Pasqua (A) - 2023



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (A) (9 aprile 2023)
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò (Gv 20,5)

2a domenica di Pasqua (A) (16 aprile 2023)
Abbiamo visto il Signore! (Gv 20,25)

3a domenica di Pasqua (A) (23 aprile 2023)
Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone! (Lc 24,34)

4a domenica di Pasqua (A) (30 aprile 2023)
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato (Gv 10,9)

5a domenica di Pasqua (A) (7 maggio 2023)
Signore, mostraci il Padre e ci basta (Gv 14,8)

6a domenica di Pasqua (A) (14 maggio 2023)
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (Gv 14,16)

Ascensione del Signore (A) (21 maggio 2023)
Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)

Pentecoste (A) (28 maggio 2023)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)


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Domenica di Pasqua (A) (9 aprile 2023)
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò (Gv 20,5)

Ascoltando il vangelo della Pasqua, notiamo che è tutta una corsa. La prima a correre è Maria di Magdala, che fugge ad avvertire Pietro e il discepolo prediletto. E i due di corsa vanno al sepolcro. Anche se arrivato prima, "l'altro discepolo" non entra nel sepolcro; si limita a vedere che i teli erano posati per terra: diventa così il secondo testimone della mancanza del corpo. Attende l'arrivo di Pietro. Questi appena giunto sul posto entra e osserva anche lui i teli per terra, mentre il sudario lo vede ben piegato in altra posizione. Simile panorama non fa pensare ad un trafugamento o al rapimento di cadavere: se così fosse stato, i loro occhi avrebbero visto un gran disordine.
Dalla narrazione emerge un dato: Pietro vede, ma il segno non gli dice nulla. Il discepolo amato invece testimonia un altro tipo di visione: quella della fede. Non basta allora constatare la concretezza dei fatti per arrivare all'intelligenza della fede. Il discepolo amato vide i fatti e credette che in quei fatti ci fosse all'opera l'azione di Dio; interpretò che proprio lì avesse agito la potenza del Signore. Saranno poi i primi cristiani ad essere aiutati dalla Scrittura nel comprendere i "teli posati là" e il "sepolcro vuoto".
È bello vedere nel discepolo amato, colui che realmente ha vissuto con Gesù intimamente e profondamente. A lui è stato sufficiente osservare e subito interpreta "quei teli". Evidentemente non ha mai dubitato della parola del "suo" Maestro: fin dal primo momento ha creduto che lui fosse il Figlio di Dio, degno di fiducia, a partire dal suo comportamento coerente e fecondo. Anche oggi la figura di questo discepolo non è difficile da trovare: si tratta di donne e di uomini che decidono subito, che non si lasciano intimorire, che non rimangono indifferenti, che scelgono di seguire Lui, che ha cambiato la loro vita, senza "se" e senza "ma". Chiediamo questa grazia anche per noi.

Testimonianza di Parola vissuta

IN UN CERCHIO

Ero chiusa in un cerchio dove c'era solo lavoro e ancora lavoro: per guadagnare di più e soddisfare i bisogni che continuavo a crearmi. Finché, invitata a un incontro organizzato dalla parrocchia, ho capito che dovevo dare un altro ordine ai miei valori.
Le circostanze mi hanno dato la spinta. Tempo dopo, infatti, ho perso il posto di lavoro e anche la mia situazione economica è cambiata: nuovi problemi, altro appartamento. L'ho arredato con quello che avevo o con mobili ricevuti in dono da qualche conoscente. E intanto riflettevo sulle parole di Gesù: "Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta".
Con fatica, avevo messo da parte una somma per ciò che mi mancava. Ma proprio nei giorni in cui progettavo alcuni acquisti che ritenevo necessari, ho saputo di una famiglia in grave necessità. Senza esitare, ho destinato la somma a chi più di me aveva bisogno.
Poi anche a me la Provvidenza è venuta incontro attraverso persone amiche, e ciò che ho ricevuto è stato più bello di quello che immaginavo.

