I Domenica di Avvento (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 10/2020)


ANNO B – 29 novembre 2020
I Domenica di Avvento

Isaia 63,16-17.19;64,2-7 • Salmo 79 • 1Corinzi 1,3-9 • Marco 13,33-37
(Visualizza i brani delle Letture)

DIO VIENE DI NOTTE…

La notte, il tempo di Dio. Dio viene di notte, per questo è necessario vegliare. La notte, non quella cronologica ma il momento in cui soltanto le ragioni del cuore possono avere la meglio sulle ragioni della ragione. Lo sa bene chi attende il ritorno di un figlio nel cuore della notte, chi veglia un malato a cui è legato da amore sincero, chi spera nell'arrivo del suo amore.
Perché continuare ad attendere se non per quel di più di cui soltanto il cuore è capace? La ragione ti direbbe: lascia perdere; il cuore, invece, ti dice: «Se indugia attendilo». «Se ti aspetta, ti ama».
Ogni distanza diventa, allora, un percorso brevissimo, ogni attesa una promessa meravigliosa, ogni silenzio una possibilità, ogni gesto caparra di più grande ricchezza e anche l'eventuale incomprensione si trasforma in uno sprone a vivere in modo diverso il rapporto.

Dio viene di notte esponendosi anche all'eventualità di non essere riconosciuto, di non essere accolto. Non accadde così nella notte di Betlemme? Non riconosciuto e non accolto nonostante fosse l'atteso. Non accadde così nella lunga notte di Nazaret? «Di lui conosciamo il padre e la madre. Da dove questa sapienza?», si chiedevano perplessi i vicini di casa del Messia dimesso. E lo ebbero compagni di giochi e di bottega e non si accorsero. Non accadde così in quella del Getsemani? «Non conosco quell'uomo», affermò colui che stava patendo sulla sua pelle lo scandalo di un Dio debole. Non accadde così in quella di Emmaus? «Tu solo sei così forestiero?» ed era invece proprio il motivo di quel loro discorrere.
Sì, Dio viene di notte. Lo riconosce solo chi è abitato da una passione intensa, chi sa di essere fatto per un incontro e che c'è molto di più se si accetta di andare oltre, chi riesce a togliere il velo che copre eventi e incontri. Dio viene sempre di notte, non si svela che nella penombra, quasi un passaggio clandestino tra la sera e il mattino, quando devi stropicciare gli occhi se vuoi riconoscerlo.
Se Dio prende la parola, non è mai urlata, è piuttosto come un mormorio. Se interviene, è solo là dove c'è disponibilità ad accoglierlo: non ti prende mai per la fame. Se chiama, ti dice: «Se vuoi», libero anche di tornartene. Se rimprovera, lo fa cercando il tuo sguardo e chiamandoti ancora "amico". Se riabilita, lo fa dopo averti fatto toccare con mano quanto gli stai a cuore e perciò ti chiede: «Mi vuoi bene?».

Ognuno di noi ha la sua notte. C'è la notte di una vita lontana da Dio, c'è quella della superficialità, quella del peccato, della mancanza di risposte, della paura, della malattia, della preghiera, dell'aridità, del pianto, della sofferenza, dello sballo, del vuoto. Egli non teme le nostre notti, quali che siano. Sta a noi decidere come vivere la nostra notte, se abbandonandoci al torpore che ottunde ogni cosa o se non smarrire le ragioni della speranza e dell'attesa.
È proprio nella notte che ci è dato di trovare o perdere Dio: la notte, infatti, ci lascia nudi, senza risorse di fronte all'insufficienza di ogni cosa. L'Avvento torna ogni anno per chiederci cosa e chi attendo nelle mie notti. Se ti aspetti segni potenti resterai deluso o addirittura scandalizzato. Dio è sempre all'inverso di come te lo immagineresti.


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