Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
2a domenica del Tempo ordinario (16 gennaio 2022)
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)
3a domenica del Tempo ordinario (23 gennaio 2022)
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato (Lc 4,21)
4a domenica del Tempo ordinario (30 gennaio 2022)
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (Lc 4,24)
5a domenica del Tempo ordinario (6 febbraio 2022)
Maestro... sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)
6a domenica del Tempo ordinario (13 febbraio 2022)
Beati voi… ma guai a voi… (Lc 6,20-26)
7a domenica del Tempo ordinario (20 febbraio 2022)
Amate i vostri nemici (Lc 6,27)
8a domenica del Tempo ordinario (27 febbraio 2022)
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45)
2a domenica del Tempo ordinario (16 gennaio 2022)
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)
Il primo dei "segni", che accompagnano la missione di Gesù, è stato compiuto in un contesto di una festa di nozze. A Cana di Galilea, Gesù offre a noi un assaggio del regno di Dio, che egli annuncia.
La narrazione evangelica di questa domenica, con cui si apre il tempo ordinario, accende i riflettori su una festa di nozze. Sappiamo che esse sono festa della vita, promessa di futuro, porta spalancata su di esso. E Gesù è presente e si rivela in questo contesto: nel racconto di Giovanni, la festa di nozze è il primo atto pubblico che Dio, in Gesù, fa in mezzo a noi. A ricordare a tutti noi che all'inizio della nostra storia c'è una promessa luminosa: che "presenza di Dio" e "promessa di vita" sono un tutt'uno.
La festa della vita è però minacciata dalla mancanza, dal vuoto. Il vino allora diventa segno dell'amore, è simbolo della gioia, è un elemento essenziale alla festa. Se il vino finisce, allora finisce anche la festa. In tal modo il Vangelo ci aiuta a vedere che la gioia è un evento fragile, che i nostri legami e le nostre relazioni sono fragili. La promessa della vita è minacciata dalla noia e dalle abitudini, dal dare per scontato l'amore per l'altro. Basta poco per vedere finire il vino della festa.
È Maria che si accorge della mancanza. E quando si rivolge a Gesù fa una constatazione e una preghiera. Maria invita a fare le parole di Gesù. Le sue infatti non sono parole da capire soltanto. Le parole di Gesù sono da fare, impegnano. Risuona qui l'invito a non annacquare il Vangelo, ma ad obbedire, a realizzare l'ascolto. E così il nostro poco (la nostra acqua), nelle mani di Dio diventa dono (vino buono) abbondante e straordinario.
Testimonianza di Parola vissuta
PAROLE DI LUCE
Tra me e mia moglie, da giorni, s'alternavano momenti di sfogo e silenzi interminabili, con grande sofferenza di entrambi e dei nostri bambini. Malgrado l'intervento di amici, ognuno restava fermo sulle sue posizioni. Sembrava la fine del matrimonio.
Accecato dall'ira, ero arrivato ormai al punto di dirmi: devi divorziare… Via da questa casa, che vada tutto in malora!... O forse è meglio farla finita? Per fortuna, in quell'inferno, mi sono affiorate alla mente anche altre parole, che in passato mi erano state di luce e incoraggiamento: parlavano di amore, di perdono. Come cristiano ero veramente fuori strada!
Cominciavo ad accorgermi di come – per dirla con un'immagine popolare – il rancore allunghi le corna del diavolo ogni giorno di più, finché ne restiamo dilacerati.
Nel bel mezzo di una notte insonne passata a ricacciare indietro il mio orgoglio, ho trovato la forza di svegliare mia moglie e chiederle di aiutarmi a ricordare con umiltà i momenti felici vissuti. Ci siamo abbracciati e, piangendo, ci siamo chiesti vicendevolmente perdono.
Uno sposo africano
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3a domenica del Tempo ordinario (23 gennaio 2022)
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato (Lc 4,21)
La liturgia oggi richiama la nostra attenzione sul ruolo della Parola: il suo ascolto cambia la nostra vita e crea comunità. Il brano evangelico, proposto in questa domenica, è articolato in due parti. Nella prima, l'autore espone il metodo e la cura con cui ha raccolto e verificato le testimonianze che già circolavano su Gesù. Lo scopo di questo, dice, è nutrire e consolidare la fede dei suoi ascoltatori. La seconda parte narra l'esordio del ministero pubblico di Gesù nella città dove è cresciuto, Nazaret.