X.U. – Hong Kong

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2a domenica di Pasqua (A) (16 aprile 2023)
Abbiamo visto il Signore! (Gv 20,25)

Gesù appare ai suoi amici dopo la risurrezione, ottenendo reazioni diverse e tuttavia tutte portatrici di salvezza. Nel vangelo di oggi, Gesù si manifesta ai discepoli in un posto non precisato, chiusi dentro per timore dei giudei. Andati per trovare il Maestro dove pensavano che fosse, i discepoli invece sono raggiunti da Gesù dove sono loro. Che bello! Il Signore mi raggiunge dove mi trovo! È Lui il risorto che ci raggiunge! Gesù si trova all'improvviso in mezzo ai suoi, immediatamente rassicurati dal Maestro stesso che li saluta con un "Pace a voi". Gesù augura e dona loro una pace e una gioia, che li rendono capaci di vincere lo scandalo della croce e di superarne le terribili ripercussioni nella loro stessa vita.
Gesù mostra loro le tracce della sua passione e della sua morte. Li conferma così che la risurrezione suppone la croce, la quale non può essere eliminata dal ricordo, né negata come un orribile sogno. Questo in fondo è lo stile per ogni uomo e donna: noi miglioriamo, procedendo verso il Bene, attraverso e mediante le nostre sofferenze; si diventa veri cristiani anche grazie alle faticose esperienze che la vita ci dona di vivere.
L'apostolo Tommaso non è presente quando Gesù viene tra i suoi. Gli altri discepoli gli comunicano con entusiasmo: "Abbiamo visto il Signore!". È bello pensare che gli effetti di quel "vedere" continuano nel loro presente, anche quando sembra che il Risorto non ci sia più. La fede infatti non è un qualcosa che si possiede né un qualcosa di statico. Implica uno sviluppo continuo: essi, gli apostoli, hanno veduto e vedranno poco per volta come il Signore risorto vive e dimora presso i suoi amici.
Così è per noi: oggi possiamo, con la fede, vedere il Signore presente e all'opera nella nostra vita. Quante volte il vangelo ci invita a vedere. "Venite e vedete", dice Gesù quando incontra i primi due discepoli. Anche nel racconto della risurrezione l'angelo dice alle donne: "Venite, guardate il luogo dove era deposto". E Gesù stesso: "Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno". Chiediamo per tutti i credenti occhi capaci di vedere la presenza del Risorto nella vita di questo nostro mondo e nella vita della Chiesa.

Testimonianza di Parola vissuta

PERCEPIRE L'AMORE

Nel mio reparto era stato ricoverato un uomo di 52 anni che si era sparato alla testa per problemi familiari. Per fortuna il cervello non aveva subìto danni, ma gli occhi erano stati compromessi. L'intervento chirurgico fu molto complicato. Nelle visite che seguirono non faceva altro che ripetere di voler morire.
Dopo il periodo di terapia intensiva, fu portato nel mio reparto, dove approfittavo di ogni occasione per salutarlo. Un giorno gli chiesi: "Sa chi c'è accanto a lei?". E lui: "Non vi vedo, ma penso sia la dottoressa che mi ha operato. Durante l'operazione ho percepito tanto amore". Gli promisi che avrei fatto il possibile per salvargli almeno un occhio. A conferma di ciò, una mattina mi disse che cominciava a vedere un barlume di luce. La vista migliorò giorno dopo giorno.
Qualche mese dopo essere stato dimesso, venne a trovarmi. Era un'altra persona: per lui era cominciata una nuova vita, anche nel matrimonio. Ma soprattutto, diceva, aveva trovato la fede. Gli ho risposto scherzosamente che aveva dovuto perdere un occhio per vederci meglio!

