II Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 1/2024)


ANNO B – 14 gennaio 2024
II Domenica del Tempo ordinario

1Samuele 3,3-10.19 • Salmo 39 • 1 Corinzi 6,13-15.17-20 • Giovanni 1,35-42
(Visualizza i brani delle Letture)


«CHE COSA CERCATE?»

La prima giornata di Gesù nel quarto Vangelo è contrassegnata dalla chiamata dei primi due discepoli. Giovanni Battista «stava di nuovo là», vale a dire non si muove, resta al suo posto e stabile nella sua missione con accanto due suoi discepoli, ma quel giorno il suo stare porta con sé qualcosa di nuovo. Ciò che rende diverso lo stare di Giovanni è il suo fissare lo sguardo su Gesù che passa, che è in cammino. Non un semplice guardare, ma un fissare di tale intensità che trascina con sé lo sguardo dei due suoi discepoli. Quasi che la sequela dei primi discepoli nasca prima dallo sguardo intenso e solo poi dalla parola rivelativa. Uno sguardo che discerne, conosce e poi si fa parola, confessando in colui che cammina l'Agnello di Dio, il Servo del Signore.
I due discepoli ascoltano il loro maestro e seguono Gesù, il quale si accorge che qualcuno lo sta seguendo. Prima sente in silenzio la loro presenza e il loro camminare dietro a lui, poi «sì voltò e, osservando che essi lo seguivano», domanda: «Che cosa cercate?». Sono le prime parole di Gesù nel quarto Vangelo ed è la prima domanda rivolta a chiunque vuole mettersi alla sequela del Signore.
Domandando «Che cosa cercate?», Gesù costringe i due discepoli di Giovanni a interrogarsi sul vero oggetto della loro ricerca. E, più esattamente, cosa cercano camminando dietro a lui, come se chiedesse loro: «Cosa cercate da me?». Nel vangelo secondo Giovanni il cammino di sequela altro non è che il cammino di fede nel Cristo. Una fede che nasce senza ricerca è una fede nata morta. La ricerca è il clima interiore della fede. Là dove c'è sequela, ci dev'essere la fede che ricerca. La sequela nata senza ricerca non è una sequela ma un trascinarsi passivamente e fiaccamente dietro qualcuno. Colui che segue il Signore è uno che cerca qualcosa.
I discepoli non rispondono in modo diretto alla domanda rivolta loro da Gesù, non dicono cosa cercano, ma gli pongono a loro volta una domanda: «Maestro dove abiti?». In questo modo hanno la prontezza di spirito di dire, a modo loro, ciò che cercano: cercando la dimora dove Gesù abita, cercano in realtà una dimora da abitare.
Nel quarto Vangelo il verbo menein (dimorare) è centrale ed esprime la comunione con Gesù. Così, quello che i discepoli chiedono è conoscere lo spazio vitale di Gesù, per dimorare presso di lui e fare di lui la loro dimora. La sequela a Gesù e il cammino di fede in lui si creano e maturano all'interno di rapporti umani, di legami di conoscenza autentica, di condivisione quotidiana della vita, di fraternità realmente vissuta. La sequela è una casa da abitare insieme, una vita da vivere insieme, un destino da condividere. Ecco cosa i due discepoli cercano.
Gesù acconsente alla loro richiesta: «Venite e vedrete». È la risposta al loro desiderio, rispettosa della loro libertà. «Venite», al tempo stesso invito e chiamata a seguirlo. «Vedrete», al contempo un impegno e una promessa.
«Andarono e videro dove dimorava e quel giorno rimasero con lui», questa frase apparentemente semplice e lineare racchiude tutto il senso della vita cristiana: andare con Gesù, dimorare dove lui abita e rimanere con lui.
Per ogni credente "quel giorno" è oggi, "le quattro del pomeriggio" è adesso.


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