V Domenica di Pasqua (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 5/2022)


ANNO C – 15 maggio 2022
V Domenica di Pasqua

Atti 14,21b-27 • Salmo 144 • Apocalisse 21,1-5a • Giovanni 13,31-33a.34-35
(Visualizza i brani delle Letture)


UN COMANDAMENTO NUOVO

Giuda aveva preso la decisione di affidarsi al suo intento omicida. Nel momento in cui tutto avrebbe suggerito un ultimo tentativo per evitare quanto stava per accadere, Gesù consegnava lo stile per far fronte alla deriva del male.
Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato: Dio si manifesta in tutto il suo splendore, Dio dice chi è realmente, mentre continua ad amare chi gli oppone il rifiuto. È il paradosso della nostra fede: è l'esperienza della tenebra a manifestare la luce di Dio, è il tradimento di Giuda ad attestare il modo in cui Dio si oppone al male, è il nostro peccato a rivelare la grandezza del cuore di Dio.
Quanto siamo distanti da un simile modo di leggere la vita e i rapporti! La vulnerabilità dell'altro, infatti, è vista come occasione in cui dispiegare atteggiamenti di forza o, semmai, per ritirare da lui il nostro favore, non già per manifestare un'altra via d'uscita. Per questo restiamo nella terra di prima, per dirla con l'Apocalisse: fatica a far capolino la terra nuova. La verità di un uomo, come la verità di Dio, si rivelano nel momento in cui essi sono contraddetti. Per Giuda, invece, la verità di un uomo, come la verità di Dio, si rivelano mediante l'uso del potere che tutto dispone e tutti sottomette. Quella, per Giuda, sarebbe stata una vera glorificazione, non certo la strada intrapresa dal Maestro. Se poteva condividere il linguaggio (finalmente il Maestro parla di gloria!), di certo non poteva far suo il modo.
Come io ho amato voi... Non bastava l'invito ad amare? Perché un'unità di misura con quel "come"?
Sapeva bene Gesù che ci è più facile porre limiti che accettare gli sconfinamenti del cuore. Ci è più congeniale stabilire criteri che lasciarci dilatare gli orizzonti. Conosciamo fin troppo bene l'aritmetica del pareggiare, molto poco quella del sovrabbondare.
Quel "come" ricorda che è il bisogno reale dell'altro la misura del mio amore: non a caso quella sera il Maestro aveva rovesciato le parti capovolgendo i ruoli.
Come io ho amato voi... Aveva compiuto due gesti che esprimevano il senso dell'intera esistenza del figlio di Dio: la lavanda dei piedi e il boccone condiviso con Giuda. Ed entrambi erano stati non solo non compresi ma addirittura rifiutati. Quando il male si scatena con tutta la sua forza nel gesto di Giuda, Dio rivela che per nessun motivo al mondo egli ritirerà la sua offerta di amicizia.
Da questo tutti sapranno... Un'etichetta, una divisa,un gergo per iniziati? No, nulla di tutto questo. Il proprium dei "suoi" sarà l'amore, non quello generico, ma quello per i volti e per i nomi, per le storie e per i sentieri percorsi, per la capacità di mettersi in gioco come per i ritardi. Senza questo il Vangelo diventa oggetto di studio e di commenti senza passione, i gesti sacramentali un prezzo da pagare per non venir meno a un'abitudine, la comunità cristiana una delle tante associazioni.
Da questo tutti sapranno... Dall'amare gli altri non quando capita, ma facendo in modo che capiti sempre. Proprio come fa il Padre. Così passerà la terra di prima, quella in cui l'uomo è lupo per l'uomo. E allora, a ogni gesto d'amore, Dio potrà ripetere: Ecco faccio nuove tutte le cose.


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