Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 1/2024)
ANNO B – 1° gennaio 2024
Maria Santissima Madre di Dio
Numeri 6, 22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
(Visualizza i brani delle Letture)
Maria Santissima Madre di Dio
Numeri 6, 22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
(Visualizza i brani delle Letture)
CERCARE IL SENSO CON IL CUORE
Il Vangelo del 1° gennaio, solennità di Maria Madre di Dio, è la continuazione e conclusione di quello della notte di Natale. Così la liturgia ci fa tornare, insieme ai pastori, alla grotta di Betlemme per contemplare quel bambino avvolto in fasce: «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia».
È proprio davanti a questo bambino che dobbiamo, più che mai, essere consapevoli che si può leggere il Vangelo in modo non evangelico, cioè come se non fosse Vangelo ma altro: una semplice cronaca, un bel racconto, quasi una fiaba se non finanche un mito. Dobbiamo stare attenti a non contemplare questo infante in modo infantile, sarebbe una fede puerile, immatura. «Questo per voi il segno: troverete un bambino», dice l'angelo ai pastori: quel bambino deve'essere e restare anche per noi un segno. Ma segno di che cosa? Segno di tutta la vita di Gesù. Segno della fede della Chiesa. Segno del Dio nel quale i cristiani credono. A Betlemme non è nato Gesù, a Betlemme è nato il Signore Gesù.
Dunque, cosa dà senso a questo segno così semplice e naturale com'è un bambino? È la parola dell'angelo che i pastori hanno udito e creduto, oltre alla luce della gloria di Dio che li aveva avvolti e raggiunti quanto la parola. Quella luce particolarissima, che videro per la prima e unica volta nella loro vita, li aveva avvolti, e i pastori l'avevano accolta e custodita tanto quanto la parola. L'insieme di parola e luce è la più chiara metafora della fede di cui i pastori, quella notte, hanno fatto esperienza. L'hanno saputa custodire, diversamente i frammenti della parola si dimenticano e le scintille di luce si spengono, e allora nessun segno è più significante.
A quei pastori, come a noi credenti oggi e ai cercatori di Dio di ogni tempo, è dato quel segno del bambino avvolto in fasce, e ci deve bastare. Quel segno resta e a esso siamo chiamati, come i pastori, ad andare e vedere, e ancora riandare per vedere sempre meglio, per vedere quello che non s'è ancora visto. A questo segno dobbiamo non solo attenerci, ma dobbiamo saldamente tenerci come aggrappati, nella consapevolezza che, appunto, è solo un segno che indica e, come una strada, incammina verso la rivelazione di Dio. "Troverete" dice l'angelo ai pastori, e lo dice anche a noi, lo troverete.
Anche Maria vede ciò che vedono i pastori, un bambino, e anche per lei suo figlio è un segno, anzi un simbolo: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». La traduzione più efficace e corretta del versetto è: «Intanto Maria conservava tutte queste parole mettendole a confronto nel suo cuore» (Bibbia Einaudi). Letteralmente, «cercandone il senso (symballousa) nel suo cuore». Il verbo symballo è già usato nel greco classico per indicare l'atto di interpretazione degli oracoli. «Maria è una pellegrina della verità e la scopre custodendo tutto ciò che vede e sente nella sua coscienza» (E. Balducci).
I pastori hanno ascoltato e hanno creduto alla parola dell'angelo, sono andati a Betlemme, hanno visto e ora testimoniano: «Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». La parola dei pastori diventa credibile per tutti, perché è parola ascoltata, creduta e vista. La parola dei pastori, che è diventata Vangelo per tutti, lo può diventare anche per noi.
--------------------
torna su
torna all'indice
home
torna su
torna all'indice
home