Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
Con la Domenica di Pasqua 2024 è terminata la pubblicazione dei commenti a cura di Camminare insieme.
Continuo la pubblicazione con i commenti alla Parola di papa Francesco.
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
1a domenica di Avvento (1 dicembre 2024)
Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina (Lc 21,28)
Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2024)
[2adomenica di Avvento]
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio (Lc 1,30)
3a domenica di Avvento (15 dicembre 2024)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato (Lc 3,13)
4a domenica di Avvento (22 dicembre 2024)
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (Lc 1,42)
Natale del Signore (25 dicembre 2024)
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)
Santa Famiglia (29 dicembre 2024)
E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52)
Maria Madre di Dio (1° gennaio 2025)
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori (Lc 2,18)
2a domenica dopo Natale (5 gennaio 2025)
Epifania del Signore (6 gennaio 2025)
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia (Gv 1,16)
Battesimo del Signore (12 gennaio 2025)
Tu sei il Figlio mio, l'amato (Lc 3,22)
1a domenica di Avvento (1° dicembre 2024)
Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina (Lc 21,28)
Oggi inizia l'Avvento, il tempo liturgico che ci prepara al Natale, invitandoci ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In Avvento non viviamo solo l'attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l'attesa del ritorno glorioso di Cristo - quando alla fine dei tempi tornerà -, preparandoci all'incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. Ricordiamo il Natale, aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo, e anche il nostro incontro personale: il giorno nel quale il Signore chiamerà.
Il Vangelo di questa domenica va proprio in tale direzione e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate. Risuonano particolarmente incisive le parole di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso. Vegliate in ogni momento pregando».
Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale. Stare svegli e pregare. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girare intorno a noi stessi. L'Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita.
Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell'attesa del Signore è quello della preghiera. «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina», ammonisce il Vangelo di Luca. Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Noi attendiamo Gesù, lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Ma se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest'altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza.
Ma qual è l'orizzonte della nostra attesa orante? Ce lo indicano nella Bibbia soprattutto le voci dei profeti. Oggi è quella di Geremia, che parla al popolo duramente provato dall'esilio e che rischia di smarrire la propria identità. Anche noi cristiani, che pure siamo popolo di Dio, rischiamo di mondanizzarci e di perdere la nostra identità, anzi, di "paganizzare" lo stile cristiano. Perciò abbiamo bisogno della Parola di Dio che attraverso il profeta ci annuncia: «Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto. Farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra». E quel germoglio giusto è Gesù, è Gesù che viene e che noi attendiamo.
(Francesco, Angelus, 2 dicembre 2018)
Testimonianza di Parola vissuta
UN GIORNO IMPORTANTE
A 15-16 anni andavo alla ricerca della mia realizzazione e i miei modelli erano gli amici più grandi e alcuni cantanti del genere 'hard rock'. Li seguivo in tutto: capelli lunghi, occhiali scuri, vestito sempre nero, frasi inglesi stereotipate, discoteche, bravate, ubriacature, sabato e domenica 'da sballo'. Ma la domenica sera tornavo a casa sempre più arrabbiato e vuoto, con litigi continui in famiglia e lo studio lasciato sempre più da parte.
Un giorno, su invito di un amico, partecipo a un incontro in parrocchia dove si parla di Vangelo. Alla fine dell'incontro sono veramente contento e decido di tornare la settimana seguente. Andando avanti incomincio anch'io, con i giovani che ho conosciuto, a vivere il Vangelo e ad amare. Il dialogo in famiglia si riapre, il modo di vestire, di parlare, gli atteggiamenti di prima man mano cambiano. Ora sono impegnato a donare i veri ideali agli altri giovani della parrocchia scoperta come la mia comunità.
Loris
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Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2024)
[2a domenica di Avvento]
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio (Lc 1,30)
Il Vangelo della Liturgia di oggi, Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ci fa entrare nella sua casa di Nazaret, dove riceve l'annuncio dell'angelo. Tra le mura di casa una persona si rivela meglio che altrove. E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria.
L'angelo la chiama «piena di grazia». Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, Immacolata. Ora, a questo saluto Maria – dice il testo – rimane «molto turbata». Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell'adulazione, della visibilità. Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell'angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio.
Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso. Com'è il cuore di Maria? Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l'umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri.