F.K. - Slovacchia

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3a domenica di Pasqua (A) (23 aprile 2023)
Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone! (Lc 24,34)

Il vangelo di questa domenica è il racconto dei discepoli di Emmaus. I due nel cammino stanno parlando di qualcosa che sta loro a cuore, che merita un'attenzione notevole, che non può essere dimenticato. Nello stesso tempo discutono animatamente perché non riescono a comprendere come tutto questo possa essere accaduto. Gesù, dopo essersi avvicinato, cammina con loro: proprio come uno che sta effettuando il medesimo cammino. Nonostante i pensieri, le difficoltà, le perplessità, la rabbia, la delusione, egli è lì con loro, pronto come sempre ad offrire l'insegnamento che per-metterà ai due di fare un passo in avanti nel loro lungo e faticoso cammino di fede.
Ma essi non riescono a riconoscerlo, perché i loro occhi erano "induriti", "posseduti" da quanto avevano vissuto. E Gesù, che decide di camminare con loro, condivide il passo della stanchezza e della sconfitta; riparte dalla Parola della Scrittura, che permette di diventare adulti nella fede. Lo "sconosciuto" si rende sempre più amico, familiare: parla di Gesù con la simpatia di chi vive le relazioni e quindi conosce. Per questo lo sentono compagno nel cammino "geografico" e "di fede", a tal punto da mendicare con coraggio e con passione "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Gesù decide di fermarsi: non è più uno sconosciuto perché la sua Parola si è fatta vicina ai due, che lo invitano alla loro mensa. E lì avviene il riconoscimento.
Come è bello questo racconto-cammino: il compagno misterioso, la presenza delle Scritture, la frazione del pane, la scoperta, il ritorno a Gerusalemme, alla comunità. Ecco la vita del cristiano; l'essenziale di ciò che è per il cristiano Gesù Risorto, Gesù vivo. Ed eccoli i due di corsa a ritornare a Gerusalemme, dove la loro gioia scoppia, condivisa con quella degli apostoli, riuniti attorno a Pietro: Cristo è vivo! Che corsa! Che entusiasmo!
Sì, il Signore è vivo: apparso sulla mia strada, l'ho riconosciuto mentre mi parlava delle Scritture e spezzava il pane dell'Eucaristia e della vita. Anche noi, come gli apostoli con Pietro, non possiamo tenere per noi il messaggio della risurrezione. Gesù è vivo e possiamo incontrarlo. Ed è incontro vero, reale! La nostra vita può raccontare questo incontro.

Testimonianza di Parola vissuta

DIO È COME IL SOLE

Tempo fa un sacerdote mi diede questo consiglio: "Quando entri in chiesa, fermati anche nell'ultima panca, guarda l'orologio e fermati davanti a Gesù Eucaristia non meno di dieci minuti.
Non ti preoccupare di trovare le parole per pregare, ma stai lì. Dicono che sulla spiaggia si prenda ancora meglio il sole se ci si addormenta. Dio è come il sole: esponiti a lui. Uscirai con dentro nuova forza per affrontare la vita. Le cose probabil-mente non saranno cambiate, ma tu sei cambiato".
Provai a mettere in pratica queste parole e le trovai così efficaci che ne parlai con un caro amico, molto lontano dalla Chiesa ma profondamente buono, uno in ricerca. Al momento non replicò nulla, ma dopo due anni mi telefonò ringraziandomi per l'esperienza che gli avevo comunicato. E con voce tremante aggiunse: "Ho trovato Dio".
Pensai fosse l'entusiasmo di un momento, ma così non fu perché, dopo essere stato colpito da un ictus, mi confidò che offriva tutte le difficoltà dovute alla malattia per chi era nella sofferenza! Davvero nulla è impossibile a Dio!