Innanzitutto è significativo che l'evangelista sottolinei ancora una volta l'intima relazione e la piena sintonia che sussistono tra Gesù e lo Spirito Santo: significa che siamo giunti ad una svolta decisiva della storia della salvezza. Poi siamo introdotti alla comprensione del passo di Isaia, che Gesù applica a se stesso. La profezia di Isaia, che il vangelo racconta, si compie nella storia. Liberare dal male e dare pienezza alla vita di chi lo incontra sono opere compiute da Gesù in tutta la sua esistenza.
Ma le sorprese di Dio non sono finite e tutto questo è vero anche per noi. La parola di Dio libera dalle schiavitù e dalle prigionie e dona luce nuova allo sguardo. Quando noi ascoltiamo, accogliamo, teniamo in cuore e realizziamo la parola di Gesù ci sentiamo raggiunti dall'amore di Dio e dalla sua luce. E proprio perché ci sentiamo amati, proviamo il desiderio di convertirci e lasciare che la Parola trasformi il nostro cuore. Questo può avvenire "oggi", nel momento che diventa il presente della nostra vita. Vivere la Parola accolta, trasforma cuore, mente e occhi e ci rende capaci di vedere l'azione di Dio in noi e attorno a noi.
Testimonianza di Parola vissuta
UNA GUARIGIONE STRAORDINARIA
Con due signorine della parrocchia arrivo da una ragazza in fin di vita che loro assistono: è una prostituta e si chiama Eliete. Sulla porta incontro il medico che sta uscendo. "Padre - mi dice - questa poveretta al massimo avrà due o tre giorni di vita. Stia molto attento però, perché si tratta di una malattia venerea contagiosa".
Trovo una diciottenne fisicamente disfatta con piaghe su quasi tutto il corpo. Eliete mi racconta una storia dolorosissima: senza aver mai sperimentato l'amore vero, è andata a finire sul marciapiede per sopravvivere. Esprime il desiderio di confessarsi per ricevere l'Eucaristia: "Voglio morire come una figlia di Dio, anche se sono una grande peccatrice". Prima però di darle l'unzione degli infermi, ricordando le parole del medico, mi sento come paralizzato dalla paura. Ma una voce mi risuona dentro: Sei sacerdote per tutti, anche per lei. Cerco di vincere il timore di perdere la buona reputazione e faccio il mio dovere.
Eliete sorride, è pronta per l'incontro finale, ma non riesco a convincermi che quella creatura debba morire nel fiore degli anni. "E se Gesù ti guarisse, cosa faresti?", le chiedo. "Tornerei a casa dai miei e direi loro che è meglio morire di fame piuttosto che vivere in quest'inferno". Chiediamo insieme nel nome di Gesù la grazia della guarigione.
Dopo qualche tempo le due persone che l'assistevano mi portano la sorprendente notizia: Eliete è guarita, ha abbandonato per sempre quel luogo di dolore ed è tornata a casa dai suoi.
E.P. – Brasile
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4a domenica del Tempo ordinario (C) (30 gennaio 2022)
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (Lc 4,24)
La comunità cristiana è chiamata a continuare la missione di Gesù nel mondo: annunciare la sua parola di liberazione, la promessa di "grazia", che Egli proclamò nella sinagoga di Nazaret. Per fare questo ogni comunità cristiana è chiamata ad essere "profetica", in quanto portatrice di questa parola e della promessa ad essa legata. Il vangelo di questa domenica presenta Gesù come colui nel quale trovano compimento le antiche profezie e mostra le possibili reazioni nei suoi confronti.
Siamo ancora nella sinagoga di Nazaret e i suoi frequentatori, pur scorgendo qualcosa di sublime nella parola e nell'azione del loro concittadino, non fanno il "salto" della fede. Sono troppo ancorati alla conoscenza che hanno di sé stessi e di Lui; credono di possederne l'identità e sono convinti che nulla Gesù può fare nei loro confronti. Il loro risentimento sfocia in un rifiuto, che non permette al Figlio di Dio di realizzare per loro alcuna opera di salvezza.
