Tempo ordinario (C) [2] - 2025



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

Con la Domenica di Pasqua 2024 è terminata la pubblicazione dei commenti a cura di Camminare insieme.
Continuo la pubblicazione con i commenti alla Parola di papa Francesco.



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Santissima Trinità (15 giugno 2025)
Vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Corpus Domini (22 giugno 2025)
Voi stessi date loro da mangiare (Lc 9,13)

Santi Pietro e Paolo (29 giugno 2025)
[13a domenica del tempo ordinario]
Ma voi chi dite che io sia? (Mt 16,15)

14a domenica del tempo ordinario (6 luglio 2025)
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! (Lc 10,2)

15a domenica del tempo ordinario (13 luglio 2025)
Va' e anche tu fai così (Lc 10,37)

16a domenica del tempo ordinario (20 luglio 2025)
Seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola (Lc 10,39)

17a domenica del tempo ordinario (27 luglio 2025)
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete (Lc 11,9)

18a domenica del tempo ordinario (3 agosto 2025)
Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia (Lc 12,15)

19a domenica del tempo ordinario (10 agosto 2025)
Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34)

Assunzione della Beata Vergine Maria (15 agosto 2025)
Benedetta tu fra le donne (Lc 1,42)

20a domenica del tempo ordinario (17 agosto 2025)
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49)

21a domenica del tempo ordinario (24 agosto 2025)
Vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi (Lc 13,30)

22a domenica del tempo ordinario (31 agosto 2025)
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11)

23a domenica del tempo ordinario (7 settembre 2025)
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo (Lc 14,27)

Esaltazione della santa Croce (14 settembre 2025)
[24a domenica del tempo ordinario]
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo (Gv 3,13)

25a domenica del tempo ordinario (21 settembre 2025)
Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16,13)

26a domenica del tempo ordinario (28 settembre 2025)
Padre Abramo, abbi pietà di me (Lc 16,24)

27a domenica del tempo ordinario (5 ottobre 2025)
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare (Lc 17,10)

28a domenica del tempo ordinario (12 ottobre 2025)
…e gli altri nove dove sono? (Lc 17,17)

29a domenica del tempo ordinario (19 ottobre 2025)
Io vi dico che farà loro giustizia prontamente (cf Lc 18,8)

30a domenica del tempo ordinario (26 ottobre 2025)
Due uomini salirono al tempio a pregare (Lc 18,13)

Tutti i Santi (1° novembre 2025)
Rallegratevi ed esultate (Mt 5,12a)

Commemorazione dei fedeli defunti (2 novembre 2025)
[31a domenica del tempo ordinario]
Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato (Gv 6,39)

Dedicazione della Basilica Lateranense (9 novembre 2025)
[32a domenica del tempo ordinario]
Non fate della casa del Padre mio un mercato! (Gv 2,16)

33a domenica del tempo ordinario (16 novembre 2025)
Io vi darò parola e sapienza (Lc 21,15)

Cristo Re - 34a domenica del T. O. (23 novembre 2025)
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno (Lc 23,42)