Carlo - Italia

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4a domenica di Pasqua (A) (30 aprile 2023)
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato (Gv 10,9)

Il vangelo di questa domenica offre la rivelazione di Gesù quale pastore che ama le sue pecore e dona loro la vita in abbondanza; ed è anche la porta di accesso alla vita stessa. Di fronte alla difficoltà degli uditori di comprendere l'immagine del pastore, noi assistiamo all'esplicitazione della parabola stessa da parte di Gesù, il quale rivela come Lui sia la porta attraverso la quale le pecore potranno ottenere di essere salvate e quindi di avere la vita. Gesù, pastore bello e buono, precisa subito che nel recinto si entra e si esce attraverso la porta e non bisogna "salire" da un'altra parte. E solo chi entra nell'ovile attraverso la porta può essere considerato il pastore.
Gesù si definisce "la porta" delle pecore. È attraverso il battesimo, cioè attraverso la partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo, che ognuno di noi appartiene alla Chiesa e diventa un figlio di Dio. Il Padre è colui che apre la porta: è lui che ci ha donato il Figlio. Ed è lo Spirito che spinge il suo popolo a radunarsi. Egli chiama le pecore "per nome". Ed è ancora lo Spirito che spinge fuori il gregge: "Le conduce fuori".
Gesù è la porta: Parola diventata carne, è la porta fra la terra e il cielo. La porta è dove il muro della prigione è rotto. Chi è chiuso dentro può uscire. Se non vuole uscire, brilla comunque ai suoi occhi la luce del giorno. Solo attraverso Gesù-porta, comportandoci cioè come lui, abbiamo accesso legittimo e possiamo vivere in libertà dando il meglio di noi. La salvezza non è entrare come pecore da macello, ma uscire per entrare nel Figlio, che ci dà la vita e ce la dona in abbondanza.
Gesù è la porta: attraverso di lui si accede ai pascoli della vita. Egli ci fa uscire dalla schiavitù della legge verso la libertà del Figlio, verso la terra promessa "dove scorre latte e miele". Gesù ci dona la sua stessa vita di Figlio, rendendoci partecipi del suo rapporto di conoscenza e di amore con il Padre. Il Padre ama Gesù perché è il Figlio che dona la sua vita ai fratelli. Gesù è la nostra porta perché dona anche a noi l'unica legge di vita: quella dell'amore.

Testimonianza di Parola vissuta

FIDUCIA

Incontrai Alvaro in una trattoria: 35 anni, trasandato e con la barba incolta. Quando mi chiese di aiutarlo a compilare delle domande di lavoro, gli diedi appuntamento per il giorno dopo nel mio studio. Si presentò verso sera, dicendo che in realtà chiedeva solo amicizia. Mi fece compassione e, superando il disgusto per l'odore che emanava, gli offrii del brandy. Lui capì che non lo giudicavo e cominciò a raccontarmi i suoi problemi, da quando, bambino, era stato abbandonato dalla madre e il padre era finito in prigione. Le ore passavano e lui, come in confessione, continuava a dirmi di sé. Albeggiava quando si accorse che era giorno e, scusandosi, mi salutò.
Lo rividi altre volte, gli feci conoscere i miei amici che lo accolsero con eguale familiarità. Lui ricambiava con vari lavoretti: un vero aggiustatutto. Riuscì poi a trovare un lavoro stabile, fece anche carriera, si sposò e divenne padre di due bambini. Quando anni dopo, mi raccontò tutto questo, era un'altra persona. Aveva ritrovato la sua dignità, grazie alla fiducia che gli avevamo dimostrato.

A.C. - Italia

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5a domenica di Pasqua (A) (7 maggio 2023)
Signore, mostraci il Padre e ci basta (Gv 14,8)