Luca ci racconta questo episodio per metterci in guardia: anche a noi può capitare la stessa cosa, accaduta agli abitanti di Nazaret. Siamo credenti dall'inizio della nostra esistenza terrena e spesso pensiamo di sapere come Dio si presenta nella nostra vita. Ma sappiamo anche che Dio ci spiazza sempre. Allora occorre attenzione a non far morire la Parola rivoltaci. Porgiamo l'orecchio ad ogni sua voce, cerchiamolo ulteriormente, preghiamo affinché Colui che ci rivela il Padre sia guida per intraprendere un nuovo itinerario di vita. Mettiamoci alla sua sequela, non deviamo dal suo cammino. Diamo fiducia a Dio e con Lui faremo cose grandi e meravigliose.
Testimonianza di Parola vissuta
COME VIVERE
Carlo cominciò a drogarsi a 13 anni. In seguito, la convivenza con una ragazza. Venivano a trovarci solo quando avevano bisogno di soldi. Dove avevamo sbagliato?
Un giorno il più piccolo, vedendoci preoccupati per Carlo, ci disse che il nostro errore era stato di volere assicurare ai figli una vita bella, ma senza darci la saggezza di come vivere. Quanto a lui, gli strumenti per vivere li aveva trovati nel Vangelo.
Dopo aver cominciato a frequentare anche noi la sua comunità parrocchiale, capimmo di dover impostare la vita su nuove coordinate, per amore dei figli.
R. e S.G. - Italia
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5a domenica del Tempo ordinario (C) (6 febbraio 2022)
Maestro... sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)
Gesù chiama noi suoi discepoli ad essere nel mondo "pescatori di uomini", coinvolgendoci direttamente nella sua missione di salvezza. Dio infatti ci salva certamente per grazia, ma non senza la nostra collaborazione.
Il vangelo di questa domenica ci porta sul lago di Genèsaret, dove Pietro e i suoi amici avevano pescato inutilmente tutta la notte. Essi sono ancora sulla barca, sulla quale sale anche Gesù, che parla alla folla. Al termine, Gesù invita Pietro a gettare le reti. E, dopo una nottata di fatica inutile, sperimentano, nell'obbedienza alla Parola, l'abbondanza dei frutti.
Anche noi, come comunità cristiana, siamo chiamati a confrontarci con Gesù, ad ascoltare e fare la sua parola, che ci dona i frutti della benedizione divina. In questo racconto evangelico nasce il popolo di "ascoltatori" che seguono Gesù.
In quella notte Pietro e amici avevano calato le reti invano, non avevano preso nulla. Per un pescatore non pescare è il "fallimento". L'ordine di Gesù poi a prima vista sembra un controsenso: è di notte che si gettano le reti! Eppure ascoltano e mettono in pratica la Parola. Scoprono che Gesù non è solo il Maestro da imitare; è la stessa Parola feconda, che realizza quanto dice. L'obbedienza alla parola del Signore, di cui hanno visto e sentito la potenza, è l'unico motivo del loro agire. È bello vedere che Pietro e amici "rischiano" l'azione sulla parola di Gesù.
Anche noi in questa settimana ci mettiamo in ascolto della Parola, per realizzarla. Essa arriva a noi con abbondanza e in tanti modi: sarà un fatto, una pagina letta, un incontro, un ascolto della voce della coscienza… Chiediamoci cosa vuole il Signore e poi cerchiamo di "fare" quella Parola.
Testimonianza di Parola vissuta
CAMPO DI LAVORO
I miei genitori, pur non essendo granché religiosi, mi hanno trasmesso valori come il senso della giustizia, il rispetto verso gli altri, l'amore verso lavoro…
Crescendo, sono sorte in me le prime domande sul senso dell'esistenza e su Dio. Ma è stato dopo aver partecipato ad un campo di lavoro per aiutare quanti avevano sofferto a causa di un'alluvione che questa esperienza di donazione ha fatto nascere in me la spinta a prendere in mano il Vangelo e a leggerlo.
Di qui la richiesta a Gesù di farmi incontrare persone che prendessero sul serio la Parola di Dio, per vivere in coerenza ad essa.
Poco dopo venivo esaudito.
Carlo - Italia
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6a domenica del Tempo ordinario (C) (13 febbraio 2022)
Beati voi… ma guai a voi… (Lc 6,20-26)
Tutti noi conosciamo la pagina delle Beatitudini. Essa è legata al nome dell'evangelista Matteo, che per nove volte ripete la parola "beati". Oggi però la liturgia offre al nostro ascolto la pagina delle beatitudini di Luca. A differenza di Matteo, Luca non colloca la proclamazione delle beatitudini in cima ad una montagna, ma in un luogo pianeggiante, che è il luogo adatto per l'incontro di Gesù con le folle.
