Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 1/2022)
ANNO C – 9 gennaio 2022
Battesimo del Signore
Isaia 40,1-5.9-11 • Salmo 103 • Tito 2,11-14;3,4-7 • Luca 3,15-16.21-22
(Visualizza i brani delle Letture)
Battesimo del Signore
Isaia 40,1-5.9-11 • Salmo 103 • Tito 2,11-14;3,4-7 • Luca 3,15-16.21-22
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NON C'È AMORE SENZA IMMERSIONE
Erano i giorni del rinnovamento. Sollecitati dalla parola franca del Battista, tanti erano accorsi al Giordano per intraprendere un serio cammino di conversione.
Con la consapevolezza che gli era propria, Giovanni aveva annunciato la venuta del più forte di lui. Egli era soltanto una voce passeggera che doveva cedere il passo alla parola che rimane per sempre. L'acqua che egli usava per il suo battesimo, sebbene purificasse, non era in grado di rigenerare l'uomo dal di dentro: questo avrebbe potuto farlo solo chi battezzerà "in Spirito santo e fuoco". Per questo egli annuncia Gesù come il più forte, ma di una forza che stupirà lo stesso Giovanni. Gesù è forte nel'amore, una forza che si manifesta nella debolezza, un vigore che si rivela nella vulnerabilità, una potenza che si dispiega nell'umiliazione, una robustezza che riluce nell'infinitamente piccolo. Forte nell'amore: la disponibilità di Dio non viene meno neppure di fronte al rifiuto più ostinato.
Segno di questa forza nell'amore è lo stesso confondersi del Figlio di Dio tra coloro che popolano le rive del Giordano. La forza sta nell'umiltà intesa come umiliazione: Dio spoglia sé stesso delle sue prerogative divine, facendosi in tutto simile agli uomini per essere accanto all'ultimo di essi. Si immerge nell'acqua sebbene non abbia nulla di cui farsi perdonare.
Quell'immergersi nell'acqua provoca l'apertura dei cieli: il Padre lo dichiara Figlio proprio in quell'itinerario di abbassamento iniziato già nel seno di Maria, ora espresso attraverso il battesimo e poi compiuto nel mistero della morte. L'incarnazione non è un incidente di percorso, ma una vera e propria scelta. Egli raggiunge l'uomo nel mistero del suo errore facendosene carico, si addossa il peso dei nostri dolori compartecipandovi, perché a questo lo porta il suo amore per noi. A ragione sant'Alfonso potrà cantare: «Dove amore ti trasportò, o Gesù mio?».
Quando ami, infatti, non puoi restare impassibile di fronte alla condizione dell'amato. Talvolta, più le situazioni sono incresciose, più chi ama è disposto ad assumerne tutte le conseguenze, nella consapevolezza che l'insormontabilità del momento potrà essere vinta solo da un di più di amore che si fa compagnia e condivisione. L'amore non è forse la capacità di abitare la stessa fragilità dell'amato? Non è disponibilità a entrare nell'altrui disarmonia, così da far gustare il tocco di un tono nuovo?
Gesù entra nelle acque del Giordano come entrerà in contatto con la malattia e la morte che l'uomo sperimenta, perché sa che non è il male ad avere la meglio su di lui, ma la sua grazia a vincere le nostre resistenze. La scelta di entrare nell'acqua del Giordano incarna il senso del suo stesso ministero: contagiarci di vita proprio mentre fa sua la nostra morte, restituirci il perdono proprio mentre si fa carico del nostro peccato, donarci la sua pace proprio mentre assume la nostra divisione.
Il battesimo di Gesù è lì a ricordare che non c'è amore senza immersione. Quando questo accade, è una nuova Pentecoste. Dio assicura il sostegno della sua presenza mediante la grazia dello Spirito santo. E questo che esprime se la tua vita profuma di Dio.
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