiglia. Si tratta della comunicazione sui diversi compiti e responsabilità e sulla verifica degli stessi. Molte volte il lavoro del diacono si allarga e prende sempre più tempo. E, altre volte, la quantità di tempo che egli può trascorrere con la famiglia è sottoposta ad una certa pressione. Per questo è importante avere una comunicazione aperta sui diversi compiti e bisogni e sulle conseguenze dell'impegno.
Un'indagine sociologica attuata in Germania e Svezia, per esempio, ha concluso che il numero di divorzi dei chierici protestanti coniugati è molto alto in ambedue i paesi. Così, se ci si trova in una posizione problematica, bisogna essere prudenti: avere una comunicazione frequente ed aperta. Lo stesso vale per i rapporti con la parrocchia e soprattutto con il parroco.
Può essere una cosa nuova per i parroci avere un chierico coniugato che non ha vincoli solo con la parrocchia ma anche con la famiglia e il posto di lavoro. Molto spesso ci si aspetta che il diacono dedichi un tempo enorme alla comunità, e può darsi che una cosa analoga si aspetti anche la moglie. In tal senso possono esserci dei rischi disfunzionali rispetto alla famiglia del diacono: il messianismo e l'esemplarismo. Il messianismo è l'atteggiamento che dice: «Senza di me, il diacono, la Chiesa sprofonderà». Il diacono messianico vuole essere coinvolto in tutto ciò che avviene nella sua comunità o parrocchia. «Se non lo faccio io, non sarà fatto». Potete immaginare l'impatto che un tale atteggiamento ha sulla vita familiare e personale del diacono.
Il secondo rischio è quello dell'esemplarismo. Questo si verifica quando il diacono pensa che egli stesso, sua moglie e la sua famiglia devono essere come le navi-ammiraglie della rettitudine familiare e della perfezione domestica: niente parole dure e difficoltà relazionali, presenza a tutti gli eventi parrocchiali e diocesani, etc. L'esemplarismo è sbagliato sia verso la famiglia che verso se stessi, visto che impone aspettative per nulla realistiche, e il non poterle realizzare è una fonte tremenda di tensioni sia personali che familiari.
Come già detto, si possono evitare molti problemi con l'essere aperti e onesti Con gli altri e con una verifica frequente sullo stato delle cose e sulle priorità. Nella maggioranza dei casi, le famiglie sostengono il marito/padre in modo eccellente. Sanno quanto sia importante la vocazione nella vita del diacono. La compassione, la solidarietà e l'impegno con gli altri costituiscono una missione cristiana per noi tutti. Costituiscono anche una fonte di crescita umana e spirituale e creano un legame profondo tra le persone. In questo senso, il diaconato può essere una vera benedizione per la coppia e per la famiglia. È interessante constatare quante coppie di tutto il mondo non sanno ancora quali siano i motivi della dispensa per cui i diaconi vedovi possono risposarsi. Molti pensano che il diacono non possa risposarsi dopo la morte della moglie. Di fatto, nei primi decenni che seguirono la restaurazione del diaconato c'erano tre motivi di dispensa da tenere in conto congiuntamente:
1. l'utilità grande e provata del diacono nella diocesi.
2. la presenza di figli piccoli bisognosi di una madre.
3. la presenza di genitori o suoceri anziani bisognosi di cure.
Questo della vedovanza costituisce un vero caso di coscienza per molte coppie il poter seguire o meno il cammino del diaconato sapendo che, alla morte della moglie/madre, il marito non avrebbe più potuto risposarsi. È molto importante dunque far conoscere questa realtà a tutti gli interessati ad essere diaconi, come anche alle coppie nel e dopo il cammino di formazione al ministero.
Conclusioni
La creazione di una rete internazionale di mogli di diaconi fornisce l'opportunità di scambiare idee ed esperienze. Allo stesso tempo, è un modo per dare sostegno e amicizia a livello mondiale. Le informazioni da varie parti del mondo mostrano molti punti comuni.
• Sviluppare la propria spiritualità in comune e condividere esperienze durante il periodo formativo e anche dopo l'ordinazione è estremamente importante.
• C'è una grande volontà da parte delle mogli di sostenere i mariti nel ministero, e nel farlo sentono molta gioia. Ma bisogna anche conservare la propria identità e scoprire il livello del proprio impegno.
• Tutte concordano che la comunicazione dentro la famiglia, ma anche con la parrocchia, ha molta importanza.
• Una combinazione di idealismo e realismo nell'atteggiamento verso il diaconato può dare adito ad un modo di vivere in solidarietà che è per tutti una benedizione, sia per la società che per la Chiesa.
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