Subito Luca scrive che Gesù "alza" gli occhi. Egli non parla dall'alto; la sua cattedra è trovarsi più in basso dei suoi ascoltatori: egli è venuto per "servire" e "dare la sua vita". Gesù pronuncia solo quattro volte il "beati" e li accompagna con quattro "guai". Questa pagina è come una "felicitazione", perché nel proprio agire si lascia spazio all'intervento di Dio in nostro favore. E Dio interviene perché è padre e ama tutti i suoi figli. L'amore infatti si misura non dal merito, ma dalla gratuità. La sua sorgente è il cuore di Dio, che ama ciascuno secondo il suo bisogno.
A differenza di Matteo, Luca fa seguire alle beatitudini una serie di quattro "guai", che riprendono in chiave negativa i contenuti delle beatitudini, conferendo così ad esse un maggior peso e valore. Il "guai" non è un grido di vendetta o un giudizio. È invece un lamento di compianto che Gesù rivolge, per avvertirci di un male di cui spesso non ci rendiamo conto. La ricchezza, la sazietà, l'autosufficienza, il cedere ai compromessi, il servirsi della verità possono diventare, senza accorgersene, dei pericoli.
Tutte le cose sono buone, dono di Dio all'uomo. Ma ci sono date per la condivisione. Viviamo questa settimana puntando in alto, servendoci dei beni e usandoli con l'attenzione agli altri, in modo che la nostra vita sia una vita da fratelli.
Testimonianza di Parola vissuta
CONDIVIDERE
Un giorno mi trovavo all'università per fare un esame. Per caso ero presente quando il contabile è venuto a cercare gli studenti non in regola con le tasse universitarie. Quando lui ne ha individuato uno, ho subito avvertito una voce interiore che mi diceva: "Tu puoi fare qualcosa per questo tuo collega", visto che disponevo di soldi in quel momento. Così ho proposto a quello studente di pagare io per lui e abbiamo risolto il problema. Da allora siamo diventati amici.
Conoscendolo meglio, ho saputo che era orfano di padre e madre. Non solo: stava cercando un lavoretto per esser in grado di pagare l'affitto dell'alloggio universitario. Con il suo permesso sono andato a esporre questa sua necessità ad alcuni amici e abbiamo iniziato a mettere da parte i soldi per aiutarlo, con l'impegno anche a sostenerlo moralmente.
È stata un'esperienza spirituale che ci ha fatto crescere tutti noi nell'amore. Io in particolare ho capito che quanto ho va condiviso con Gesù presente nel fratello che soffre e ha bisogno del mio sostegno, sia materiale che morale.
Steve - Burundi
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7a domenica del Tempo ordinario (C) (20 febbraio 2022)
Amate i vostri nemici (Lc 6,27)
Il centro della liturgia odierna è l'invito evangelico a diventare misericordiosi "come il Padre vostro è misericordioso". Il brano evangelico vuole richiamarci alla mente e al cuore come Dio ci ama, in modo che, riconoscendoci peccatori graziati, facciamo di questa grazia la fonte della nostra vita nuova. Il testo di oggi rivela innanzitutto chi è Dio per me, poi chi sono io per Lui e infine chi devo essere io per gli altri.
In Gesù mi si rivela il volto di un Dio che mi ama mentre sono suo nemico; mi fa del bene mentre lo odio, mi benedice mentre lo maledico; intercede per me mentre lo uccido; purché io sia salvo, Egli è disposto a subire ogni male da me; lo spoglio e Lui mi riveste della sua vita, mi dona anche ciò che non oso chiedergli e non richiede indietro ciò che io gli ho rubato. In questo suo amore per me, mi rivela poi chi sono io per Lui: uno infinitamente amato.
In terzo luogo, le sue parole mi rivelano chi devo essere io per gli altri: fratello come Gesù, il Figlio. Ciò che lui ha fatto diventa per me un imperativo, perché io sia quello che sono: il volto di Cristo; questo è il mio vero volto. Allora il vangelo odierno ci presenta il centro della vita cristiana: l'amore di misericordia. Gesù in un crescendo chiede di amare i nemici, di fare il bene, di bene-dire e pregare per loro. È un amore di misericordia che sa perdonare tutti e farsi carico di ogni lontananza. È un amore "ricreatore".