Ricordiamoci che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall'angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Con quell'annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un'utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?
Chiediamo alla Madonna una grazia: che ci liberi dall'idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un'altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l'ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo.
(Francesco, Angelus, 8 dicembre 2021)
Testimonianza di Parola vissuta
UNA SCELTA COERENTE
Non mi è mai sembrato qualcosa di male usare la minigonna.
Un giorno, dopo averne parlato con le amiche del mio gruppo, andando al lavoro, per la prima volta mi sono accorta degli sguardi...
Tutti rivolti alle mie gambe, non a me.
No! Basta!
Nella pausa del pranzo sono andata a comprarmi un'altra gonna.
Anni – Germania
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3a domenica di Avvento (15 dicembre 2024)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato (Lc 3,13)
Nel Vangelo di oggi c'è una domanda scandita per tre volte: «Che cosa dobbiamo fare?». La rivolgono a Giovanni Battista tre categorie di persone: primo, la folla in genere; secondo, i pubblicani, ossia gli esattori delle tasse; e, terzo, alcuni soldati. Ognuno di questi gruppi interroga il profeta su quello che deve fare per attuare la conversione che egli sta predicando. La risposta di Giovanni alla domanda della folla è la condivisione dei beni di prima necessità. Cioè, al primo gruppo, la folla, dice di condividere i beni di prima necessità, e parla così: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altret-tanto». Poi, al secondo gruppo, agli esattori delle tasse, dice di non esigere nulla di più della somma dovuta. Cosa vuol dire questo? Non fare "tangenti", è chiaro il Battista. E al terzo gruppo, ai soldati, domanda di non estorcere niente a nessuno ma di accontentarsi delle loro paghe. Sono le tre risposte alle tre domande di questi gruppi. Tre risposte per un identico cammino di conversione, che si manifesta in impegni concreti di giustizia e di solidarietà. È la strada che Gesù indica in tutta la sua predicazione: la strada dell'amore fattivo per il prossimo.
Da questi ammonimenti di Giovanni Battista comprendiamo quali fossero le tendenze generali di chi in quell'epoca deteneva il potere, sotto forme diverse. Le cose non sono cambiate tanto. Tuttavia, nessuna categoria di persone è esclusa dal percorrere la strada della conversione per ottenere la salvezza, nemmeno i pubblicani considerati peccatori per definizione: neppure loro sono esclusi dalla salvezza. Dio non preclude a nessuno la possibilità di salvarsi. Egli è – per così dire – ansioso di usare misericordia, usarla verso tutti, e di accogliere ciascuno nel tenero abbraccio della riconciliazione e del perdono.
Questa domanda - che cosa dobbiamo fare? - la sentiamo anche nostra. La liturgia di oggi ci ripete, con le parole di Giovanni, che occorre convertirsi, bisogna cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà: sono i valori imprescindibili di una esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana. Convertitevi! È la sintesi del messaggio del Battista. E la liturgia di questa terza domenica di Avvento ci aiuta a riscoprire una dimensione particolare della conversione: la gioia. Chi si converte e si avvicina al Signore, sente la gioia. Il profeta Sofonia ci dice oggi: «Rallegrati, figlia di Sion!», rivolto a Gerusalemme; e l'apostolo Paolo esorta così i cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore». Oggi ci vuole coraggio a parlare di gioia, ci vuole soprattutto fede! Il mondo è assillato da tanti problemi, il futuro gravato da incognite e timori. Eppure il cristiano è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile, perché è un dono del Signore che riempie la vita. La nostra gioia deriva dalla certezza che «il Signore è vicino»: è vicino con la sua tenerezza, con la sua misericordia, col suo perdono e il suo amore.
(Francesco, Angelus, 13 dicembre 2015)
Testimonianza di Parola vissuta
IL SEGRETO DELLA GIOIA
Talvolta è difficile per me impegnarmi in un lavoro per via della mia pigrizia. Come quella volta: dovevo riordinare la biblioteca dove c’era una grande confusione di libri per terra, ma non mi andava di fare niente. D’un tratto mi è sembrato che qualcuno mi suggerisse dentro: «Sii amore!». Al che ho deciso di fare tutto per Dio e per quelli che avrebbero usato la biblioteca.
Quando ho finito, ho sentito una grande gioia in cuore e ho capito che questa gioia era un dono di Dio».