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Santissima Trinità (15 giugno 2025)
Vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Oggi, festa della Santissima Trinità, il Vangelo di san Giovanni ci presenta un brano del lungo discorso di addio, pronunciato da Gesù poco prima della sua passione. In questo discorso Egli spiega ai discepoli le verità più profonde che lo riguardano; e così viene delineato il rapporto tra Gesù, il Padre e lo Spirito. Gesù sa di essere vicino alla realizzazione del disegno del Padre, che si compirà con la sua morte e risurrezione; per questo vuole assicurare ai suoi che non li abbandonerà, perché la sua missione sarà prolungata dallo Spirito Santo. Ci sarà lo Spirito a prolungare la missione di Gesù, cioè a guidare la Chiesa avanti.
Gesù rivela in che cosa consiste questa missione. Anzitutto lo Spirito ci guida a capire le molte cose che Gesù stesso ha ancora da dire. Non si tratta di dottrine nuove o speciali, ma di una piena comprensione di tutto ciò che il Figlio ha udito dal Padre e che ha fatto conoscere ai discepoli. Lo Spirito ci guida nelle nuove situazioni esistenziali con uno sguardo rivolto a Gesù e, al tempo stesso, aperto agli eventi e al futuro. Egli ci aiuta a camminare nella storia saldamente radicati nel Vangelo e anche con dinamica fedeltà alle nostre tradizioni e consuetudini.
Ma il mistero della Trinità ci parla anche di noi, del nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Infatti, mediante il Battesimo, lo Spirito Santo ci ha inseriti nel cuore e nella vita stessa di Dio, che è comunione di amore. Dio è una "famiglia" di tre Persone che si amano così tanto da formare una sola cosa. Questa "famiglia divina" non è chiusa in sé stessa, ma è aperta, si comunica nella creazione e nella storia ed è entrata nel mondo degli uomini per chiamare tutti a farne parte. L'orizzonte trinitario di comunione ci avvolge tutti e ci stimola a vivere nell'amore e nella condivisione fraterna, certi che là dove c'è amore, c'è Dio.
Il nostro essere creati ad immagine e somiglianza di Dio-comunione ci chiama a comprendere noi stessi come esseri-in-relazione e a vivere i rapporti interpersonali nella solidarietà e nell'amore vicendevole. Tali relazioni si giocano, anzitutto, nell'ambito delle nostre comunità ecclesiali, perché sia sempre più evidente l'immagine della Chiesa icona della Trinità. Ma si giocano in ogni altro rapporto sociale, dalla famiglia alle amicizie all'ambiente di lavoro: sono occasioni concrete che ci vengono offerte per costruire relazioni sempre più umanamente ricche, capaci di rispetto reciproco e di amore disinteressato.
La festa della Santissima Trinità ci invita ad impegnarci negli avvenimenti quotidiani per essere lievito di comunione, di consolazione e di misericordia. In questa missione, siamo sostenuti dalla forza che lo Spirito Santo ci dona: essa cura la carne dell'umanità ferita dall'ingiustizia, dalla sopraffazione, dall'odio e dall'avidità.

(Francesco, Angelus, 22 maggio 2016)



Testimonianza di Parola vissuta

Ho sempre vissuto nella paura di perdere mio marito, di rimanere sola in mezzo a difficoltà economiche.
Un giorno lui è stato colpito da emorragia cerebrale e mentre era ricoverato io mi sono trovata ad avere tanto da fare con i sei bambini, dei quali la più piccola di pochi mesi.
Il positivo di questo avvenimento doloroso è stato che il nostro figlio maggiore, sentendosi più responsabile, ha cambiato l'atteggiamento negativo che aveva verso di noi.
Anch'io sono diventata più intraprendente e mi sono trovata a trattare mio marito in modo diverso, perché non era più quello di prima.
Ora il matrimonio, la vita di famiglia, hanno acquistato una profondità e una tenerezza nuove.

G.Z. - Austria

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Corpus Domini (22 giugno 2025)
Voi stessi date loro da mangiare (Lc 9,13)

