Ascensione del Signore (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 5/2022)


ANNO C – 29 maggio 2022
Ascensione del Signore

Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Ebrei 9,24-28;10,19-23 • Luca 24,46-53
(Visualizza i brani delle Letture)


STARE A CONTATTO CON LA VITA

Fino alla fine, anche quando tutto consiglierebbe di lasciar perdere, Gesù ha parole e gesti per i suoi. Infatti, li raggiunge dove si erano barricati. Lì, spezzando la parola, permette ai discepoli di andare oltre le dicerie diffuse dopo la sua morte.
Consapevole di ciò che sta attraversando il loro cuore, Gesù si rende presente per aiutarli a ricordare. Attraverso le Scritture rilegge la sua e la loro vicenda: a essi, infatti, manca proprio la capacità di comporrei frammenti dell'esistenza alla luce di ciò che la parola di Dio annuncia. Così Gesù compie una vera opera di alfabetizzazione. La nostra è una vicenda in cui Dio è disseminato in ogni piega. Quando non siamo più in grado di riconoscere le orme del suo passaggio in mezzo a noi, finiamo per leggere la vita come un'esistenza senza sbocco, siamo come chi non ha speranza e, perciò, come unica prospettiva abbiamo la fine d'ogni cosa. Nostro compito, fino alla fine, è proprio quello di educarci ed educare a riconoscere le tracce della sua presenza.
Come avremmo bisogno di compiere ciò che Francesco d'Assisi chiedeva di fare sempre, raccogliere cioè, tutte le lettere disseminate lungo la strada perché, diceva, che «con ognuna di esse è possibile comporre il nome di Dio»! Ciò che era accaduto al Maestro si era abbattuto sui discepoli come un macigno sulle loro aspettative umane. La loro era una cronaca senza senso: c'era bisogno di qualcuno che aprisse la mente per comprendere il mistero della vita;c'era bisogno di chi aprisse gli occhi per far riconoscere il vero e il bene come splende agli occhi di Dio. Educare, infatti, significa trasmettere l'arte del collegare, aiutare a stare a contatto con lo smarrimento, andare oltre lo sgomento, vincere il timore, traghettare oltre la paura, tenere insieme ciò che si è appreso e ciò che si vive. Educare equivale a intuire ciò che si nasconde in una situazione che talvolta può apparire banale o infelice e, tuttavia, mai insignificante.
Dopo aver aiutato i suoi alla lettura del vissuto, Luca annota che Gesù li condusse fuori. Non si tratta solo di un movimento fisico, è questione, invece, di abbandonare la sicurezza del chiuso per stare a contatto con la vita, forti di quella nuova lettura appena appresa. È necessario abbandonare le visioni anguste. L'uscita è diversa dalla fuga: l'uscita, infatti, è per misurarsi con le situazioni, la fuga, invece, per prendere le distanze.
Il gesto della benedizione dice, poi, l'ultimo atto di quella lunga compagnia di amore vissuta dal figlio di Dio. Per nessun motivo al mondo Dio ritirerà il suo sguardo benevolo da questa umanità nonostante abbia dato una pessima dimostrazione di sé. Il gesto della benedizione accompagna il suo ritorno al Padre: oggi è il compimento del Natale. Nessuno cacciato via, tutti nuovamente ingaggiati per portare l'annuncio del perdono. Il mistero dell'Ascensione ci ricorda che è dell'amore l'abbassarsi per assumere la condizione dell'amato senza lasciarsi irretire, però, da ciò che c'è di male, così da portare l'altro fuori dalla condizione in cui si trova. Non potrà ascendere, infatti, chi non ha accettato la difficile arte di discendere e condividere.


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