T. – Brasile
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4a domenica di Avvento (22 dicembre 2024)
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (Lc 1,42)
Il Vangelo di questa domenica di Avvento pone in evidenza la figura di Maria. La vediamo quando, subito dopo aver concepito nella fede il Figlio di Dio, affronta il lungo viaggio da Nazaret di Galilea ai monti di Giudea per andare a visitare e aiutare Elisabetta. L'angelo Gabriele le aveva rivelato che la sua anziana parente, che non aveva figli, era al sesto mese di gravidanza. Per questo la Madonna, che porta in sé un dono e un mistero ancora più grande, va a trovare Elisabetta e rimane da lei tre mesi. Nell'incontro tra le due donne – immaginatevi: una anziana e l'altra giovane, è la giovane, Maria, che per prima saluta. Il Vangelo dice così: «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta». E, dopo quel saluto, Elisabetta si sente avvolta da grande stupore – non dimenticatevi questa parola: stupore. Lo stupore. Elisabetta si sente avvolta da grande stupore che risuona nelle sue parole: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». E si abbracciano, si baciano, gioiose, queste due donne: l'anziana e la giovane, ambedue incinte.
Per celebrare in modo proficuo il Natale, siamo chiamati a soffermarci sui "luoghi" dello stupore. E quali sono questi luoghi dello stupore nella vita quotidiana? Sono tre. Il primo luogo è l'altro, nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale di Gesù, ogni volto porta impresse le sembianze del Figlio di Dio. Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare.
Un altro luogo dello stupore - il secondo - in cui, se guardiamo con fede, proviamo proprio lo stupore è la storia. Tante volte crediamo di vederla per il verso giusto, e invece rischiamo di leggerla alla rovescia. Succede, per esempio, quando essa ci sembra determinata dall'economia di mercato, regolata dalla finanza e dagli affari, dominata dai potenti di turno. Il Dio del Natale è invece un Dio che "scombina le carte": Gli piace farlo! Come canta Maria nel Magnificat, è il Signore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote. Questo è il secondo stupore, lo stupore della storia.
Un terzo luogo dello stupore è la Chiesa: guardarla con lo stupore della fede significa non limitarsi a considerarla soltanto come istituzione religiosa, che lo è; ma sentirla come una Madre che, pur tra macchie e rughe – ne abbiamo tante! – lascia trasparire i lineamenti della Sposa amata e purificata da Cristo Signore. Una Chiesa che sa riconoscere i molti segni di amore fedele che Dio continuamente le invia. Una Chiesa per la quale il Signore Gesù non sarà mai un possesso da difendere gelosamente: quelli che fanno questo, sbagliano; ma sempre Colui che le viene incontro e che essa sa attendere con fiducia e gioia, dando voce alla speranza del mondo. La Chiesa che chiama il Signore: "Vieni, Signore Gesù!". La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale!
(Francesco, Angelus, 20 dicembre 2015)
Testimonianza di Parola vissuta
SALVARE L'ARMONIA
Mi affretto a finire il mio lavoro in ufficio per uscire a comperare del pesce per il pranzo. Quando vedo che la collega sta andando via senza avermi chiesto il permesso, provo fastidio: lei non ha da correre a casa come me. Vorrei dirle in faccia le mie ragioni, ma per il suo carattere penso che sia meglio non rompere l'armonia. Vado io a prendere Andrea alla scuola materna e, come altre volte, do un passaggio ad una bambina handicappata che la madre deve portare in braccio. Le lascio davanti alla loro casa. La signora mi dà un sacchetto: "C'è un po' di pesce che mio marito ha pescato stamattina. Dallo ai bambini".
F.P. - Italia
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Natale del Signore (25 dicembre 2024)
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)
In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme. Il Signore viene al mondo in una grotta ed è adagiato in una mangiatoia per gli animali, perché i suoi genitori non hanno potuto trovare un alloggio, malgrado per Maria fosse ormai giunta l'ora del parto. Viene tra noi nel silenzio e nell'oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all'esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino.
«Veniva nel mondo la luce vera – dice il Vangelo –, quella che illumina ogni uomo».
Gesù nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparo.
Come i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l'Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi.
Oggi come allora, Gesù, la luce vera, viene in un mondo malato di indifferenza che non lo accoglie, anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani – saggezza di un popolo – che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani.