La nostra vita di discepoli del Maestro non è immersa in una beata quiete, caratterizzata da assenza di conflitti e di difficoltà. Tutt'altro! Fin dagli inizi la Chiesa si è misurata con i contrasti legati alla diversità delle culture, ma anche alla fatica di accogliere le novità sconvolgenti prodotte dall'azione dello Spirito. Eppure, si va avanti.
La molla segreta è proprio la fede: una fiducia a tutta prova in Dio, nel suo progetto di amore, che giunge a compimento per strade inusuali; ed una fiducia immensa in Gesù, il Maestro crocifisso e risorto, che è il vero Signore della storia. Il cristiano mette la sua esistenza nelle mani di Gesù, crede alle sue promesse. La sua risurrezione, in effetti, testimonia una realtà decisiva: Dio non ha abbandonato il suo Figlio nelle mani della morte e della cattiveria umana; proprio Colui che sembrava lo sconfitto si è manifestato come il vero vincitore. La nostra realizzazione, la possibilità di vedere un mondo nuovo, passa attraverso di Lui. Nessun altro può assicurare a questa nostra storia tormentata un approdo di fraternità e di giustizia.
Le parole di Gesù che ascoltiamo questa domenica diventano il punto di riferimento di ogni discepolo. Anche noi possiamo essere come Filippo. Abbiamo afferrato qualcosa di Gesù, ma talvolta siamo alla ricerca di una "manifestazione teatrale" di Dio. Dall'incarnazione in poi, però, Dio è Dio in Gesù. Nell'avanzare il suo desiderio, Filippo mostra di non aver compreso il Maestro, perché vederlo, contemplarlo è vedere il Padre, come credere nel Cristo è credere in Colui che lo ha mandato. Padre e Figlio sono inseparabili. Il Padre "si nasconde" dietro il Figlio, abita nel Figlio, parla e agisce attraverso il Figlio. Anche per noi: vogliamo "conoscere", fare esperienza di Dio? Prendiamo in mano il Vangelo, guardiamo alle parole e alle azioni di Gesù: esse ci mostrano il Padre e ce lo fanno sentire vicino. Come ci deve essere "caro" il Vangelo!

Testimonianza di Parola vissuta

SENTIRSI IN COLPA?

Nella mia cameretta stavo leggendo un libro di spiritualità, ma ero distratto dalle notizie apprese in tv sugli ultimi sbarchi di profughi sulle nostre coste. Pensavo alle loro sofferenze passate, ai disagi a cui sarebbero andati incontro in un futuro incerto, mentre io… Io avevo una casa, priva sì di ogni lusso, ma fornita del necessario, avevo una stanza e un letto dove riposare… ma loro? E quasi mi sentivo incolpa per ciò che possedevo e per il fatto che, tutto sommato, nella vita non avevo avuto grossi problemi, almeno fino a quel momento. A questo punto lo sguardo mi è caduto su ciò che stavo leggendo: una sorta di preghiera nella quale si lodava Dio, fra l'altro, per le giornate di sole e per quelle di pioggia, per ciò che si aveva e anche per ciò che non si aveva. E fra le varie cose erano menzionate proprio la casa e il letto! L'ho preso come un invito da parte di Dio a non preoccuparmi, ad essergli grato di ciò che nel momento presente ci elargisce e ci è dato da vivere: sia nell'abbondanza e sia nella privazione, come si legge in S. Paolo.

G.R. - Italia

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6a domenica di Pasqua (A) (14 maggio 2023)
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (Gv 14,16)

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù promette ai suoi discepoli il dono dello Spirito, del Paraclito, l' "avvocato", che conforterà e proteggerà i discepoli stessi nella lotta che dovranno sostenere in un mondo talvolta ostile. Gesù promette lo Spirito, la sua venuta e la sua intercessione. Lo Spirito che Gesù ci dona sarà "nel" discepolo, diventando così principio di vita interiore, che manifesta la presenza del Cristo. Le parole di Gesù, che oggi ascolteremo nel brano evangelico, iniziano con un'esigenza: amarlo. E Gesù "domanderà" al Padre un altro "soccorso", un altro Paraclito: sarà Colui che aiuta, l'intercessore, l'avvocato.
In vista degli avvenimenti drammatici che si annunciano e per prepararsi al tempo della prossima solitudine che sarà, a imitazione della sorte subita dal Cristo, un tempo di persecuzione, i discepoli hanno bisogno di un sostegno, di una guida, di un protettore. Gesù era stato finora il loro soccorso; ora egli se ne va, perciò essi hanno bisogno di un altro soccorso e il Padre lo manda nel nome di Gesù, come sostituto di Gesù, per continuare la sua opera per mezzo dei suoi discepoli. Lo Spirito apporta ai discepoli la piena intelligenza della rivelazione fatta da Gesù e li mette in condizione di testimoniare. Solo chi si apre totalmente e si dà allo Spirito lo conosce e lo Spirito si rende presente e al tempo stesso si fa conoscere.
Nel cristiano lo Spirito è la realtà più importante e più vera, il fondamento della sua esistenza cristiana. Allora capiamo quanto sia importante per noi "conoscere" lo Spirito, saper distinguere la "sua voce" dalle mille altre voci del mondo. Lo Spirito che il Signore risorto promette e che viene dal Padre, è lo Spirito di amore; e di questo noi siamo chiamati a rendere testimonianza. È quell'amore scambievole che dovrebbe caratterizzare i nostri rapporti di amicizia, in famiglia, nel lavoro, a scuola, nel gioco, nel tempo libero.