L'apostolo Paolo, scrivendo alla comunità di Corinto, riporta il comando di Gesù nel racconto dell'istituzione dell'Eucaristia: Fate questo in memoria di me.
«Fate questo». Cioè prendete il pane, rendete grazie e spezzatelo; prendete il calice, rendete grazie e distribuitelo. Gesù comanda di ripetere il gesto con cui ha istituito il memoriale della sua Pasqua, mediante il quale ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue. E questo gesto è giunto fino a noi: è il "fare" l'Eucaristia, che ha sempre Gesù come soggetto, ma si attua attraverso le nostre povere mani unte di Spirito Santo.
«Fate questo». Gesù aveva chiesto ai discepoli di "fare", quello che Lui aveva già chiaro nel suo animo, in obbedienza alla volontà del Padre. Lo abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo. Davanti alle folle stanche e affamate, Gesù dice ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». In realtà, è Gesù che benedice e spezza i pani fino a saziare tutta quella gente, ma i cinque pani e i due pesci vengono offerti dai discepoli, e Gesù voleva proprio questo: che, invece di congedare la folla, loro mettessero a disposizione quel poco che avevano. E poi c'è un altro gesto: i pezzi di pane, spezzati dalle mani sante e venerabili del Signore, passano nelle povere mani dei discepoli, i quali li distribuiscono alla gente. Anche questo è "fare" con Gesù, è "dare da mangiare" insieme con Lui. È chiaro che questo miracolo non vuole soltanto saziare la fame di un giorno, ma è segno di ciò che Cristo intende compiere per la salvezza di tutta l'umanità donando la sua carne e il suo sangue. E tuttavia bisogna sempre passare attraverso quei due piccoli gesti: offrire i pochi pani e pesci che abbiamo; ricevere il pane spezzato dalle mani di Gesù e distribuirlo a tutti. Fare e anche spezzare!
Spezzare: questa è l'altra parola che spiega il senso del «fate questo in memoria di me». Gesù si è spezzato, si spezza per noi. E ci chiede di darci, di spezzarci per gli altri. Proprio questo "spezzare il pane" è diventato l'icona, il segno di riconoscimento di Cristo e dei cristiani. Ricordiamo Emmaus: lo riconobbero «nello spezzare il pane». Ricordiamo la prima comunità di Gerusalemme: «Erano perseveranti nello spezzare il pane». È l'Eucaristia, che diventa fin dall'inizio il centro e la forma della vita della Chiesa. Ma pensiamo anche a tutti i santi e le sante - famosi o anonimi - che hanno "spezzato" sé stessi, la propria vita, per "dare da mangiare" ai fratelli. Quante mamme, quanti papà, insieme con il pane quotidiano, tagliato sulla mensa di casa, hanno spezzato il loro cuore per far crescere i figli, e farli crescere bene! Quanti cristiani, come cittadini responsabili, hanno spezzato la propria vita per difendere la dignità di tutti, specialmente dei più poveri, emarginati e discriminati! Dove trovano la forza per fare tutto questo? Proprio nell'Eucaristia: nella potenza d'amore del Signore risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e ripete: «Fate questo in memoria di me».

(Francesco, Omelia, 26 maggio 2016)



Testimonianza di Parola vissuta

Sulla strada incontro una prostituta; mi fermo, la saluto, le dono la Parola di vita, spiegando che è un pensiero del Vangelo.
«Perché fai questo?», le chiedo. «Ho tre figli da mantenere» è la sua risposta. Poi mi consiglia di portare quel foglietto anche ad una compagna, seduta più avanti dentro una macchina.
Saluto anche lei, mentre le offro la Parola di Vita: «È un pensiero su Gesù». Lei ringrazia e aggiunge che ha appena terminato di recitare il rosario; poi mi mostra un libricino di preghiere a Maria.
Stessa domanda anche a lei. Risponde: «Sono divorziata e ho quattro figli da far mangiare ogni giorno». Insieme recitiamo un'Ave Maria affinché possa trovare un lavoro dignitoso.

M. R. – Segni

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Santi Pietro e Paolo (29 giugno 2025)
[13a domenica del tempo ordinario]
Ma voi chi dite che io sia? (Mt 16,15)

