Gesù Cristo, Re dell'universo
XXXIV Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 10/2022)


ANNO C – 29 novembre 2022
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.

2 Samuele 5,1-3 • Salmo 121 • Colossesi 1,12-20 • Luca 23,35-43
(Visualizza i brani delle Letture)


LA GRATUITÀ DEL DONO DI DIO

Si direbbe che fino alla fine Gesù non ne abbia azzeccata una. Avrebbe potuto scegliere uno con ben altro pedigree per consacrare la sua intronizzazione regale e, invece, l'unico a essere canonizzato da Cristo stesso ha una Positio super virtutibus da far spavento: un malvivente titolato, un irrecuperabile agli occhi di tutti, ma non agli occhi di Dio.
Suscita quasi scandalo il fatto che uno che ne abbia fatte di ogni colore, riceva in dono l'amicizia con Dio, per sempre. Qui siamo oltre il criterio della giustizia retributiva: è bastato uno slalom fatto nel modo giusto nel momento giusto per vedersi dischiudere scenari che mai più si immaginava di guadagnare.
Fino all'ultimo istante della vita e, stando al Vangelo, addirittura nella condizione peggiore di essa, si può sperare nella salvezza. Ciò che conta non è il quando di questo incontro ma che quando il Signore viene nella nostra vita, nei modi forse a noi più impensabili, non si perda tempo nell'accoglierlo e nell'affidarsi a lui.
L'incontro dell'ultima ora ci ricorda come per Dio siamo reperibili sempre purché non opponiamo resistenza. Anzi, proprio quando sembra che non ci sia campo e in una zona in cui neppure le chiamate di emergenza funzionano, proprio allora è più probabile che veniamo intercettati: quando abbiamo toccato il fondo dell'abiezione, lì Dio può intervenire con la gratuità del suo dono.
Un malvivente di mestiere capisce ciò che il popolo non comprende.
Un malfattore sorpassa all'esame di teologia persino i capi del popolo e riconosce che quel disgraziato condannato alla stessa pena, non è uno qualsiasi ma il re di un regno in cui vige tutt'altra logica rispetto a quella che tanto eccita i comuni mortali.
Un uomo con un passato per niente glorioso si smarca dai soldati che, verosimilmente, credevano di aver assicurato alla giustizia tre ladri.
Sì, tutti credevano di essere finalmente riusciti a braccare chi a lungo avevano cercato di cogliere in fallo.
L'amico dell'ultima ora,invece, intuisce che la strana fine del compagno di crocifissione, prima ancora che ascrivibile alla responsabilità di quanti si aggiravano sul Calvario, era l'esito di un cammino che radicava nel cuore stesso di Dio. Avesse voluto, infatti, sfuggire alla presa non gli sarebbe costato più di tanto se mentre lo arrestavano era riuscito persino a ricucire l'orecchio del servo.
L'amico dell'ultima ora riconosce che salvezza non è autopreservarsi. Ci si salva solo se si sceglie di non tirarsi fuori.
L'amico dell'ultima ora scopre che a tenere su quella stessa croce il compagno di sventura non erano i chiodi come nel suo caso ma l'amore. L'amore vero non va in cerca della finale a effetto per sé ma gioisce se all'amato è assicurato un esito di luce: «Oggi, con me nel Paradiso».
Popolo, capi, soldati erano solo delle pedine usate dalla morte per averla vinta sulla vita. E, invece, più forte della morte è l'amore. Gli astanti non sono persone su cui avere la meglio ma fratelli e sorelle da condurre anch'essi a un felice approdo. Per questo poco prima aveva detto: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».


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