Betlemme ci mostra la semplicità di Dio, che si rivela non ai sapienti e ai dotti, ma ai piccoli, a chi ha il cuore puro e aperto. Come i pastori, andiamo anche noi senza indugio e lasciamoci stupire dall'evento impensabile di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. Colui che è fonte di ogni bene si fa povero e chiede in elemosina la nostra povera umanità. Lasciamoci commuovere dall'amore di Dio, e seguiamo Gesù, che si è spogliato della sua gloria per farci partecipi della sua pienezza.
(Francesco, Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2022)
Testimonianza di Parola vissuta
DIO CHE È AMORE
Chiamata a dare la mia testimonianza in tribunale, ero tesa e preoccupata. Soprattutto mi sconvolgeva dover restare nella stessa aula con coloro che avevano reso la mia vita tanto difficile. Sarei scappata, ma mi è venuta in mente una frase della Bibbia: "Felici coloro che trovano rifugio in te". Ecco dove rifugiarmi: in Dio che è amore.
Quando sono entrata in aula ho salutato quelle persone. Sono seguite 7 ore di dichiarazioni estenuanti. Alla fine ero sfinita, ma avevo tanta pace dentro di me. Ero riuscita a rispondere a tutte le domande senza alcun astio, con serenità.
S.G. - Usa
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Santa Famiglia (29 dicembre 2024)
E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52)
Nel clima di gioia che è proprio del Natale, celebriamo in questa domenica la festa della Santa Famiglia.
Il Vangelo di oggi invita le famiglie a cogliere la luce di speranza proveniente dalla casa di Nazaret, nella quale si è sviluppata nella gioia l'infanzia di Gesù, il quale - dice san Luca - «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». Il nucleo familiare di Gesù, Maria e Giuseppe è per ogni credente, e specialmente per le famiglie, un'autentica scuola del Vangelo. Qui ammiriamo il compimento del disegno divino di fare della famiglia una speciale comunità di vita e d'amore. Qui apprendiamo che ogni nucleo familiare cristiano è chiamato ad essere "chiesa domestica", per far risplendere le virtù evangeliche e diventare fermento di bene nella società. I tratti tipici della Santa Famiglia sono: raccoglimento e preghiera, mutua comprensione e rispetto, spirito di sacrificio, lavoro e solidarietà.
Dall'esempio e dalla testimonianza della Santa Famiglia, ogni famiglia può trarre indicazioni preziose per lo stile e le scelte di vita, e può attingere forza e saggezza per il cammino di ogni giorno. La Madonna e san Giuseppe insegnano ad accogliere i figli come dono di Dio, a generarli e educarli cooperando in modo meraviglioso all'opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso. È nella famiglia unita che i figli portano a maturazione la loro esistenza, vivendo l'esperienza significativa ed efficace dell'amore gratuito, della tenerezza, del rispetto reciproco, della mutua comprensione, del perdono e della gioia.
Vorrei soffermarmi soprattutto sulla gioia. La vera gioia che si sperimenta nella famiglia non è qualcosa di casuale e fortuito. È una gioia frutto dell'armonia profonda tra le persone, che fa gustare la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base della gioia sempre c'è la presenza di Dio, il suo amore accogliente, misericordioso e paziente verso tutti. Se non si apre la porta della famiglia alla presenza di Dio e al suo amore, la famiglia perde l'armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia, la gioia della vita, la gioia della fede, la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società.
(Francesco, Angelus, 27 dicembre 2015)
Testimonianza di Parola vissuta
CONOSCERSI PER POTER COMPRENDERSI
Quando dal Burundi sono arrivato in Slovenia, i primi contatti con la gente sono stati difficili. Ho incontrato però anche persone che mi hanno aiutato. Proprio quei gesti di solidarietà mi hanno fatto capire che non potevo pretendere che l'ambiente mi accogliesse; dovevo cominciare io a conoscere la cultura, la lingua e le usanze slovene, perché le differenze non diventassero ostacoli, ma un arricchimento.
Per esempio, ho cominciato a fare lavori manuali, cosa inusuale per gli uomini africani istruiti; oppure anche lavori domestici, quando mia suocera si è ammalata; così mia moglie ha potuto starle accanto.
