Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 10/2025)
ANNO C – 23 novembre 2025
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.
2 Samuele 5,1-3 • Salmo 121 • Colossesi 1,12-20 • Luca 23,35-43
(Visualizza i brani delle Letture)
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.
2 Samuele 5,1-3 • Salmo 121 • Colossesi 1,12-20 • Luca 23,35-43
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RE CROCIFISSO
Il racconto della Passione nel Vangelo secondo Luca porta con sé i motivi del regno e della regalità di Cristo. Anzitutto nell'accusa che il popolo muove contro Gesù: «Abbiamo trovato costui che [...] affermava di essere Cristo re». Quando Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?», lui gli risponde: «Tu lo dici». La regalità di Cristo è oggetto della derisione dei soldati che, sotto la croce, si prendono beffe di lui dicendo: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!». Lo vediamo nella scritta posta sulla croce: Costui è il re dei Giudei. Lo vediamo, infine, nella preghiera del criminale pentito, che dice:«Gesù,ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Soffermiamoci sulla figura di quest'uomo appeso alla croce accanto a Gesù e come egli interpreta l'essere re da parte di Cristo. Il "buon ladrone" può chiedergli di ricordarsi di lui perché prima nella libertà quest'uomo ha ricordato la sua colpa, ha riconosciuto la sua ingiustizia. Invece di lamentarsi e di bestemmiare Dio, contempla il Crocifisso: «Egli non ha fatto nulla di male». L'innocenza del Crocifisso lo illumina e gli evita di morire nella disperazione. Non c'è libertà interiore senza un minimo di ricerca della verità. Non c'è riconciliazione senza consapevolezza. Non si tratta di denigrarsi, ma di presentarsi nella verità davanti al Crocifisso.
Il malfattore appeso come lui alla croce, non ha nulla di cui lodarsi, niente che potesse fare per Gesù, niente da offrire, prega semplicemente e chiede a Gesù di ricordarsi di lui:«Non dimenticarti di me». Ecco uno che crede in un regno che non può vedere, in un re che indossa una corona di spine, il cui trono è una croce, la cui veste è la nudità, la cui gloria è un corpo lacerato dalle fruste dei romani, la cui corte è composta da bestemmiatori caustici e i cui nemici lo hanno apparentemente sconfitto. È la fede di un crocifisso che crede in un altro crocifisso come lui, ma di cui riconosce la regalità.
Questo malfattore agli occhi degli uomini ma beato a quelli di Cristo ci conduce ancora più lontano nella speranza. Invece di chiudersi nel ricordo delle sue colpe, si apre alla memoria di Dio. Ha capito che Dio non ha il ricordo del peccato, ma il ricordo di lui come persona. Che Dio non ha la memoria della colpa ma la memoria dei volti. Ha capito che il regno di Dio non è una questione di potere o di ricchezza, ma di relazione e di riconciliazione. «Oggi con me sarai in paradiso»: questa parola di Gesù è un balsamo di speranza. «Con me»: essere con Gesù significa già essere in paradiso. Essere con Gesù è ciò che deve preoccuparci qui sulla terra, in ogni cosa. Questo è ciò che, poco a poco, ci darà pace, ci riconcilia e ci unificherà. «Oggi con me sarai in paradiso», dove il paradiso è essere con lui, dove il regno di Dio è essere dove lui è.
I cristiani sono coloro che, come il malfattore sulla croce, si rivolgono a Gesù crocifisso con una fede che assomiglia più a una speranza squattrinata e, ascoltando la sua risposta, hanno trovato la fede che sposta le montagne. Quando la nostra fede è debole, quando siamo assaliti da contraddizioni e dubbi, siamo tentati di preoccuparci della nostra poca fede. In quei momenti, tuttavia, non dobbiamo guardare alla nostra fede, ma guardare a lui, il re crocifisso, il Messia che regna dalla croce e la fede si prenderà cura di sé stessa.
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