Testimonianza di Parola vissuta

CONFLITTO PARENTALE

Il "conflitto" tra me e alcuni miei parenti era iniziato per incomprensioni reciproche via via ingranditesi, che avevano portato a una dolorosa rottura di rapporti, durata parecchi anni nonostante non fosse mancata qualche mediazione esterna.
La sofferenza maggiore mia e di mio marito consisteva nel fatto che questa situazione era in chiaro e scandaloso contrasto con la Parola di Dio che invita a lasciare l'offerta all'altare, se non si è riconciliati col fratello, e dice anche: "Misericordia io voglio e non sacrificio".
Cosa ha sciolto, alla fine, ogni durezza, ristabilendo la concordia? La preghiera assidua da ambo le parti in conflitto, col riconoscimento dei propri limiti.
Con sorpresa di tutti, ad un certo punto, anni di lontananza si sono dissolti in pochi emozionanti minuti, in cui io e i miei abbiamo deciso di mettere una pietra sopra al passato, al di là di torti e ragioni, senza più recriminazioni, affidando tutto alla misericordia di Dio. È stato un vero momento di grazia, nel quale abbiamo sperimentato pace, voglia di ricominciare, gioia.

G.C. - Italia

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Ascensione del Signore (A) (21 maggio 2023)
Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)

Le letture di questa festa offrono gli ultimi momenti di Gesù su questa terra, la missione che egli affida ai discepoli e la sua definitiva posizione alla "destra del Padre". Nel vangelo, Gesù, che da Dio ha ricevuto "ogni potere in cielo e in terra", ricorda come la sua assenza fisica divenga una presenza invisibile, una reale compagnia nei confronti dei suoi discepoli: "io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". È bello pensare che, in sostanza, il nostro essere discepoli è "essere con" il Maestro.
Certamente ci ricordiamo che fin dall'inizio del suo vangelo, Matteo ci diceva "Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi". La presenza di Dio in mezzo al popolo che egli ha scelto, "è sostituita" da quella di Gesù, che guiderà la comunità e i singoli fino alla fine del mondo. "Io" e "voi" è il binomio che assicura la Chiesa in tutto il suo pellegrinaggio sulla terra: la Chiesa è di Cristo e tale rimane anche nel tempo della sua apparente assenza. Essa nasce da una relazione interpersonale con Cristo e si sostiene solo in virtù di un rapporto intimo e vitale con Lui. Il compito di evangelizzare il mondo è davvero complesso, ma Lui c'è. In tutto ciò che la Chiesa compie essa continua l'opera di Cristo.
E noi che cosa possiamo fare? Vivere tra di noi quei rapporti, fatti di amore reciproco, tali da meritare la sua presenza. Se ci pensiamo bene: l'unico modo che l'uomo ha di incontrare il volto di Dio oggi, è quello di vederlo riflesso nei nostri sguardi, di riconoscerlo nel nostro stile di vita, nelle nostre scelte fatte nell'amore reciproco.

