Pentecoste (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 5/2021)


ANNO B – 23 maggio 2021
Pentecoste

Atti 2,1-11 • Salmo 103 • Gal 5,16-25 • Giovanni 15,26-27;16,12-15
(Visualizza i brani delle Letture)

SENZA LA TUA FORZA NULLA È NELL'UOMO

Durante la cena delle consegne, Gesù aveva avuto attenzione per la misura fragile del cuore dei Dodici. Quel cuore faticava a ospitare la rivelazione di un amore manifestato persino verso chi nutriva progetti omicidi, così come faticherà ad accogliere il fatto che Dio possa rivelarsi attraverso il mistero della croce.
Non avrebbero resistito. Così, dopo aver lavato i loro piedi, aveva avuto attenzione anche per la loro incapacità a portare il peso di quanto stava per accadere: per ora non siete capaci... Quasi mettesse in conto che a certi livelli di lettura e di comprensione delle situazioni e persino a un certo modo di esprimere la fede, si accede solo per un dono dall'alto.
Sarebbe stata necessaria una forza senza la quale nulla è nell'uomo, quella dello Spirito, il solo che avrebbe consentito di credere che la crepa che c'è in ogni situazione è il tramite attraverso cui penetra la luce stessa di Dio nella nostra esistenza.
Misuriamo ogni giorno di più di non essere affatto attrezzati a esprimere un approccio sereno con l'imprevisto, l'ineludibile. Ciò che stupisce, a rileggere il Vangelo, è il fatto che a Gesù sembra non faccia problema questo dover riconoscere una nostra strutturale impotenza. E l'aver messo in conto le cose in anticipo, pur assicurandoli del dono dello Spirito santo, non farà sì che Giuda non lo tradisca o Pietro non lo rinneghi.
Lo Spirito di cui Gesù ci fa dono è ciò che permetterà a Pietro di rileggere il suo rinnegamento non come un aver abbandonato il Maestro, ma come l'evento grazie al quale egli ha toccato con mano fino a che punto è stato amato.
Lo Spirito di cui Gesù ci fa dono è ciò che permetterà a Tommaso di leggere le piaghe di Gesù non come segno di morte ma come la porta di accesso alla misericordia di Dio.
Lo Spirito farà sì che la cronaca dei fatti registrata dai due di Emmaus venga illuminata di nuova luce, convinti come sono che le cose avrebbero dovuto prendere tutt'altro corso. È lo Spirito che fa riconoscere la gloria di Dio nel Crocifisso. È lo Spirito che fa credere che dalle ferite del Signore possa scaturire la gioia per i discepoli. Lo Spirito è colui che continuamente attesta al nostro cuore che vale la pena dare credito a una vita vissuta nello stile del Figlio di Dio. È lo Spirito che difende Gesù nel cuore dei discepoli quando esso sarà preda dell'angoscia e della solitudine.
Penso alle tante nostre situazioni in cui ci manca la luce di un senso. Forse è per la nostra incapacità a lasciarci ammaestrare dallo Spirito di Dio che le attraversiamo senza speranza. Che cos'è la vita spirituale se non un leggere continuamente la nostra storia con le sue zone di luce e di tenebra, dalla prospettiva di Dio secondo la quale non c'è alcun materiale di scarto ma tutto è prezioso perché la sua opera si compia in noi?
Ciò che fa la differenza nelle pieghe della storia non è l'essere risparmiati dalla contraddizione ma la consapevolezza che a guidarci, anche in quei frangenti, è lo Spirito stesso di Dio. Guai a spegnerlo, allora. Altre logiche prenderebbero il sopravvento, i cui frutti sono ben noti.


--------------------
torna su
torna all'indice
home