Questo è il seme che porta i popoli a comprendersi.
C.S. – Slovenia
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Maria Madre di Dio (1° gennaio 2025)
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori (Lc 2,18)
Nei giorni scorsi abbiamo posato il nostro sguardo adorante sul Figlio di Dio, nato a Betlemme; oggi, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, rivolgiamo gli occhi alla Madre, ma cogliendo l'una e l'altro nel loro stretto legame. Questo legame non si esaurisce nel fatto di aver generato e nell'essere stato generato; Gesù è «nato da donna» (Gal 4,4) per una missione di salvezza e sua madre non è esclusa da tale missione, anzi, vi è associata intimamente. Maria è consapevole di questo, pertanto non si chiude a considerare solo il suo rapporto materno con Gesù, ma rimane aperta e premurosa verso tutti gli avvenimenti che accadono attorno a Lui: conserva e medita, scruta e approfondisce, come ci ricorda il Vangelo di oggi. Ha già detto il suo "sì" e dato la sua disponibilità ad essere coinvolta nell'attuazione del piano di salvezza di Dio, che «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote». Ora, silenziosa e attenta, cerca di comprendere che cosa Dio vuole da lei giorno per giorno.
La visita dei pastori le offre l'occasione per cogliere qualche elemento della volontà di Dio che si manifesta nella presenza di queste persone umili e povere. L'evangelista Luca ci racconta la visita dei pastori alla grotta con un susseguirsi incalzante di verbi che esprimono movimento. Dice così: essi vanno senza indugio, trovano il Bambino con Maria e Giuseppe, lo vedono, riferiscono ciò che di Lui era stato detto loro, e infine glorificano Dio. Maria segue attentamente questo passaggio, cosa dicono i pastori, cosa è successo loro, perché già scorge in esso il movimento di salvezza che scaturirà dall'opera di Gesù, e si adegua, pronta ad ogni richiesta del Signore. Dio chiede a Maria non solo di essere la madre del suo Figlio unigenito, ma anche cooperare con il Figlio e per il Figlio al piano di salvezza, affinché in lei, umile serva, si compiano le grandi opere della misericordia divina.
Ed ecco che, mentre, come i pastori, contempliamo l'icona del Bambino in braccio a sua Madre, sentiamo crescere nel nostro cuore un senso di immensa riconoscenza verso Colei che ha dato al mondo il Salvatore. Per questo, nel primo giorno di un nuovo anno, le diciamo:
Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù, Santa Madre di Dio!
Grazie per la tua umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio.
Grazie per il coraggio con cui hai detto "eccomi", dimentica di te, affascinata dall'Amore Santo, fatta un tutt'uno con la sua speranza.
Grazie, o Santa Madre di Dio! Aiutaci a camminare sulla via della pace. Amen.
(Francesco, Angelus, 1° gennaio 2017)
Testimonianza di Parola vissuta
IL GRANDE DONO DI UN FIGLIO
Qualche mese fa mi sono accorta di essere incinta. Abbiamo tre bambini ancora piccoli che ci impegnano al massimo. Come se non bastasse, Margarete, la nostra prima figlia ha avuto un brutto incidente col fuoco. Abbiamo vissuto così un periodo impegnativo per le conseguenze che le ha lasciato.
L'angoscia e lo stress vissuto mi rendevano difficile accettare la gravidanza e dentro di me mi portavo nascosto questo segreto che mi pesava sempre di più giorno dopo giorno….
Davvero Dio è amore per me e la mia famiglia?
Avevo anche un'altra preoccupazione: l'appartamento dove abitavamo era troppo piccolo per una famiglia che diventava ancora più grande. Con mio marito ci eravamo messi a cercare un'altra casa, ma i prezzi superavano il nostro preventivo.
Avvicinandoci al Natale, preghiamo con fede la Madonna, che ha accolto Gesù con cura materna. Recentemente abbiamo trovato la casa adatta per noi, giusto in tempo per la nascita di Julio. Il dono più grande che abbiamo ricevuto però è stato riscoprire il valore che è un figlio e la gioia di poterlo accogliere.