Testimonianza di Parola vissuta

FATE DEL BENE…

Dopo pranzo, causa un appuntamento, non avevo tempo per lavare i piatti. Ho messo comunque un certo ordine in cucina e sono salita in camera per vestirmi.
Intanto erano arrivate le mie sorelle che, pensandomi già uscita e vedendo i piatti da lavare, hanno iniziato a criticarmi. Dispiaciuta per quanto sentivo, e ricordando che Gesù ha detto: "Fate del bene a chi vi fa del male…", ho avuto un’idea: di una gonna che va tanto bene a una sorella e di un oggetto che piace all'altra ho fatto due pacchetti e sono scesa consegnando quei doni a loro, rimaste mute.
La sera, tornando a casa, ho trovato la cucina pulitissima; con le sorelle non ci sono state più discussioni.

L.D. - Portogallo

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Pentecoste (A) (28 maggio 2023)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)

La Pentecoste celebra la terza Persona della Trinità: un dono che è lo stesso Spirito Santo. Il vangelo odierno narra che Gesù si manifesta ai suoi in un luogo non precisato, in cui essi sono chiusi dentro per timore dei giudei. Andati per trovare il Maestro dove pensavano che fosse (nel sepolcro), i discepoli vengono invece raggiunti da Gesù dove sono loro. Il Risorto dona la pace, compito e responsabilità della Chiesa. Gesù trasmette poi la missione, affidata dal Padre stesso: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". E come Dio alitò lo spirito di vita nel primo uomo, così Gesù alita oggi lo Spirito nei suoi discepoli: eccoli ricreati ai fini della loro missione.
Lo Spirito è dono, ma richiede accoglienza consapevole e matura. Egli è la potenza di Dio che opera nella nostra storia e porta a compimento il disegno del Padre. È lo Spirito che ci trasforma e fa della nostra esistenza un luogo di grazia. Allora è importante per noi riconoscere la sua azione e presenza. Innanzitutto nella nostra vita, cioè lasciarci condurre da Lui come una docile creta nelle mani del vasaio.
Perché è lo Spirito che ci illumina quando apriamo la Parola di Dio e ci fa intendere il senso profondo di quelle parole attraverso le quali ci guida all'incontro con il Signore risorto. È lo Spirito che ci sostiene attraverso i Sacramenti, che diventano momenti straordinari di incontro con l'amore di Dio. È lo Spirito che viene a noi attraverso coloro che vivono accanto e attraverso i fatti della vita quotidiana. È lo Spirito che ci fa scoprire con gioia ciò che accade in tutti gli uomini e le donne che cercano Dio con cuore sincero, che desiderano la giustizia e la pace, che agiscono con misericordia e spirito di solidarietà, che sono disposti a condividere e a soccorrere il loro prossimo. A noi avere "occhi buoni", avere un "cuore desto e vigilante".

Testimonianza di Parola vissuta

CIÒ IN CUI CREDO

Sono parrucchiera e faccio servizio a domicilio. Un giorno sono chiamata da una giovane signora sposata da poco, che aspettava un bambino. Triste, mi ha confidato che aveva intenzione di divorziare perché la suocera le rendeva la vita impossibile. L'ho ascoltata a lungo, poi le ho consigliato di aspettare.
Dopo alcuni giorni mi ha chiamato anche la suocera per farsi tagliare i capelli. E subito mi ha parlato male della nuora. "Che strano - ho replicato -, proprio due giorni fa ero a casa sua e l'ho sentita dire solo cose belle su di lei…". Quando ho incontrato di nuovo la nuora, le ho detto: "Sua suocera mi ha parlato bene di lei, le vuole tanto bene…".
Alcuni giorni dopo la famiglia si è ritrovata in occasione di una festa. Suocera e nuora si sono riviste dopo mesi ed è stato un momento bellissimo, come loro stesse mi hanno poi raccontato. E ringraziandomi: "Chi ti insegna le cose belle che ci dici?". Ho potuto così spiegare loro ciò in cui credo: quel Vangelo che insegna ad essere operatori di pace.

F. - Pakistan

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