Il diaconato in Italia n° 176/177
(settembre/dicembre 2012)
SERVIZIO
Il diacono sposato nella Chiesa
di Gaetano Marino
Nella Chiesa quarant'anni di esperienza diaconale possono essere considerati pochi, nonostante ciò si sente la necessità per i diaconi sposati di una formazione comune che metta in risalto il ruolo delle mogli e che i mariti non facciano tutto da soli, quindi è bene mirare ad una formazione sempre più specifica della coppia. Questo è importante, ma è indispensabile la prudenza, compiendo piccoli passi.
Mi chiedo: perché è importante la formazione comune? Premesso che non tutto vada svolto insieme, è importante che ci siano incontri che diano la possibilità di porci in un contesto partecipativo, di aiuto vicendevole e di conoscenza del ruolo ministeriale che il marito andrà a vivere, si deve tendere ad una formazione che porti a guardare il diaconato del marito, non come una perdita di presenza, di valore della coppia, ma attraverso una solida e nutrita spiritualità per porsi insieme laddove è possibile nella preghiera comune e nella consapevolezza partecipativa del ruolo del marito di "vivere" il dono del diaconato unitamente al sacramento del matrimonio.
Gli incontri dovrebbero essere tenuti da docenti specializzati e periodicamente dal vescovo i cui contenuti dovrebbero far leva sul progetto d'amore della coppia. Importanti sarebbero gli esercizi spirituali e incontri tra coppie di diaconi affinché ci possa essere uno scambio di esperienze da cui possano trarne benefici le intere famiglie. Le mogli che partecipano alla formazione sono più propense a trasmettere sicurezza ai propri figli, che talvolta vinti dall'incertezza del loro momento, pensano che il padre li abbia abbandonati. Questo è importantissimo nel rapporto di coppia.
La donna che vive, guardando con rispetto il ministero del marito, mette in atto il proprio "genio femminile" che rappresenta una grande scelta verso la compartecipazione e la realizzazione del ministero. Un diacono, assillato da continui rimproveri, potrebbe vivere un ministero difficoltoso, il suo agire potrebbe esser disturbato, appesantito, in quanto non è libero, ma condizionato. È qui che si costruisce una linea di vita nell'insieme dove ognuno porti avanti il suo specifico ruolo facendo del diaconato un prezioso dono, usando una parola evangelica: essere una sorgente da cui tutti possano attingere l'acqua della salvezza, della conoscenza di Cristo Servo umile, attraverso la testimonianza del diacono. Credo che oggi nelle nostre comunità necessita una maggiore presenza di diaconi nella pastorale familiare, secondo un orientamento più esperienziale che teologale partendo dove è possibile con la moglie portando avanti una specifica catechesi. Si pensi al bene che ne può scaturire e principalmente a quello che può essere trasmesso come esperienza di vita. In situazioni già vissute la coppia può riproporle come pure testimonianze di chi non ha interesse se non quello di trasmettere ciò che si vive, filtrato alla luce di Dio che ci ama e che vuole che amiamo tutti indistintamente. Il diacono, facendosi prossimo di ognuno e creando i presupposti per un punto di riferimento, garantisce un sollievo, una spinta ad uscire dall'empasse della vita. Inoltre, è necessario capire che la donna non sta al di là dell'uomo, è parte importante della sua vita e pertanto è necessario far emergere i carismi che vanno armonizzati con la scelta vocazionale.
La donna vive con la sua tenerezza e con grazia guardando avanti. Mi chiedo: vedere oggi operare la donna insieme al marito diacono, non è forse segno dei tempi? Da ciò nasce il bisogno di una formazione ad una doppia vocazione: il marito con il ministero del diaconato e la moglie con il sacramento del matrimonio, armonizzando questo grande dono e cercando di avere così testimoni che siano compagni di viaggio per tutti.
A Napoli
Il 4 ottobre, festività di S. Francesco, nel Tempio dell'Incoronata a Capodimonte c'è stata la celebrazione eucaristica, presieduta da S.E. mons. Antonio Di Donna per il nuovo anno pastorale, la celebrazione del 40.mo anniversario dell'inizio del diaconato permanente a Napoli, il suffragio dei diaconi defunti. All'inizio dell'omelia il presule, con tono pacato e paterno, ha detto: «Cari amici, è consuetudine per noi stare insieme e stasera in modo particolare per ricordare i nostri fratelli diaconi defunti».
Successivamente, si è soffermato sulla figura del santo del giorno facendo emergere che egli, pur non essendo un uomo di grande scienza è stato seguito e imitato da molti, basti pensare che ancora oggi la figura di Francesco, a distanza di otto secoli, suscita una forte attrattiva. Cosa aveva di particolare? Qual era il suo segreto? In Mt 11,25-30, Gesù ha detto: «Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Gesù prende i piccoli a modello e Francesco, ispirato dallo Spirito, rinnova la Chiesa dall'interno, con lui si ritorna alla semplicità del vangelo. Egli vuole vivere secondo il vangelo, amare i fratelli e soprattutto rimanere umile e povero e vedere in essi Cristo Gesù.
Questo è il suo segreto, la caratteristica della sua santità, la strada di un uomo nuovo che si orienta alla fraternità in una Chiesa povera, libera da ogni condizionamento e da ogni pregiudizio. La Chiesa, a distanza di secoli, ha voluto con il Concilio, tra le altre cose, ripristinare il diaconato permanente nelle sue forme affinché egli sia segno di Cristo servo e povero. Il Concilio è stato un potente mezzo di rinnovamento, un modo per ritornare alla semplicità della primitiva Chiesa cristiana e in essa è stata riscoperta la figura del diacono che per secoli era scomparsa.
Il diacono concorre ad essere voce della Chiesa allo scopo di convertire al vangelo e diventare compagno di viaggio per tanti, diventare segno di una Chiesa povera che si rispecchia in Cristo.
Il vescovo con parole toccanti ha detto: «A cinquant'anni dal Concilio e a 40 anni dall'inizio del diaconato a Napoli il cantiere è ancora aperto, il Signore ha benedetto la Chiesa di Napoli in modo assoluto con un grande numero di diaconi, infatti siamo la diocesi più numerosa e questo ci riempie di responsabilità e ci spinge a fare un serio esame di coscienza, sulla vostra identità, sul vostro servizio e sulla vostra missione. Lasciamo aperto questo cantiere e chiediamo l'intercessione di San Francesco d'Assisi affinché ispiri i nostri cuori a percorrere questo cammino, mentre celebriamo questa eucaristia per i tanti diaconi defunti che già sono nella casa del Padre e li ringraziamo per il servizio svolto nelle loro parrocchie e nella Chiesa tutta».
Come per Francesco c'è stato un periodo di stanchezza interiore, di smarrimento in cui anche il Signore sembrava assente, così il diacono con l'aiuto di un accompagnatore spirituale deve intuire che il Signore dica: «Non ti preoccupare, non ti crucciare, tu sei prezioso, mi costi sangue, vai avanti perché io sono con te».
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