Adriana – Brasile
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2a domenica dopo Natale (5 gennaio 2025)
Epifania del Signore (6 gennaio 2025)
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia (Gv 1,6)
La liturgia di questa domenica ci ripropone, nel Prologo del Vangelo di san Giovanni, il significato più profondo del Natale di Gesù. Egli è la Parola di Dio che si è fatta uomo e ha posto la sua "tenda", la sua dimora tra gli uomini. Scrive l'Evangelista: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». In queste parole, che non finiscono mai di meravigliarci, c'è tutto il Cristianesimo! Dio si è fatto mortale, fragile come noi, ha condiviso la nostra condizione umana, eccetto il peccato, ma ha preso su di sé i nostri, come se fossero propri. È entrato nella nostra storia, è diventato pienamente Dio-con-noi! La nascita di Gesù, allora, ci mostra che Dio ha voluto unirsi ad ogni uomo e ogni donna, ad ognuno di noi, per comunicarci la sua vita e la sua gioia.
Così Dio è Dio con noi, Dio che ci ama, Dio che cammina con noi. Questo è il messaggio di Natale: il Verbo si è fatto carne. Così il Natale ci rivela l'amore immenso di Dio per l'umanità. Da qui deriva anche l'entusiasmo, la speranza di noi cristiani, che nella nostra povertà sappiamo di essere amati, di essere visitati, di essere accompagnati da Dio; e guardiamo al mondo e alla storia come il luogo in cui camminare insieme con Lui e tra di noi, verso i cieli nuovi e la terra nuova. Con la nascita di Gesù è nata una promessa nuova, è nato un mondo nuovo, ma anche un mondo che può essere sempre rinnovato. Dio è sempre presente a suscitare uomini nuovi, a purificare il mondo dal peccato che lo invecchia, dal peccato che lo corrompe. Per quanto la storia umana e quella personale di ciascuno di noi possa essere segnata dalle difficoltà e dalle debolezze, la fede nell'Incarnazione ci dice che Dio è solidale con l'uomo e con la sua storia. Questa prossimità di Dio all'uomo, ad ogni uomo, ad ognuno di noi, è un dono che non tramonta mai! Lui è con noi! Lui è Dio con noi! E questa prossimità non tramonta mai. Ecco il lieto annuncio del Natale: la luce divina, che inondò i cuori della Vergine Maria e di san Giuseppe, e guidò i passi dei pastori e dei magi, brilla anche oggi per noi.
Nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio c'è anche un aspetto legato alla libertà umana, alla libertà di ciascuno di noi. Infatti, il Verbo di Dio pianta la sua tenda tra noi, peccatori e bisognosi di misericordia. E tutti noi dovremmo affrettarci a ricevere la grazia che Egli ci offre. Invece, continua il Vangelo di san Giovanni, «i suoi non lo hanno accolto». Anche noi tante volte lo rifiutiamo, preferiamo rimanere nella chiusura dei nostri errori e nell'angoscia dei nostri peccati. Ma Gesù non desiste e non smette di offrire se stesso e la sua grazia che ci salva! Gesù è paziente, Gesù sa aspettare, ci aspetta sempre. Questo è un messaggio di speranza, un messaggio di salvezza, antico e sempre nuovo. E noi siamo chiamati a testimoniare con gioia questo messaggio del Vangelo della vita, del Vangelo della luce, della speranza e dell'amore. Perché il messaggio di Gesù è questo: vita, luce, speranza, amore.
(Francesco, Angelus, 5 gennaio 2014)
Testimonianza di Parola vissuta
SOLO AMARE
Ho un fratello ateo con il quale, prima che se ne andasse da casa, non avevo un gran rapporto, ma da quando cerco di vivere il Vangelo tutto è cambiato. Ho cercato, innanzitutto di togliermi dalla testa l'idea di essere io la buona e lui il cattivo da convertire da cui difendermi. Dovevo solo amarlo, anche se non era facile, perché aveva ed ha sempre nuovi argomenti per contraddirmi. Un giorno, però, mi ha chiesto cosa pensassi del Paradiso e mi è parso che volesse davvero ascoltarmi. È stata l'occasione per parlare della vera felicità che si ha se ci si dona agli altri.
Un'altra volta, rispondendo ancora ad un sua domanda sul perché del dolore, ho potuto parlargli di Dio Amore e della libertà dell'uomo. Ogni volta mi sono resa conto di quanto fossero diverse le nostre idee ed ho avuto quasi timore nel dire tutta la verità, ma ho sperimentato che quando le mie parole non sono teoria, ma nascono da ciò che mi vede vivere ogni giorno, qualcosa cambia nel suo cuore.