Il Vangelo di questa domenica è il celebre passo, centrale nel racconto di Matteo, in cui Simone, a nome dei Dodici, professa la sua fede in Gesù come «il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; e Gesù chiama «beato» Simone per questa sua fede, riconoscendo in essa un dono speciale del Padre, e gli dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».
Fermiamoci un momento proprio su questo punto, sul fatto che Gesù attribuisce a Simone questo nuovo nome: "Pietro", che nella lingua di Gesù suona "Kefa", una parola che significa "roccia". Nella Bibbia questo termine, "roccia", è riferito a Dio. Gesù lo attribuisce a Simone non per le sue qualità o i suoi meriti umani, ma per la sua fede genuina e salda, che gli viene dall'alto.
Gesù sente nel suo cuore una grande gioia, perché riconosce in Simone la mano del Padre, l'azione dello Spirito Santo. Riconosce che Dio Padre ha dato a Simone una fede "affidabile", sulla quale Lui, Gesù, potrà costruire la sua Chiesa, cioè la sua comunità, cioè tutti noi. Gesù ha in animo di dare vita alla "sua" Chiesa, un popolo fondato non più sulla discendenza, ma sulla fede, vale a dire sul rapporto con Lui stesso, un rapporto di amore e di fiducia. Il nostro rapporto con Gesù costruisce la Chiesa. E dunque per iniziare la sua Chiesa Gesù ha bisogno di trovare nei discepoli una fede solida, una fede "affidabile". È questo che Lui deve verificare a questo punto del cammino.
Il Signore ha in mente l'immagine del costruire, l'immagine della comunità come un edificio. Ecco perché, quando sente la professione di fede schietta di Simone, lo chiama "roccia", e manifesta l'intenzione di costruire la sua Chiesa sopra questa fede.
Ciò che è avvenuto in modo unico in san Pietro, avviene anche in ogni cristiano che matura una sincera fede in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Il Vangelo di oggi interpella anche ognuno di noi. Come va la tua fede? Come trova il Signore i nostri cuori? Un cuore saldo come la pietra o un cuore sabbioso, cioè dubbioso, diffidente, incredulo? Se il Signore trova nel nostro cuore una fede non dico perfetta, ma sincera, genuina, allora Lui vede anche in noi delle pietre vive con cui costruire la sua comunità. Di questa comunità, la pietra fondamentale è Cristo, pietra angolare e unica. Da parte sua, Pietro è pietra, in quanto fondamento visibile dell'unità della Chiesa; ma ogni battezzato è chiamato ad offrire a Gesù la propria fede, povera ma sincera, perché Lui possa continuare a costruire la sua Chiesa, oggi, in ogni parte del mondo.
Anche ai nostri giorni tanta gente pensa che Gesù sia un grande profeta, un maestro di sapienza, un modello di giustizia… E anche oggi Gesù domanda ai suoi discepoli, cioè a noi tutti: «Ma voi, chi dite che io sia?». Che cosa risponderemo? Pensiamoci. Ma soprattutto preghiamo Dio Padre, per intercessione della Vergine Maria; preghiamolo che ci doni la grazia di rispondere, con cuore sincero: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Questa è una confessione di fede, questo è proprio "il credo".

(Francesco, Angelus, 24 agosto 2014)



Testimonianza di Parola vissuta

Sono algerino e musulmano. Anni fa trafficavo con la mia radio in cerca di un programma in italiano per imparare questa lingua. Mi sono imbattuto in un Rosario di Radio Maria. Maria è venerata anche dai musulmani, ma quella preghiera mi ha fatto rinascere domande rimaste a lungo inevase.
Il Corano parla di Gesù e lo riconosce come uno dei profeti più venerabili. I cristiani invece pretendono di identificarlo addirittura con Dio. Ma se Dio è l'Irraggiungibile, il Potente al quale ogni uomo deve la sua sottomissione, come può essere uomo?
Erano gli anni in cui ogni giorno c'erano attentati, sgozzamenti, minacce. I terroristi citavano il Corano per dare una giustificazione religiosa alle loro crudeltà. Certo qualcuno strumentalizzava il Corano, ma forse più a fondo c'era qualcosa che non andava: tante guerre avevano accompagnato la nascita dell'Islam, tanti versetti del Corano invitano alla violenza. Facevo il confronto con il cristianesimo, con il Dio che domanda e offre amore, che perdona e chiede di perdonare... un Dio che ha il volto dell'amore. Ho continuato ad ascoltare Radio Maria e ho scoperto la bellezza del Vangelo. Era qualcosa che da sempre avrei voluto ascoltare: più conoscevo Gesù e più mi sentivo attirato a Lui. Ho incontrato di nascosto un sacerdote e mi sono preparato al Battesimo.

Antonio

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