I Domenica di Quaresima (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 2/2021)


ANNO B – 21 febbraio 2021
I Domenica di Quaresima

Genesi 9,8-15 • Salmo 24 • 1 Pietro 3,18-22 • Marco 1,12-15
(Visualizza i brani delle Letture)

LA FATICA DI RESTARE UOMINI

Non poteva esserci inizio più improbabile. Dopo il lungo apprendistato di Nazaret e l'inattesa immersione nelle acque del Giordano, Gesù si sottopone all'esperienza che più caratterizza l'essere uomini: la tentazione nel deserto.
Nel caso di Gesù è proprio lo Spirito santo a cacciarvelo, letteralmente. Quell'essere tentato non fu a motivo di una distrazione o di una superficialità come per noi. Fu una vera e propria esperienza spirituale, come vorrebbero essere tutti i guadi che siamo chiamati ad attraversare. Anche il Figlio di Dio, nella sua umanità, ha dovuto attestare non solo per chi e per che cosa intendeva vivere e agire, ma soprattutto come vivere e come agire. E questo costantemente: «Quaranta giorni tentato da satana».
Chi di noi non subisce il fascino di abdicare alla sua umanità desiderando rivestire i panni di una sorta di super io? A fronte di un reale poco gratificante a volte, il magico ci seduce, l'illusione ci affascina, la fantasia ci trascina.
Satana non cessa di suggerire al Figlio di Dio e ai figli di Dio: costruisci a tuo piacimento un umano alternativo che ti affranchi da ciò che dice impegno, fedeltà, costanza. Egli non suggerirà mai il male per il male: se così fosse lo smaschereremmo subito.
Forse ci è difficile leggere una particolare azione dello Spirito come nel caso di Gesù e, tuttavia, nella vita di ognuno di noi ci sono situazioni che, in qualche modo, fanno emergere ciò che ci abita e ci condiziona.Nessuno accetta di buon grado di sottoporsi a questo screening del cuore: abbiamo paura di scoprire aspetti di noi che neppure riusciamo a confessare a noi stessi. Grande è in questi frangenti il bisogno dell'evitamento o dello spostamento, per dirla con la psicologia.
Ci fanno paura le belve selvaticheche hanno trovato alloggio nel nostro cuore tanto da condizionare pensieri e scelte. Preferiamo evitare, appunto, nella convinzione che il non affrontarle sia già risolutivo oppure scegliamo di ammansirle con ritrovati spirituali che sono come una sorta di anestetico, ma una volta finito l'effetto eccole ritornare più violente di prima.
Non averpaura di confrontarti con la verità del tuo cuore nel deserto della prova: se non smetterai di affidarti al Padre, potrai uscire da quell'esperienza portando non una denuncia ma un annuncio. Proprio come Gesù. Non aver paura del cammino e della fatica che comporta. È solo un pensiero magico pensare di giungere alla meta saltando i rischi e i disagi del percorso o credere che la fatica sia il segno che si è sbagliato strada.
Tutto in noi è funzionale alla trasformazione, nulla ha solo il carattere di distruzione, come attesta l'arcobaleno dopo il diluvio universale. L'acqua che ti farebbe annegare è la stessa che ti conduce a salvezza. Perché ciò accada è necessario accettare la fatica di trasformare il deserto della paura in giardino della grazia.
Occorre imparare a stare a contatto con le proprie zone d'ombra permettendo alla luce del Vangelodi trasformarle inluce.L'arcobaleno è lì ad attestare che Dio non prenderà mai le distanze dall'uomo che sono io così come sono. A me sta bene?


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