Vera M.
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Battesimo del Signore (12 gennaio 2025)
Tu sei il Figlio mio, l'amato (Lc 3,22)
In questa domenica dopo l'Epifania celebriamo il Battesimo di Gesù, e facciamo memoria grata del nostro Battesimo.
Il Vangelo ci presenta Gesù, nelle acque del fiume Giordano, al centro di una meravigliosa rivelazione divina. Scrive san Luca: «Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese su di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento"». In questo modo Gesù viene consacrato e manifestato dal Padre come il Messia salvatore e liberatore.
In questo evento - attestato da tutti e quattro i Vangeli - è avvenuto il passaggio dal battesimo di Giovanni Battista, basato sul simbolo dell'acqua, al Battesi-mo di Gesù «in Spirito Santo e fuoco». Lo Spirito Santo infatti nel Battesimo cristiano è l'artefice principale: è Colui che brucia e distrugge il peccato originale, restituendo al battezzato la bellezza della grazia divina; è Colui che ci libera dal dominio delle tenebre, cioè del peccato, e ci trasferisce nel regno della luce, cioè dell'amore, della verità e della pace: questo è il regno della luce. Pensiamo a quale dignità ci eleva il Battesimo! «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!», esclama l'apostolo Giovanni. Tale realtà stupenda di essere figli di Dio comporta la responsabilità di seguire Gesù, il Servo obbediente, e riprodurre in noi stessi i suoi lineamenti: cioè mansuetudine, umiltà, tenerezza. E questo non è facile, specialmente se intorno a noi c'è tanta intolleranza, superbia, durezza. Ma con la forza che ci viene dallo Spirito Santo è possibile!
Lo Spirito Santo, ricevuto per la prima volta nel giorno del nostro Battesimo, ci apre il cuore alla Verità, a tutta la Verità. Lo Spirito spinge la nostra vita sul sentiero impegnativo ma gioioso della carità e della solidarietà verso i nostri fratelli. Lo Spirito ci dona la tenerezza del perdono divino e ci pervade con la forza invincibile della misericordia del Padre. Lo Spirito Santo è una presenza viva e vivificante in chi lo accoglie, prega in noi e ci riempie di gioia spirituale.
Oggi, festa del Battesimo di Gesù, pensiamo al giorno del nostro Battesimo. Tutti noi siamo stati battezzati, ringraziamo per questo dono. E vi faccio una domanda: chi di voi conosce la data del suo Battesimo? È molto importante conoscerla, perché è una data da festeggiare: è la data della nostra rinascita come figli di Dio. Festeggiare quel giorno significa riaffermare la nostra adesione a Gesù, con l'impegno di vivere da cristiani, membri della Chiesa e di una umanità nuova, in cui tutti sono fratelli.
(Francesco, Angelus, 10 gennaio 2016)
Testimonianza di Parola vissuta
LA GRATUITÀ DELL'AMORE
L'esperienza della paternità è stata per me una vera svolta: ho capito tanti valori fino ad arrivare ad una vera riscoperta di Dio. Dio era una cosa che sentivo lontana da me, dal mio cuore.
Diventato padre, ho cominciato a sentire per quel bambino, frutto del nostro amore, una sensazione strana che non conoscevo. Era quell'amore gratuito, che è tipico dei genitori verso i figli, un amore che non si aspetta niente. A quel punto capii che ancora non sapevo che cosa fosse l'amore. Io, per amore, intendevo quel sentimento che ci faceva stare bene insieme. Invece, amando questo bambino, sentivo che c'era dentro una dimensione di gratuità, che prescindeva dalla risposta sua e mi faceva intuire qualcosa dell'amore di Dio.
Allora dico: se Dio è Padre, mi ama così! Non perché sono buono o perché lo prego. Lui mi ama come io amo questo bambino, sia quando è carino che quando mi tiene sveglio di notte o mi disturba o sporca e sconvolge la casa.
Non solo: la parola misericordia acquistò un contenuto. Vuol dire dilatare il cuore sulla misura dell'altro per comprenderlo, accoglierlo così com'è, senza pretendere che sia diverso.
Devo avere il cuore più grande dei limiti dell'altro.
L.V.
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