Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 6/2025)
ANNO C – 22 giugno 2025
SS. Corpo e Sangue di Cristo
Genesi 14,18-20 • Salmo 109 • 1 Corinzi 11,23-26 • Luca 9,11b-17
(Visualizza i brani delle Letture)
SS. Corpo e Sangue di Cristo
Genesi 14,18-20 • Salmo 109 • 1 Corinzi 11,23-26 • Luca 9,11b-17
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CONDIVIDERE LA MISERIA
Da un lato ci sono persone bisognose di cura, che si trovano in un luogo deserto e che non hanno alloggio e cibo; un'umanità misera, priva di risorse. Dall'altro la responsabilità della comunità diGesù nei confronti di questa umanità. L'evangelo ci pone al cuore dell'eucaristia e al cuore della fede, della vita cristiana, e lì siamo rinviati alla nostra responsabilità verso gli esseri umani che vivono nel bisogno.
«Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente», questa la risposta dei discepoli all'invito di Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare». I discepoli, costatano di aver poco, quasi nulla ma, allo stesso tempo, sono disponibili a usare dei beni della loro stessa cassa per sfamare le folle. Sembra qualcosa di buono e nobile, ma Gesù vi coglie un sottile pericolo. Quello che i discepoli propongono è un comunicare ai bisogni della folla e alla condizione di miseria al modo dei mezzi, restando sul piedistallo e padroni delle relazioni.
Gesù invece ha interpellato loro stessi, la loro esistenza, il loro corpo, le loro forze, le loro capacità, ma i discepoli propongono di «andare a comprare viveri», ricorrendo alle loro pur modeste possibilità economiche, al denaro. Pensano a quello che hanno e non a quello che sono. Vogliono soddisfare il bisogno dell'altro senza ricorrere alla loro pochezza, senza mettere in comune il poco che sono e il poco che hanno: cinque pani e due pesci. In questo modo non si istaura una relazione ma semplicemente si tampona una mancanza.
Qui giungiamo al vertice del nostro racconto, che non è un racconto di moltiplicazione di pani ma di condivisione a partire dalla frazione, dallo spezzare. Ogni essere umano non ha altro pane che la propria vita, una vita impastata di incontri e relazioni, di sogni e delusioni, di gioia e di pianti. Per questo, la scelta è tra un pane da accumulare o un pane da spezzare. Unavitaall'insegna della difesa e del possesso, oppure una vita data, donata, persa? Vive della logica eucaristica chi decide di rompere le difese dell'io e accetta di essere ferito e contaminato dalla storia dell'altro, percorre la strada imprevedibile delle relazioni. Questo è il luogo da cui esercitare la responsabilità cristiana, ma questo è il luogo dell'eucaristia, memoria del corpo spezzato e del sangue versato di Gesù, della sua intera esistenza.
Ma da questo luogo, dal luogo dell'eucaristia siamo chiamati a esercitare un discernimento. Spezzare, condividere e non accumulare la propria vita non è un gesto solo cristiano, ma è un gesto profondamente umano, che accomuna e affratella gli esseri umani al di là di ogni barriera religiosa, politica, culturale ed etnica. Celebrare in verità l'eucaristia significa per i discepoli non solo ascoltare e vedere le persone nel bisogno per "essere-con" loro, ma ascoltare e vedere anche gli uomini e le donne che spesso in maniera anonima e invisibile spezzano il loro corpo per gli altri.
Così, l'eucaristia è il luogo generatore dell'identità cristiana, di un'identità capace di una comunione fondata non sui mezzi e le disponibilità economiche, ma sulla condivisione di ciò che si è nella debolezza. Gesù, unendoci attraverso l'eucaristia alla sua carne, fa di noi un solo corpo, membri gli uni degli altri contro ogni logica di possesso e divisione.
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