V Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 2/2021)


ANNO B – 7 febbraio 2021
V Domenica del Tempo ordinario

Giobbe 7,1-4.6-7 • Salmo 143 • 1 Corinzi 9,16-19.22-23 • Marco 1,29-39
(Visualizza i brani delle Letture)

LA VERA GUARIGIONE

Era stata una giornata intensa quella che si erano lasciati alle spalle: dapprima l'insegnamento autorevole nella sinagoga, poi la liberazione dallo spirito impuro, poi ancora la guarigione della suocera di Pietro, l'accorrere di tutta la città, la guarigione di molti malati e di nuovo la liberazione di altri indemoniati. Era ovvio che tutti lo cercassero: quell'uomo aveva attenzione e cura per ciascuno.
E invece? Come già era accaduto in occasione della moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando gli apostoli avrebbero voluto godersi quel momento di gloria e, per tutta risposta, Gesù li aveva costretti a una traversata sul lago durante la quale avrebbero misurato la pochezza della loro fede, non diversamente stavolta. Quell' "andiamocene altrove" suona come una doccia fredda. Quanta fatica nel comprendere l'eloquenza del silenzio e del sottrarsi! Quanta resistenza nel riuscire ad andare oltre il successo del momento e comprendere cosa c'è in gioco veramente! Quanto recalcitrare nel non fermarsi all'apparenza!
Pietro e gli altri avevano frainteso tutto, per questo Gesù si sottrae alla presunzione di chi è convinto di aver capito con chi avevano a che fare. Il suo ritrarsi non voleva essere altro se non un'occasione per chiedersi chi fosse davvero quell'uomo che sfuggiva alla loro presa perché aveva un altrove verso cui recarsi. Penso al suo ritrarsi a fronte di tante nostre richieste: esso non è mai un rifiuto di disinteresse ma occasione per imparare a cercare ciò che è davvero il bene per noi. Ce l'ho un altrove verso cui affrettarmi quando altri vorrebbero dettare un'agenda che confermi le loro aspettative?
Resta un monito per i credenti di sempre quella frase del Vangelo in cui è detto che vengono portati a lui "tutti" i malati ed egli ne guarì "molti". Le guarigioni compiute erano segno di che cosa accade nella vita di un uomo quando accoglie l'opera del Cristo. Erano un segno, appunto, non la soluzione: la soluzione non è ottenere l'integrità fisica ma la riconciliazione del cuore, rompere con tutto ciò che si impossessa del cuore dell'uomo. A poco servirebbe godere di ottima salute e smarrire il senso dell'essere al mondo. Al paralitico condotto dagli amici, Gesù rimetterà per prima cosa i peccati (ricomporrà, cioè, l'armonia infranta con il Signore e con sé stesso), poi, come segno di quanto accaduto veramente in quell'uomo, ridonerà anche la capacità di camminare.
La guarigione della suocera di Pietro prima ancora che toccare la sfera fisica come liberazione dalla febbre, ha come scopo quello di liberarla dal vivere ripiegata su sé stessa perché, dimentica di sé, sia in grado di mettersi a servizio di altri. È anch'essa un segno di come si possano trovare motivazioni nuove nel fare le cose di sempre. Il vero miracolo, infatti, è l'averla restituita a un ambito relazionale che vale più della stessa guarigione personale.
Il sottrarsi di Gesù alla ricerca interessata della folla e il ritrarsi in preghiera, ricorda qual è la vera guarigione di ogni uomo: ritrovare il senso di sé stesso nella relazione con colui che mi ha scelto e voluto preferendomi al nulla.


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