IV Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 1/2022)


ANNO C – 30 gennaio 2022
IV Domenica del Tempo ordinario

Geremia 1,4-5.17-19 • Salmo 70 • 1 Corinzi 12,31-13,13 • Luca 4,21-30
(Visualizza i brani delle Letture)

OLTRE IL PICCOLO MONDO ANTICO

Era ritornato a Nazaret con la fama di guaritore: tanti accorrevano per consegnargli la propria desolazione. E per tutti aveva non solo parole di conforto ma persino gesti che procuravano liberazione e guarigione. Se questo era ciò che accadeva altrove, di cosa non doveva essere capace nel suo paese di origine?
E, invece, niente di tutto questo. A Nazaret trionfa il prurito di novità, la curiosità dello spettacolo, non la voglia di mettersi in gioco che nasce dalla fede. Così, per capitolare, basta un piccolissimo sospetto secondo il quale uno che non ha i titoli per dire certe cose - quand'anche siano vere - e compiere certi prodigi - quand'anche evidenti - non può permettersi di dirle e tanto meno di compierli, soprattutto se non sono a nostro vantaggio. Nel giro di pochissimi istanti tutto va all'aria, tutto è drammaticamente capovolto.
In questi pochi versetti c'è, in sintesi, quello che sarà una costante della vicenda terrena del Figlio di Dio, fino alla fine. Accadde così quel giorno a Nazaret. Accade così nella storia degli uomini quando si pensa che il mondo coincida con il proprio campanile. Tentazione di Nazaret, tentazione di ogni umana convivenza ridurre la vastità delle cose al terribilmente circoscritto che, guarda caso, coincide con il mio mondo.
Nazaret si scandalizza che Dio abbia scelto la via dell'umano. Vorrebbe che accada ciò che Dio ha promesso, ma non accetta il modo in cui ha scelto di compierlo. Nazaret non riesce a tenere insieme ciò che Gesù dice e chi egli è. Nazaret rappresenta la tentazione dell'esclusiva, quella di chi crede di poter vantare un diritto di primogenitura solo perché il Figlio di Dio aveva scelto di abitare lì. Nazaret incarna lo stile proprio di chi, di fronte a un noto che assume i caratteri dell'imprevisto, finisce per bollarlo come inadeguato. Nazaret rappresenta l'atteggiamento di chi ha bisogno continuamente di credenziali per potersi fidare. Non riesce a comprendere che davvero era stata privilegiata dallo sguardo di Dio se il Figlio di Dio porterà impresso nel suo titolo quella appartenenza: il nazareno. Non riesce a comprendere che è proprio lì che il Figlio di Dio annuncia il compiersi di una parola che per secoli era risuonata senza che se ne vedesse la realizzazione.
«Oggi, qui», ripete Gesù. «Macché», protestano i suoi, «se non stai al nostro gioco, scordati di avere il nostro credito».
Nazaret ha bisogno di un Dio che faccia il prestigiatore. A Nazaret accade quello che accadrà al pozzo di Sicar con la Samaritana, mentre Gesù annuncia: «Quello che aspettate sono io che vi sto parlando». Quanto diversa, però, la risposta! Al pozzo di Sicar la donna spezzerà ogni indugio, tanto da dimenticare persino il motivo per cui era andata lì. Nella sinagoga, invece, tutto diventa motivo per una maggiore chiusura che si trasforma persino in ostilità manifesta. Sedotta com'è dai segni, Nazaret rifiuta il segno per eccellenza che Dio le ha donato. E così il dono viene letto come un diritto da gestire a proprio piacimento.
Tutte le volte in cui accade qualcosa di simile, il Signore continua dritto il suo cammino, lasciando i compaesani di sempre a bocca asciutta.


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