VI Domenica di Pasqua (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 5/2021)


ANNO B – 9 maggio 2021
VI Domenica di Pasqua

Atti 10,25-27.34-35.44-48 • Salmo 97 • 1 Giovanni 4,7-10 • Giovanni 15,9-17
(Visualizza i brani delle Letture)

LO STILE NUOVO DELLO STARE INSIEME

Quella era la sera dell'addio e come ogni addio che si rispetti, le parole non sono mai casuali: sono parole testamento, parole che, rileggono le esperienze condivise mentre diventano viatico per il tempo che sta dinanzi. Quella sera, pur sapendo di essere stati voluti e chiamati dal Signore, proprio quando veniva offerta loro l'impareggiabile opportunità di fare qualcosa per lui, gli apostoli avrebbero dato prova, invece, di come erano lontani anni luce dalla capacità di essere in sintonia con il cuore di Cristo. Di lì a poco, infatti, avrebbero ripiegato verso qualcosa di immediatamente più rassicurante, il loro particulare.
Proprio mentre era consapevole di ciò che stava per compiersi, Gesù ribadisce l'unilateralità della sua scelta: «Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi». Che senso avevano queste parole proferite nell'ora in cui uno tradisce, l'altro rinnega, i più fuggono? A chi ti affidi, Signore? A chi ti tradisce per un nulla?
Sì, continuava a scegliere persone che erano state amate quando consumavano il più drammatico degli abbandoni. Chiedeva loro solo unacosa:rimanere nel suo amore, cioè, lasciarsi amare proprio come stava accadendo. Sceglieva persone la cui storia sarebbe stata ilsegno più eloquente di come ama Dio. Dio resta, per sempre, la sua offerta di amicizia non è mai ritirata. Sembra quasi che Dio abbia una sorta di predilezione per chi non ha paura di riconoscere che l'unico suo vanto è quello di non essere stato amato per scherzo.
Sceglieva uomini che conoscevano sulla loro pelle la misura dell'amore di Dio: fino a dare la vita per i suoi. Andava verso la morte per Giuda, per Pietro e per tutti gli altri. Chi ha sperimentato l'amore vero almeno una volta nella vita, si ritrova capace di rischiare il cuore e rimetterci pure la vita se occorre. Come si fa a non ricambiare con il dono di sé chi ti ha amato quando non lo avresti meritato? Se sai di essere stato voluto e accolto quando proprio non lo meritavi, porterai sulla tua pelle il marchio della fiducia rinnovata: quel ricordo non ti abbandonerà più.
Stava per andarsene, Gesù, e cosa desiderava? Non qualcosa per sé ma per i suoi: «Che la vostra gioia sia piena». Da non credere.
Per questo, quelle di Gesù sono parole autorevoli, parole passate al vaglio dei fatti. Parole pronunciate con l'asciugatoio ai fianchi, la brocca in mano e, verosimilmente, con le mani ancora inumidite. Mentre prendeva congedo dai suoi, a preoccupare Gesùera proprio il modo di relazionarsi tra loro. Ecco lo stile nuovo dello stare insieme: abbassarsi e non temere di usare quegli strumenti tanto insoliti eppure assai efficaci quali il grembiule e il catino.
Le parole di Gesù nell'ultima cena sono parole che leggono la realtà da un altro punto di vista: egli, il Signore e il Maestro capovolge i ruoli e legge in una situazione di complotto il momento alto in cui esprimere la dedizione di sé. O l'amore conosce questo grado di espressione o amore non è.
Il discepolo di Gesù, perciò, non si distingue perché prega, non perché fa prodigi, neppure perché ha una sapienza raffinata: si distingue solo perché ama, perché ama come il suo Signore.


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