Questo amore di misericordia è la "spia" per vedere se abbiamo accolto la salvezza di Dio. Il maggior male infatti è il non-amore del nemico: ignorarlo o considerarlo estraneo è tagliarsi fuori da Dio, che è misericordia.
Testimonianza di Parola vissuta
EFFETTI DEL PERDONO
Qualche anno fa dopo aver convinto la mamma a lasciare il papà, siamo andate insieme via di casa. Eravamo sicure che fosse la cosa giusta poiché era molto difficile vivere con papà e ci sembrava meglio andare ad abitare lontano da lui. Anche quando è venuto a chiederci perdono non lo abbiamo voluto ascoltare. Qualche tempo dopo, però, io ho conosciuto ragazzi che vivono il Vangelo. Il loro stile di vita mi ha colpito. Per me e per la mamma è stato sperimentare l'amore di Dio personale per noi al quale dovevamo rispondere. Per tutte e due è stato chiaro che Dio ci chiedeva un amore verso tutti e quindi anche verso il papà. All'inizio facevo fatica a pensare di doverlo perdonare, perché ero quasi certa che non sarebbe mai cambiato.
Poi però, cercando di volergli bene giorno dopo giorno, l'ho visto cambiare. Ho capito che quella era la strada giusta e che dovevo proprio perdonarlo con tutto il cuore. Dopo otto mesi siamo tornati a vivere insieme e non avrei mai pensato che la mia famiglia potesse essere così bella!
Kharyll – Filippine
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8a domenica del Tempo ordinario (C) (27 febbraio 2022)
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45)
Il vangelo che oggi ascoltiamo invita a rimanere aperti alla guida di Gesù e a vivere i rapporti con gli altri all'insegna della misericordia. Gesù richiama la nostra attenzione sul nostro cuore e ci ricorda che il principio della bontà o meno non sta nelle cose, ma nel "cuore". Egli prende in considerazione due tipi di persone: coloro che compiono il bene perché hanno un cuore buono e coloro che compiono il male perché hanno un cuore cattivo. Il cuore ci viene presentato come sede non dei sentimenti, ma delle decisioni e della volontà. E ciò che rende buono o cattivo il cuore è chi lo abita.
La Parola di Dio nel cuore del credente assume un ruolo di criterio importante per distinguere bene e male. È che spesso, anche noi cristiani, nelle nostre scelte ci lasciamo guidare dalla mentalità comune, dal "fanno tutti così". Quindi il problema non è solo quello di fare frutti buoni invece che cattivi: so per esperienza che il mio cuore non può che produrre "rovi e spine". A meno che io non chieda e riceva in cambio di quello di pietra un cuore di carne in cui è scritta la sua legge di misericordia. Solo se il cuore è stato "bonificato" dall'incontro con Dio, farà frutti di misericordia e saprà volgere in bene anche il male. Infatti pieno della grazia di Dio diventa un tesoro, il "buon tesoro del suo cuore". È da qui che nasce il parlare e l'agire, e non è possibile separare l'attività dal suo essere "tesoro buono".
Gesù allora oggi ci ricorda che è dal di dentro, dal cuore, che è come uno scrigno, che derivano le azioni. Ne deriva che il nostro primo dovere è tenere un cuore bello, pulito, trasparente. Perché non si tratta di fare cose di cuore, ma di fare cose che provengono da un cuore retto. E chi ci aiuta a far questo è la parola di Dio accolta, meditata, vissuta e comunicata.
Testimonianza di Parola vissuta
SOLITUDINE
Fino a 14 anni avevo frequentato chiesa e sacramenti. Poi un periodo di lavori saltuari, discoteche e nuove forme di stordimento.
Dopo una notte turbolenta, aderendo all'invito di un amico, andai con lui in un insolito ambiente dove qualcuno raccontava come cercava di vivere il Vangelo. Provai una gran voglia di cambiar vita.
Giorno dopo giorno, però, l'entusiasmo diminuì e mi ritrovai tra le discoteche insoddisfatto e solo più di prima. Nessuno che s'interessasse a me.
Cosciente che da solo non avrei potuto farcela, decisi allora di ricontattare quelle persone.
(E. G. - Italia)
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